I destini generali
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I destini generali

  1. 122 pagine
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I destini generali

Informazioni su questo libro

Oggi nessun occidentale si aspetta qualcosa di decisivo dalla storia e dalla politica, i grandi avvenimenti sono vissuti come astrazioni, meccanismi o spettacoli e tutto quello che interessa, a cominciare dai conflitti fra legami e piacere, si gioca nel tempo presente e nello spazio del privato.

Negli ultimi cinquant'anni la vita psichica delle masse occidentali ha subìto una metamorfosi molto profonda; tutti noi ne siamo stati trasformati e travolti. Oggi le categorie con cui di solito si giudica il presente, con cui si prende una posizione etico-politica sui problemi del nostro tempo, danno l'impressione di non cogliere la realtà, o perché si riferiscono a un futuro che, non rimandando più a un progetto politico, costituisce solo la proiezione di un desiderio, o perché si riferiscono a un passato che non tornerà. Quali sono i tratti più vistosi della metamorfosi? Che cosa è accaduto?

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Informazioni

1. La mutazione

1. Le masse

Negli ultimi cinquant’anni la vita psichica delle masse occidentali ha subito una metamorfosi senza precedenti; tutti noi ne siamo stati trasformati e travolti. Fedele a una visione eroica e maschile dell’accadere e dell’esperienza, all’idea che le rotture epocali si manifestino sotto forma di guerre e rivoluzioni, una parte della cultura contemporanea continua a sottovalutare la portata di ciò che è accaduto. È una miopia che si manifesta in forma esplicita o implicita, come succede ogni volta che applichiamo alla nostra epoca concetti, parole e miti che non reggono più. Oggi le categorie con cui di solito si giudica il presente, con cui si prende una posizione etico-politica sui problemi del nostro tempo, danno l’impressione di non cogliere la realtà, o perché fanno riferimento a un futuro che, non rimandando più a un progetto politico, costituisce solo la proiezione di un desiderio, o perché fanno riferimento a un passato che non ritornerà. Quali sono i tratti più vistosi della metamorfosi? Che cosa è accaduto?
Fisserei tre elementi di partenza e un soggetto storico. La mutazione è legata allo sviluppo del capitalismo nell’epoca del suo trionfo; è personale, sovrapersonale e intrapersonale, avendo cambiato i rapporti fra gli individui, i rapporti fra gli individui e le istituzioni e i paesaggi psichici interiori; un lato della metamorfosi ha a che fare con le forme e con le politiche del desiderio. Il soggetto che muta sono le masse dei paesi occidentali e dei paesi che subiscono l’egemonia della forma di vita occidentale. Questa espressione – forma di vita occidentale – è la variante di una categoria propagandistica nata nel periodo più cupo della Guerra fredda per designare ciò che la democrazia liberale statunitense opponeva all’utopia comunista di una società senza classi e di un uomo nuovo – l’American way of life, il modo americano di vivere che, difendendo l’iniziativa privata, creava una bolla di autonomia e di benessere intorno agli individui, rendeva disponibile una quantità enorme di merci ed esaltava i valori delle classi medie1. Dopo il 1945 l’American way of life si espande in quella parte del pianeta che, nella geografia della Guerra fredda, era l’Occidente2 e si trasforma in una Western way of life; dopo il 1989 si diffonde nei paesi che avevano conosciuto il socialismo reale. Per quanto segmentate al proprio interno, per quanto percorse da linee di faglia destinate a crescere man mano che il neoliberismo sgretolerà ciò che rimane delle socialdemocrazie e delle cristiano-democrazie europee, oggi le società dove vige la forma di vita occidentale, se viste dall’esterno, con lo sguardo di un osservatore distante o di un nemico, possono sembrare dei blocchi compatti. L’unico avversario globale di questo modello, il fondamentalismo islamico, ce lo ricorda ogni giorno: il gruppo che oggi controlla una regione estesa della Nigeria, per esempio, porta la Western way of life incisa nel proprio nome; Boko Haram significa ‘è proibita l’educazione all’occidentale’, ‘è proibito vivere all’occidentale’3.
Il termine massa designa invece il corpo delle società post-fordiste contemporanee – un corpo irriducibile sia all’unità presupposta dalla nozione di popolo, sia alla coesione interna delle classi sociali ottocentesche e novecentesche; un corpo fatto di individui che si concepiscono come esseri puramente privati, persone scisse da ogni appartenenza che non sia legata all’oikos, alla famiglia, che hanno un grado di eterogeneità esteriore relativamente alto se paragonato a quell’omogeneità per sottrazione da cui il proletariato o la borghesia tradizionali erano resi uniformi4, che rivendicano il diritto di esprimere se stessi, prendere la parola, distinguersi, muoversi liberamente in una piccola sfera di autonomia soggettiva, ma che rimangono accomunati da una logica di vita e da un sistema di mitologie inconsce. Osservate da lontano, le differenze che li separano appaiono minime: se all’inizio del Novecento «il corso centrale di una qualsiasi cittadina tedesca e la principale via commerciale di una qualsiasi cittadina americana sarebbero apparsi letteralmente agli antipodi»5, oggi le varianti pertengono al colore locale, ma sotto la superficie circola un’omologia di sostanza. Nei paesi che vivono all’occidentale le persone si assomigliano profondamente: esistono dentro lo stesso modo di produzione, agiscono secondo valori simili, portano gli stessi vestiti, guardano gli stessi spettacoli, venerano gli stessi eroi. Inoltre i segni della Western way of life si sono globalizzati in una misura che oggi consideriamo ovvia, ma che non dovrebbe smettere di sorprenderci, perché ha qualcosa di magico. Li ritroviamo ogni giorno in contesti che fatichiamo a interpretare con le nostre informazioni di seconda o terza mano. Un video dell’Isis mostra la fucilazione di un gruppo di siriani ritenuti fedeli ad Assad o troppo occidentali: vengono fatti sdraiare sulla schiena in una specie di avvallamento e colpiti al cranio con armi automatiche. Oltre che dalla scena in sé, lo spettatore è ipnotizzato dai dettagli. Per esempio alcuni fra i fucilati indossano le maglie delle squadre di calcio europee: vivono avvolti in una mitologia globale che l’Isis combatte frontalmente; muoiono portando la maglietta di Messi, di Cristiano Ronaldo, addirittura di Nani.
Il termine ‘massa’ designa di fatto la stessa entità che una frazione del pensiero politico contemporaneo chiama, seguendo Spinoza e Deleuze, ‘moltitudine’, ma i termini ‘massa’ e ‘moltitudine’ rinviano a due concezioni diverse dell’entità cui danno un nome. Il secondo è usato da chi vede in questo soggetto sociale l’attore di una possibile trasformazione dello stato di cose presente, il primo porta con sé altre armoniche: custodisce nella propria etimologia l’idea che l’entità di cui si parla sia fatta di parti amorfe (maza, in greco, è la pasta di farina, massein significa ‘impastare’); reca alcuni dei sovrasensi disforici che accompagnavano la parola ‘massa’ fra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando il termine è entrato nella riflessione sociologica sulla modernità6, anche se le armoniche screditanti si sono molto attenuate da quando le espressioni ‘società di massa’ e ‘partiti di massa’ hanno cominciato a indicare la condizione e i soggetti politici della democrazia nata con la fine del notabilato ottocentesco e la conquista del suffragio universale maschile.
Uso ‘massa’ perché la giudico una parola politicamente più neutra di ‘moltitudine’ e perché ai miei occhi il corpo interclassista occidentale, se non si aprono conflitti diversi da quelli odierni, non ha alcuna potenza progressiva nascosta, e cerco di riflettere sulla metamorfosi che ha trasformato un soggetto simile partendo da due posizioni idealtipiche che si confrontano nel dibattito contemporaneo sulla mutazione. Provo a fissarle appoggiandomi a due dei primi tentativi di descrivere la metamorfosi negli anni in cui il mutamento aveva luogo, la conferenza Du discours psychanalytique che Lacan tenne a Milano nel 1972 e l’Anti-Edipo di Deleuze e Guattari, uscito nello stesso anno. È un confronto cui accenna anche uno dei maggiori interpreti italiani di Lacan, Massimo Recalcati7. Non farò filologia su Lacan o su Deleuze e Guattari; non ne avrei la competenza. Prima che in sé, le loro opere mi interessano per altro: per quello che hanno generato in quanto origini, emblemi e archetipi di posizioni opposte nel dibattito sulla metamorfosi, per ciò che permettono di capire.

