EZRA VUOLE CHE RIMANGA DA LUI, COSÌ DA POTERCI RINCHIUDERE in camera sua a parlare di quello che è appena successo, ma io non vedo l’ora di andarmene. Mi sentivo già fuori posto prima, ma il messaggio di grandequeen69 mi ha veramente incasinato. Rabbia, paura e ansia mi si agitano dentro, lo stomaco contratto fino alla nausea – e all’improvviso non mi diverto più neanche a fingere di divertirmi alla festa di gala dei Patel. C’è solo una cosa che voglio fare: tornare a casa, tirare fuori il telefono e rovinare la vita a Declan Keane.
«Sicuro di stare bene?» mi chiede Ezra per l’ennesima volta, e anche la sua preoccupazione sta iniziando a darmi sui nervi. No, non sto bene, ma devo far finta che sia così in modo da non allarmarlo, il che si porta dietro un costo emotivo. Annuisco e lui mi saluta con un bacio in fronte, così che possa andare a prendere la A verso la 145a strada.
Io e mio padre non ci siamo chiariti dopo l’ultima litigata. Non ho idea se sia ancora incazzato con me o meno. Dopo quello a cui ho assistito da Ezra, sono combattuto. Da un lato, sono molto grato a mio padre. Sbaglia un sacco, ma almeno gli importa abbastanza di me da sedersi a tavola e chiedermi come sto e apprezzare in generale la mia compagnia – invece di abbandonarmi in un appartamento a caso mentre lui viaggia per il mondo. Dall’altro, non posso fare a meno di innervosirmi per tutte le stronzate che fa e dice. Mi assicura che ci sta provando – ma non credo ci sia nulla da provare. Se mi vuole bene, e ha capito che sono suo figlio, allora dovrebbe essere facile per lui usare il maschile (anche se ogni tanto lo metto in dubbio io stesso). Dovrebbe essere facile per lui chiamarmi col mio nome.
Arrivo al nostro palazzo, entro in ascensore e salgo al quinto piano. Quando apro la porta di casa, l’aria condizionata è a palla. Mio padre se ne sta seduto sul divano, i piedi appoggiati al tavolino, mentre Captain è in bilico sul sottile bracciolo del sofà .
Papà si lancia un’occhiata alle spalle e mi guarda con espressione leggermente più abbattuta. «Ciao» dice. «Sono passate le dieci. Non pensavo saresti rientrato stasera.»
«È un problema?» chiudo la porta.
Sto solo scherzando – più o meno –, ma lui non lo trova affatto divertente. Mi fissa accigliato per un attimo e poi torna a guardare la tv.
Scalcio via le scarpe e poggio lo zaino a terra, poi mi siedo su una delle poltroncine, poggio un cuscino sulle gambe e prendo a giocherellare con la frangia. Captain salta sul cuscino e si stiracchia, le unghie che artigliano leggermente il tessuto. Provo a rimanere immobile, per non spaventarla. Mi basta crogiolarmi nella benedizione che Captain mi ha concesso con la sua mera presenza.
«Com’è andata a scuola?» mi chiede papà , gli occhi incollati su un programma di cucina.
«Tutto okay» rispondo, facendo di tutto pur di non guardarlo. Le orecchie di Captain fremono mentre lei si accoccola su di me.
«Come sta Ezra?»
Decido di arrischiarmi ad accarezzarle il dorso, ma appena muovo il braccio lei balza a terra agitando la coda. Zampetta via. Dai, c’ero quasi. «Okay anche lui» rispondo. «È con i suoi, oggi.»
Mio padre annuisce e la nostra conversazione finisce lì. Non parliamo mai di quello di cui vorremmo davvero parlare. Non gli chiedo mai quello che vorrei avere il coraggio di chiedergli: perché non usa il mio vero nome? Perché è stato disposto ad aiutarmi così tanto nel mio percorso di transizione, eppure non riesce a sopportare l’idea di avere un figlio maschio?
Sfilo il telefono dalla tasca e apro app a caso finché non arrivo a Instagram. Solo l’idea mi fa salire l’ansia ora, ma devo attenermi al mio piano se voglio farla pagare a Declan per i suoi stupidi messaggi anonimi. Mi ha guardato in faccia stamattina sapendo benissimo che mi avrebbe scritto quella roba transfobica più tardi. Quanto cazzo bisogna essere malvagi e vendicativi per essere capaci di una cosa simile?
Entro nel profilo di luckyliquid95 e scrollo il feed: Ezra ha postato una foto della festa dei suoi genitori, che sembra essere ancora in pieno svolgimento, e Marisol ha fatto una torta di mirtilli. Anche Declan ha un nuovo post. L’ennesima illustrazione. La luna, con tutti i suoi crateri, composta da pezzi di giornale accartocciati. Invidia e frustrazione mi invadono. È bellissima. Perfino io devo ammettere che è un lavoro straordinario. Non mi sembra giusto, che uno stronzo bastardo come lui abbia così tanto talento.
Metto un cuore alla foto. Chiedo nei commenti cosa significa. Mentre scrivo, provo a immaginare Declan – magari nell’appartamento di suo padre a SoHo, a gambe incrociate sul pavimento di camera sua, i pezzi del suo portfolio a tema collage sparsi intorno a lui. Forse un’ora fa ha deciso che si annoiava o, boh, si sentiva particolarmente diabolico, e perciò ha preso il telefono per mandarmi quel messaggio. Tento di figurarmelo, di ricordarmi perché sto facendo tutto questo… ma più provo a immaginarmi Declan investire tempo ed energia per ferirmi, più mi riesce difficile.
È vero, non ho prove che sia stato lui ad appendere quelle foto, o che sia effettivamente grandequeen69. Non so, forse Ezra ha ragione. Forse non vale la pena di pianificare questa vendetta. Non posso fare a meno di ripensare a stamattina – seduto su quella panchina accanto a Declan, la discussione nell’atrio, le sue stranissime scuse. L’opprimente rivelazione, a dispetto della furia che avevo ancora in corpo, che il ragazzo davanti a me fosse lo stesso che stavo prendendo per il culo online.
«Questo programma mi fa sempre venire fame» esclama mio padre fissando la tv.
Declan mi risponde un secondo più tardi.
keanethebest123: Il punto non è cosa significa per me, ma cosa significa per te.
È il suo modo di chiedermi cosa significa questo suo pezzo per me? Merda, ma perché non farmi una domanda diretta e basta?
luckyliquid95: Forse… non lo so, una dicotomia. Articoli di giornale, che simboleggiano il mondo e gli esseri umani e tutti i nostri problemi, accartocciati a forma di luna, lontana da tutto e da tutti. Mi trasmette una certa solitudine.
keanethebest123: Solitudine? La luna è solitudine, secondo te?
luckyliquid95: Be’, sì. O almeno, quella è la sensazione che provo quando la guardo.
keanethebest123: Io quando guardo la luna non posso fare altro che pensare a tutte le persone che stanno facendo lo stesso in quel momento, e a quanto io sia solo, nonostante tutte queste persone vivano sul mio stesso pianeta. Penso al fatto che dovremmo essere tutti collegati, ma non è così. Siamo troppo occu...