Giulio Cesare
eBook - ePub

Giulio Cesare

Il dittatore democratico

  1. 522 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Giulio Cesare

Il dittatore democratico

Informazioni su questo libro

Cesare è morto: è il più celebre assassinio della storia. Come ogni omicidio anche questo suscita una domanda: perché? A riaprire il caso è Luciano Canfora, uno storico che ha un vero talento per gli intrighi. Maurizio Bettini, "la Repubblica"

Biografia di straordinaria vivacità, indagine politica, introspezione psicologica: questo libro è molte cose insieme. Un'affascinante lettura su un gigante abbattuto da alcuni 'piccoli uomini'. Luca Canali, "il Giornale"

Un'intelligenza agile e concreta brilla dappertutto in questo libro, nelle sintesi ampie come nelle indagini circoscritte. Leggere i ragionamenti di Canfora è come vedere all'opera un Auguste Dupin e un Hercule Poirot della storiografia. Giovanni Mariotti, "Corriere della Sera"

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Giulio Cesare di Luciano Canfora in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia antica. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Argomento
Storia
Categoria
Storia antica

Appendice 1. Cesare scrittore

1. Il racconto di Svetonio

Il più bel capitolo di storia letteraria su Cesare lo ha scritto Svetonio, che alla metà circa della Vita di Cesare ha dedicato una nutrita trattazione alla sua opera di scrittore e di letterato. Eccola1:
55. Eguagliò o superò la gloria dei migliori, sia nell’eloquenza che nell’arte militare.
Dopo l’accusa contro Dolabella2 fu, senza ombra di dubbio, annoverato tra gli avvocati principi.
Sta di fatto che Cicerone, nel Bruto, elencando gli oratori, dice: «Non vedo a chi Cesare debba cedere il passo: ha un modo di esporre elegante, brillante e, in certo senso, anche magnifico e generoso». E, in una lettera a Cornelio Nepote, ne scrive così: «Dimmi, chi gli vorresti anteporre, anche cercando tra quegli oratori che non si dedicarono ad altro? Chi più di lui arguto o ricco nei concetti? Chi più ornato o elegante nelle espressioni?»3.
Da giovane aveva preso a modello, a quanto pare, Strabone Cesare, e nella sua divinatio4 ne riportò letteralmente alcuni brani, tolti dall’orazione Per i Sardi.
Pronunciava i discorsi, dicono, con voce alta e acuta, e il suo gestire era concitato e ardente, ma non privo di eleganza.
Ci rimangono anche alcune sue orazioni5, ma in alcuni casi l’attribuzione non è sicura.
Augusto stima con ragione che quella intitolata Per Quinto Metello non sia stata pubblicata da lui ma raccolta da qualche stenografo che non riusciva perfettamente a tenergli dietro mentre parlava; e infatti su alcune copie trovò l’indicazione scritta per Metello invece del titolo Per Quinto Metello, benché il discorso sia in persona di Cesare e in difesa propria e di Metello contro gli accusatori di entrambi6.
Lo stesso Augusto reputa molto azzardato attribuirgli anche le orazioni Ai soldati in Ispagna, tramandate in numero di due: una sarebbe stata pronunciata in occasione del primo combattimento, e l’altra per il successivo, nel quale però Asinio Pollione sostiene che non ebbe nemmeno il tempo di arringare le truppe per l’improvviso attacco del nemico7.
56. Lasciò anche dei commentarii sulle sue gesta nella guerra gallica e in quella civile contro Pompeo.
È però incerto che sia l’autore di quelli sulla guerra alessandrina, e su quella africana e spagnola. Alcuni li attribuiscono a Oppio e altri a Irzio, il quale sarebbe anche l’autore dell’ultima parte dell’ottavo commentario – incompiuto – della guerra gallica8.
Parlando dei commentarii di Cesare, Cicerone così si esprime nello stesso Bruto: «Scrisse anche dei commentarii che si debbono assolutamente ammirare: sono nudi, scarni, e belli, spogliati di qualsiasi ornamento oratorio, come un corpo della sua veste. Ma, mentre volle offrire ad altri il materiale per scrivere la storia, forse fece opera grata agli inetti che vorranno agghindarlo con riccioli artificiosi, ma distolse i sani di mente dallo scrivere»9.
Così scrive Irzio, riferendosi agli stessi commentari: «Sono tanto universalmente lodati che sembra vogliano togliere e non offrire ad altri l’occasione di scrivere sullo stesso argomento. Ma io so anche con quanta facilità e rapidità furono scritti»10.
Asinio Pollione, invece, li reputa composti con scarsa cura e con poco rispetto della verità. «Infatti – dice – in molti casi Cesare prestò fede con leggerezza alle imprese riferite da altri, e in quanto alle proprie le riportò in modo inesatto, sia per deliberato proposito che per errore di memoria, e credo che li avrebbe voluti riscrivere e correggere».
Cesare lasciò anche due libri Sull’analogia e altrettanti di un Anticatone, e inoltre un poemetto, Il viaggio.
Scrisse la prima di queste opere durante il passaggio delle Alpi, mentre dalla Gallia Citeriore tornava al comando dell’esercito, dopo aver tenuto le assise come magistrato.
La seconda fu scritta su per giù all’epoca della battaglia di Munda; l’ultima quando da Roma raggiunse la Spagna in ventitré giorni.
Ci rimangono anche le lettere da lui indirizzate al Senato, lettere che egli per primo piegò in pagine, come se fossero libretti di annotazioni, mentre fino allora i consoli e i magistrati mandavano i fogli scritti per intero, su tutta la loro larghezza.
Ci restano anche lettere a Cicerone, e ai famigliari su questioni domestiche. In queste ultime, quando voleva scrivere qualcosa di segreto o di riservato, lo metteva in cifra, mutando cioè l’ordine delle lettere, in modo da togliere ogni significato alle parole. Chi vuole esaminarle e decifrarle, non ha che da cambiare la quarta lettera dell’alfabeto, la d, in a, e seguitare così con le altre.
Si ricorda che [...] da giovane scrisse alcune operette, quali un poemetto In lode di Ercole11, una tragedia, Edipo, e anche una Raccolta di sentenze.
Augusto vietò la pubblicazione di queste operette con una brevissima e secca lettera a Pompeo Macro, che aveva l’incarico di riordinare le biblioteche.12

