L'epopea dei Ruffo di Sicilia
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L'epopea dei Ruffo di Sicilia

  1. 286 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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L'epopea dei Ruffo di Sicilia

Informazioni su questo libro

Antonio Ruffo, principe della Scaletta, collezionista nella Sicilia del Seicento, il più importante esponente del ramo isolano della sua casata, è uno straordinario personaggio in cui si coniugano prudenza in politica, abilità negli affari, notevole ricchezza, grande passione per l'arte, originalità di gusti e profondità d'interessi. Accanto a lui, il nipote Giacomo, visconte di Francavilla, allievo e sodale di Giovanni Alfonso Borelli e Marcello Malpighi, è un intellettuale e uno scienziato curioso di leggere, come lo zio, nel 'gran libro della Natura' ogni espressione di arte e di scienza. Grandi personaggi i Ruffo di Sicilia, uomini e donne. Questo libro racconta la loro storia che si dipana dalla Calabria alla Sicilia, da Messina a Madrid, a Malta e a tutto il Mediterraneo, teatro di traffici commerciali, di relazioni economiche, di scambi culturali e di opere d'arte. La vicenda dei Ruffo si inquadra in un percorso di studio dei casati nobiliari che, dal Piemonte alla Sicilia, è ormai considerato essenziale per interpretare i processi storici e i meccanismi delle società in cui agirono. Una parabola locale che si fa trama di una grande storia.

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Informazioni

Print ISBN
9788858132180
eBook ISBN
9788858132487

Capitolo II.
Arte e nobiltà

1. Arte e nobiltà in Sicilia

Già all’epoca di Ruggero II, la presenza di maestranze di diversa provenienza vicine alla corte e i rapporti diplomatici e commerciali fecero circolare gli artigiani e i loro prodotti tra Occidente e Oriente; e anche in Federico II troviamo interesse per gli oggetti rari e pregiati, insieme a genuino interesse per le qualità fisiche del manufatto e per le sue tecniche di produzione, tanto che qualche studioso ha fatto risalire a questi due elementi l’inclinazione dell’imperatore al collezionismo, anche a quello meraviglioso o esotico. Egli personalmente era affascinato dagli automi e dalle «macchine»: il poeta Ibn Hamdis ci tramanda la notizia che un albero d’oro e di pietre preziose, con uccelli meccanici, era situato alla Zisa. Tali macchine racchiudevano una forte valenza simbolica in quanto si rifacevano all’ambiguità tra artificio e natura, all’immagine dell’Eden che va riproposta nella corte; la natura comunque, già di per sé, rientrava tra gli interessi «scientifici» di Federico curioso di anatomia e di uccelli nel suo De arte venandi cum avibus.
Sempre nel Medioevo, veri e propri luoghi di meraviglie erano i tesori delle chiese e dei conventi dove si trovavano reliquie di santi, ossa di giganti, pietre magiche, tutti elementi che poi si ritroveranno nelle Wunderkammern di cui qui ci occupiamo.
Già dal XV secolo inventari e documenti attestano come circolassero stoffe, gioielli, arredi, argenti: Manfredi Chiaramonte ne dona alla figlia Costanza, sposa del re Ladislao. Il messinese Pietro Porcu nel suo inventario (1473) annovera panni di Firenze e di Francia, coperte di Fiandra, tappeti di Romania, arazzi di Francia, scrigni e argenti.
Nelle corti siciliane, nelle ricche dimore, perfino nei monasteri per fanciulle nobili ci sono noti documenti che provano l’uso e il consumo di argenti, biancheria, arredi pregiati; uomini e donne indossano sontuosi abiti e ricchi gioielli, usano carrozze e preziose stoviglie, «consumano» lusso e cultura, così come avveniva in altri centri europei.
Significativi studi362 hanno, infatti, provato l’esistenza di vere e proprie corti in campagna o in città, che sono oggetto approfondito d’indagine sia nel loro ruolo di centro politico-amministrativo e di gestione del patronage, sia soprattutto come luogo in cui si realizza nella sua più alta forma il modo di vivere della nobiltà.
Il sistema di corte appare strettamente connesso all’ideologia e al modus vivendi dell’aristocrazia, ai suoi simboli, alla sua autorappresentazione, alle pratiche della lotta politica in cui è coinvolta. La corte non è quindi formata solo dai parenti e affini del principe, anche se essi ne costituiscono il nucleo, ma il suo spazio si dilata fino a comprendere ogni luogo della sociabilità nobiliare dove si estrinsecano relazioni di patronage, di mecenatismo, discussioni politiche, letterarie, scientifiche, si organizzano festini, cacce, tornei. Il referente è la corte del sovrano che codifica il cerimoniale, il linguaggio, l’abbigliamento, i gioielli e tutto quello che serve al signore, e, nello stesso tempo, genera «meraviglia» e rispetto e delinea con evidenza una precisa scala gerarchica.
In Sicilia da più di un decennio si è cominciato a studiare questo oggetto storiografico che ha visto come lavoro più significativo quello di Giuseppe Giarrizzo sui Branciforti di Cammarata363, dal quale ho tratto spunto per i miei primi contributi sui Ruffo di Sicilia364.
Dal seminario tenuto nel 1999 a Catania su La vita nobile. Corti, città, ‘capitali’ e ville nell’Italia spagnola: Sicilia e Lombardia, esperienze a confronto365 sono emerse delle realtà in cui si individuano dati comuni e sistematici: il rapporto con le élites locali, l’edificazione di palazzi e ville, il patronage dato a chiese e conventi o la loro costruzione, il mecenatismo, feste, cavalcate, rappresentazioni pubbliche o private, realizzazione di biblioteche, pinacoteche, musei di storia naturale, Wunderkammern, pratiche e scelte economiche per la gestione del patrimonio, modi dell’amministrazione dei centri in benefici...

Indice dei contenuti

  1. Abbreviazioni
  2. Prefazione
  3. Introduzione
  4. Capitolo I. I Ruffo a Messina
  5. Capitolo II. Arte e nobiltà
  6. Capitolo III. Francavilla
  7. Conclusioni
  8. Alberi genealogici
  9. Immagini