Contro l'ideologia del merito
eBook - ePub

Contro l'ideologia del merito

  1. 160 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Contro l'ideologia del merito

Informazioni su questo libro

Cosa significa esattamente merito? Questa parola seducente mantiene ciò che promette? Oppure è una parola ambigua? Grattando la superficie, il merito mostra la sua vera natura: quella di una ideologia che sta trasformando la scuola, l'università, il sistema sanitario, la pubblica amministrazione, il mondo del lavoro nel nome della concorrenza e del mercato. Il concetto di cittadinanza è messo a rischio, e con esso il principio dell'uguaglianza sociale. Dietro al merito si nascondono questioni cruciali per comprendere il nostro tempo.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Contro l'ideologia del merito di Mauro Boarelli in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Economia e Politica economica. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

eBook ISBN
9788858136683
Argomento
Economia

L’ideologia e le sue tecniche

Il merito è diventato parte integrante del discorso pubblico. In tutti i campi della vita sociale viene evocato come orizzonte di cambiamento o come chiave di volta per qualsiasi progetto di riforma. Con la sua promessa di uguaglianza, l’idea di garantire opportunità lavorative, posizioni di responsabilità e mobilità sociale esclusivamente ai meritevoli, indipendentemente dalle loro condizioni di partenza, e di penalizzare i non meritevoli, esercita una comprensibile attrazione. Lo dimostra la fortuna del termine meritocrazia, che ha aperto la strada a concetti e strumenti sviluppati e sperimentati negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e successivamente diffusi in tutta Europa, e non solo. Tra essi, un posto centrale spetta ai sistemi di valutazione, che negli ultimi anni hanno contribuito a trasformare la scuola, l’università, i servizi pubblici e il lavoro privato coinvolgendo tutti i cittadini, come lavoratori, come studenti, come utenti.
In tempi recenti, l’Italia ha rappresentato un facile terreno di conquista, perché l’assenza di merito rappresenta una delle tare storiche che incancrenisce ogni articolazione della vita sociale del paese e svilisce aspirazioni, competenze, passioni e idee. La crisi del sistema politico che ha storicamente garantito il funzionamento di un settore pubblico privo di solide basi etiche e civili ha alimentato la percezione della meritocrazia come possibile strumento di riscatto.
Tuttavia, le parole non sono mai neutrali. Cosa significa esattamente merito, e cosa significano le parole direttamente o indirettamente riconducibili ad esso? Sono davvero prive di ambiguità e zone d’ombra? Sono in grado di mantenere ciò che promettono, oppure mettono in scena una falsa promessa?
L’uso quotidiano di queste parole crea abitudine e assuefazione, nasconde la necessità di interrogarle per comprenderne il senso. Ma quelle domande rinviate o rimosse riguardano questioni cruciali per comprendere il nostro tempo.

Due romanzi (e un equivoco)