2. La fabbrica del falso

Augusto negava l’autenticità delle orazioni cesariane intitolate Apud milites in Hispania. Svetonio, cui dobbiamo questa informazione, non dice con quali argomenti Augusto sostenesse la sua diagnosi negativa. Passa invece subito ad un dettaglio che gli sembra, non a torto, importante: che cioè, dei due discorsi circolanti con quel titolo, «uno si presentava come pronunciato nella prima battaglia, l’altro nella seconda». Anche Svetonio si esprime lasciando trasparire il suo scetticismo sull’autenticità di quei discorsi («quasi fosse stato pronunciato ecc.») e riferisce però solo le motivazioni con cui un protagonista di quella guerra, Asinio Pollione, metteva in crisi l’autenticità del secondo discorso: «Asinio faceva notare che nella seconda battaglia Cesare non ebbe neanche il tempo di rivolgere una allocuzione ai soldati perché tutto cominciò con un attacco a sorpresa del nemico».
Sfugge quale interesse potesse avere Augusto a dichiarare falsi entrambi i discorsi Apud milites in Hispania: né, per altro verso, chi avesse interesse a inventare tali discorsi. In questo caso si verificava qualcosa di piuttosto inusuale: che cioè con Ottaviano concordasse proprio Asinio e portasse anche lui un argomento contro, almeno contro il secondo dei due Discorsi alle truppe: «non c’era stato – diceva Asinio – neanche il tempo di rivolgere una allocuzione alle truppe dato l’improvviso attacco nemico». Ma se di falso si trattava13, il falsario doveva pur aver avuto un fine. Egli aveva – si può sospettare –, con il suo falso, disturbato sia Augusto che Asinio.
Ma quale accanito falsario si era esercitato a fabbricare un discorso cesariano sia per la prima che per la seconda battaglia, svoltesi a distanza di pochi giorni?
Il drastico giudizio negativo del princeps insospettisce. Forse era insoddisfatto per il silenzio sulla propria partecipazione allo storico evento. O forse per Ottaviano si trattava semplicemente di ribadire la propria diretta esperienza di quella campagna, e di dimostrare di avere perciò memoria di quel che era “effettivamente” accaduto. Quanto ad Asinio, aveva forse anche lui motivo di essere insoddisfatto del contenuto. Anche per lui c’era il problema di affermare, con qualche ragione in più, la propria presenza in Ispagna nella circostanza decisiva della campagna di Munda. La “cancellazione” della sua presenza, già operata dall’autore del Bellum Hispaniense, usciva, forse, confermata da quel falso discorso che – a suo giudizio – non poteva nemmeno essere stato pronunciato.
