Il libro di Dede Korkut
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Il libro di Dede Korkut

Anonimo, Federico De Renzi, Federico De Renzi

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Anonimo, Federico De Renzi, Federico De Renzi

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I racconti dell'Omero dell'epica turca antica, inseriti dall'Unesco nel patrimonio culturale immateriale dell'umanità.IL LIBRO: Khan, principi, guerrieri popolano l'eroica epopea degli Oghuz, le tribù turche stanziatesi in Asia Centrale tra il Medioevo e l'età moderna da cui discenderanno i Selgiuchidi e gli Ottomani. Le dodici storie in prosa raccolte in questo destan narrano le loro gesta contro gli "infedeli" per l'affermazione nelle terre del Caucaso e affondano le radici nella tradizione orale nel XIII secolo. A tenere insieme i racconti la figura di Dede Korkut, il saggio bardo che attraversa le vicende di diverse generazioni, dà consigli e detta principi morali.Una pietra miliare nella cultura letteraria di paesi turcofoni come Azerbaigian, Kazakhstan, Turchia e Turkmenistan, un'opera fondamentale che immerge il lettore in un'atmosfera fiabesca, in un costante gioco di parallelismi con i miti occidentali.

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Informazioni

Anno
2022
ISBN
9788831492539
III. Saga di Bamsi Beyrek, figlio di Kam Püre
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16. Bijan uccide i cinghiali di Irman.Da uno Shahnama (Libro dei re) di Firdusi.Iraq, 1300-30 circa.The Metropolitan Museum of Art, New York.
Mio Khan! Il figlio di Kam Gan, il Khan Bayındır si mise in piedi, ordinò di piazzare in terra nera la sua tenda dal tetto bianco. Ordinò di alzare fino in cielo il suo baldacchino variopinto, di stendere in mille luoghi i tappeti di seta. I signori degli oghuzi interni ed esterni si radunarono al convivio di Bayındır Khan. Venne alla festa di Bayındır Khan anche Pay Püre Beg. Di fronte a Bayındır Khan si mise, appoggiandosi al suo arco, Kara Budak, figlio di Kara Göne, a destra stette il figlio di Kazan, Uruz, a sinistra Yigenek Beg, figlio di Kazılık Koca. Al vederli, Pay Püre Beg tirò un sospiro, la mente si offuscò nella sua testa, egli prese un fazzoletto e pianse singhiozzando forte. Sentito quel pianto, il sostegno di tutti gli oghuzi esterni, il genero di Bayındır Khan, Salur Kazan, si appoggiò sul suo potente ginocchio, sfiorando la dura terra, guardò in faccia Pay Püre Beg e disse: «Pay Püre Beg, perché piangi, perché singhiozzi?». Pay Püre Beg rispose: «Kazan Khan, come faccio a non piangere, come faccio a non singhiozzare? Non ho un figlio, cioè, non ho la mia propria corona, e non ho un fratello, cioè, la potenza! Allah l’Altissimo mi ha maledetto. Signori! Piango per la mia corona, per il mio trono! Verrà un giorno in cui cadrò morto, e il mio posto, la mia casa non saranno ereditati da nessuno». Kazan chiese: «È questo, forse, il tuo desiderio?». Pay Püre Beg rispose: «Sì, il mio desiderio è quello di avere un figlio che stia di fronte al Khan Bayındır e lo serva, perché io, osservandolo, mi rallegri, gioisca e ne vada fiero!». Quando egli lo disse, i forti signori degli oghuzi rivolsero i loro sguardi al sole, alzarono le braccia, dissero la preghiera: «Allah l’Altissimo ti dia il figlio Göne». In quei tempi la benedizione dei signori era una vera benedizione, la loro maledizione una vera maledizione, e le loro preghiere venivano accolte. Anche Pay Piçen Beg si mise in piedi e chiese: «Signori, pregate anche per me. Allah l’Altissimo dia una figlia anche a me». I signori degli oghuzi esterni alzarono le braccia e dissero la preghiera: «Allah l’Altissimo dia una figlia anche a te» dissero. Pay Piçen Beg disse: «Signori, se Allah l’Altissimo mi dà una figlia, siate voi i testimoni! Mia figlia, ancora in culla, sia una sposa promessa al figlio di Pay Püre Beg».
Passò un po’ di tempo, Allah l’Altissimo diede a Pay Püre Beg un figlio e a Pay Piçen Beg una figlia, lo seppero i signori degli oghuzi esterni, si rallegrarono e gioirono. Pay Püre Beg chiamò a sé i suoi mercanti e ordinò loro: «Sentite, mercanti! Allah l’Altissimo mi ha dato un figlio, andate nel paese di Rûm1 e portatemi per lui dei bei doni, fatelo mentre cresce». Così disse. I mercanti si misero in cammino, camminavano di giorno e di notte, arrivarono a Istanbul2, comprarono dei bei doni scelti fra le merci rare e preziose, comprarono, per il figlio di Pay Püre, un cavallo grigio, un forte arco di pioppo, una mazza e presero la strada di ritorno. Nel frattempo, il figlio di Pay Püre compì cinque anni, dopo cinque anni ne compì dieci, dopo dieci anni ne compì quindici. Egli crebbe bello, divenne un buon valoroso, coraggioso come uno sparviero. In quei tempi, al giovane ragazzo non si assegnava un nome finché non tagliava una testa, finché non spargeva sangue. Il figlio di Pay Püre Beg salì sul cavallo, andò a caccia. Inseguendo la preda, egli arrivò alle mandrie di suo padre, lo scudiero favorito gli venne incontro, l’aiutò a scendere dal cavallo e gli offrì il pranzo, i due si misero a mangiare e a bere. Nel frattempo, da un’altra parte, arrivarono i mercanti e si misero davanti all’entrata del passo di Kara Derbent3. I cattivi infedeli della fortezza di Avnik4 li spiarono. I mercanti stavano ancora dormendo quando cinquecento infedeli li sorpresero e derubarono, i mercanti più anziani furono presi prigionieri, quelli più giovani fuggirono e giunsero dagli oghuzi. Loro guardarono e videro che al confine (delle terre) degli oghuzi era stata messa una tenda variopinta sorvegliata da un bel valoroso, figlio del re, e da quaranta valorosi alla sua destra e alla sua sinistra. «È un buon valoroso degli oghuzi, andiamo da lui e gli chiediamo aiuto» dissero i mercanti. «Valoroso, valoroso, signor valoroso! Ascolta la mia voce, senti le mie parol...

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