Introduzione a Aby Warburg
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Introduzione a Aby Warburg

  1. 208 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Introduzione a Aby Warburg

Informazioni su questo libro

Studioso di Botticelli, Ghirlandaio, Leonardo, Dürer e Rembrandt, ma anche di mitologia e astrologia, Aby Warburg (1866-1929) deve la sua fama all'istituto da lui fondato ad Amburgo e al suo eccentrico progetto Mnemosyne, l'Atlante della Memoria. Da qui si è configurata la sua storia delle immagini, definita una 'scienza senza nomi', che rompe con l'impostazione cronologica ed evolutiva della tradizione storiografica, per imporsi come sistema di pensiero depositato nella costruzione della sua Biblioteca, l'eredità più tangibile che lo studioso ha consegnato alla storia.

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Informazioni

Argomento
Arte

IV. Lo spazio del pensiero

1. Riflessioni e sintesi: verso l’Atlante della Memoria

Gli anni che seguirono, caratterizzati dalla sua atipica produzione frammentaria e non sistematica, si possono considerare anni di sintesi del suo pensiero, che trovarono espressione in particolare in due progetti dello studioso: l’Atlante della Memoria e la Biblioteca, l’eredità da una parte più problematica e dall’altra più tangibile del suo percorso intellettuale.
Il primo atto ufficiale al ritorno da Kreuzlingen fu la presentazione del ciclo di conferenze che Warburg inaugurò nella sua Biblioteca ad Amburgo: «Signori e Signore, permettetemi questa sera alcune parole di ringraziamento, dato che per la prima volta posso assistere di nuovo ad una conferenza nella Biblioteca». Questa era divenuta, grazie all’opera di Saxl, un istituto di ricerca concentrato sul «problema dell’influsso dell’antico nelle successive epoche culturali». La conferenza di quella sera, 24 ottobre 1924, tenuta da Karl Reinhardt, era dunque in linea con tale problematica poiché dedicata alle Metamorfosi di Ovidio, un tema sul quale lo studioso tornerà nel 1927, quando decise di allestire una mostra presso la Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg ad Amburgo195.
Quando Warburg, a partire dal 1924, ritornò al lavoro – per usare un’espressione di Ernst Gombrich –, adottò un linguaggio visivo per l’espressione dei suoi ragionamenti intellettuali, esposti in occasione delle conferenze degli anni successivi. Le fotografie con immagini per lo più artistiche, ma anche contemporanee o piuttosto ritagli di giornali, cartoline, pubblicità e francobolli, erano disposte su pannelli di tela neri a simulare, attraverso un processo di montaggio, lo sfondo della pellicola cinematografica. Tale sistema in realtà era già in nuce nella forte esigenza dello studioso di organizzare il proprio pensiero in schemi, come emerge fin dagli anni giovanili; in tale esigenza non vi era solo un tentativo di ‘ricerca di ordine’, come testimoniano alcuni appunti e schemi concettuali degli anni di Strasburgo, ma anche un uso del linguaggio scritto in termini figurali secondo cui le parole e i concetti organizzati sul foglio bianco tracciavano ed esprimevano il pensiero, sempre in movimento e mai compiuto e definitivo, con una funzione concettuale-visiva analoga a quella che assumeranno le immagini nelle tavole dell’Atlante.
L’intenzionalità programmatica delle conferenze degli ultimi anni della sua vita era per lo più focalizzata sulla grande tematica della trasmigrazione culturale dei motivi e dei temi attraverso le immagini in termini temporali e culturali, in rapporto per lo più con il valore originario del mito e dell’antichità.
L’eredità dell’antico offre attraverso il ricordo storico l’esperienza di una partecipazione mondana passionale attiva e passiva che appartiene alla psiche sociale complessiva dell’età moderna in maniera altrettanto essenziale come i ricordi dell’infanzia appartengono alla vita dell’adulto. Pur senza memoria cosciente i valori formativi tramandati determinano l’espressione del nostro stile espressivo196.
I motivi sui quali Warburg riflette negli ultimi anni della sua vita sono dunque sempre fondati sul Nachleben der Antike, sulla sopravvivenza dell’antico, alla ricerca dei valori originari di fondo da rintracciare nel mito, nell’arte e nel linguaggio, dei quali Warburg andava acquisendo quella caratterizzazione di forma simbolica che d’altra parte Ernst Cassirer aveva formulato in quegli anni nella trilogia della Filosofia delle forme simboliche, pubblicata a Berlino fra il 1923 e il 1929. Il fondamentale ruolo delle immagini, già esplicitamente dichiarato nell’intenzionalità progettuale, espressa nel 1929, «di una storia delle immagini scientifico-culturale», si manifesta nella loro valenza espressiva e gestuale (Pathosformel) di concetti contrapposti attraverso i quali si introduce il suo interesse per la ‘polarità’ (Polarität) fra pathos ed ethos, fra l’afferrare (ergreifen) e il comprendere (begreifen) (vom greifen zum Begriff) e l’esigenza di un orientamento (Orientierung) nello spazio, nel tempo e nel cosmo, a proposito del quale scriveva nel 1924:
Tentativi di Orientamento figurato nelle quattro direzioni cosmiche, verso l’alto, il basso, indietro e avanti [...] in alto i reggenti delle sfere [...] in basso le anime dei defunti, il lamento di Orfeo e la speranza di ritorno197.
La trasmigrazione delle immagini da Oriente a Occidente, da Nord a Sud e dall’antichità all’età di Rembrandt, implica il concetto di memoria che informa un processo di riattivazione dell’eredità culturale in rapporto ai contesti specifici, assumendo significati diversi e determinando quel fenomeno definito da Warburg di «inversione energetica». Questo trova una delle sue prime formulazioni nel citato progetto, che risale al 1924, Le forze del destino riflesse nel simbolismo all’antica, dove nel sottotitolo appunta: Pensieri sulla funzione polare dell’antichità nella trasformazione energetica della personalità europea nell’epoca del Rinascimento198.

