
- 1,356 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Storie della fantascienza Volume I, 1939-1943
Informazioni su questo libro
In questo volume sono riunite alcune delle più belle storie di fantascienza scritte nel Novecento, ordinate anno per anno, mese per mese, e introdotte da una premessa di Isaac Asimov. Racconti che possono essere considerati oggi non solo caposaldi del genere, ma veri classici della letteratura. Narrazioni che, immaginando tempi e luoghi lontanissimi, ci parlano del nostro mondo presente. Questo primo volume raccoglie storie pubblicate tra il 1939 e il 1943.
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Informazioni
Storie della fantascienza
Volume I
1939-1943
Nota
Le prefazioni ai racconti inclusi in questa antologia conservano i riferimenti temporali di allora, cioè di quando sono state scritte da Asimov e da Greenberg. Inoltre, eventuali imprecisioni presenti nelle introduzioni o nelle prefazioni sono da ascrivere ai testi originali.
1939
Introduzione
Nel mondo al di fuori della realtà fu un anno davvero pessimo. Il 28 marzo Madrid si arrese alle forze di Francisco Franco, ponendo termine alla Guerra Civile Spagnola. Il 15 aprile il presidente Roosevelt chiese rassicurazioni da parte di Hitler e Mussolini affinché non attaccassero una lunga lista di nazioni (essi risposero che avrebbero preso in considerazione la richiesta). Il 4 maggio Vjačeslav Molotov (che non era ancora conosciuto per la bomba) sostituì Maxim Litvinov al Ministero degli Esteri Sovietico, preparando così la strada per il patto Hitler-Stalin di pochi mesi dopo. Il 22 maggio Hitler e Mussolini firmarono il Patto d’Acciaio.
Il 1° settembre la Germania si stancò di conquistare senza far guerra e invase la Polonia. Il 3 settembre la Gran Bretagna e la Francia, con riluttanza, dichiararono guerra al Terzo Reich. Il 17 settembre l’URSS invase la Polonia da Oriente; il 30 la Germania e l’Unione Sovietica si erano accordate sulla spartizione fra loro della Polonia, e il piano di Hitler superò brillantemente un altro ostacolo.
Il 10 ottobre iniziò la deportazione degli ebrei polacchi nelle “riserve” e il 30 novembre l’Unione Sovietica invase la Finlandia, mentre la Gran Bretagna e la Francia mantenevano una decisa inattività e gli Stati Uniti pretendevano di essere su un altro pianeta.
Nel 1939 fu inventato il DDT. La Pan American cominciò i voli dei “Clipper” fra gli Stati Uniti e l’Europa. Venne pubblicato Cultura e libertà di John Dewey. La Texas A & M fu campione nazionale di football universitario. Picasso dipinse Pesca notturna ad Antibes. Il record del miglio rimase quello di 4’06”4, stabilito nel 1937 da Sydney Wooderson in Inghilterra. “Grandma” Moses divenne famoso. Bobby Riggs divenne campione dell’Associazione di Tennis degli Stati Uniti battendo S. Welby Van Horn (Billy Jean King non era ancora nata). Jacob Epstein scolpì Adamo nel marmo. Alice Marble era campionessa nazionale di singolo femminile. William Walton scrisse il suo Concerto per violino. Byron Nelson vinse lo U.S. Open di golf. Robert Graves pubblicò The Long Weekend. Ralph Guldahl vinse il Masters. John Steinbeck pubblicò Furore. Johnstown vinse il Kentucky Derby. Quel signore che venne a pranzo, di George S. Kaufman e Moss Hart, divenne famosa a Broadway, come pure The Time of Your Life. L’Oregon vinse il campionato NCAA di pallacanestro. Via col vento e Goodbye Mr Chips erano i film dell’anno. Joe DiMaggio stabilì il primato annuale di media battuta con il punteggio di .381 prima di tornare nell’ombra. Roll Out the Barrel, la profetica The Last Time I Saw Paris e We’re Gonna Hang Out the Washing on the Siegfried Line erano canzoni di successo. New York sconfisse Cincinnati per 4 partite a 0, aggiudicandosi le World Series. Joe Louis faceva di tutto per mantenere il titolo di campione dei pesi massimi.
