La convergenza inevitabile
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La convergenza inevitabile

Una via globale per uscire dalla crisi

  1. 404 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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La convergenza inevitabile

Una via globale per uscire dalla crisi

Informazioni su questo libro

Le colossali asimmetrie fra paesi avanzati e paesi in via di sviluppo si stanno riducendo. Due mondi distinti convergono. Il futuro della crescita è legato alla capacità delle prossime generazioni di comprendere il modo in cui evolverà la nostra reciproca dipendenza e di trovare modi creativi per gestirla e governarla.Se cercate un quadro lucido, scorrevole, coerente e sgombro da pregiudizi di ciò che è successo e di ciò che potrebbe succedere nell'economia mondiale, questo libro è il posto perfetto dove trovarlo.Robert Solow, Premio Nobel 1987 per l'EconomiaIl senso comune non è così noto tra gli economisti. Per fortuna Michael Spence va in direzione opposta. In questo libro dispensa perle di saggezza sulla crescita sotto forma di bocconcini facilmente digeribili. I policymaker mondiali farebbero meglio a drizzare le orecchie.Dani Rodrik, Università di Harvard, autore di La globalizzazione intelligenteÈ una storia di sfide continue ma anche di grandi speranze. Un libro di analisi incentrate sulla crescita economica, sull'esperienza dei paesi emergenti, sulle evoluzioni prevedibili per il futuro dell'era globale è, quasi per definizione, ricco di lezioni e suggerimenti per il nostro paese.Dalla Prefazione di Enrico Tommaso Cucchiani

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Informazioni

Argomento
Economics
Categoria
Finance

capitolo ventinovesimo
Rischio sistemico ricorrente e comportamento degli investitori

