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Il Medioevo raccontato da Jacques Le Goff
- 112 pagine
- Italian
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Il Medioevo raccontato da Jacques Le Goff
Informazioni su questo libro
«Se studiate il Medioevo vi accorgerete che è diverso da ciò che siamo, da ciò che l'Europa è oggi diventata. Avrete come l'impressione di fare un viaggio all'estero. Occorre non dimenticare che gli uomini e le donne di questo periodo sono i nostri antenati, che il Medioevo è stato un momento essenziale del nostro passato, e che quindi un viaggio nel Medioevo potrà darvi il duplice piacere di incontrare insieme l'altro e voi stessi.»
Jacques Le Goff racconta alle nuove generazioni che cos'è stata, veramente, 'l'età di mezzo' della storia occidentale, da dove sono sorte le sue leggende, qual era la quotidianità degli uomini e delle donne medievali, e soprattutto perché sia tanto importante per noi, oggi, conoscere da dove veniamo.
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Informazioni
Argomento
StoriaCategoria
Storia dell'Europa medievaleCapitolo IV. Gli uomini del Medioevo
Finora abbiamo parlato soprattutto del «bel» Medioevo, ma ci sono anche cose meno belle. Ad esempio, quando si dice «società feudale», è sempre per condannare il Medioevo...
D’accordo, ma come tutte le società anche quella del Medioevo è complessa. Perché la si è chiamata «feudale»? Innanzitutto perché è dominata da «signori», a cui sono subordinati altri individui chiamati «vassalli», ai quali essi concedono («prestano», se si vuole) terre che danno loro dei redditi e che sono chiamate «feudi», da cui i termini «feudalesimo» e «feudalità». Questa parola designa un sistema sociale che i filosofi del Settecento, l’epoca dei Lumi, e gli uomini della Rivoluzione francese considerano negativamente e combattono, perché il popolo, i contadini e gli «umili» sono oppressi dai potenti e dai ricchi. E questa immagine è rimasta legata al Medioevo.
I chierici: «secolari» e «regolari»
Era dunque una società per definizione diseguale, dove i signori opprimevano i servi?
Ne parleremo. Ma prima occorre avere chiara un’altra distinzione, per le persone di quell’epoca ancora più importante. Nel Medioevo, infatti, esiste innanzitutto un grande spartiacque tra due tipi d’uomini: da una parte quelli che hanno votato la loro vita a Dio e alla religione, e che vengono chiamati «chierici»; dall’altra quelli che, pur essendo buoni cristiani e onorando Dio, hanno una famiglia e un mestiere, motivo per il quale rimangono più indipendenti rispetto alla Chiesa: i «laici».
I chierici sono unicamente maschi o ci sono anche donne?
Per l’essenziale sono uomini – vescovi, sacerdoti e anche religiosi chiamati «monaci». Tuttavia esistono anche donne religiose, che vivono in comunità nei monasteri (monache di clausura). I chierici erano celibi, ma durante i primi secoli del Medioevo vescovi e sacerdoti vivevano talvolta con una donna da cui avevano dei figli. A partire dal XII secolo la Chiesa vieta definitivamente queste coppie, un divieto che è divenuto in seguito estremamente rigoroso. Analogamente, a partire da questa data, i monaci che vivevano nei monasteri accogliendo talvolta comunità femminili furono obbligati a escluderle o a mantenere una separazione molto rigida.
Come si diventa chierico?
Chi ha questa «vocazione» chiede al vescovo di essere accettato come chierico. In seguito, apprende le pratiche religiose e devozionali. Coloro che sono destinati a divenire sacerdoti passano attraverso una serie di «investiture» sempre più elevate. L’ultima è un sacramento, l’ordine (il sacerdozio), che fa del religioso un chierico di rango superiore, autorizzato a somministrare i sacramenti (ossia a battezzare, a confessare e a celebrare la messa) e a predicare. Al di sopra del sacerdote vi è il vescovo.
I chierici erano numerosi?
Sì, soprattutto se si fa un confronto con la situazione odierna. Ma nel clero medievale è necessario distinguere tra due tipi di personalità religiose, distinzione che d’altronde rimane valida ancora oggi. Da una parte vi sono i chierici che hanno un rapporto con i fedeli, dunque in primo luogo i sacerdoti, che in genere sono a capo di una «parrocchia» compresa in una diocesi guidata da un vescovo. Essi costituiscono quello che viene chiamato il «clero secolare», perché vive «nel secolo», vale a dire nel mondo. Dall’altra abbiamo il clero che conduce una vita solitaria e ritirata dal mondo, anche se i contatti con l’esterno sono più numerosi di quanto comunemente si creda: sono i monaci, i «regolari», coloro che vivono da soli (la parola «monaco» viene dal greco monos, che significa «solo») e che obbediscono a una «regola». Il nome di «monaci» («solitari») è loro rimasto, anche se vivevano per la maggior parte in comunità, peraltro assai isolate dal resto del mondo.
