
- 192 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Il romanzo inglese
Informazioni su questo libro
Il romanzo inglese, con la sua varietà di forme, linguaggi, generi e sottogeneri, costituisce una delle principali ricchezze del patrimonio letterario europeo.
Gli autori, le opere e i temi di questa grande tradizione, dalla sua nascita nel Settecento a oggi, in una sintesi mirabile che è anche una guida alla lettura di Defoe e Fielding, Dickens e George Eliot, delle sorelle Brontë e Hardy, di Joyce, Woolf, le Carré e molti altri.
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Il romanzo inglese di Paolo Bertinetti in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Critica letteraria. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
X
Il romanzo del secondo Novecento
Alla fine della guerra i laburisti vinsero le elezioni e attuarono una rivoluzionaria politica di riforme, in materia di sanità pubblica, di istruzione superiore, di assistenza sociale. Uno degli effetti più eclatanti fu che una generazione di giovani che mai avrebbero potuto accedere agli studi universitari ne ebbe invece la possibilità : vuoi nelle antiche e gloriose università , vuoi, soprattutto, in quelle nuove.
Questa nuova realtà , con le sue contraddizioni, e lo spostamento dell’attenzione sulle province, lontano dalla centralità politica, letteraria e mondana della capitale, fa da sfondo agli autori che si affermarono negli anni Cinquanta; e che scelsero come ambiente della loro narrativa quello proletario e piccolo-borghese della provincia, quello dei giovani dei ceti più modesti, incerti tra insoddisfazione e desiderio di ascesa, cogliendo in essi e nei loro atteggiamenti la vera realtà del dopoguerra. Non ne uscì nessun capolavoro assoluto, ma ne emerse una produzione che nel suo insieme, con l’aiuto dei grandi registi del Free Cinema inglese che spesso ad essi attinsero, portò una ventata di aria nuova nella cultura britannica.
Quei romanzi, con i loro giovani protagonisti ribelli, ma alla fine domati, presentano ormai un interesse più sociologico che letterario. Uno di essi, tuttavia, continua ad essere letto con interesse. È Saturday Night and Sunday Morning («Sabato sera, domenica mattina», 1958) di Alan Sillitoe (1928-2010), di cui anche si continua a leggere il bellissimo racconto lungo The Loneliness of the Long Distance Runner («La solitudine del maratoneta», 1959). Il protagonista del romanzo è un giovane operaio che lavora sodo e che vuole godersi la vita (che per lui vuol dire birra e donne). Il lungo monologo interiore in cui consiste il romanzo traccia la sua parabola, da grande amatore e da ribelle anarchicamente ostile al potere in ogni sua forma, a marito ravveduto e cittadino rassegnato.
L’antieroe per eccellenza del romanzo inglese del dopoguerra è però Jim Dixon, il Lucky Jim (1954) di Kingsley Amis (1922-1998), uno scrittore dotato di indiscutibile talento letterario e capace di un’ampia varietà di registri (a lui fu commissionato il primo James Bond «postumo» in seguito alla morte di Ian Fleming), che però è ricordato fondamentalmente per questo suo divertente e tuttora godibilissimo gioiello narrativo. Jim è un giovane ricercatore di un’università di provincia (un ex manicomio trasformato in campus), antropologicamente incompatibile con i valori delle classi alte e della cultura alta (tant’è che Mozart gli fa schifo e non legge mai un libro se non per lavoro). È invece portatore dei valori delle classi meno abbienti del mondo provinciale, cosa che lo porta a svelare con comica immediatezza la vanità e la falsità di molti «gloriosi» principi delle upper classes. Beve smodatamente (la descrizione del suo risveglio dopo una sbronza è un piccolo capolavoro) e, proprio a causa del troppo alcol ingurgitato, in un’occasione accademica spiega ai cattedratici cosa pensa di loro. È la fine della sua carriera universitaria ed è l’inizio della sua fortuna («lucky Jim»!). L’artefice della sua sbronza gli offre un posto importante nella City: fine della ribellione contro l’establishment. Adesso ne fa parte.
