
- 192 pagine
- Italian
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Giulio Cesare era un figo
Informazioni su questo libro
Come si usa questo libro?
Qui dentro trovi la biografia dettagliata (e un po' pettegola) di Caio Giulio Cesare e una versione non troppo sintetica delle sue straordinarie imprese: conoscerle ti permetterà di capire le ragioni per cui ancora oggi diciamo di lui... "Però, che tipo straordinario!". È stato un uomo che ha sognato in grande e agito con coraggio, senza mai smettere di immaginare un futuro migliore. Insomma parecchio figo, non ti pare?
Domande frequenti
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Informazioni
Editore
EDIZIONI PIEMMEAnno
2022Print ISBN
9788856684001eBook ISBN
9788858528884Capitolo 1
Cesare, che tipo!
Caio Giulio Cesare! Basta pronunciarne il nome per sentire il magico effetto che fa.
Dai, dimmi come te lo immagini!
Sì, lo so, potresti andare a cercare una fotografia e troveresti quella di una delle sue statue, ma lui era in carne e ossa, non era fatto di marmo bianco. Tieni conto delle statue solo per quanto riguarda i lineamenti del volto e lascia perdere il resto.
Io me lo immaginavo alto, robusto, muscolosissimo e tutto sommato simile a un supereroe. Poi sono andata a cercare la descrizione che di lui fanno gli storici che lo hanno conosciuto e ho scoperto che era molto diverso dall’immagine che il suo nome proiettava nella mia fantasia. Questo in qualche modo me lo ha reso ancora più interessante, perché era molto lontano dallo stereotipo che gli avevo affibbiato.
Pare, infatti, che il nostro Caio Giulio Cesare non fosse granché alto. Anzi, era un po’ al di sotto della media. I muscoli invece li aveva e scoprirai perché quando andremo a indagare la sua educazione. Quello che gli mancava un po’ erano i capelli, come accade ad alcuni uomini, da sempre. Lui però se ne faceva un problema e così quelli che aveva li acconciava in modo che la sua sempre più ampia stempiatura non si notasse. Già, perché Caio Giulio Cesare all’aspetto teneva tantissimo. Non solo si piastrava i capelli e li trattava con oli e profumi, ma era esigente anche nell’abbigliamento e la toga la portava con la cintura un po’ morbida, bassa sui fianchi, in una maniera tutta sua per cui si faceva notare.

Perché Caio Giulio Cesare aveva tre nomi? Perché tanti ne avevano tutti i cittadini romani.Il primo era il praenomen, l’equivalente del nostro nome proprio. Spesso per i primogeniti maschi era lo stesso del padre.Il secondo era il nomen e indicava la gens di appartenenza, cioè la stirpe.Il terzo era il cognomen ed era una specie di soprannome, che (come i nostri attuali soprannomi) poteva derivare da un fatto o da un merito particolare.Gli schiavi avevano il solo nomen.N.B. In molti nomi latini troverai il dittongo ae, come in praenomen. Si legge solo “e” e quindi, per esempio in questo caso, la pronuncia corretta è “prenomen”.
Se hai creato nella tua mente un’idea di Cesare, tienila stretta leggendo la sua vita e andiamo insieme a scoprire le gesta e il carattere di questo personaggio, che si può ben dire abbia lasciato grandi segni nella storia, alcuni dei quali molto noti, altri meno.
Capitolo 2
Cesare? Perché Cesare?!
Se hai prestato attenzione, poco fa ti ho spiegato che il cognomen nasceva da quelli che oggi possiamo definire dei soprannomi.
Da dove nasceva il cognomen Caesar, che noi italianizziamo in Cesare?
Le ipotesi sono in sostanza tre, più o meno fantasiose.
La prima. Un antenato del nostro eroe affrontò in battaglia un elefante. All’epoca dei fatti, in punico, elefante si diceva caesar. Per ricordare l’eccezionalità dell’impresa tutti i discendenti dell’elefanticida si chiamarono Caesare.
La seconda. Tutti quelli di famiglia erano nati con parto cesareo, che si chiamava sectio (cioè taglio) caesarea.
La terza. Un antenato di Cesare aveva una capigliatura folta (in latino caesaries) e gli occhi azzurri (in latino caesi oculi). (Ricordati comunque che Cesare di capelli ne aveva pochini e ciò gli procurava un certo fastidio.)
Scegli l’ipotesi che preferisci oppure tira a sorte, ma continua a chiamarlo Cesare. Con rispetto.

Capitolo 3
Cesare, un bambino di periferia
Caio Giulio Cesare nacque d’estate, il 13 luglio del 100 a.C.
Non ho dubbi che tu sappia che a.C. significa “avanti Cristo” e d.C. “dopo Cristo”. La nascita di Cristo viene considerata l’anno uno per tutta la storia occidentale. I fatti che leggerai in questo testo sono tutti avvenuti “avanti Cristo”.Lo so, ti stai chiedendo: come facevano i Romani a sapere che poi sarebbe nato Cristo? Ottima domanda! La risposta è che loro non usavano questa denominazione! Contavano gli anni dalla fondazione di Roma (21 aprile del nostro anno 753 a.C.), dicendo “ab Urbe condita”: “dalla fondazione della città”.
Sarebbe facile dire che Cesare nacque a Roma, ma già allora Roma era una città grande e serve qualche precisazione.
Nacque nella Suburra, un quartiere così miserabile che il suo nome è diventato sinonimo di “zona molto molto molto degradata”. Se hai sentito parlare delle famose strade ad angolo retto che erano l’impronta delle costruzioni romane, dimenticatene: qui le vie erano storte, piene di immondizia e ricche delle peggiori taverne, nelle quali si facevano affari soprattutto proibiti. Per dare un tocco di luce a questo quadro, pensa che le ultime propaggini della Suburra risalivano verso l’Esquilino.
Ti presento, in ordine alfabetico, i sette colli di Roma: Aventino, Campidoglio, Celio, Esquilino, Palatino, Quirinale e Viminale. L’Esquilino era una periferia della città originaria e venne annesso solo dal sesto re di Roma. A proposito… quali sono i primi sette re di Roma? Sarò buona e te li dico io: Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo.

