Magellano e il tesoro delle Molucche
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Magellano e il tesoro delle Molucche

L'avventurosa storia del primo viaggio intorno al mondo

  1. 386 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Magellano e il tesoro delle Molucche

L'avventurosa storia del primo viaggio intorno al mondo

Informazioni su questo libro

Nel Cinquecento, una linea immaginaria divide il mondo in due. A ovest domina la Spagna, a est il Portogallo. Al centro, nell'oceano Indiano, le Molucche, isole piene di ogni meraviglia. Per raggiungerle il re di Spagna dovrebbe invadere il campo avversario, altre vie non sono ancora note. Oppure...
Oppure affidarsi all'intuizione del temerario e imperscrutabile Magellano: cercare il passaggio segreto che dalle Americhe conduce direttamente nelle terre d'Oriente.
Dopo essere riuscito a raccogliere attorno a sé uomini tanto intrepidi da imbarcarsi senza sapere per quanto tempo resteranno in mare, Magellano, il più spaventoso capitano dei mari, affronterà ammutinamenti, tempeste, mari ghiacciati, tribù bellicose, ma alla fine riuscirà nell'ineguagliabile impresa: raggiungere l'isola delle Spezie, dimostrando una volta per tutte che la Terra è rotonda.
A raccontare la straordinaria avventura è Pigafetta, lo scrivano di bordo, uno dei pochi a fare ritorno in Spagna a bordo dell'unico veliero superstite.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2022
Print ISBN
9788817162265
eBook ISBN
9788831808071
1