2. L’obbligo di godere

Lacan tenne la conferenza Du discours psychanalytique il 12 maggio 1972 all’Università Statale di Milano. Il 7 maggio, dopo una campagna elettorale durissima, le elezioni politiche erano state vinte dal blocco sociale che qualche anno prima era stato battezzato «maggioranza silenziosa»8. L’Msi aveva ottenuto più del nove per cento al Senato; era il quarto partito italiano; il suo appoggio esterno sarebbe stato determinante per formare un governo. La mattina delle elezioni, a Pisa, muore Franco Serantini, uno studente che la polizia aveva pestato a sangue due giorni prima; il 17 maggio, a Milano, viene ucciso il commissario Calabresi. Difficile stabilire se questo clima abbia influito sul discorso di Lacan; sicuramente ha pesato il fatto che Lacan si rivolgesse a un pubblico di giovani politicizzati in giorni tragici della storia italiana.
Alla fine della conferenza irrompe un concetto destinato ad avere fortuna: oggi il discorso del padrone, dice Lacan, circola nella forma più astuta; circola cioè come «discorso del capitalista», come obbligo di godere, di sacrificare tutto in nome del godimento9. Un concetto simile, che nella conferenza del 1972 figura come un semplice inciso, è diventato la categoria attorno alla quale è nata, negli ultimi anni, una critica neolacaniana allo stato di cose presente. La ritroviamo, con stili molto diversi e alcuni elementi comuni, in Žižek o in Recalcati10. Benché separati da vistose differenze di vocabolario filosofico e di maniere, entrambi riformulano, con il linguaggio della psicoanalisi, idee non distanti da quelle che possiamo leggere, filtrate da un a priori differente, nei saggi di Zygmunt Bauman. Žižek riflette sul modo in cui il capitalismo contemporaneo, trasformando la ricerca del piacere in un dovere inconscio, sostituisce il Super-Io tradizionale, repressivo e censorio, con una nuova forma di Super-Io fondata sulla coazione a godere. Usando i testi di Lacan come punto di ap...

Indice dei contenuti

  1. Questo libro
  2. 1. La mutazione
  3. 2. L’epoca delle persone medie
  4. Nota dell’autore