L'uomo e l'economia
eBook - ePub

L'uomo e l'economia

  1. 20 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

L'uomo e l'economia

Informazioni su questo libro

Nella Politica, Aristotele ha definito l'uomo greco con la nota formula di zoon politikòn, animale politico. La traduzione, però, limita il senso dato dal filosofo a questa formula; con essa, Aristotele intendeva che quello che distingue il greco dagli altri uomini era il fatto di vivere nel seno di quella forma di organizzazione superiore che era la città. Ma la caratteristica del cittadino era precisamente di possedere l'arétè politikè, ossia la qualità che gli permetteva alternativamente di archein e di àrchesthai, di governare e di essere governato, e di partecipare alle decisioni che impegnavano l'insieme della comunità civica. L'oikonomikè, la scienza dell'oikonomia, era anzitutto l'arte di gestire bene il proprio oikos, la proprietà; ciò che noi chiamiamo l'economico, ossia l'insieme dei fenomeni che riguardano la produzione e lo scambio di beni materiali, non aveva acquisito presso gli antichi Greci l'autonomia che lo caratterizza nel mondo moderno a partire dal XVIII secolo. Come sottolinea Karl Pòlanyi, l'economico era ancora embedded, integrato nel sociale e nel politico.Acquista l'ebook e continua a leggere!

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a L'uomo e l'economia di Claude Mossé, Francesco Maiello in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia antica. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Argomento
Storia
Categoria
Storia antica