La letteratura ha saputo spesso anticipare le trasformazioni sociali interpretandone i segnali premonitori e immaginandone le conseguenze. La letteratura utopica (o per meglio dire distopica, poiché mette in scena utopie negative) ha proiettato queste rappresentazioni su spazi e orizzonti temporali molto ampi facendone emergere la potenziale drammaticità. Due libri appartenenti a questo campo narrativo hanno contribuito a mettere in luce le implicazioni dell’ideologia del merito nel momento in cui iniziava a radicarsi nelle strategie politiche e nell’immaginario collettivo.
Il primo in ordine di tempo è Piano meccanico (Player Piano), che nel 1952 segnò l’esordio letterario di Kurt Vonnegut, lo scrittore statunitense di origine tedesca che alla fine degli anni Sessanta avrebbe raggiunto fama internazionale con il suo capolavoro, Mattatoio n. 5. Il racconto ruota intorno a Paul Proteus, giovane brillante e promettente tecnocrate che – nel punto di svolta della sua carriera – si ribella al sistema sociale che lo ha prodotto, un sistema basato sulla meccanizzazione estrema affidata al controllo di una ristretta élite di tecnici qualificati e sull’espulsione della forza lavoro specializzata, degradata allo svolgimento di banali lavori manuali e segregata in quartieri periferici e alienanti. La nuova stratificazione che divide la società in due blocchi contrapposti e fra loro impermeabili è regolata da un rigido sistema di valutazione basato su test attitudinali a cui tutta la popolazione deve sottoporsi al termine degli studi. La misura del quoziente di intelligenza e delle predisposizioni «naturali» viene cristallizzata in un giudizio che assegna automaticamente e senza appello i singoli individui all’uno o all’altro polo della scala gerarchica. Ne fa le spese anche Bud, un tecnico la cui mansione viene sostituita dalle macchine e che non riesce a trovare una nuova collocazione adeguata alla sua preparazione proprio a causa di quel sistema di classificazione:
«[...] Tu dovresti essere nella progettazione».
«Non ho attitudine alla progettazione» disse Bud. «I test lo hanno dimostrato».
Ci doveva essere anche questo, sulla sua scheda sfortunata. C’erano tutti i risultati del suo test attitudinale: immutabili, irrevocabili, e la scheda aveva sempre ragione. «Ma tu sai progettare» disse Paul. «E lo fai con più estro e fantasia delle primedonne del laboratorio». [...]
«Ma il test dice di no» disse Bud.
Paul matura la sua presa di distanza dal sistema attraverso la frequentazione con Ed, amico e collega che prima di lui aveva compreso le implicazioni della nuova organizzazione sociale, e Lasher, un predicatore che imprime un tono religioso al movimento clandestino promotore di una effimera rivolta. C’è sicuramente la sua mano nel manifesto che Paul firmerà una volta investito del ruolo di leader:
È chiaro che gli uomini, per la loro stessa natura, non possono essere felici se non si impegnano in attività che li fanno sentire utili. Ecco perché devono essere restituiti alla partecipazione in queste attività.
Io sostengo [...]:
che dev’esserci virtù nell’imperfezione, perché l’Uomo è imperfetto, e l’Uomo è una creatura di Dio.
Che dev’esserci virtù nella fragilità, perché l’Uomo è fragile, e l’Uomo è una creatura di Dio.
Che dev’esserci virtù nell’inefficienza, perché l’Uomo è inefficiente, e l’Uomo è una creatura di Dio.
Che dev’esserci virtù nell’intelligenza seguita dalla stupidità, perché l’Uomo è alternativamente intelligente e stupido, e l’Uomo è una creatura di Dio.
Una rivolta conclude anche il saggio satirico che a distanza di pochi anni affrontò le distorsioni di una società tecnocratica: L’avvento della meritocrazia (The Rise of the Meritocracy), pubblicato nel 1958. L’autore è Michael Young, sociologo inglese attivo nel Partito laburista, curatore di Let Us Face the Future, il manifesto politico per le elezioni del 1945 che portarono Clement Attlee, leader del partito, alla carica di primo ministro. Young raffigura gli esiti nefasti provocati dalla volontà di abolire i privilegi della nascita e della ricchezza. La narrazione è affidata a un sociologo, entusiasta paladino della meritocrazia e critico ironico delle posizioni di coloro che si ostinano a frenare l’avvento del nuovo ordine. Dietro quell’ironia c’è Young stesso, che insinua nel lettore una serie di dubbi attraverso la voce del narratore, una voce che tesse le lodi del nuovo sistema sociale e al tempo stesso ne mostra le crepe. Il racconto si snoda nel corso di un secolo e mezzo, il lungo periodo nel quale alcune riforme fondate sull’uguaglianza delle opportunità – in particolare nel campo dell’istruzione – promuovono una selezione basata esclusivamente sull’intelligenza (Young definirà questo sistema sociale il «club dello sperma fortunato»). Uno degli assi portanti del cambiamento è rappresentato dalla misurazione precoce delle capacità, ispirata allo studio dei tempi e dei movimenti introdotto dall’organizzazione scientifica del lavoro, grazie alla quale diventa possibile calcolare il merito di ciascun individuo, che deriva dalla combinazione tra lo «sforzo» e il quoziente di intelligenza. Questa metodologia selettiva trasforma gradualmente il sistema scolastico. L’istruzione non è più impartita a tutti allo stesso modo, ma viene differenziata. I bambini sono indirizzati verso scuole diverse, organizzate gerarchicamente sulla base delle capacità individuali. Gradualmente, l’aristocrazia di nascita viene sostituita dall’«aristocrazia dell’ingegno» e la stratificazione sociale si fa ancora più netta, fino a che le tensioni create dal nuovo sistema sociale sfociano – nel 2033 – in una rivolta delle classi inferiori.
