L'intervista nella ricerca sociale
eBook - ePub

L'intervista nella ricerca sociale

  1. 160 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

L'intervista nella ricerca sociale

Informazioni su questo libro

Le dinamiche relazionali tra intervistatore e intervistato, i problemi di metodo e gli aspetti più propriamente tecnici dell'intervista, fondamentale strumento d'indagine della sociologia empirica.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a L'intervista nella ricerca sociale di Gianni Losito in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Scienze sociali e Sociologia. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Categoria
Sociologia

1. L’intervista come interazione sociale

1.1. L’intervista è interazione

Che l’intervista si configuri come un’interazione sociale tra intervistatore e intervistato può apparire un fatto scontato. Tuttavia non sempre in letteratura questo particolare aspetto, preliminare e centrale per qualunque analisi della dinamica dell’intervista stessa, viene affrontato o, comunque, sufficientemente approfondito. Se consideriamo, ad esempio, i manuali più noti di metodologia della ricerca sociale, più o meno recenti, non in tutti troviamo riferimenti specifici a questo tema. Inoltre, quando tali riferimenti sono presenti, essi restano spesso sullo sfondo e rappresentano una premessa con finalità meramente definitorie cui non si accompagna una conseguente e articolata trattazione. Detto altrimenti, a un’eventuale definizione dell’intervista come interazione non sempre fa seguito un’opzione teorica esplicitata che produca un esame mirato dei processi relazionali che la contraddistinguono. Tra i primi manuali diffusi in Italia è il caso, ad esempio, di quello di Bernard S. Phillips, dove si legge (19712; trad. it. 1972, p. 189):
Nell’intervista, come nell’esperimento, il ricercatore deve essere consapevole dell’interazione tra lui stesso e i soggetti. È difficile prevedere gli effetti di un qualsiasi tipo di interazione a meno che non si abbiano molte informazioni circa i valori e le aspettative dei partecipanti. Quando si dispone di tali conoscenze, è possibile usarle per interpretare e valutare le informazioni acquisite attraverso l’intervista. È possibile inoltre utilizzare come un dato la stessa situazione d’intervista in quanto la comprensione della dinamica che ne sta alla base può allargare la comprensione dell’interazione sociale nel suo complesso.
A questa preliminare constatazione, tuttavia, non segue una disamina che ne svolga adeguatamente implicazioni e conseguenze.
Meno sbrigativa, ma ancora limitata e parziale, è l’attenzione dedicata alla questione da Kenneth D. Bailey, che pure afferma (1978; trad. it. 1985, p. 210):
L’intervista è un caso speciale di interazione sociale tra due persone e come tale è soggetta ad alcune delle regole e restrizioni che governano le altre situazioni di interazione. A parte le possibili distorsioni ed errori che derivano dallo strumento stesso del questionario o dal disegno del campionamento, la natura sociale dell’intervista contiene in sé un elevato potenziale di distorsione, incoerenza e inaccuratezza.
Da qui il procedere dello stesso Bailey in un’analisi che si propone di indicare i possibili rimedi per evitare o ridurre queste distorsioni (come dovrebbe comportarsi l’intervistatore con chi rifiuta l’intervista, come dovrebbe porre le domande, come dovrebbe reagire e non reagire alle risposte, ecc.), senza entrare nel merito delle dinamiche simboliche e motivazionali che si vengono determinando nella concreta situazione di intervista e che vedono protagonista l’intervistato e non solo l’intervistatore.
Più consapevoli della problematicità e, soprattutto, della reciprocità che caratterizzano l’interazione tra intervistatore e intervistato sono invece William J. Goode e Paul K. Hatt, autori di uno dei primi manuali di metodologia della ricerca sociale tradotto in italiano sul quale si sono a suo tempo formati, nel nostro paese, molti studenti di sociologia della prima generazione. Essi scrivono (1952; trad. it. 1962, pp. 290-91):
Non si può ottenere né profondità né attendibilità [...] se non si ha chiaro in mente che l’intervista è principalmente un processo di interazione sociale. Lo scopo primario è la ricerca, ma questa è lo scopo del ricercatore. Per l’interrogato il suo fondamento e il suo significato possono essere diversi, e anche se entrambi hanno soprattutto presente una finalità di ricerca, nell’intervista il carattere di interazione sociale è così preminente che occorre dedicarvi considerevole attenzione.