Lasciate che mi presenti

Malta, 24 maggio 1530
“Chi passa il tempo a giudicare il passato, finirà per perdere il futuro” mi disse un giorno mio nonno, citando qualcuno che ne sapeva più di lui. Per anni ho creduto a quelle parole. Ora non più. Non dopo tutto quello che mi è capitato. Il mio nome? Lo avete già sentito pronunciare molte volte, ne sono certo. Per anni monarchi, dignitari di corte e porporati di tutta Europa mi hanno accolto con gli onori riservati ai principi, soltanto per il piacere di udire dalla viva voce di uno dei protagonisti il racconto di quella grande avventura che lasciò a bocca aperta il mondo intero.
Lasciate dunque che mi presenti. Mi chiamo Antonio Lombardo, detto Pigafetta, vicentino di nascita, cittadino della nobile Repubblica di Venezia, Cavaliere di Rodi, di professione geografo e astronomo. E quella che sto per raccontarvi è una delle storie più memorabili di tutti i tempi, non sono il solo a sostenerlo. È anche una storia piena di fatti terribili, perciò preparatevi.
Se mi sono deciso a raccontarla è non solo per catturare la vostra attenzione, cosa in sé niente affatto disprezzabile, ma soprattutto per ristabilire la verità e restituire a Magellano l’onore perduto. Poiché, per dirla tutta, quella che udirete è prima di tutto la storia di un tradimento. Anzi, di una serie di tradimenti, come vedrete. E poi, certo, è anche il racconto di un pugno di uomini intrepidi (non degli stinchi di santo, sia chiaro) che attraversarono tutti gli oceani conosciuti, e anche quelli sconosciuti, portando a compimento un’impresa che nessun altro prima di loro aveva mai tentato: circumnavigare il globo terracqueo dimostrando una volta per tutte che la Terra è rotonda.
Che bella scoperta, direte voi, certo che la Terra è rotonda! Ma non è sempre stato così. Molti, prima del nostro viaggio, pensavano che la Terra fosse piatta come un pan di focaccia; e per alcuni è ancora così, anche se vi sembrerà strano.
Mettetevi dunque comodi, sedete in cerchio intorno al fuoco, se volete, e io vi racconterò tutto per filo e per segno, aiutandomi con questo librone impolverato che tengo qui di fronte a me, che altro non è che il resoconto accurato – anche se un po’ parziale – di quell’ineguagliabile impresa, steso sulla base del diario di bordo che tenni diligentemente aggiornato durante tutto il lungo e periglioso viaggio (vi dirò poi come sia incredibilmente scomparso, inghiottito nel gorgo pestifero del più inconcepibile dei destini).
Naturalmente, come si conviene alle migliori storie, sarà bene cominciare dal principio, o comunque da un punto saliente, ossia dal giorno in cui decisi d’imbarcarmi sulla Trinidad, una caracca a tre alberi comandata dal più spaventoso dei capitani di mare: Ferdinando Magellano, che oggi tutti ricordano come un grand’uomo, ma che all’epoca ci appariva nient’altro che un figuro sinistro, almeno a un primo sguardo.
Dovete sapere che, anche se fui l’ultimo a imbarcarmi, col tempo divenni il più fidato dei suoi consiglieri; non pensate però che tra noi vi sia mai stata amicizia, perché quando si ha a che fare con uomini del suo stampo simili sentimenti non sono contemplati.
Per venire ai fatti, era accaduto che, trovandomi in Spagna al seguito del nunzio pontificio, monsignor Chiericati, venissi presentato al re, Sua Maestà Carlo I (che di lì a poco sarebbe stato incoronato imperatore col nome di Carlo V), e che egli mi parlasse con insolito fervore di una spedizione che si accingeva a prendere il largo nel suo «grazioso» nome. Quanto allo scopo della spedizione il re si tenne vago, com’è abitudine dei regnanti. Ma l’idea di imbarcami per vedere i quattro angoli del mondo mi fece subito battere il cuore e avvertire un brivido tra i capelli: allora ero giovane e pieno di curiosità, come spesso sono i giovani, e a volte anche i vecchi, ma più di rado. Mi feci coraggio e domandai al re che cosa avrei dovuto fare per prendere parte a quella spedizione, sempre che fosse ancora possibile.
«Perché ci tenete tanto?» domandò lui, con aria un tantino sorpresa.
«Sire, per conoscere il mondo e le diverse genti che lo abitano» risposi con la maggior naturalezza possibile.
«Devo confessarvi» ribatté lui, «che non ho mai saputo spiegarmi la passione per il mare che muove così tanti uomini. Io non mi sognerei d’imbarcarmi per qualche terra lontana nemmeno per tutto l’oro del mondo, anche se forse è dir troppo.»
«Vedete, sire» risposi, dopo averci pensato su, «anch’io mi sono chiesto a lungo perché alcuni di noi siano così attratti dalla parte acquea del globo; e mi sono fatto questa idea: certo, il mare rappresenta l’ignoto, l’avventura, l’altrove, ma deve esserci dell’altro… Vedete, quando ci troviamo nel ventre materno siamo per il novanta per cento acqua. Quando veniamo alla luce lo siamo per l’ottanta. Quando cresciamo l’acqua si riduce al settanta. E quando diventiamo vecchi non ce ne resta gran che. In alcuni casi meno della metà di quella che avevamo in partenza. Con gli anni non facciamo che perdere acqua. Ecco, mi sono detto: forse siamo così attratti dal mare perché andiamo in cerca dell’acqua perduta