E il lontano rintocco funebre presagio di rovina non venne udito quando in Germania Hahn e Strasseman scoprirono la fissione dell’uranio, Lise Meitner svelò il segreto in Svezia e Niels Bohr portò la notizia negli Stati Uniti.
La morte si portò via Zane Gray, William Butler Yeats, Ford Maddox Ford e Sigmund Freud, di recente esiliato.
Mel Brooks era ancora Melvin Kaminsky.
Ma nel mondo reale fu un anno eccellente e importante.
Nel mondo reale si svolse a New York la prima World Science Fiction Convention, mentre Sam Moskowitz e Don Wollheim gareggiavano per controllare Il Movimento. Nel mondo reale venivano inoltre pubblicate «Unknown» come compagna di «Astounding: Starling Stories», «Science Fiction», «Fantastic Adventures», «Future Fiction», «Famous Fantastic Mysteries» e «Planet Stories», tutte riviste che videro la luce per la prima volta.
Nel mondo reale John W. Campbell spese tutto il suo primo anno come editore di «Astounding», e l’Età d’Oro ebbe inizio con una valanga di scrittori che Campbell sia creò sia aiutò a evolversi. E persone importanti intrapresero il loro viaggio inaugurale nella realtà: in marzo, Isaac Asimov con Naufragio al largo di Vesta (Marooned off Vesta); in aprile, Alfred Bester con L’assioma infranto (The Broken Axiom); in luglio, A.E. van Vogt con Il distruttore nero (si veda il volume dedicato a questo anno); in agosto, Robert A. Heinlein, con La linea della vita (si veda sempre questo volume), e Fritz Leiber con Two Sought Adventure; e in settembre, Theodore Sturgeon con Creature eteree (ancora in questo volume).
Cose ancora più meravigliose accaddero nel mondo reale: Schiavi degli invisibili (Sinister Barrier), di Eric Frank Russell, e L’abisso del passato (Lest Darkness Fall), di L. Sprague de Camp, apparivano su «Unknown». One Against the Legion, di Jack Williamson, e Gray Lensman, di “Doc” Smith, uscivano entrambi su «Astounding» (quest’ultimo a puntate, l’ultima delle quali fu pubblicata nel 1940). La guerra delle salamandre (War with the Newts), di Karel Čapek, e The Outsider and Others, di H.P. Lovecraft, apparvero in edizione rilegata, così come l’ultimo romanzo di Stanley Weinbaum, The New Adam.
L’Esposizione Universale di New York influenzò una generazione di newyorkesi (e pochi altri) appassionati di fantascienza, editori e aspiranti scrittori. «Harper’s» pubblicava un attacco alla fantascienza – “Doom Beyond Jupiter”, di un certo Bernard De Voto –, ma nessuno se ne preoccupò.
E si udiva un lontano frullare d’ali poiché nascevano Barry N. Malzberg, Michael Moorcock e Peter Nicholls (quest’ultimo accolto con molte critiche).
Torniamo a quell’onorato anno 1939 e godiamoci le migliori storie che il mondo reale ci ha lasciato in eredità.
Io, robot
di Eando Binder
(Earl Andrew Binder, 1904-1965, e Otto Oscar Binder, 1911-1975)
Eando Binder è il nome con il quale i fratelli Otto e Earl Binder firmarono un certo numero di racconti di fantascienza, benché dopo il 1940 Otto abbia lavorato da solo. I fratelli Binder sono soprattutto conosciuti per tre serie pubblicate negli ultimi mesi del 1930 e nei primi del 1940: “Anton York”, un uomo immortale, le cui storie furono raccolte sotto il titolo Anton York, Immortal (1965); i racconti della serie “Via”, apparsi con il nome di Gordon A. Giles su «Thrilling Wonder Stories»; e i racconti della serie di “Adam Link”, il cui protagonista è un robot, raccolti sotto il titolo Adam Link – Robot (1965).
Io, robot è il primo racconto, molto interessante perché è uno dei pochi narrati dal punto di vista di un non-umano. La serie di “Adam Link” conquistò l’immaginazione dei lettori con avventure come quella qui pubblicata. [M.H.G.]