Resta tuttavia in secondo piano, nel libro di Goode e Hatt, la dimensione comunicativa della relazione che si stabilisce tra intervistatore e intervistato, che trova invece più spazio in una monografia di Robert L. Kahn e Charles F. Cannel (1957) espressamente dedicata all’intervista, anch’essa a suo tempo ampiamente diffusa in Italia. Qui l’intervista è esplicitamente considerata come comunicazione e l’analisi è condotta in funzione degli elementi che possono intervenire a favorirla o a ostacolarla, con particolare attenzione alle dinamiche relazionali che per essa e in essa si attivano. Il tratto distintivo del compito attribuito all’intervistatore consiste, conseguentemente, nel facilitare la comunicazione sollecitando le motivazioni dell’intervistato che possono contribuire all’accettazione e al buon esito dell’intervista. Egli, tuttavia, deve proporsi non come entità esterna all’intervista stessa, ma come co-protagonista coinvolto in una relazione a due vie (trad it. 1968, p. 91):
L’intervistatore ha un ruolo fondamentale nell’intervista, non è meramente un dispositivo per avviare il processo di comunicazione o per registrare i dati. Se l’intervistatore svolge un ruolo importante e continuo durante il processo d’intervista, ne segue che l’intervista è principalmente il prodotto dell’interazione tra intervistatore e intervistato. Come tale, le sue caratteristiche dipendono dal comportamento individuale dell’intervistatore e dell’intervistato, ma ancor più dal rapporto e dall’interazione dei due durante il periodo dell’intervista.
Anche se in molti testi rischia ancora di apparire una mera petizione di principio, la consapevolezza della natura relazionale dell’intervista si è di recente ulteriormente sviluppata. Questa significativa evenienza sembra però riguardare, prevalentemente, il modo di intendere le interviste non standardizzate – come l’intervista «discorsiva» (Rositi, 1993), l’intervista «ermeneutica» (Montesperelli, 1998) o l’intervista «biografica» (Bichi, 2002) – e non l’intervista in quanto tale a prescindere dal livello maggiore o minore di standardizzazione del procedimento di raccolta delle informazioni in essa utilizzato. In realtà, qualunque sia il particolare tipo d’intervista cui si ricorre nella ricerca sociale, là dove sia presente un intervistatore che entri in un rapporto diretto con un intervistato, l’azione di cui l’uno e l’altro sono protagonisti si configura sempre, a tutti gli effetti, come una relazione sociale: una relazione sociale per come la si intende nell’ambito della prospettiva che nella moderna teoria sociologica prende le mosse da Max Weber e giunge alle più recenti teorie costruttiviste4. Secondo questa prospettiva, l’agire sociale si contraddistingue per due fondamentali requisiti: l’essere un agire dotato di senso e il configurarsi come un’interazione che si instaura e si svolge all’insegna della reciprocità. Nella definizione weberiana di azione sociale questi due requisiti sono già esplicitamente evidenziati. Per Weber un’azione è sociale quando, in virtù del significato soggettivo che i protagonisti attribuiscono ad essa, è rivolta verso gli atteggiamenti e i comportamenti degli altri e da questi è orientata. La reciprocità dell’interazione, dunque, si fonda sulle attese che ogni attore stabilisce nel rapporto con l’altro (Weber, 1922; trad. it. 1961, vol. I, pp. 20 sgg.). Quanto alle teorie costruttiviste, esse hanno tutte evidenziato come l’agire sociale sia nel contempo generato da e produttore di processi di attribuzione di senso, configurandosi come agire interpretante e come comunicazione, dunque come interazione simbolica: nell’interazione, ogni attore sociale tenta di comprendere come l’altro può reagire nei suoi confronti, adattando in base a ciò il proprio comportamento in un processo continuo di negoziazione. Erving Goffman, portando all’estremo questa prospettiva, arriverà a sostenere che la situazione in cui l’interazione si svolge è assimilabile a una rappresentazione teatrale in cui ciascun attore sociale è un personaggio che recita una parte per apparire in un certo modo agli occhi degli altri e per prevedere e controllare, ricorrendo a questa strategia, il loro comportamento nei suoi confronti (1959; trad. it. 1969, p. 12):
