Interventi di disassuefazione dal fumo
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Interventi di disassuefazione dal fumo

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Interventi di disassuefazione dal fumo

Informazioni su questo libro

Quali sono i metodi per smettere più facilmente di fumare? Quale strategia è meglio adottare nelle diverse persone? Come valutare quanto forte è la dipendenza dalle sigarette? Come consigliare rispetto al trattamento psicologico o farmacologico? Quali sono le opzioni e come vanno seguite nel tempo? Le risposte a queste e altre domande in un pratico ebook sul tema.

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Informazioni

Epidemiologia del tabagismo: i dati nazionali
Punti chiave
  • Abitudine al fumo di sigaretta nella popolazione
  • Nuovi prodotti: sigaretta elettronica e prodotti a tabacco riscaldato
  • Prevalenza dei tentativi di disassuefazione
In sintesi
In Italia, circa un adulto su quattro fuma (24%), con una prevalenza maggiore negli uomini rispetto alle donne e una lenta e progressiva riduzione dal 2008 a oggi.
Al contrario, nella popolazione minorenne si osserva che l’abitudine al fumo è più diffusa tra le ragazze rispetto ai ragazzi. Sia nella popolazione adulta sia in quella minorenne si è riscontrato un progressivo aumento del consumo delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato.
In generale, non sono poche le persone che tentano di smettere di fumare sigarette ma nella stragrande maggioranza dei casi il tentativo fallisce e solo una quota ridotta di fumatori raggiunge la cessazione completa.
Abitudine al fumo di sigaretta nella popolazione
Popolazione adulta
Secondo i dati raccolti dal sistema di sorveglianza PASSI1 (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), relativi al quadriennio 2017-2020, l’abitudine al fumo di sigaretta è significativamente diffusa in Italia, in linea con la tendenza europea rilevata da un’indagine dell’Eurobarometro2 sull’atteggiamento nei confronti del tabacco e delle sigarette elettroniche.
Nonostante la maggioranza degli adulti italiani della fascia d’età 18-69 anni non fumi (58%) o abbia smesso di fumare da più di 6 mesi (18%), quasi un italiano su 4 è un fumatore attivo (24%), con una prevalenza maggiore tra gli uomini (29%) rispetto alle donne (21%). Il consumo medio quotidiano è di circa 12 sigarette, tuttavia quasi un quarto dei fumatori dichiara di consumarne più di un pacchetto al giorno.
La variabilità territoriale mostra in testa alla classifica delle regioni con più fumatori alcune aree del Centro-Sud, in particolare Umbria, Abruzzo, Campania e Lazio. Anche in Emilia-Romagna la prevalenza dell’abitudine al fumo resta elevata.
Analizzando l’andamento temporale dal 2008, si osserva una riduzione significativa della prevalenza dei fumatori in tutto il territorio italiano (si è passati dal 30% al 26%). Questa diminuzione coinvolge più le persone delle classi sociali agiate e meno quelle economicamente più svantaggiate, fra le quali è più alta la quota di fumatori.
La quota di ex fumatori cresce all’avanzare dell’età, è maggiore fra le persone con uno stato socioeconomico più elevato, fra i cittadini italiani rispetto agli stranieri e fra i residenti nelle regioni settentrionali.
Dai dati di sorveglianza emerge che è ancora troppo bassa l’attenzione degli operatori al fumo: solo il 38% degli adulti coinvolti nell’indagine ha ricevuto domande sul fumo e solo un fumatore su due (51%) riferisce di aver ricevuto il consiglio di smettere di fumare da un medico o da un altro operatore sanitario.1
Popolazione minorenne