Lo spirito satirico del romanzo investe non solo la pomposità del mondo accademico, ma un intero modo di essere della società inglese. Alla luce dei principi, dei desideri e degli atteggiamenti dei ceti popolari Jim passa al vaglio i «nobili» valori a cui gli si chiede di inchinarsi. L’effetto è di una deliziosa comicità , realizzata da un lato grazie al modo in cui Jim rivela che «il re è nudo», dall’altro grazie a una vena irridente che, si parva licet, ricorda l’ironia beffarda di un Fielding.
Una scelta opposta a quella di Amis & Co fu quella di Graham Greene (1904-1990). Nei romanzi degli anni Trenta Greene aveva offerto la «cronaca» di una Gran Bretagna ancora grande potenza, con lo sfondo di un contesto economico durissimo (la Depressione) e di un contesto politico che con l’avvento dei fascismi e del nazismo preparava la catastrofe. Senza contare che a collaborare a tale percorso di distruzione operavano grandi interessi, tra cui l’industria degli armamenti, come raccontò in A Gun for Sale («Una pistola in vendita», 1936).
Nel dopoguerra Greene si fece «cronista» del mondo, di un mondo caratterizzato dalla contrapposizione tra le due superpotenze, Usa e Urss, che dettava il contesto delle vicende dei suoi romanzi: da quello dell’Indocina francese (il futuro Vietnam), a quello delle dittature del Sudamerica, o a quello del Sudafrica che con l’apartheid elevava il razzismo a principio costituzionale con la tacita connivenza dell’Occidente.
Greene da giovane aveva lavorato come giornalista; nel dopoguerra lavorò come inviato speciale. Sapeva dove andare per scoprire gli avvenimenti che cambiavano il mondo; e sapeva usare le sue scoperte di reporter come materia prima per l’invenzione romanzesca. Non deve quindi sorprendere che la sua tecnica narrativa utilizzi uno sguardo giornalistico nella descrizione dei fatti. Così come attinge ai meccanismi del thriller per costruire formidabili trame percorse da una forte suspense; così come attinge al linguaggio cinematografico per trasferire sulla pagina la tecnica del primo piano e della carrellata per descrivere la scena come se il narratore fosse dietro alla macchina da presa.
Vi è in Greene la consapevolezza, che spesso lo ha fatto paragonare a Bernanos, dell’ineluttabilità della presenza di Dio nell’uomo. Sia che questi lo accolga o lo ripudi. Basilare è per lui la convinzione dell’infinità della misericordia divina, che nessuno, neppure la Chiesa, può conoscere. Essa – dice padre Rank alla fine di The Heart of the Matter – conosce tutte le regole, ma non ciò che avviene nel cuore dell’uomo. Solo Dio può leggervi, e perdonare: ed è questo il mistero che per Greene può salvarci dalla disperazione.
Perché l’uomo è peccatore: i suoi romanzi ci presentano dei personaggi capaci soprattutto di peccare, che spesso vivono nella lacerante consapevolezza della colpa, ma che non possono fare a meno di errare, perché fragile e fallibile è la natura umana. Essi rivelano una straordinaria efficacia proprio nella loro debolezza, nel loro essere incerti, a volte ambigui, animati da sentimenti e passioni contrastanti. Sono spesso degli uomini comuni, dimessi, incapaci di grandi slanci. Ma questi uomini, così simili a noi nella loro ordinarietà , vengono a trovarsi di fronte a scelte decisive, che non consentono scappatoie: anche se ambigui, anche se deboli e incerti, essi finiscono con l’agire secondo quello che riconoscono come un principio irrinunciabile, di cui forse non hanno neppure coscienza; e in ultimo sanno pagare con il proprio sacrificio il rispetto di quello che ai loro occhi rappresenta ciò che resta della loro dignità umana.