Eppure Cesare (per praticità lo chiamerò così, con un nome solo, come è passato alla storia) era un patrizio, che era il modo in cui si chiamavano quelli che adesso chiameremmo aristocratici. Apparteneva però a un patriziato decaduto, la gens Iulia. A distinguerlo un po’ c’era la casa, che aveva il privilegio di un atrio con il giardino e pure la fontana.
Comunque, a Cesare il posto piaceva e andava spesso in giro a piedi per le vie del quartiere, e fu proprio grazie a questa abitudine che divenne tanto bravo a cogliere il carattere e le inclinazioni delle persone.
Suo padre si chiamava esattamente come lui e morì quando Cesare era piccolo, probabilmente per un colpo al cuore. A prendersi cura di lui e delle sue sorelle Iulia Maior e Iulia Minor (sì, vabbè, non è che con i nomi proprio scatenassero la fantasia…) restò la madre Aurelia, imparentata con l’illustre famiglia dei Cotta. Scusa, te lo dico qui: “Iulia” è la versione latina dell’italiano “Giulia”.
Poiché nei tempi andati ai figli maschi era sempre riservato uno sguardo speciale e Cesare era l’unico, sua madre si diede un gran da fare perché la sua educazione fosse delle migliori, adatta a un nobile.
La scuola ai tempi di Cesare era molto diversa da quella attuale: era riservata a pochi privilegiati che si istruivano privatamente, da docenti che erano tanto più costosi quanto più erano bravi. Cesare frequentò i migliori. Tra questi si conta il grammatico Marco Antonio Gnifone, che rimase estasiato dalla prodigiosa memoria del ragazzo e dalla sua capacità d’espressione.
Cesare doveva essere uno studente molto dotato e sin da subito iniziò a comporre poesie in latino e imparò il greco come fosse la sua seconda lingua, tanto che la usava soprattutto quando era molto emozionato. Il greco lo aveva imparato da un greco vero, il poeta Archia.
Ma il piccolo Cesare non voleva solo esprimersi bene, voleva capire tutto.
Che poi, questa fissazione di volere tutto, come vedrai, gli restò proprio per la vita. Studiò dunque astronomia, matematica e scienze naturali.
Per farla breve, sul fronte scolastico Cesare cresceva benissimo.
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Nota pratica
- Capitolo 1. Cesare, che tipo!
- Capitolo 2. Cesare? Perché Cesare?!
- Capitolo 3. Cesare, un bambino di periferia
- Capitolo 4. Il resto della famiglia
- Capitolo 5. I guai dello zio Gaio Mario diventano i guai del giovane Cesare
- Capitolo 6. Scappa, Cesare!
- Capitolo 7. Cesare va in missione
- Capitolo 8. Cesare torna a Roma
- Capitolo 9. Cesare e i pirati
- Capitolo 10. Di nuovo in guerra!
- Capitolo 11. E si comincia con la Gallia!
- Capitolo 12. La spinosa questione di Pompea
- Capitolo 13. Opere grandi, anzi grandiose
- Capitolo 14. E vai di congiura!
- Capitolo 15. Verso nuove cariche e oltre!
- Capitolo 16. Il brivido del trionfo
- Capitolo 17. Oh… il triumvirato!
- Capitolo 18. Un campo a te, un campo a me…
- Capitolo 19. Quei duri degli Elvezi
- Capitolo 20. Ariovisto, che tipino!
- Capitolo 21. Cesare nella foresta
- Capitolo 22. Quindici giorni di festa possono bastare?
- Capitolo 23. Povero Crasso
- Capitolo 24. Un ponte sul fiume Reno
- Capitolo 25. Un giretto in Britannia
- Capitolo 26. Costruiamo qualcosa?
- Capitolo 27. Una questione aperta con Ambiorige
- Capitolo 28. Vercingetorige, uno di noi
- Capitolo 29. Vercingetorige non molla
- Capitolo 30. A Cesare prudono le mani
- Capitolo 31. Cesare sul Rubicone
- Capitolo 32. Assedio dopo assedio…
- Capitolo 33. Quelli di Marsiglia non scherzano
- Capitolo 34. Vietata la pace
- Capitolo 35. Dieci giorni da dittatore
- Capitolo 36. Pompeo, ma che vergogna!
- Capitolo 37. Pompeo, fatti trovare!
- Capitolo 38. Ops… Povero Pompeo!
- Capitolo 39. Una gran confusione lungo il Nilo
- Capitolo 40. Ancora i pompeiani?!
- Capitolo 41. Sempre più in alto(Vercingetorige, resti nei nostri cuori!)
- Capitolo 42. I guai non finiscono mai
- Capitolo 43. Imperator Iulius Caesar
- Capitolo 44. Cesare… guardati le spalle!
- Capitolo 45. E dopo?
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