Ma ci sono vari tipi di monaci...
A partire dal V e VI secolo il loro numero fu considerevole. I monaci irlandesi, in particolare, si distinsero per la fondazione di monasteri nei Vosgi e nelle Alpi. Nel VI secolo un monaco, Benedetto da Norcia, emanò una regola moderata (vale a dire non troppo severa), in cui il lavoro manuale e gli uffici religiosi erano ben equilibrati. All’inizio del IX secolo, il figlio di Carlo Magno, Ludovico il Pio, impose questa regola all’insieme dei monaci: nacquero così i benedettini.
Ma non si trattò di un caso isolato. A partire dal X secolo vennero creati numerosi ordini religiosi, che presero a modello la regola di san Benedetto adattandola all’evoluzione della società. Uno di questi ordini, fondato a Cluny, si diffuse capillarmente in tutta Europa, a un punto tale che i monaci di Cluny divennero una grande potenza e il loro capo, l’abate di Cluny, considerato una personalità di spicco. Alcuni papi di quest’epoca erano ex monaci di Cluny. Nel XII secolo si assisté a una nuova ondata di monaci riformati, vale a dire di monaci preoccupati di ritornare a uno stile di vita più severo, più vicino alla lettera e allo spirito della regola di san Benedetto. I più noti sono i cistercensi, nome che deriva loro dalla «casa madre» di Cîteaux (in latino, Cistercium), in Borgogna. Il più famoso tra loro è san Bernardo, vissuto nella prima metà del XII secolo.
Ma i templari non erano anch’essi un ordine religioso?
Ci arrivo subito. Le Crociate contro i musulmani (la prima Crociata ebbe luogo alla fine dell’XI secolo, ne parlerò più avanti) e il desiderio di convertire con la forza i pagani stimolarono la nascita di ordini militari, di cui i principali furono, a sud e a ovest i templari e gli ospitalieri, e a est i cavalieri teutonici. Se ne ebbero anche in Spagna.
Francesco d’Assisi era un monaco?
No, non proprio. All’inizio del Duecento furono fondati gli ordini chiamati «mendicanti»: i francescani, da san Francesco d’Assisi, e i domenicani, da san Domenico. Non sono monaci, ma frati. La loro vita non si svolge in solitudine, ma in conventi situati in città. Li si chiama «mendicanti» perché, invece di vivere dei redditi delle terre e dei possedimenti loro propri – gestiti per loro conto da «amici» laici – vivono di offerte e donazioni. In breve tempo il loro successo fu straordinario. I frati mendicanti si occupavano principalmente degli individui e delle famiglie delle città, ma taluni laici li accusavano di mescolarsi troppo ai loro affari, di essere «invadenti». A partire dal Trecento, monaci e religiosi decrebbero notevolmente di numero e d’importanza.
I laici: signori e servi, abitanti delle città e borghesi
I laici sono tutti coloro che non sono chierici?
Sì, ma è necessario distinguere fra tre specie di laici: i signori, cioè i nobili; i contadini, ossia i servi; gli abitanti delle città, ovverosia i cittadini.
Vi sono innanzitutto coloro che occupano la posizione più elevata, e di cui abbiamo già parlato: i cavalieri. Ad essi possono essere attribuiti due nomi o titoli. Da una parte li si può chiamare «signori», perché le terre che possiedono, da cui ricavano redditi dalla produzione agricola e canoni (vale a dire somme di denaro) dai contadini, sono denominate «signorie». Dall’altra ricevono il titolo di «nobili», derivato dall’Antichità, cosa che li pone all’interno di un corpo sociale superiore, la nobiltà, la quale domina su tutti coloro che non ne fanno parte, i plebei.
Al di sotto dei signori trovate tutto il popolo dei non nobili, in generale contadini. Sino al XII secolo i contadini non erano veramente liberi, e li si indicava col nome di «servi», parola che viene dal latino servus, «schiavo». I servi, tuttavia, non sono paragonabili agli schiavi dell’Antichità: il servaggio era meno duro della schiavitù alla quale era sottoposta la maggior parte dei contadini dell’Antichità, e i servi potevano sposarsi e costituire una famiglia legale, cosa che non accadeva in alcun modo all’antico schiavo. A partire dall’XI secolo i signori accordarono sempre più spesso la libertà ai servi: da un lato, infatti, questi ultimi la pretendevano in cambio del loro lavoro; dall’altro, i signori, che avevano bisogno di nuovi proventi a causa delle accresciute esigenze economiche, non avrebbero potuto ottenerli se avessero mantenuto i servi nella loro condizione di «servitù». Per parte loro, i contadini desideravano anche avere una maggiore indipendenza per spostarsi e svolgere occupazioni che richiedevano la loro presenza altrove (ad esempio per rendere coltivabili dei terreni, in particolare quelli ricoperti di foreste, o vendere i loro prodotti nelle fiere).
Ricordo infine che si è signori o servi per nascita. Ma un signore può «affrancare», rendere libero, un servo.