L’uomo e l’economia

Nella Politica, Aristotele ha definito l’uomo greco con la nota formula di zoon politikòn, animale politico. La traduzione, però, limita il senso dato dal filosofo a questa formula; con essa, Aristotele intendeva che quello che distingue il greco dagli altri uomini era il fatto di vivere nel seno di quella forma di organizzazione superiore che era la città. Ma la caratteristica del cittadino era precisamente di possedere l’arétè politikè, ossia la qualità che gli permetteva alternativamente di archein e di àrchesthai, di governare e di essere governato, e di partecipare alle decisioni che impegnavano l’insieme della comunità civica. L’oikonomikè, la scienza dell’oikonomia, era anzitutto l’arte di gestire bene il proprio oikos, la proprietà; ciò che noi chiamiamo l’economico, ossia l’insieme dei fenomeni che riguardano la produzione e lo scambio di beni materiali, non aveva acquisito presso gli antichi Greci l’autonomia che lo caratterizza nel mondo moderno a partire dal XVIII secolo. Come sottolinea Karl Pòlanyi, l’economico era ancora embedded, integrato nel sociale e nel politico.
È precisamente questo che rende rischioso il compito dello storico che voglia tentare di collocare l’uomo greco in un contesto economico e scoprire, dietro l’homo politicus dei filosofi, l’homo oeconomicus, colui che produceva, scambiava, gestiva, perfino speculava nell’intento di accumulare beni e fortuna o di assicurarsi la sussistenza quotidiana. Rischioso non solo perché le fonti di cui disponiamo sono frammentarie e non ci permettono di ricostruire in modo preciso le varie attività economiche che caratterizzavano il mondo delle città greche, ma anche, e soprattutto, perché i Greci, non separando queste attività da tutto un modo di vita del quale esse erano, nella loro diversità, parte integrante, non hanno avvertito il bisogno di descriverle. O piuttosto, si sono applicati a descrivere la sola attività che, con la guerra e la politica, sembrava loro degna dell’uomo libero, cioè il lavoro della terra. E se, come si vedrà in seguito, abbiamo sull’artigianato e il commercio marittimo alcune informazioni più precise, suscettibili di illuminare ciò che gli oggetti provenienti dagli scavi (cocci di ceramica, monete ecc.) fanno indovinare, questo accade perché tali attività hanno conosciuto ad Atene, in particolare nel IV secolo, un cospicuo sviluppo, provocando a volte contestazioni, – per esempio tra coloro che si dedicavano al commercio marittimo –, contestazioni che furono motivo di processi le cui arringhe sono arrivate fino a noi.
È necessario in effetti ripeterlo, tanto ciò sembra a priori paradossale: il mondo greco era un mondo di città, la vita urbana vi occupava un posto essenziale, e tuttavia era l’agricoltura a costituire l’attività principale della maggioranza dei membri della comunità civica. Anche in città come Atene, Corinto, Mileto o Siracusa, era anzitutto la terra che assicurava a ognuno i mezzi per vivere. Il mondo greco dell’epoca arcaica e di quella classica era anzitutto e prima di tutto un mondo di contadini: il che spiega l’importanza, nel corso della storia, dei problemi agrari e dei conflitti provocati dal problema della proprietà, che dilaniarono le città. L’ideale dell’autarchia, che nel IV secolo sarà difeso dai filosofi nelle loro costruzioni utopiche, è la traduzione di questa realtà: l’uomo greco viveva anzitutto col prodotto della sua terra e il buon funzionamento della città esigeva che tutti coloro che facevano parte della comunità civica ne fossero dotati. Il legame tra terra e cittadino era tale che in numerose città i proprietari erano gli unici a essere cittadini, e, dappertutto, solo i cittadini potevano possedere la terra.
Eppure questa terra non era proprio fertile e il mondo greco, per la sua alimentazione in cereali, ha sempre dipeso dalle importazioni dall’Egitto, dalla Cirenaica o dal Ponto Eusino. Soltanto alcune città del Peloponneso e le città coloniali d’Occidente avevano una produzione di cereali sufficiente a coprire il loro fabbisogno. Tuttavia, dappertutto ci si sforzava di strappare a un suolo relativamente mediocre, oltre alla frutta e alle leguminose tipiche dei paesi mediterranei, un po’ di grano o d’orzo. Solo la vite e l’ulivo davano materia per una produzione più importante, permettendo un’eccedenza che poteva essere esportata. Ma al di là di queste considerazioni molto generali, di quali elementi disponiamo per tentare di tracciare la fisionomia del contadino greco?
Alcune rappresentazioni su vasi e alcune terrecotte permettono di scorgere dei contadini al lavoro che spingono un semplice aratro di legno, di tipo dentale, con o senza vomero di metallo, che colgono le olive o pigiano l’uva. Queste rappresentazioni tuttavia non ci danno nessuna informazione precisa sullo status sociale di coloro che si dedicavano a tali attività. Per questo dobbiamo interrogare le fonti letterarie. Per fortuna, grazie ai motivi sopra menzionati, la vita contadina ha ispirato almeno tre fra i più celebri scrittori della Grecia antica. C’è innanzitutto il grande poema d’Esiodo, Le opere e i giorni, calendario religioso che, pur rivelando la crisi gravissima del mondo greco verso la fine dell’VIII secolo, crisi annunciatrice di quelle lotte violente che segneranno la storia del secolo seguente, non manca di descrivere la vita quotidiana del contadino beota, i rapporti amichevoli o ostili che egli mantiene con i vicini, le varie attività che ne scandiscono l’anno. Prima, il tempo dell’aratura, quando il contadino attacca il carro ai buoi e prepara la terra per la semina. Poi, il tempo in cui «la gru dall’alto delle nuvole lancia il suo richiamo di ogni anno. Essa dà il segnale per la semina e annuncia l’arrivo dell’inverno piovoso». Quest’inverno è per il contadino l’occasione per riparare i suoi utensili. Allora uomini e bestie vivono chiusi in casa per sfuggire al soffio di Borea, il gelido vento del Nord che viene dalla Tracia. Ma allorquando fiorisce il cardo e canta la cicala ecco che arrivano le gioie dell’estate
allora le capre sono più grasse, il vino migliore, le donne più ardenti e gli uomini più fiacchi. Sirio brucia loro la testa e le ginocchia, il calore inaridisce la loro pelle. Potessi allora avere l’ombra d’una roccia, del vino di Byblos, una focaccia ben gonfiata e del latte di capre che non allattano più, con la carne di una giovenca che ha preso il suo nutrimento nel bosco e non ha ancora figliato, oppure di agnelli di primo parto.
Ma bisogna anche pensare a mettere al riparo il raccolto, poi ordinare agli schiavi di «pestare il grano sacro di Demetra». Dopo di che si metterà il grano in vasi che saranno sistemati in casa, si riporranno nel granaio foraggio e lettiere per gli animali. Infine verrà il tempo della vendemmia e della produzione del vino, «dono di Dioniso ricco di gioie».
Il poema di Esiodo è stato sovente interpretato come un grido di rivolta contro «i re divoratori di doni», come l’espressione della miseria contadina nella Beozia sul finire dell’VIII secolo, ed è ben vero che ci sono nel poema numerose allusioni alla miseria e alla fame di chi, non avendo lavorato bene ed essendo stato negligente nei suoi doveri verso gli dei, deve indebitarsi col suo vicino, o è costretto a mendicare. Ma la vita contadina descritta nel poema è quella di un podere relativamente importante. I servitori sono numerosi, i raccolti vari e riposti nei granai con cura. Inoltre l’interlocutore immaginario o reale del poeta, questo fratello al quale egli si rivolge, dispone di eccedenza che, quando viene il tempo della navigazione, ammucchia in una grande nave. Certo, la navigazione è pericolosa, ma è anche fonte di profitto, e chi la esercita può così aumentare la propria fortuna. Attraverso il poema si delinea quindi l’immagine di un contadino rela...

Indice dei contenuti

  1. L’uomo e l’economia