Questo capitolo è consacrato al comportamento degli investitori e risulterà pertanto un po’ più specialistico, e forse un po’ più tecnico, del resto del libro. Se gli insegnamenti della crisi riguardo al comportamento degli investitori non sono in cima ai vostri interessi, forse è meglio che passiate direttamente alla Parte quarta. Ho inserito questo capitolo perché le lezioni della crisi e gli aggiustamenti delle strategie e del comportamento degli investitori potrebbero avere una forte influenza sugli aspetti autoregolatori del sistema finanziario.
Quasi tutti gli operatori di mercato sono stati colti alla sprovvista da un rischio di sistema che non era stato preventivato. I fondi pensione, i fondi di dotazione universitari e altre tipologie di fondi hanno perso un quinto o anche un quarto del loro valore, e in alcuni casi anche di più. Di fronte a un calo del 25 per cento, serve un rendimento del 33 per cento per recuperare il terreno perso: per tornare al punto di partenza servono almeno tre anni; è come se per quattro anni il fondo si fosse preso una vacanza, senza fornire rendimenti. Moltissime organizzazioni, di ogni sorta, stanno tagliando i bilanci con gli effetti collaterali più svariati, tra cui quello di frenare ulteriormente la crescita.
Le lezioni tratte da questa esperienza influiranno sul comportamento degli investitori e sull’andamento del sistema, determinato in gran parte dall’effetto combinato dei comportamenti di milioni di investitori. Tutte le strategie di investimento vengono rimesse in discussione, ma non è chiaro quali saranno gli effetti a lungo termine di questa revisione generalizzata.
Gli investitori sono tornati a percepire il rischio come un elemento dinamico, non stazionario come voleva l’approccio convenzionale. Il mio obiettivo in questo capitolo è soprattutto quello di richiamare l’attenzione su alcune problematiche legate alle strategie di investimento che risultano evidenti se ci si concentra su due cose: la presenza e le dinamiche del rischio sistemico e la presenza di attività illiquide nel portafoglio di molti grandi investitori. Non aver affrontato questi due aspetti delle strategie di investimento probabilmente ha contribuito a rendere ancora più grave del necessario la situazione patrimoniale degli investitori.
Gli investitori sono stati colpiti pesantemente da questa crisi. La capitalizzazione dei mercati azionari mondiali si è dimezzata rispetto ai livelli di picco, con una perdita in valore assoluto pari a 25.000 miliardi di dollari: sono cifre colossali, a prescindere dall’attendibilità di quei livelli di picco (se cioè fossero gonfiati o meno). Dopo aver toccato il fondo, nel marzo del 2009, c’è stato un consistente rimbalzo positivo quasi ovunque, nei paesi avanzati e in quelli in via di sviluppo. I mercati dei paesi avanzati apparentemente hanno valutato le attività sulla base di un’ipotesi di ripresa più o meno solida. Molti osservatori, incluso chi scrive, considerano eccessive queste valutazioni: il supporto pubblico, finanziario e di bilancio, è ancora in piedi, la disoccupazione è molto alta, il deleveraging e la ricostituzione del patrimonio da parte delle famiglie sono ancora ben lontani dall’essere completati e settori importanti del mondo delle piccole e medie imprese non riescono a ottenere accesso al credito; le finanze dello Stato centrale sono messe a dura prova e finora non c’è nessun piano particolareggiato per riportare i conti in ordine nei prossimi anni; i prezzi delle case si sono più o meno stabilizzati, ma permane una situazione di difficoltà. Tutto questo spinge a ipotizzare che la ripresa sarà lunga e difficoltosa e che la crescita, una volta completata la ripresa, molto probabilmente non tornerà ai livelli precedenti alla crisi.
L’analisi e i commenti del dopo-crisi si concentrano, com’è giusto che sia, su una riforma normativa che possa dare maggiore stabilità e ridurre la probabilità di un periodico ripetersi di shock di questo genere. Ma non è sufficiente: la crisi non è stata frutto soltanto di un fallimento della regolamentazione, ma anche di un fallimento dell’autoregolamentazione. L’autoregolamentazione è la presunta capacità degli operatori di mercato di individuare i mutamenti dei modelli di rischio e di adottare misure difensive sufficienti a limitare le dimensioni d...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione all’edizione italiana (di Enrico Tommaso Cucchiani)
  2. Premessa
  3. Introduzione
  4. parte prima L’economia globale e i paesi in via di sviluppo
  5. capitolo primo 1950: l’inizio di un secolo straordinario
  6. capitolo secondo Visioni statiche di un mondo in trasformazione
  7. capitolo terzo I cambiamenti dell’economia mondiale nel dopoguerra
  8. capitolo quarto Le origini dell’economia globale
  9. capitolo quinto La crescita economica
  10. capitolo sesto Domande comuni sui paesi in via di sviluppo e sull’economia globale
  11. parte seconda La crescita alta e sostenuta nei paesi in via di sviluppo
  12. capitolo settimo I paesi in via di sviluppo a crescita alta nel periodo del dopoguerra
  13. capitolo ottavo L’apertura dell’economia globale
  14. capitolo nono Trasferimenti di conoscenza e «catch-up» nei paesi in via di sviluppo
  15. capitolo decimo Domanda globale e «catch-up»
  16. capitolo undicesimo Le dinamiche interne della crescita alta e sostenuta
  17. capitolo dodicesimo Gli ingredienti interni fondamentali per una crescita alta e sostenuta
  18. capitolo tredicesimo L’apertura dell’economia: una questione di velocità e giusta sequenza
  19. capitolo quattordicesimo Il «Washington consensus» e il ruolo dello Stato
  20. capitolo quindicesimo Controllare la valuta durante il processo di crescita
  21. capitolo sedicesimo La transizione da medio ad alto reddito
  22. capitolo diciassettesimo Le basi della crescita: politica, leadership e «governance»
  23. capitolo diciottesimo I paesi in via di sviluppo a crescita bassa
  24. capitolo diciannovesimo Le risorse naturali e la crescita
  25. capitolo ventesimo La sfida dei piccoli Stati
  26. capitolo ventunesimo I problemi di «adding-up»
  27. parte terza La crisi e le sue conseguenze
  28. capitolo ventiduesimo I mercati emergenti durante e dopo la crisi globale
  29. capitolo ventitreesimo L’instabilità nell’economia globale e gli insegnamenti della crisi
  30. capitolo ventiquattresimo Il ruolo degli stimoli nella crisi e la necessità di comportamenti cooperativi
  31. capitolo venticinquesimo Il riequilibrio dell’economia globale e le sue conseguenze sulla crescita
  32. capitolo ventiseiesimo Il problema dell’eccesso di risparmio in Cina
  33. capitolo ventisettesimo L’apertura del sistema globale e l’Omc
  34. capitolo ventottesimo I lasciti della crisi: crescita lenta e problemi di debito pubblico nei paesi avanzati
  35. capitolo ventinovesimo Rischio sistemico ricorrente e comportamento degli investitori
  36. parte quarta Il futuro della crescita
  37. capitolo trentesimo Le economie emergenti sono in grado di mantenere una crescita sostenuta?
  38. capitolo trentunesimo Cina e India
  39. capitolo trentaduesimo Le sfide strutturali della Cina
  40. capitolo trentatreesimo La crescita, la diversificazione e l’urbanizzazione dell’India
  41. capitolo trentaquattresimo Il «resettaggio» della crescita in Brasile
  42. capitolo trentacinquesimo Energia e crescita
  43. capitolo trentaseiesimo La sfida dei cambiamenti climatici e la crescita dei paesi in via di sviluppo
  44. capitolo trentasettesimo Le tecnologie informatiche e l’integrazione dell’economia globale
  45. capitolo trentottesimo L’integrazione europea e la «governance» transnazionale
  46. capitolo trentanovesimo La «governance» globale in un mondo a più velocità
  47. capitolo quarantesimo Il G20, i paesi avanzati e la crescita globale
  48. capitolo quarantunesimo Sostenere la crescita: il secondo cinquantennio di convergenza