Rimane una terza categoria, gli abitanti delle città...
Effettivamente, dall’XI al XIII secolo, si videro sorgere numerose città, e la maggior parte dei loro abitanti non doveva più la propria condizione alla nascita – contrariamente ai signori o ai servi – ma al lavoro ed al risultato della propria attività. Nelle città certuni si arricchirono, sia tramite l’artigianato (fabbricazione di tessuti e di abiti, di utensili grazie al sempre maggiore utilizzo del ferro), sia tramite il commercio, ottenendo, pacificamente o con la forza, il diritto di fabbricare e di vendere senza dover più pagare canoni a un signore: sono le «franchigie» (franco significa «libero»). Durante la prima fase di sviluppo (dal IX al XII secolo), le città erano in genere chiamate «borghi» ed i loro abitanti «borghesi». In seguito, la parola «borghese» finì per indicare i cittadini di più antica origine e insieme i più ricchi.
Quando i borghi si estendevano al di là del territorio loro proprio si formavano i «sobborghi». Questi ultimi, ad un certo momento, sono stati spesso circondati da mura di cinta con bastioni: è il caso, dal 1190 al 1210, di Parigi sotto Filippo Augusto; in Francia avete anche lo spettacolare esempio di Carcassonne, costruita ad imitazione delle città medievali... ma solo nell’Ottocento. I borghesi vantavano spesso diritti speciali sui sobborghi: in particolare percepivano delle entrate da coloro che ne attraversavano il territorio, vi costruivano una casa o vi aprivano un negozio.
Commercianti, fiere e viaggiatori
Lei ha accennato al commercio e ai commercianti. Come era organizzato nel Medioevo? In che modo si acquistavano e vendevano i cibi, gli abiti e tutti gli altri prodotti necessari per vivere?
Vi ho detto in precedenza che nell’XI e XII secolo, i secoli in cui si compie la grande svolta del Medioevo, si è avuto un aumento della produzione agricola (grazie ai disboscamenti e quindi all’estensione della superficie coltivabile); contemporaneamente, nelle città si sviluppava l’artigianato. La quantità di prodotti che potevano essere venduti e scambiati si è dunque di molto accresciuta. Di conseguenza, i luoghi d’incontro per la vendita e lo scambio si sono concentrati e moltiplicati, ed è così che sono nate le «fiere».
Ve ne erano in tutta Europa. Ma nel XII e XIII secolo le più frequentate e famose erano quelle della Champagne, regione nella quale si succedeva, estendendosi per tutto l’anno, una serie di fiere: a Provins, a Lagny, a Troyes, a Bar-sur-Aube. A un livello minore, locale o regionale, c’erano anche i «mercati», grandi luoghi d’incontro.
Erano fiere «internazionali»?
Sì, certamente. Come sicuramente saprete, quando andate in un altro paese dovete avere con voi, per acquistare qualche cosa, denaro che abbia corso legale in quel determinato paese: potrete dunque trovarvi nella necessità di «cambiare» il vostro denaro. (Ancora qualche anno fa, prima dell’introduzione dell’euro – la nostra moneta europea – era così ogni volta che si attraversava un confine di Stato.) Nel Medioevo, in uno stesso paese, a seconda dei luoghi, circolavano monete molto diverse, e per questo motivo una delle attività delle fiere era il cambio delle monete, con persone specializzate e particolarmente abili nel commercio del denaro. Ebbene, alla fine del Medioevo, certuni di questi cambiavalute, più fortunati o furbi degli altri, diventeranno «banchieri». E perché li si è chiamati così? Perché commerciavano le monete su banchi di legno! Almeno all’inizio, perché ovviamente avrebbero ben presto trasferito la loro attività in edifici che costituiranno le future banche.
Il numero molto grande di monete presenti nel Medioevo ha contribuito a frenare, con ogni probabilità, lo sviluppo economico.
Ma questo significa anche che nel Medioevo si viaggiava molto?
Certo. Contrariamente a una vecchia idea assai diffusa, che occorre assolutamente abbandonare, i servi raramente erano legati alla terra («gleba»). Nelle signorie, in particolare, i canoni riscossi dai signori sui contadini – vale a dire per l’appunto i diritti «feudali» – erano onerosi. I servi erano dunque spinti a cercare altrove migliori condizioni di vita. Ma al di là di queste ragioni economic...
Indice dei contenuti
- Per accostarsi a questo libro da ragazzi... e anche dopo
- Capitolo I. Il Medioevo
- Capitolo II. I cavalieri, la dama e la Madonna
- Capitolo III. Castelli e cattedrali
- Capitolo IV. Gli uomini del Medioevo
- Capitolo V. I potenti
- Capitolo VI. La religione e l’unità dell’Europa
- Capitolo VII. L’immaginario religioso del Medioevo
- Capitolo VIII. La cultura
- Conclusione. La nascita dell’Europa
- Cronologia essenziale del Medioevo