Verde.
Infinite sfumature di verde intorno a me.
Il verde tenero e fresco dei fili d’erba, il verde vellutato e aromatico delle foglie di salvia, il verde cupo e balsamico degli aghi di ginepro…
Dolce soffiava il Vento dell’Est, e mi travolse con un’infinità di odori e profumi che il mio naso di lupo non smetteva di inseguire. C’era l’odore rassicurante di mia Madre, Occhi che Brillano, e quello pungente di mio Padre, Caccia Veloce: un aroma forte, in cui si mescolavano i licheni, le erbe selvatiche e il sangue delle prede.
Poi nuovi sentori mi catturarono. Appartenevano ad altri lupi, raccontavano altre Storie. Ciascuno tracciava una scia inconfondibile, che avrei imparato a riconoscere anche in una notte senza luna. Quei lupi erano tanti e diversi, ma erano parte del Branco. Nel Branco diventavano una cosa sola.
Da tempo immemorabile i miei simili vivevano nel Grande Verde, la distesa sconfinata che ondeggiava al soffio del vento come un mare color smeraldo.
Il Branco aveva ottenuto con onore il diritto di vivere sulla Collina del Clan, conquistando molte Lune addietro il primato sulla terra in cui correre.
E la prima Storia che ascoltai fu proprio questa, la Storia delle nostre origini. A raccontarmela, poco dopo la mia nascita, fu una lupa di cui non conoscevo il nome. I miei occhi erano chiusi, ma nell’oscurità della tana mi raggiunse la sua voce, rauca e profonda come il respiro delle stagioni.
Storia di come nacque il Clan del Lupo del Grande Verde
In un tempo lontano, ai confini del mondo, su un’isola perduta tra le acque del Blu che Mai Riposa, Quattro Coraggiosi Lupi decisero di dare vita al Clan del Lupo.
Erano saggi e vivevano in pace e, Luna dopo Luna, Inverno dopo Inverno, il branco che avevano fondato divenne sempre più prospero e numeroso. Finché un giorno l’isola fu troppo piccola per i lupi che la abitavano.
I Quattro Coraggiosi Lupi, ormai anziani, sapevano che serviva nuova terra, ma dove cercarla, dove trovarla?
Nelle notti di plenilunio, il Clan levava al cielo il proprio ululato. Le voci di tutti si fondevano nel vento, correndo sulle acque in attesa di un segno.
Ma le stagioni passavano, e il Clan continuava ad attendere una risposta. Finalmente, in una notte senza luna, accadde il prodigio e il segno si manifestò.
All’improvviso, i Venti delle Quattro Direzioni piombarono sull’isola e si riunirono. Fu così che il dolce Vento dell’Est, il forte Vento del Sud, il misterioso Vento dell’Ovest, il saggio Vento del Nord si fusero in un unico vortice potente. Insieme, i venti strapparono tutte le stelle dal cielo e le deposero sul Blu che Mai Riposa, disegnando per il Clan del Lupo un sentiero luminoso sulle acque.
I Quattro Coraggiosi Lupi compresero che era giunto il momento di partire e ulularono nella notte. Si voltarono a contemplare l’isola che per molti e molti Inverni li aveva ospitati e protetti, e per un attimo i loro occhi si riempirono di nostalgia, mentre i loro cuori si preparavano all’addio.
Poi tutto il Clan si lanciò al galoppo sul sentiero di luce, tra le onde del Blu che Mai Riposa.
Il Sole sorse e tramontò sei volte, e i lupi erano sempre più stanchi, ma continuarono ostinati la loro lunga corsa nel vento.
All’alba del settimo giorno avvistarono una nuova terra, che si apriva sconfinata davanti ai loro occhi.
Quando la raggiunsero, i Quattro Coraggiosi Lupi così parlarono: «Onore ai Venti delle Quattro Direzioni, che ci hanno condotti in questo luogo vasto e generoso, dove il Clan del Lupo potrà prosperare, fino all’ultimo respiro del mondo».
E per l’ultima volta insieme ulularono al cielo.
Poi venne il momento di dividersi.
Ciascuno dei Quattro prese con sé i figli e i figli dei propri figli e iniziò a correre verso una destinazione diversa.
Il primo puntò verso Sud, là dove il Sole splende sempre, finché giunse nel cuore di un deserto sabbioso dove l’aria era rovente come in Estate.
Era nato il Clan del Lupo del Grande Rosso.
Il secondo puntò verso Ovest, nella direzione del Sole che tramonta, finché si trovò in una scura distesa rocciosa, dove l’aria era umida come in Autunno.
Era nato il Clan del Lupo del Grande Nero.
Il terzo puntò a Nord, nella direzione in cui il Sole non splende mai, finché arrivò in una landa ghiacciata dove l’aria era gelida come in Inverno.
Era nato il Clan del Lupo del Grande Bianco.