L’“industria del falso” era incominciata prestissimo intorno a Cesare e facilmente si sprigionò dopo la sua scomparsa. Basti pensare alla controversia infinita sugli acta Caesaris. Certo il termine “falso” rende fino ad un certo punto il fenomeno. Non va dimenticato che intorno al dittatore c’è stato in pace e soprattutto in guerra un efficiente servizio di stenografi (che un passo di Svetonio sulla capacità di Cesare di praticare la dettatura simultanea di più testi ci mostra efficacemente all’opera)14. Ciò significa che si sono conservati, nell’archivio del dittatore, moltissimi appunti, documenti, redazioni stenografiche di suoi interventi, direttive, messaggi, e, ovviamente, anche rapporti di altri a lui, carte di minore importanza di cui non era più agevole ricostruire la provenienza ecc. Sulle sue decisioni politiche affidate ad Antonio in quanto suo collega nel 44 e superstite all’attentato si aprì una discussione mai conclusa e Antonio fu, a ragione o a torto, sospettato di aver farcito ad libitum quegli acta Caesaris di...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. I. In fuga da Silla: prime esperienze di un giovane aristocratico
  3. II. Prigioniero dei pirati (75-74 a.C.)
  4. III. Ascesa di un capoparte
  5. IV. Pontefice Massimo
  6. V. Gli “affari”del signor Giulio Cesare e di altri
  7. VI. Mercato politico
  8. VII. Nella congiura, Oltre la congiura
  9. VIII. Il discorso in Senato riscritto da Sallustio
  10. IX. Il «mostro a tre teste»
  11. X. Gli effetti del triumvirato: la diagnosi di Asinio Pollione
  12. XI. Il primo consolato (59 a.C.)
  13. XII. Un alleato scomodo: Clodio
  14. XIII. Semiramide in Gallia
  15. XIV. La conquista della Gallia (58-51 a.C.)
  16. XV. Il “libro nero” della campagna gallica
  17. XVI. Verso la crisi
  18. XVII. Un’antica aspirazione alla “tirannide”?
  19. XVIII. Assalto al mondo con cinque coorti
  20. XIX. Il “programma” cesariano: la ricerca del consenso
  21. XX. «Amicitia»
  22. XXI. Dal Rubicone a Farsalo
  23. XXII. Contro il sovversivismo
  24. XXIII. Alessandria
  25. XXIV. Cesare salvato dagli Ebrei
  26. XXV. Dalla Siria a Zela
  27. XXVI. La lunga guerra civile
  28. XXVII. Il rampollo di palma: si fa avanti il giovane Ottavio
  29. XXVIII. «Anticato»
  30. XXIX. Avvisaglie di congiura
  31. XXX. «Iure caesus»
  32. XXXI. La scena dei Lupercali
  33. XXXII. La dittatura
  34. XXXIII. Epicurei in rivolta?
  35. XXXIV. L’“eteria” di Cassio e l’arruolamento di Bruto
  36. XXXV. Realismo di un congiurato: Cassio si mette in seconda fila
  37. XXXVI. Qualche inatteso rifiuto
  38. XXXVII. Cicerone promotore della congiura?
  39. XXXVIII. Del grave errore di congedare la scorta
  40. XXXIX. Dinamica di un “tirannicidio”
  41. XL. «Where’s Antony?»
  42. XLI. Il corpo di Cesare. Come si trasforma un successo in sconfitta
  43. XLII. Il vento
  44. Appendice 1. Cesare scrittore
  45. Appendice 2. L’altra verità: Asinio
  46. Appendice 3. Il «Brutus» e l’«Anticato»
  47. Appendice 4. La politica culturale
  48. Appendice 5. La Restaurazione
  49. Bibliografia
  50. Biografie
  51. Cronologia
  52. Glossario