Francesco
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Francesco

La peste, la rinascita

  1. 128 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Francesco

La peste, la rinascita

Informazioni su questo libro

«Da una crisi come questa non si esce uguali, come prima. Si esce o migliori o peggiori.»Francesco

Il racconto di un momento epocale per la Chiesa nell'analisi di uno dei vaticanisti più autorevoli e stimati.

Il 27 marzo dell'anno 2020 Jorge Mario Bergoglio si affaccia solitario sul sagrato abbandonato della basilica di San Pietro. Il vecchio pontefice avanza zoppicando. I capelli schiacciati sotto lo zucchetto. Una macchia bianca, irreale sotto il cielo nerastro. Da quasi tre settimane la Chiesa sembra aver cessato di esistere. Templi praticamente chiusi, fedeli spariti. Non si celebrano messe, non si festeggiano battesimi, niente matrimoni, niente funerali. L'ultima benedizione ai moribondi è affidata dai vescovi agli infermieri. Spiccano i camici, non le stole. Mai nella storia la Chiesa aveva disertato il dolore degli uomini. Con il suo gesto straordinario Francesco riempie questa assenza. E pensa soprattutto al dopo. Chiede una società inclusiva, un'economia al servizio di tutti, una politica che dia voce ai più vulnerabili. Cattolici e laici hanno capito da che parte sta Jorge Mario Bergoglio. E colgono il pungolo della sua ironia quando dice: «Peggio di questa crisi, c'è solo il dramma di sprecarla».