I suoi antieroi vanno a formare una galleria di personaggi tra i più convincenti del romanzo inglese del Novecento: dal whisky priest di The Power and the Glory («Il potere e la gloria», 1940) al poliziotto di The Heart of the Matter («Il nocciolo della questione», 1948), dal giornalista inglese a Saigon di The Quiet American («L’americano tranquillo», 1955) all’albergatore nell’Haiti del dittatore Duvalier di The Comedians («I commedianti», 1966), dalla comica spia di Our Man in Havana («Il nostro agente all’Avana», 1958) alla figura drammatica dell’agente segreto di The Human Factor («Il fattore umano», 1978), dallo smemorato di The Ministry of Fear («Quinta colonna», 1943) al medico di The Honorary Consul («Il console onorario», 1973). Non a caso essi sono i protagonisti dei romanzi maggiori di Greene – a cui bisogna aggiungere l’ironico e autoironico Travels with My Aunt («In viaggio con la zia», 1969).
Contrariamente a quanto si legge nelle pagine precedenti, qui c’è un elenco relativamente lungo di romanzi (i più belli) e non un commento su di essi. Un breve cenno lo si dedicherà soltanto a uno di questi, The Human Factor, non perché sia superiore agli altri, ma perché è un romanzo di spionaggio ed è grande letteratura. Greene, che era stato un agente dei servizi segreti durante la guerra (e probabilmente un loro informatore almeno fino al 1965) ha scritto diversi romanzi in cui la dimensione dello spionaggio ha un ruolo centrale e in cui l’avventura spionistica è improntata a un solido realismo, nel solco dell’Ashenden di Maugham. In un primo tempo Greene aveva collocato questi romanzi nella categoria dei suoi entertainments, contrapposta a quella dei suoi novels. Poi, giustamente, lasciò cadere la distinzione. Il protagonista di The Human Factor è un agente segreto inglese che diventa un double agent al servizio dei russi. Non lo fa per ideologia, né per denaro, ma perché i servizi segreti sovietici avevano fatto in modo che la donna che amava, sudafricana di colore, potesse fuggire in Inghilterra. Erano stati loro ad agire in aiuto di una vittima della più grottesca forma di potere liberticida dell’Occidente.
Greene diceva che sin da giovanissimo sapeva di essere «dalla parte delle vittime». Per tutta la vita fu animato da un’appassionata tensione morale, dalla parte degli oppressi e contro gli oppressori, con i deboli e contro i potenti, con i popoli e, se del caso, contro i loro governanti. Per molti lettori il suo tratto distintivo sta nella qualità della prosa, capace di creare quel territorio (Greeneland, è stato definito) e quel clima letterario che costituiscono per lui – e per molta parte della critica – un affascinante punto di riferimento. Ma ciò che qualifica il romanzo di Greene non è l’atmosfera, bensì il fatto di usare le forme popolari tipiche della modernità (il cinema e il thriller) e con esse affrontare i temi cruciali dell’età moderna. Il romanzo inglese si è spesso concentrato sull’analisi delle forme dei rapporti sociali, cosa comprensibile in un paese in cui le distinzioni di classe hanno avuto (e hanno) una decisiva importanza – ma a rischio, negli autori minori, di una certa provinciale insularità . Greene, invece, ha scelto di affrontare le grandi questioni del suo tempo: prima quelle che attanagliavano l’Inghilterra e la vecchia Europa, quando essa poteva ancora ritenersi il centro del mondo; poi quelle che segnarono il dopoguerra, con la liquidazione dell’eredità coloniale e le tensioni della guerra fredda. È stato il nostro agente nel mondo che cambiava intorno a noi.