2. Mito e «logos»: «Per monstra ad sphaeram»

Alla luce di queste considerazioni, a partire dal 1924, Warburg incominciò a formulare un sistema di espressione del pensiero che non si affidava più tanto alla scrittura quanto «al linguaggio delle forme figurative artistiche». Questo gli permetteva di tracciare le linee delle sue ricerche senza essere costretto a una formulazione o codificazione linguistica, ma anzi lasciando aperte le innumerevoli possibilità di sviluppi e di connessioni nella creazione di quello spazio del pensiero (Denkraum) nel quale si radicano i simboli.
Le ricerche sull’astrologia, che avevano segnato da una parte il rapporto di collaborazione con Fritz Saxl, il suo assistente fin dal 1911, e dall’altra l’affermazione delle sue posizioni teoriche, oltre al ruolo internazionale assunto in occasione del convegno romano, trovarono un determinante impulso grazie alla sua profonda amicizia con Franz Boll:
Da quando nel 1907 avevo letto l’opera Sphaera del mio indimenticabile amico Boll avevo potuto includere nelle mie considerazioni lo sviluppo dell’elemento cosmologico con la sua ricchezza di immagini, sicché, assieme al mio fedele amico Fritz Saxl, riuscimmo a creare una scienza dell’orientamento in forma di immagini che ci autorizzò a parlare di una nuova storia dell’arte scientifico-culturale199.
L’improvvisa morte di Franz Boll, avvenuta ad Heidelberg il 3 luglio del 1924, lo spinse a organizzare una cerimonia commemorativa, tenutasi il 25 aprile 1925, in occasione della quale Warburg presentò la sua conferenza dal titolo: L’effetto della sphaera barbarica nei tentativi cosmici di orientamento, già peraltro annunciata nel programma degli eventi pubblicato nell’ottobre 1924200. Negli appunti che accompagnano il testo della conferenza si ripropone il motto ideato da Warburg per l’ex libris della biblioteca di Boll, Per monstra ad sphaeram, che, su suggerimento di Saxl, Warburg si apprestava ad acquistare e a inglobare nella Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg.
Con il motto Per monstra ad sphaeram abbiamo creduto di avere questo ritratto di astronomo come simbolo per Franz Boll, da apporre come ex libris ai suoi libri, che devono dividersi fra Heidelberg e Amburgo: un’ammonizione e un incitamento per coloro che restano ad ascendere come lui eliotropicamente a dispetto di tutti i monstra verso lo spirito dell’antichità autentica: spaccio della bestia trionfante e reformazione dei cieli201.
La conferenza venne accompagnata da una serie di schemi, progetti per tavole, dove erano disposte immagini secondo un ordine associativo che rendeva più efficaci e comprensibili i nodi teorici da esporre. Qui Warburg, nel seguire il percorso dell’astrologia tracciato da Boll dalla superstizione medievale alle teorie di Keplero, metteva in evidenza come «La scoperta del movimento regolare della Terra attorno al sole rappresenta per il piccolo avamposto degli astronomi l’inizio della liberazione dalla paura dei demoni»202.
Alcune di queste immagini verranno riproposte in un’esposizione organizzata presso la Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg ad Amburgo, in occasione del congresso di studi degli orientalisti tenutosi dal 29 settembre al 2 ottobre 1926203, e allestita nella sala ellittica del nuovo edificio della biblioteca. Questa era stata costruita su progetto di Fritz Schumacher e poi di Gerard Langmaack, con la collaborazione di Saxl e dello stesso Warburg. Lo studioso, nella forma ellittica della sala per le conferenze situata al piano terreno, intendeva riproporre la forma simbolica dell’orbita cosmologica di Keplero; una forma dunque non più centrica come il circolo, nel quale ruotavano anche le schematizzazioni del suo pensiero negli anni giovanili, ma l’ellisse il cui equilibrio è continuamente da trovare in termini polari fra i due fuochi204. La piccola esposizione del 1926 confluì nel progetto di una mostra per il Deutsches Museum di Monaco, che non venne mai realizzato205, e successivamente nella grande esposizione del Planetario di Amburgo che si inaugurò dopo la morte di Warburg, il 15 aprile 1930. La mostra amburghese sulla storia della astrologia e della astronomia (Bildersammlung zur Geschichte von Sternglaube und Sternkunde), doveva dunque porsi come manifestazione di quella polarità fra il mitico-immaginifico e il segno matematico intorno alla quale ruotava il suo pensiero: «dai primitivi adoratori delle stelle ai calcoli degli astronomi»206.

3. «Idea vincit»: le immagini viaggianti

Tutte queste iniziative – insieme alle conferenze sull’Antichità italiana nell’epoca di Rembrandt del 19...

Indice dei contenuti

  1. Abbreviazioni
  2. I. Verso una disciplina moderna
  3. II. Le formule di «pathos»
  4. III. Polarità e orientamento
  5. IV. Lo spazio del pensiero
  6. Cronologia della vita e delle opere
  7. Storia della critica
  8. Bibliografia
  9. L’autrice