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Informazioni

IV.
Risorgere e cambiare

Papa Bergoglio le grandi crisi del nuovo secolo se le ricorda bene. Lo shock planetario dell’11 settembre 2001 con l’attacco di Al-Qaeda alle Torri Gemelle. Il crack argentino nello stesso anno. La bancarotta finanziaria di Wall Street del 2008 con le sue ricadute rovinose sugli equilibri economici mondiali. Ricorda anche, dalla storia della propria famiglia, il rimbalzo a Buenos Aires della bancarotta americana del 1929. Il padre, con i genitori, era da poco arrivato «pieno di illusioni... e ha sofferto la terribile crisi del 1930. Hanno perso tutto. Non c’era lavoro... Io non ero ancora nato, ma ho sentito dentro casa questa sofferenza»56.
Quando Francesco infonde coraggio perché donne e uomini del XXI secolo non si lascino abbattere dalla peste del Coronavirus, non intende spargere ottimismo di facciata. Al contrario, il papa esorta ognuno ad assumersi le sue responsabilità e a prendere posizione sulla situazione del proprio paese e in relazione con gli altri popoli del mondo.
Ci sono motivi per un fondato pessimismo. A fronte della catastrofe i generosi saranno più generosi e gli egoisti diventeranno ancora più egoisti. «Non vedo in giro un vento impetuoso di solidarietà», mormora un esponente di curia con molti contatti internazionali. Michel Houellebecq, lo scrittore e saggista francese, è convinto che tutto rimarrà invariato. La gente morirà in solitudine, com’è diventata ormai abitudine nei decenni trascorsi, i rapporti tra le persone saranno in maniera crescente smaterializzati, mentre la pandemia ha confermato un’inquietante tendenza che riguarda il destino dei vecchi: «Mai prima d’ora avevamo espresso con una sfrontatezza così tranquilla il fatto che la vita di tutti non avesse lo stesso valore; che a partire da una certa età (70, 75, 80 anni) è un po’ come se si fosse già morti»57.
Anche Francesco è convinto che non bisogna illudersi che automaticamente “andrà tutto bene”. Perciò, nel momento in cui la prima fase mortale del virus è sembrata passata, ha affermato con nettezza: «Da una crisi come questa non si esce uguali, come prima: si esce migliori o peggiori»58. Francesco sa che la svolta necessaria per una società più inclusiva non si produrrà spontaneamente e meno che mai per opera della mano invisibile del mercato.
In Vaticano sono pienamente consapevoli dei possibili scenari negativi derivanti dall’illusione o dalla volontà di forti gruppi economici e finanziari di muoversi come se la pandemia fosse solo un incidente di percorso e ora si trattasse di avviare semplicemente la ripresa, inaugurando – senza curarsi dei costi umani – le grandi trasformazioni che stanno di fronte al sistema economico. Per questo motivo Francesco esorta a non rimanere passivi. «Non è il tempo dell’indifferenza, perché tutto il mondo sta soffrendo e deve ritrovarsi unito nell’affrontare la pandemia», ha annunciato a Pasqua. «Non è il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone... Non è il tempo delle divisioni... Non è il tempo della dimenticanza».
Una parola torna frequente negli interventi papali. Fragilità. «Tutti noi siamo vulnerabili, fragili, deboli, e abbiamo bisogno di essere guariti», ama ricordare. «Nella prova che stiamo attraversando, ci siamo ritrovati fragili. Abbiamo bisogno del Signore...», ha twittato durante il confinamento. Essere cristiani significa farsi carico della fragilità altrui, prestare soccorso come il samaritano. Chi chiede aiuto a Dio non può chiudere gli occhi e negarlo al fratello. Era già un cardine del pensiero di Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est (Dio è amore), destinata a ricordare il nocciolo del cristianesimo nell’imperversare dei fondamentalismi religiosi ed economici di inizio terzo millennio. Bergoglio si rifà a questa essenzialità. Essere cristiani significa fermarsi e prestare aiuto. L’esatto opposto di chi, come individuo o in gruppo, corre sgomitando per andare inesorabilmente avanti. L’opposto di chi, psicologicamente o politicamente, oppone muri all’altro. Anzi, considera l’altro una minaccia.
Molto presto, mentre montava inarrestabile l’onda del Covid-19, Francesco si è preoccupato del dopo-virus. Già il 20 marzo ha creato, presso il dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale, una commissione di studio per analizzare le «sfide socio-economiche e culturali del futuro e le proposte di linee guida per realizzarle». Contemporaneamente ha lanciato un anno speciale di riflessione sulla sua enciclica verde Laudato si’. La commissione, riferisce un comunicato, vuole essere un segno di «sollecitudine e amore della Chiesa per l’intera famiglia umana di fronte alla pandemia».
Il progetto è ambizioso. Portare la Chiesa ad essere propositiva nel dibattito che sulla scena mondiale si apre sulle prospettive dell’umanità nel XXI secolo, coerentemente con l’impronta impressa da Bergoglio al suo pontificato. Il papa argentino, da vescovo di Roma, intende parlare ai contemporanei, credenti e non credenti. Non a caso la Laudato si’ è dedicata a tutti coloro che hanno cura della casa comune, il pianeta.
«Guardare... ascoltare... condividere... collaborare... costruire» sono alcuni dei concetti maggiormente evocati da Francesco. Emanano concretezza. Implicano lo sguardo verso la realtà di chi, come nella parabola, solleva il ferito, si fa partecipe della sua storia, si impegna per rigenerarlo, ma anche per rigenerare una società in cui l’uomo non sia lupo per l’altro.
Se lo scrittore Alessandro Baricco descrive l’esperienza della pandemia e del confinamento come chi è «caduto in un pozzo senza sapere neanche che è un pozzo, solo buio»59, Bergoglio invita a guardare bene dentro al pozzo: il suo fondo, le sue pareti, l’acqua che ristagna, chiedendosi poi chi lo ha costruito e chi non si è curato che qualcuno vi cadesse. Narcisismo, vittimismo e pessimismo – ha denunciato il giorno di Pentecoste – sono gli atteggiamenti da contrastare. Il primo dei tre, per Bergoglio, è il peccato più grave che impedisce di uscire da se stessi o dalla nicchia che ognuno è portato a crearsi dentro un’istituzione (Chiesa compresa).
A chi è concentrato unicamente sui danni procurati dal Covid-19 alla propria situazione, Francesco rammenta che «ci sono tante altre pandemie che fanno morire la gente e noi non ce ne accorgiamo, guardiamo da un’altra parte...». Non si può essere incoscienti davanti alle tragedie che nello stesso momento accadono nel mondo, dichiara celebrando messa a Santa Marta. Altri virus non cessano di colpire il globo: la pandemia della fame, della guerra, dei bambini senza educazione. Nei primi quattro mesi del 2020 sono morte tre milioni e 700.000 persone di fame, sottolinea60.
Incontrando a fine giugno il presidente della conferenza episcopale tedesca, mons. Georg Bätzing, il papa argentino ha mostrato particolare interesse per la situazione politica in Germania. Chi accompagnava il presule si è meravigliato che il pontefice fosse così ben informato e desideroso di acquisire ulteriori elementi sull’attività di Alternative für Deutschland: il partito sovranista xenofobo di estrema destra, che alle ultime elezioni federali è entrato nel parlamento di Berlino – terzo partito – con oltre il 12 per cento dei voti. «Il papa è molto preoccupato per la situazione in Europa», ha commentato il presidente dell’episcopato tedesco. Francesco è inquieto, ha soggiunto, per le spinte estremiste nazionaliste e per la prospettiva che la società si spacchi a fronte delle difficoltà economiche in arrivo.
Non è questione che riguardi soltanto la Germania o l’Europa, è un fenomeno che interessa il mondo. All’inizio della terza decade del XXI secolo, e proprio per effetto del terremoto economico che la pandemia è inevitabilmente destinata a provocare, Bergoglio teme la miscela esplosiva di disoccupazione, emarginazione, rabbia e violenze che potrebbe sconvolgere varie nazioni. La bancarotta sociale e la paura di soccombere, pensa il pontefice, sono fattori che possono spingere le masse alla ricerca di un salvatore.
Il rischio è che nel mondo si estenda l’area dei paesi retti da governi sovranisti e xenofobi, alleati in certe regioni con le forze più clericali. In realtà – Francesco ne è convinto – il populismo opprime i poveri e strumentalizza la fede, mentre intorno al capo si costruisce un autentico culto della personalità. Il populismo produce leader che si comportano da “gran sacerdoti”, ha spiegato una volta.
Il rischio di una deriva dannosa per la democrazia è una preoccupazione condivisa dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, secondo la quale un aumento incontrollato dei disoccupati rappresenterebbe una bomba sociale. I vandalismi di alcuni gruppi, che hanno partecipato alle manifestazioni dei gilet gialli in Francia nel 2019, e le violenze e i s...

Indice dei contenuti

  1. I. Un papa nella tempesta
  2. II. «Guardiamo quelle fosse comuni»
  3. III. O la Borsa o la vita
  4. IV. Risorgere e cambiare