A Greene il Nobel non lo vollero mai dare, soprattutto, forse, per la sua denuncia dell’imperialismo americano. Lo diedero invece a William Golding (1911-1993), uno degli scrittori inglesi del dopoguerra nella cui opera è centrale la dimensione etica, la riflessione morale sui dilemmi dell’età contemporanea. Il suo romanzo moralmente più potente e letterariamente più avvincente è Lord of the Flies («Il signore delle mosche», 1954), che è uno dei nomi del diavolo. Il libro è la versione post seconda guerra mondiale degli ottocenteschi libri per ragazzi di avventure sui mari. In questo romanzo alcuni giovanissimi naufraghi si trasformano in una selvaggia tribù primitiva: Simon, il ragazzo che si rifiuta di adorare la testa di porco, come fanno gli altri, viene ucciso. Anche Ralph farebbe la stessa fine, se non venisse salvato dall’arrivo dei marinai della nave che riporterà i naufraghi nel mondo civile. Il bagno nell’animalità e nel Male, che per Golding è inseparabile dalla natura umana, è stato però esemplarmente compiuto, per consegnarci la più efficace favola morale del secondo Novecento.
Il sacrificio di Simon, l’Innocente, può essere visto come un’allusione al massacro degli ebrei nei campi di concentramento; così come la degenerazione dei giovani naufraghi può alludere a quella della civilissima Germania che si abbandonò alla brutalità feroce del nazismo. È più che probabile – la guerra era finita da pochi anni – che Golding pensasse agli orrori della storia recente; ma l’idea portante del romanzo va al di là della storia nel suo ritrarre il trionfo del Male, visto come una componente imprescindibile dell’animo umano.
In un romanzo successivo, Darkness Visible («L’oscuro visibile», 1979), Golding esplorò invece la presenza del male, in un contesto storico definito e determinato, la Londra del dopoguerra, utilizzando un tipo di scrittura piuttosto lontano da quello tradizionale in cui prima si era esercitato. Una scrittura dai tratti a volte visionaria e di grande pregio stilistico; e di quasi intimidente nobiltà . Quattro anni dopo l’uscita del romanzo gli fu conferito il Nobel per la letteratura.
Molto ampia e di grande rilievo è la presenza delle scrittrici nella narrativa inglese del secondo Novecento. La maggiore di esse è Doris Lessing (1919-2013) a cui il Nobel fu conferito nel 2007. Nata in Persia, vissuta in Africa fino a trent’anni, e giunta a Londra nel 1949 animata da forti convinzioni politiche di sinistra, nei primi lavori si mosse nell’ambito della tradizione realistica, con risultati di grande fascino narrativo – soprattutto, forse, per la felicità evocativa con cui trasferiva sulla pagina il paesaggio e il mondo africano.
Lessing raggiunse il suo risultato più alto in un romanzo che però si muove in un ambito del tutto diverso, The Golden Notebook («Il taccuino d’oro», 1962), uno dei testi fondamentali della letteratura inglese moderna. È un’opera di grande complessità , che ripensa e mette in discussione la forma romanzesca e le sue possibilità espressive e scava nella profonda crisi psicologica della sua protagonista: una crisi personale, che corrisponde a quella delle donne del suo tempo (ma Lessing rifiutò categoricamente di essere accostata al movimento femminista). La...
Indice dei contenuti
- Premessa
- I. Gli inizi
- II. Il romanzo del primo Settecento: Defoe, Richardson e Fielding (per non parlare di Swift)
- III. Nuove strade romanzesche: Sterne, il «gotico», il romanzo storico
- IV. Una stanza tutta per lei
- V. Il romanzo vittoriano, parte prima: Dickens, Thackeray e le sorelle Brontë
- VI. Il romanzo vittoriano, parte seconda: Eliot, Trollope, Stevenson e Hardy
- VII. Fine secolo e bella (?) «époque»
- VIII. Il Modernismo
- IX. Al di fuori del Modernismo
- X. Il romanzo del secondo Novecento
- XI. I romanzieri di oggi
- XII. I romanzieri diversamente inglesi
- Per saperne di più