I dati sull’abitudine al fumo tra i minori in Italia sono forniti da almeno tre rilevazioni: lo studio Health Behaviour in School-aged Children (HBSC – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare) promosso dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS, che coinvolge dal 2001 gli studenti di 11, 13 e 15 anni di tutte le regioni italiane, e la Global Youth Tobacco Survey (GYTS – Indagine globale sul tabacco e i giovani), promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal Centro di controllo delle malattie di Atlanta (CDC), che coinvolge dal 2010 gli studenti del terzo anno della scuola secondaria di primo grado e del primo e secondo anno della scuola secondaria di secondo grado (13-15 anni). A queste si aggiunge l’European School Survey Project on Alcohol and other Drugs – Italy (ESPAD Italia), una ricerca sui comportamenti d’uso di alcol, tabacco e sostanze psicotrope legali e non, da parte degli studenti e delle studentesse di età compresa fra i 15 e i 19 anni delle scuole medie superiori italiane, condotta dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Secondo i dati della rilevazione HBSC-Italia, nell’ultima indagine del 2018, la quota di ragazzi che dichiara di avere fumato sigarette almeno un giorno negli ultimi 30 giorni aumenta sensibilmente con il progredire dell’età, sia nei ragazzi sia nelle ragazze, con una marcata differenza di genere a 15 anni (25% nei ragazzi, 32% nelle ragazze). La percentuale di adolescenti che ha fumato almeno una sigaretta nella vita è in leggera diminuzione rispetto al 2014.3
L’indagine GYTS, oltre a fornire dati sulla prevalenza del fumo di sigaretta e di altri prodotti del tabacco, esplora altri determinanti dell’abitudine al fumo: accessibilità, disponibilità e prezzo, esposizione a fumo passivo, cessazione, media e pubblicità, curriculum scolastico. I risultati più rilevanti, relativi al 2018, mostrano che circa uno studente su cinque dai 13 ai 15 anni ha fumato più di una sigaretta negli ultimi 30 giorni e che l’abitudine al fumo di sigaretta è più diffusa tra le ragazze (24%) rispetto ai coetanei maschi (16%). Anche in questo caso i dati sono in calo rispetto al 2014.4
Invece, considerando i risultati dell’indagine ESPAD 2019, viene riportato che, in Italia, le percentuali di quindicenni che hanno fumato almeno una volta negli ultimi 30 giorni sono il 31% dei ragazzi e il 33% delle ragazze. Questi valori sono più alti di quelli rilevati sia dall’indagine HBSC sia dall’indagine GYTS.5
Nuovi prodotti: sigaretta elettronica e prodotti a tabacco riscaldato
Accanto alle sigarette tradizionali, occorre considerare anche prodotti di nuova generazione o novel products: le sigarette elettroniche‚ immesse sul mercato dei principali Paesi ad alto reddito, compresa l’Italia, intorno al 2010,6 e i prodotti a tabacco riscaldato (in inglese Heated Tobacco Products, HTP), entrati in commercio più recentemente, per la prima volta nel dicembre 2014 a Nagoya in Giappone e a Milano, rispettivamente presi come città pilota dei mercati asiatico ed europeo, per poi diffondersi in altri Paesi.7,8
Le sigarette elettroniche sono dispositivi che, riscaldando una soluzione di una sostanza (contenente in genere glicole propilenico o glicerolo con o senza nicotina o aromi), producono aerosol, la cui inalazione consente di provare sensazioni simili a quelle evocate dal fumo di tabacco, senza necessità di combustione.
I prodotti a tabacco riscaldato funzionano invece inserendo una piccola sigaretta di tabacco all’interno di un apparecchio che scalda il tabacco senza bruciarlo.
In entrambi i casi, in Italia, a partire dalla loro introduzione si è verificato un forte interesse da parte dei fumatori, specialmente quelli alla ricerca di alternative meno nocive al tabacco o di un ausilio per smettere di fumare, con un conseguente incremento delle vendite.1 Al contempo, si è anche osservato un forte interesse da parte di coloro che non avevano mai fumato, soprattutto dei più giovani.7,9
Popolazione adulta
Nel quadriennio 2017-2020 l’uso della sigaretta elettronica ha coinvolto mediamente meno del 3% della popolazione adulta italiana, con un consumo maggiore fra i più giovani di età ...

Indice dei contenuti

  1. 1
  2. 2
  3. 3
  4. Disassuefazione in particolari categorie di fumatori
  5. Tabella 2
  6. La terapia psicologico-comportamentale
  7. La terapia farmacologica
  8. 1,2
  9. 4
  10. 2-4