Una persona può desiderare che gli altri abbiano stima di lei, o di voler far credere di averne nei loro riguardi; potrà effettivamente desiderare che essi capiscano i suoi sentimenti nei loro confronti, o addirittura potrà non volere che essi riportino un’impressione definita. Può darsi che l’individuo desideri assicurarsi quel tanto di armonia che renda possibile l’interazione, o può invece darsi che voglia imbrogliarli, allontanarli, confonderli, ingannarli, avversarli o insultarli. A parte l’obiettivo specifico che l’individuo si propone e i suoi motivi al riguardo, sarà suo interesse controllare la condotta altrui, e in particolare il trattamento che gli verrà usato.
In ogni concreta situazione d’intervista, anche intervistatore e intervistato – in quanto attori coinvolti in una relazione sociale – sono co-protagonisti di un agire che si stabilisce all’insegna della reciprocità e si svolge in ragione dei processi di attribuzione di senso attivati da entrambi. E ciò accade anche quando l’intervista viene condotta utilizzando uno strumento di raccolta delle informazioni a un elevato livello di strutturazione e di standardizzazione, qual è un questionario che include domande con alternative di risposta precodificate. Come si è accennato nella Premessa e come si chiarirà più avanti (infra, § 4.6), qualora il questionario venga somministrato da un intervistatore, la standardizzazione dello strumento è mediata da come il questionario stesso viene utilizzato e, più in generale, dalla modalità, comunque aperta e flessibile, di conduzione dell’intervista.
Per approfondire l’analisi della dinamica relazionale dell’intervista è anche utile fare riferimento ad alcuni concetti di base della sociologia moderna: i concetti di status, di ruolo, di aspettativa di ruolo e di situazione sociale. Per status s’intende una condizione definita da una particolare caratteristica che abbia implicazioni rilevanti per l’interazione sociale (ad esempio essere uomo o donna, studente o studentessa, figlio o figlia, lavoratore o pensionato, ecc.), con la conseguente implicazione che a ciascuno competono più status contemporaneamente (complesso di status). Un ruolo rappresenta, invece, la componente dinamica di uno status, ovvero l’insieme degli atteggiamenti e dei comportamenti ad esso associati sulla base di norme condivise. Ad ogni status corrisponde un complesso di ruoli, ovvero un insieme di ruoli distinti, uno per ogni tipo di interazione che si intrattiene, in quella particolare posizione di status, con attori sociali di status diversi. Allo status di professore universitario, ad esempio, compete un ruolo nell’interazione con gli studenti, un altro ruolo nell’interazione con i colleghi, un altro ruolo ancora nell’interazione con il personale amministrativo dell’università, e così via. Le aspettative di ruolo, invece, rappresentano ciò che i protagonisti di una determinata interazione sociale si attendono l’uno dall’altro sulla base dei rispettivi status e dei rispettivi ruoli (Merton, 1949, trad. it. 19713, pp. 681-84). Quanto alla situazione sociale, facciamo riferimento al significato che ad essa attribuisce William I. Thomas (si veda Thomas e Znaniecki, 1918-20) considerandola come il contesto culturale sia oggettivamente sia soggettivamente stabilito in cui l’azione si manifesta: a determinare una situazione sociale concorrono i «valori sociali», vale a dire gli elementi culturali oggettivi, gli «atteggiamenti», ovvero le caratteristiche soggettive degli attori, e la definizione che della situazione stessa danno quanti sono in essa coinvolti. Ricorrendo a questi concetti, possiamo definire l’azione sociale – e con essa la dinamica dell’intervista – come un’interazione tra due o più attori sociali, orientata da reciproche aspettative di ruolo connesse alle rispettive posizioni di status, alla quale gli attori stessi attribuiscono un senso in base a elementi sia oggettivi sia soggettivi, nell’ambito di una determinata situazione sociale.