Al re quelle parole dovettero piacere perché subito mi rispose in modo caloroso, fin troppo a dire il vero: «Mi avete convinto, messer Pigafetta. Avete una bella parlantina, non c’è che dire. Sarete utile a bordo, specie quando si verrà a contatto coi selvaggi di qualche remota isola. Se ci tenete tanto, vi farò avere una raccomandazione, munita di sigillo reale, con la quale vi presenterete a Magellano. Ho saputo che ve la cavate altrettanto bene con la penna. Perciò, ecco cosa vi propongo: prenderete nota di tutto ciò che accadrà durante il viaggio e stenderete per me un accurato resoconto, in modo che, al vostro ritorno, io sia messo al corrente di ogni evento. Badate di affrettarvi, però, poiché so che non manca molto alla partenza. E soprattutto fate attenzione a quell’uomo, a Magellano: bisogna saperlo prendere o con lui si rischia il collo».
«Dite sul serio?» riuscii appena a dire, fuori di me dalla gioia, gli occhi che cominciavano a riempirsi di stelle.
Ero così felice che non smettevo più di ringraziarlo e di baciargli la regale mano, non badando alle occhiate piene di rimprovero che il nunzio pontificio mi indirizzava. Nulla avrebbe potuto a quel punto farmi tornare sui miei passi, meno che mai la disapprovazione di un uomo della ristrettezza di vedute del nunzio!
«Sire, come potrò sdebitarmi?» dissi col cuore che, per così dire, saltellava sulle punte dei piedi.
«Tornando sano e salvo e facendomi dono del vostro prezioso resoconto.»
«Potete contarci, mio signore» feci al colmo dell’entusiasmo, ma anche un po’ preoccupato per ciò che avevo udito a proposito dell’ammiraglio Magellano, tanto che mi toccai il collo per appurare che fosse ancora al suo posto.
«Avrei un’altra preghiera per voi, messer Pigafetta» aggiunse il re, piegandosi in avanti e parlando a bassa voce, come se non volesse essere udito dalla regina, che gli sedeva accanto. «So da certi racconti che nelle terre più remote che avrete la fortuna di visitare, se la buona sorte vi assisterà, esiste una specie di uccello dai colori del paradiso la cui voce è in grado di allietare il cuore degli uomini e delle donne che l’ascoltano. Ebbene, la mia cara consorte soffre da tempo di un male chiamato melanconia. Un male che, a quanto dicono, solo il canto di quell’uccello col tempo può guarire. Ciò che vi chiedo è di portarmene una coppia, maschio e femmina, in modo che possano lenire la sua tristezza.»
«Soddisfare questa richiesta sarà il mio primo dovere. Ma come potrò riconoscerli, mio signore? Hanno un nome, questi uccelli?»
«Tutto quello che so è che alcuni li chiamano cacatua. Anche se, secondo altri, il loro nome indigeno sarebbe ara ararauna. A voi risolvere il mistero. Chiedete alle genti del posto, quando sarete là. Vi sapranno dare informazioni più precise.»
«Fateci assegnamento, maestà» risposi, congedandomi con un inchino.
Mi guardai attorno incerto, poi mi diressi verso il tavolo pieno di leccornie che si trovava in fondo alla sala; passai in rassegna con lo sguardo tutte quelle prelibatezze e allungai la mano verso un piatto di pasticcio in gelatina. Ma prima che potessi servirmi sentii picchiarmi alla spalla con un ventaglio.
Mi voltai. Una bella ragazza mora, piena di lentiggini, col naso all’insù, mi fissava facendosi vento.
Mi ero già accorto di lei, mentre parlavo con il re. Era stata tutto il tempo a lanciarmi sguardi da lontano con un malizioso sorrisetto a fior di labbra, che a tratti nascondeva dietro il ventaglio istoriato.
Approfittando del fatto che mi ero ritrovato di colpo tutto solo, aveva deciso evidentemente di farsi avanti. Alla corte spagnola spesso sono le donne a compiere la prima mossa, così avevo sentito dire.
Indossava un bellissimo abito di seta pieno di svolazzi e di finiture in oro. Al collo, alle orecchie e alle dita sfoggiava gioielli di grande valore, tutti luccicanti. Doveva essere una delle prime dame di corte.
«Piacere. María Estela Martínez Cartas, cugina di secondo grado del re. E voi?» mi disse, accompagnando le parole con un sorriso sbarazzino.
Per poco non inciampai in uno sgabello alle mie spalle, tanto mi sentivo impacciato.
«Io cosa?»
«Il vostro nome, cavaliere. Ne avrete uno, voglio sperare.»
«Ah, scusate, è che la vostra bellezza…»
«Oh, non fate tanto lo sdolcinato. Non vi si addice.»
E così dicendo nascose quello che doveva essere il più delizioso dei sorrisi dietro il ventaglio. I suoi occhi scintillarono, mentre le lentiggini parevano essersi messe a danzare sulle sue gote colore di pesca.