Certamente attirò la mia attenzione. Due mesi dopo averlo letto, cominciai Robbie, la storia di un simpatico robot che inaugurò la mia serie del “robot positronico”. Undici anni dopo, quando nove racconti della mia serie dei “robot” furono raccolti in un libro, l’editore chiamò l’antologia Io, robot, nonostante la mia opposizione. Questo libro è ora il più famoso, ma la storia di Otto è stata la prima. [I.A.]
La mia creazione
Molto di quanto è successo mi incuriosisce. Ma credo, adesso, di cominciare a capire. Voi pensate che io sia un mostro, ma vi sbagliate. Vi sbagliate completamente!
Cercherò di provarvelo, con questo scritto. Spero di avere il tempo di finirlo…
Comincerò dal principio. Nacqui, o fui creato, sei mesi fa, il 3 novembre dello scorso anno. Sono un vero robot. Molti di voi sembrano dubbiosi. Sono fatto di spire di metallo e ruote, non di carne e sangue.
Il primo ricordo che entrò nella mia coscienza fu l’impressione di essere incatenato, e lo ero. Per tre giorni prima di quel momento vedevo e sentivo, ma tutto come in una nebbia. Ora, avevo sentito il bisogno di alzarmi e di osservare più da vicino la strana forma in movimento che avevo visto davanti a me tante volte e di cui percepivo i suoni.
La forma in movimento era il dottor Link, il mio creatore. Fra tutti gli oggetti presenti nel campo della mia vista, era il solo che si muovesse. Lui e un altro oggetto… il suo cane Terry. Queste due forme, quindi, mi interessavano di più. Io non avevo ancora imparato ad associare il movimento con la vita.
In quel quarto giorno provai però il desiderio di avvicinarmi ai due oggetti in movimento e di rivolgere a loro dei segnali, soprattutto alla forma più piccola. I suoi rumori rappresentavano una sfida, mi eccitavano. Mi facevano venire voglia di alzarmi e di farli smettere. Ma ero incatenato. Le catene mi trattenevano in modo che, nel mio vacuo stato mentale, non mi mettessi a girovagare, procurandomi magari una morte prematura, o rischiando di fare del male a qualcuno senza saperlo.
Queste cose, naturalmente, mi furono spiegate più tardi dal dottor Link, quando fui in grado di dissociare i miei pensieri e capire. Per quei tre giorni fui come un bambino, un bambino umano. Io non sono uguale agli altri cosiddetti robot, semplici macchine automatiche programmate a obbedire a certi comandi o a stimoli preordinati.
No: io fui dotato di uno pseudo-cervello capace di ricevere tutti gli stimoli che può ricevere il cervello umano. E con la possibilità di imparare infine a svolgere un lavoro razionale per conto proprio.
Per tre giorni però il dottor Link fu molto preoccupato per il mio cervello. Ero come un bambino umano, eppure ero anche come una macchina, sensibile ma non ancora organizzata, sottoposta al capriccio dell’azzardo meccanico. I miei occhi si giravano quando un pezzetto di carta cadeva volteggiando per terra. Ma esistono anche cellule fotoelettriche capaci di fare lo stesso. Le mie orecchie meccaniche si giravano per meglio accogliere suoni provenienti da una certa direzione, tuttavia qualsiasi scienziato può ripetere questo trucco mediante relè acustici.
Il punto della questione era: poteva il mio cervello, al quale occhi e orecchie erano collegati, trattenere queste diverse impressioni per un uso futuro? In breve, possedevo io una memoria?
Per tre giorni fui come un bambino appena nato. E il dottor Link fu come un padre preoccupato, che si chiedeva se la sua creatura non fosse che un idiota senza speranza. Ma il quarto giorno temette che io fossi un animale selvaggio. Cominciai a emettere suoni stridenti con il mio apparato vocale, in risposta ai brevi suoni acuti prodotti dal cane Terry. Allo stesso tempo scuotevo la mia testa girevole e cercavo di forzare le catene.
Per un po’, così mi disse, il dottor Link ebbe molta paura di me. Ero la cosa che assomigliava di più a una creatura della giungla, infuriat...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Storie della fantascienza Volume I 1939-1943
- 1939
- 1940
- 1941
- 1942
- 1943
- Copyright