Il quarto infine puntò verso Est, verso il punto in cui il Sole sorge, finché si fermò in una prateria color smeraldo, dove l’aria era dolce come in primavera.
E fu così, proprio così, che nacque il nostro Clan, il Clan del Lupo del Grande Verde.
Non era passato molto tempo dalla mia prima uscita nel Grande Verde, che per noi nuovi nati giunse il momento di essere presentati al Clan.
Sotto i raggi della luna di primavera, io e i miei Fratelli fummo condotti in cima alla Collina del Clan, di fronte al Gran Consiglio.
I lupi che ne facevano parte erano tre, e io li spiavo di sottecchi, intimorito.
Il primo aveva muscoli possenti e uno sguardo penetrante; il suo nome era Zampa Chiazzata, Capo Branco dei Lupi del Grande Verde. Il secondo era il Mastro di Caccia, un lupo anziano, con il manto che scintillava argenteo sotto i raggi della luna. Si chiamava Coda Mozzata dal Puma e mi scrutò con aria severa.
Io rabbrividii e chinai il muso per nascondermi, ma poi vidi la terza lupa e mi raddrizzai.
Era una femmina di appena tre Inverni più grande di me. Era giovane, ma il suo sguardo aveva la profondità di un crepaccio nella notte, e la cicatrice rossastra sull’occhio sinistro la rendeva misteriosa e sfuggente. Sembrava una presenza venuta da un altro mondo. Subito suscitò in me un rispetto antico eppure familiare.
«Chi pensi che sia?» chiesi a mia Sorella, l’unica femmina della cucciolata, e l’unica tra i miei Fratelli con cui andassi d’accordo.
Lei mi rispose: «È Colpita dal Fulmine. Si dice che, dopo essere stata attraversata da una saetta, sia diventata capace di leggere i pensieri dei lupi e di vedere il futuro».
«Leggere i pensieri? Vedere il futuro?» chiesi io, spalancando gli occhi. «Incredibile! Anzi, impossibile, come un fiume che scorre al contrario, o il sole che sorge a Ovest…»
«E invece è così. Colpita dal Fulmine ha il dono di vedere ciò che sfugge agli occhi. Ecco perché Zampa Chiazzata l’ha scelta come sua consigliera.»
Ora che molti Inverni sono trascorsi, sorrido al ricordo di quelle parole. Allora sapevo pochissimo del mondo, e avevo ancora tutto da scoprire, ma le mie certezze correvano più veloci di me. Mi sembrava impossibile che si potesse vedere al di là degli occhi, eppure…
La voce del Capo Branco richiamò la nostra attenzione: «Un Lupo, un Nome. Si faccia avanti un nuovo Cacciatore!».
Uno dopo l’altro, i miei due Fratelli maschi si presentarono al giudizio del Gran Consiglio.
Il Capo Branco e il Mastro di Caccia girarono loro intorno con solennità e decisero i loro nomi: Artiglio Affilato e Ringhia Sempre.
Colpita dal Fulmine invece restò immobile, profondamente assorta.
Quando fu il turno di mia Sorella, la scena si ripeté. Per lei venne scelto il nome di Coda Nera.
Di nuovo Colpita dal Fulmine non mosse un muscolo.
A quel punto toccava a me, ma le mie zampe tremavano per l’emozione.
Io mi mossi a naso basso.
Il Capo Branco mi rivolse un cenno di invito. «Vieni avanti, figlio di Caccia Veloce e Occhi che Brillano!»
Mio Padre fiutò l’odore della mia paura e mi incoraggiò, sussurrando: «Vai, Figlio».
Il Capo Branco mi fissò intensamente. «È gracile questo piccolo lupo. Ma vedremo di farne un buon cacciatore, che porti onore al Clan, come sempre è stato e come sempre sarà.»
Sempre più impaurito dagli occhi puntati su di me, zampettai incerto e con la coda bassa… Ma inciampai in una pietra.
Qualcuno rise sprezzante: «Gracile e incapace di reggersi sulle zampe… Il suo nome dovrebbe essere Ho Paura di Tutto!».
Mi girai. A parlare era stato Morde per Primo, un lupetto presentato al Clan poco prima di noi. Era più grosso di me, benché fossimo nati nella stessa Luna.
Udii qualche altra risatina, e mia Madre e mio Padre digrignarono i denti, minacciosi.
A ristabilire la calma pensò il Capo Branco. «Tacete, solo il Gran Consiglio ha il diritto di assegnare i nomi ai nuovi nati.»
Poi si rivolse a me: «Avanti, piccolo. Mostrati sotto la luce della luna, così che possiamo vedere davvero chi sei».
Io mi avvicinai.
Il Mastro di Caccia mi girò intorno, annusandomi. Poi sbuffò: «Piccolo ed esile. Non sarà facile...