Nell’interazione tra intervistatore e intervistato la presenza di reciproche aspettative di ruolo è fuori discussione, anche se la definizione di tali aspettative non è sempre facile e immediata per entrambe le parti. Da qui l’estrema importanza del primo contatto tra l’uno e l’altro e, poi, dell’incipit dell’intervista, qualora il contatto abbia esito positivo e l’intervista stessa abbia effettivamente luogo. Come vedremo in seguito, l’intervistatore deve vincere resistenze e l’intervistando superare diffidenze, prima che si definiscano le rispettive aspettative di ruolo in una situazione d’intervista che si venga configurando come «normale». Chi ha esperienza di interviste – come intervistatore o come intervistato – sa bene che il rapporto è, spesso, assai difficile. L’accettazione e poi l’avvio, l’andamento e l’esito dell’intervista dipendono, infatti, dalle «immagini» che ciascuno dei due protagonisti viene delineando del proprio interlocutore, dell’interazione che li coinvolge, della situazione in cui tale interazione si sta svolgendo. E tali immagini non sono sempre e comunque positive e quindi tali da favorire la relazione. L’intervistato può ad esempio risultare, per diverse ragioni, una persona «sgradevole» agli occhi dell’intervistatore il quale, prendendo le mosse da una valutazione iniziale basata su elementi esterni all’intervista, può giungere a formulare un giudizio negativo dell’intervistato stesso in quanto tale, considerandolo nel corso dell’intervista non collaborativo o non affidabile. Analogamente, l’intervistatore può apparire all’intervistato non credibile e non rassicurante, distante o addirittura arrogante, oppure, al contrario, troppo affettato e accondiscendente, con la possibilità che venga considerato, prima che abbia inizio un’intervista peraltro destinata in questo caso a non aver luogo, un ispettore del fisco o un venditore di enciclopedie sotto mentite spoglie.
La situazione ottimale è ovviamente quella in cui l’intervistatore possa ragionevolmente attendersi che l’intervistato sia ben disposto a collaborare, ad ascoltare attentamente le domande e a dare risposte veritiere, e l’intervistato possa a sua volta attendersi che l’intervistatore sia professionalmente preparato, interessato a conoscere alcuni particolari aspetti della sua esistenza o del suo modo di pensare, cortese e paziente nei suoi confronti e pronto ad aiutarlo ad assolvere al meglio il proprio compito di informatore. Anche in una situazione del genere, tuttavia, non è scontato che gli atteggiamenti e i comportamenti degli interlocutori siano del tutto coerenti con le reciproche aspettative di ruolo. La relazione che si instaura nell’intervista è, infatti, una negoziazione sempre problematica, costruita istante per istante nel corso di un complesso e spesso imprevedibile giuoco delle parti.
Possiamo considerare la problematicità della negoziazione che contraddistingue ogni interazione sociale, e quindi anche l’intervista, alla luce di un’ulteriore necessaria considerazione: l’interazione sociale è azione e nel contempo è comunicazione, interazione simbolica che avviene attraverso significazioni e che è possibile soltanto in base al ricorso a codici comunicativi condivisi. Un codice comunicativo è un insieme di regole convenzionali che, in un determinato contesto culturale, definiscono le relazioni tra significanti, tra significati, tra significanti e significati, tra segni e le possibili combinazioni tra essi. Nelle concrete interazioni sociali, la comunicazione si caratterizza per il ricorso a più codici contemporaneamente (linguistici, paralinguistici, cinesici, prossemici, vestimentari, e così via5) e l’andamento e l’esito della relazione dipendono anche dalla corrispondenza tra le competenze di codice degli interlocutori, corrispondenza che non sempre è presente in misura adeguata.
Pertanto, stabilito che l’interazione sociale è comunque una relazione bidirezionale che si svolge all’insegna della reciprocità, essa può tuttavia risultare in molti casi asimmetrica, e ciò accade quando è assente o precario l’equilibrio tra i protagonisti a causa dello stabilirsi di una condizione di dominanza dell’uno sull’altro. A determinare l’asimmetria – e gli esiti conflittuali ad essa eventualmente connessi – possono concorrere fattori sia esterni sia interni alla relazione, per come essi sono soggettivamente percepiti e interpretati. I primi sono preesistenti, prescindono dalla relazione stessa e sono ricondu...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. 1. L’intervista come interazione sociale
  3. 2. Preliminari metodologici
  4. 3. L’intervista senza questionario
  5. 4. L’intervista con questionario
  6. Riferimenti bibliografici