L’ordine meritocratico è fondato sulla crescita economica:
La capacità di aumentare la produzione, direttamente o indirettamente, si chiama «intelligenza»: questa ferrea misura è il criterio con cui la società giudica i suoi membri.
L’intelligenza che viene coltivata è un’intelligenza utilitaristica, pratica, misurabile. La canalizzazione precoce dei bambini nel sistema di istruzione avviene sulla base di questa classificazione. Il sistema meritocratico teorizza e mette in pratica la disuguaglianza:
L’assioma del pensiero moderno è che gli individui sono ineguali: e da esso discende il precetto morale che si debba dare a ciascuno una posizione nella vita proporzionata alla sua capacità. Dopo una lunga battaglia si è potuto costringere alla fine la società a conformarvisi: i mentalmente superiori sono stati innalzati al vertice, e i mentalmente inferiori sono stati calati al fondo.
I punti di contatto tra i libri di Young e Vonnegut sono molteplici. In entrambi, il potere è saldamente in mano al sesso maschile (nel racconto di Young le donne saranno a capo della rivolta). Tutti e due condividono una visione cupa e opprimente della società meritocratica, una società basata sull’uniformità – dove ogni differenza rispetto alla norma stabilita viene emarginata – e su una rigida struttura gerarchica, legittimata da un’idea apparentemente democratica che nel tempo svela la propria reale natura. Anziché dare origine a una società governata dai meritevoli, il merito crea nuove divisioni di classe e nuove forme di autoritarismo la cui solidità non è affidata solo alla violenza repressiva, ma anche – e soprattutto – al consenso che l’ideologia riesce a costruire convincendo i perdenti della giustezza e inevitabilità della loro condizione.
Nello stesso anno in cui apparve il libro di Young, Hannah Arendt pubblicò un importante articolo dedicato alla «crisi dell’istruzione» nel quale si trova un passaggio significativo sulla selezione precoce adottata nel sistema scolastico inglese, dove i bambini di undici anni venivano sottoposti a un duro test per l’accesso alle scuole superiori:
In Inghilterra si tende a una «meritocrazia» che, evidentemente, ristabilisce una nuova forma di oligarchia, costituita non più per censo o per nascita ma per talento. [...] Il principio dell’uguaglianza, di una democrazia ugualitaria, è contraddetto dalla meritocrazia non meno che da una oligarchia.
Il termine meritocrazia (meritocracy) era stato utilizzato due anni prima da un altro sociologo inglese, Alan Fox. In un articolo pubblicato nel 1956 da una rivista della sinistra inglese molto influente negli ambienti del Partito laburista, aveva messo in evidenza come la selezione sulla base dell’intelligenza e del talento – attuata in nome dell’«uguaglianza delle opportunità» – fosse alla base di una inaccettabile divisione sociale. Meritocrazia è quindi un neologismo coniato in senso fortemente critico nell’ambito della ricerca sociale promossa da intellettuali della sinistra inglese nella seconda metà degli anni Cinquanta. Se il suo primo uso pubblico si deve probabilmente a Fox, fu il libro di Michael Young – che dopo le difficoltà iniziali a trovare un editore diventò un best seller e fu tradotto in molte lingue – a introdurlo nell’uso comune. Young lo utilizzò per sottoporre a una dura critica un modello sociale di cui aveva colto i rischi. Il suo è un libro contro la meritocrazia, ma – paradossalmente – il termine è entrato nel vocabolario corrente con un’accezione positiva, ed è stato usato in questo senso da correnti politiche opposte.
Le ragioni di questo slittamento del significato originario e del suo addomesticamento sono molteplici. In parte derivano – banalmente – dal fatto che L’avvento della meritocrazia condivide la sorte di molti libri di successo, spesso più citati che letti. Inoltre, molti non compresero (e continuano a non comprendere) lo stile satirico del racconto, e questo li spinse a interpretare in modo positivo la raffigurazione di un’utopia negativa. Anche l’associazione con il termine aristocrazia ha giocato un ruolo in questo fraintendimento. Secondo lo stesso Young, il neologismo trovò un terreno fertile perché i detentori di poteri e privilegi (o aspiranti tali) si trovavano a loro agio nell’idea di assomigliare agli aristocratici, differenziandosi da loro – però – su un punto fondamentale: il fatto di basare la propria condizione sui privilegi del merito anziché su quelli della nascita. Infine, bisogna considerare che l’ideologia del merito – sin dalle sue origini – è sprovvista di un proprio linguaggio. Il suo vocabolario è in parte mutuato dall’economia, in parte colonizza la lingua comune distorcendo i significati originari delle parole. Se il neologismo era efficace nel denunciarne i rischi, poteva esserlo anche per decantarne le virtù. In sostanza, un vocabolo semplice e vergine avrebbe p...

Indice dei contenuti

  1. L’ideologia e le sue tecniche
  2. Dietro la maschera
  3. Riferimenti bibliografici