Milano non è Milano
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Milano non è Milano

  1. 152 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Milano non è Milano

Informazioni su questo libro

Milano è come la punta di un iceberg. Sotto, immensa, cè la sua storia. Ogni tanto unonda ne scopre un frammento, prima che le acque, nellopera di corrosione inarrestabile che questa città si è proposta per esistere sempre presente a se stessa, nel presente, lo riportino sotto. Millenni underground. Per conoscerla, bisogna avere la pazienza di ascoltarla. Con lo stetoscopio. Come pulsa dentro. Bisogna saperla sentire. Suo malgrado. Dove rivela la sua memoria. Diceva Nietzsche che la vitalità non trae giovamento dalla storia. Chi vive, se vuole andare avanti, deve dimenticare. Il suo passato. E Milano si dimentica, si trasforma. Per sopravvivere a se stessa.

Domande frequenti

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Informazioni

Categoria
Travel

XIII. Intervallo numero uno. “De magnalibus Mediolani”

Facciamo un salto indietro di ottocento anni, otto secoli prima che McDonald’s invadesse Milano, prima che il signor Fasulo si schiantasse contro il Pirellone.
Bonvesin de la Riva era un maestro di grammatica nato verso la metà del Duecento e morto nel 1313. Si chiamava così perché “la riva” era la ripa di Porta Ticinese, il quartiere di Milano dove abitava e insegnava.
Bonvesin lo si studia, a volte, nelle scuole superiori e se ne cita la sua vividissima descrizione dell’inferno, un luogo puzzolentissimo dove i diavoli mestolano nei pentoloni i peccatori e se li mangiano.
Ma oltre a questa visionaria descrizione pulp del tenebroso aldilà, Bonvesin de la Riva ci ha consegnato un’opera fondamentale per farci un’idea di come vedesse Milano un erudito di ottocento anni fa: il De magnalibus Mediolani (Le meraviglie di Milano), che riassumeremo qui in parte.
Milano, ci racconta Bonvesin, è una città meravigliosa, ma i milanesi (già allora) hanno troppa fretta e non se ne accorgono. Milano è la città più bella d’Italia. È come il Sole tra i corpi celesti. Secondo Bonvesin, questo dimostra che il papa dovrebbe stare a Milano, e non a Roma, perché Milano è più importante di Roma.
Roma è un grande pianeta.
Milano è una stella.
La più grande.
Così diceva Bonvesin.
Perché?
Perché non ha paludi fetide e schifose, ma limpidi fiumi, e acque molto buone da bere, saporite e leggere.
Le acque di Milano sono meglio del vino.
Bonvesin era fissato, con l’acqua. Ma a quei tempi era normale, perché le reti idriche erano messe malissimo.
Il clima, dice poi Bonvesin, a Milano, è temperato tutto l’anno, e fino a mezzanotte non fa mai freddo.
A Milano, le persone muoiono molto vecchie.
Le strade sono larghe.
I palazzi sono belli.
Le case sono numerose e tutte attaccate.
Le case sono circa dodicimilacinquecento.
La città è rotonda, e al centro c’è una corte con un bellissimo palazzo.
La città è cinta di mura e ha sei porte. Ogni porta ha due torri. Ci sono duecento chiese e quattrocentottanta altari. Ci sono centoventi campanili e duecento campane. Chi sale sulla torre del palazzo al centro della città vede dei bellissimi paesi, tra i quali Monza. Oltre a Monza ci sono altri centocinquanta paesi che circondano Milano, e sono tutti belli.
Ci sono tante cascine, fiumi, eremi, frutteti.
Chi visita Milano e i suoi dintorni, dice Bonvesin, “anche girando il mondo intero non troverà mai un simile paradiso di delizie”.
I milanesi maschi e femmine sorridono sempre e non ingannano.
Vivono con decoro e si vestono bene.
Sono molto religiosi.
La popolazione si espande in continuazione, perché l’acqua è buona.
I malati possono andare negli ospedali, che in città sono dieci e in periferia quindici. Tutti i malati poveri vengono curati gratis.
Ci sono quattrocento frati che vivono di elemosina.
Diecimila preti.
Centoventi giudici.
Millecinquecento notai.
Sei trombettieri.
Ventotto medici.
Centocinquanta chirurghi.
Otto professori di grammatica.
Centocinquanta cantanti.
Settanta maestri.
Seicento fornai.
Mille mercanti.
Quattrocentocinquanta macellai.
Quattrocento pescatori.
Trenta fabbricanti di campanelle per cavallo.
Cento nobili che vanno a caccia di falconi.
Più di cento fabbricanti di corazze per soldati.
Duemila morti sepolti in tombe di marmo o di selce.
Milano, continua Bonvesin, produce ceci, fagioli, grano, segale, miglio, lenticchie, rape, ciliegie aspre, ciliegie dolci, prugne bianche, prugne rossicce, fichi grossi e nocciole piccole adatte alle donne, pesche, pere, pomodori, castagne, bietole, lattuga, sedano, prezzemolo, finocchio, zucche, trifogli, viole, rose.
Ci sono buoi, pecore, capre, cavalli, muli, asini.
Alberi, fave, olio, pane, vino, carne, galline, pavoni, fagiani, cani, allodole, merli, arieti, anatre, miele, ricotte, latte, gamberi, pesci grossi appetitosi, lino, seta, pepe, sale.
Quattro volte all’anno ci sono i mercati generali.
Due volte alla settimana i mercati di rione.
Nessuno sta mai fermo.
C’è tanto da fare.
Gli uomini corrono di qua e di là.
Le donne sposate corrono di qua e di là.
Le donne vergini corrono di qua e di là.
I fanciulli corrono di qua e di là.
La città è piena di corpi di santi e beati martoriati custoditi nelle chiese.
La città è stata fondata dai Galli, nel Cinquecentodue avanti Cristo.
Viene assalita molte volte ma resiste.
Nel Quattrocentocinquanta viene assalita da Attila e viene distrutta.
Viene ricostruita (1).
Viene di nuovo distrutta nel Quattrocentosessantacinque.
Viene ricostruita (2).
Viene di nuovo distrutta nel Quattrocentosettantanove.
Viene ricostruita (3).
Viene di nuovo distrutta nel Settecentosei.
Viene ricostruita (4).
Viene di nuovo distrutta nel Milleuno.
Viene ricostruita (5).
Viene distrutta nel Millecentosettantasei.
Viene ricostruita (6).
E così via.
Intorno al Milleduecento in città c’era un uomo, Uberto della Croce, che salendo le scale era in grado di portare in braccio due asini, mangiava come quattro uomini, almeno trentadue uova alla volta, ed ebbe una figlia che quando saliva le scale era in grado di portare un otre di due quintali di vino.
C’era un beato, Calimero, che fu prima accecato, poi flagellato, poi condannato all’esilio, poi buttato in un pozzo con i piedi in alto.
C’era un uomo, Guglielmo della Pusterla, che superava tutte le persone del mondo per la sua saggezza, e intuiva di tutto. Questo, ci racconta Bonvesin, c’era a Milano intorno al Milleduecento.
Le mura delle città sono dipinte, e anche le porte.
Ci sono scudi bianchi con leoni dipinti in nero, quadrati bianchi e rossi, bisce che trangugiano saraceni rossi.
Quando Milano va in guerra, viene esibito un carro, il “carroccio”, tutto rosso e trainato da tre buoi particolarmente belli, vestiti di panni candidi con una croce rossa. Nel centro del carroccio c’è un’antenna, e sulla punta dell’antenna c’è una croce di bronzo. In cima all’antenna c’è una bandiera con una croce rossa. Quando passa il carroccio, i sei trombettieri milanesi gli stanno dietro a cavallo, e suonano musiche che rendono i milanesi bellicosi e fieri.
Milano, è sempre stata una città che ha fatto tutto quello che ha potuto per difendere la Chiesa cattolica. Milano, dice Bonvesin, è la città più cattolica del mondo, molto più di Roma, e ha infatti patito fame, sete, freddo, caldo, fatiche disumane, veglie, morti, ferite, lacrime, pianti, distruzioni, catture, prigionie, torture, spese, miseria, fughe, inc...