«Perdonate, sono così sbadato. Mi chiamo Antonio Pigafetta, di Vicenza, nobile cittadina facente parte dei possedimenti della Repubblica di Venezia. Cavaliere dell’Ordine di San Giovanni Battista di Gerusalemme e inviato del papa» dissi, arrossendo fino alla radice dei capelli. «Figlio di Giovanni di Antonino e di Lucia Muzan. E da ultimo matematico e astronomo; o, almeno, aspirante tale.»
«Uh, quanti bei titoli! E quante aspirazioni. Che ci fate qui, in terra di Spagna, se posso chiedere?»
«Ma certo che potete: sono al seguito del vescovo e nunzio pontificio monsignor Francesco Chiericati, anch’egli vicentino, che si trova a corte come ambasciatore del papa…»
Non mi fece terminare. E anche se l’etichetta lo proibiva severamente, mi prese per un braccio e mi trascinò nel giardino, scendendo per un monumentale scalone. E una volta lì, mi spinse dietro un enorme faggio, avvicinò le sue labbra alle mie – sapevano di fragola! – e… lascio a voi immaginare il resto.
Non mi era mai capitata una cosa simile in tutta la mia vita. Tanta intraprendenza da parte di una donna mi aveva lasciato senza parole, addirittura senza fiato.
Sedemmo su una panchina, accanto all’ingresso del famoso “labirinto dei corvi”. Non ricordo più di cosa conversammo: rammento solo che parlò tutto il tempo lei. O fui io a sommergerla di parole? Sinceramente non ricordo; e del resto non credo vi interessi.
Appreso però del viaggio che mi accingevo a compiere, mi diede un altro bacio, più fugace del precedente, e prima di salutarmi mi regalò la collanina che aveva al collo, dicendo che mi avrebbe portato fortuna.
«In realtà è un amuleto. Me lo regalò mia nonna. Come vedete, dentro a questa sfera d’argento traforato, c’è una speciale radice portafortuna.»
Me la avvicinò al naso. Mi scansai.
«Uhhh, che cattivo odore!»
«L’odore è cattivo, ma chi la indossa non può essere toccato dalla cattiva sorte: ve lo assicuro, l’ho sperimentato diverse volte.»
«E voi come farete allora, senza il vostro talismano?»
«Io non ne ho più bisogno. Dopo che la si è tenuta al collo per un anno intero la fortuna resta appiccicata addosso per sempre.»
Sorrisi.
«Quand’è così… La terrò con me per tutto il viaggio, in ogni momento; non me ne separerò mai, promesso. E al ritorno ve la restituirò, intesi?»
«Guai a voi se non lo faceste, se non altro per rivederci. Mi raccomando, tornate sano e salvo… e possibilmente ricco. Ho dei piani sul vostro conto.»
«Dei piani? Su di me? Così presto?» mi sfuggì.
Per un attimo parve rabbuiarsi. Ma subito dopo sorrise, mordendosi il labbro, e scappò via.
«Ricordate le vostre promesse!» disse, voltandosi un’ultima volta, e poi sparendo.
Il ricordo di lei e del suo meraviglioso sorriso mi accompagnò per il resto della serata e per tutta la notte.
Nei giorni seguenti non ebbi modo di incontrarla di nuovo, benché lo desiderassi: così come era apparsa, quasi per incanto, pareva del tutto svanita.
Ma dopotutto che diavolo mi ero messo in testa: di piacere alla cugina del re? A volte ci facciamo delle tali illusioni (anche se sul momento mi erano parse giustificate dalla sua condotta) che a posteriori, al solo pensiero, non possiamo evitarci di arrossire. Era più che probabile che avesse voluto prendersi gioco di me; un modo come un altro per rendere più eccitante la serata, tutto qua!
Sia come sia, ecco come fu che mi trovai catapultato nel bel mezzo di quell’avventura che – anche se ancora non lo sapevo – altro non rappresentava che uno dei tanti episodi di quell’aspra contesa che vedeva Spagna e Portogallo misurarsi da almeno un secolo all’ultimo sangue, tra azioni guerresche, colpi di mano, complotti e tradimenti su entrambi i fronti.
A quel tempo, i due Paesi si contendevano il predominio sui mari e sulle terre a oriente, dall’altra parte del globo (e non solo). Il Papa, chiamato a dirimere le controversie che sorgevano di continuo tra...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Personaggi principali
  4. 1. Lasciate che mi presenti
  5. 2. Vengo arruolato
  6. 3. Magellano
  7. 4. Ultimi preparativi
  8. 5. Si salpa!
  9. 6. I fuochi di Sant’Elmo
  10. 7. Non tutto va secondo i piani
  11. 8. Non si vede terra
  12. 9. Nella Terra del Verzin
  13. 10. La ricerca del passaggio segreto
  14. 11. Siamo tutti sospettati
  15. 12. L’ammutinamento
  16. 13. Il Gigante di Patagonia
  17. 14. Il grande Oceano Pacifico
  18. 15. Sirene o amazzoni?
  19. 16. Sbagliamo rotta e finiamo alle Isole delle Tartarughe
  20. 17. La traversata infinita
  21. 18. Filippine isole fatali
  22. 19. La scomparsa di Magellano
  23. 20. L’imboscata
  24. 21. Finalmente alle Molucche!
  25. 22. Il ritrovamento del tesoro
  26. 23. Sulla via del ritorno
  27. 24. Tra la vita e la morte
  28. 25. Tutto è bene quel che finisce bene?
  29. Copyright