Indice dei contenuti

  1. I. Axolotl
  2. II. Milano in generale
  3. IV. Milano in questo momento
  4. V. Le prodigiose sorti del Moplen
  5. VI. La dattilografa di luce
  6. VII. Il guerriero di latta sopra il ponte
  7. VIII. La zona equatoriale di Milano
  8. IX. Nessuno ma tornano
  9. X. Una Madonnina segreta
  10. XI. Che cosa ha fatto il signor Fasulo
  11. XII. McMilano’s
  12. XIII. Intervallo numero uno. “De magnalibus Mediolani”
  13. XIV. È un paradiso (ricognizione sui centri commerciali di Milano e immediati paraggi)
  14. XV. 10 Corso Como
  15. XVI. La fabbrica e il Megastore
  16. XVII. La torre di un castello visconteo costruita con il meccano
  17. XVIII. Le ossa di Milano (I)
  18. XIX. Le ossa di Milano (II)
  19. XX. Un accendino a forma di 11 settembre. La passeggiata quotidiana di Enrico Cuccia
  20. XXI. Mi chiamo Jovanotti e faccio il dj / e non vado mai a letto prima delle sei...
  21. XXII. Pornomilano
  22. XXIII. Secondo intermezzo. Milano tutta d’un fiato
  23. XXIV. “Il salotto di Milano, ritrovo delle signore e dell’élite della città”...
  24. XXV. Il “Cenacolo” alla moda eterna
  25. XXVI. “My Nation Underground”
  26. XXVII. La collinetta dell’amore e altre “locations” sentimentali milanesi
  27. XXVIII. Il poema di Milano. I Navigli
  28. XXIX. Millenni