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Racconti di viaggi geografie storie e cose
Informazioni su questo libro
«Questo è un viaggio diverso, di ricerca, di appagamento di desideri remoti».
Una serie di racconti che sono viaggi del pensiero attraverso geografie, storie...
«Questo è un viaggio diverso, di ricerca, di appagamento di desideri remoti».
Una serie di racconti che sono viaggi del pensiero attraverso geografie, storie, dimensioni sfumate e tempi di altre età . Il tono surreale, l'ironia e l'intreccio, combinati in una scrittura abile e cristallina, diventano il pretesto per un richiamo alla riflessione sulle realtà della vita. Nei racconti emerge la simbologia di immagini solo apparentemente criptiche e misteriose, che in realtà costituiscono il filo conduttore che guida al senso ultimo delle concretezze del quotidiano.
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Informazioni
Argomento
Crescita personaleCategoria
ViaggiUn viaggio all’altro mondo
All’improvviso sentì che una forza misteriosa lo stava sollevando dal letto. Istintivamente fece per aggrapparsi alle coperte, ma le braccia inerti non ubbidirono al comando del suo cervello. Diede uno scossone con tutto il corpo e non ottenne altro risultato che quello di capovolgersi e trovarsi con la faccia in giù, qualche palmo al di sopra del letto. Intanto continuava a salire lentamente, finché si accorse di essere coricato contro il soffitto della stanza. Ma non provava alcun disagio o malessere per quella posizione innaturale: la nuca, la schiena, le gambe erano adagiate comodamente e senza sforzo sulla superficie del soffitto, come per effetto di una legge di gravitazione al contrario. Anzi, avvertiva un impulso inconscio a lasciarsi trasportare ancora più in alto, come se fosse diventato un palloncino gonfio di gas. Ma per fare ciò avrebbe dovuto prima staccarsi dal soffitto e discendere di nuovo un poco per poter raggiungere il riquadro della finestra.
Cominciò allora a dimenarsi, tentando di far leva con la schiena, ed ecco, provò una sgradevole sensazione. Si accorse, infatti, che il suo corpo non aveva più la consueta consistenza, ma era una mera massa di materia fluida, pur conservando le fattezze umane.
Non si era ancora riavuto dallo stupore di quella scoperta quando fu attratto da un suono di voci che proveniva dal basso. Sua moglie e suo figlio erano entrati nella stanza con passo silenzioso, si erano diretti silenziosamente accanto al letto, poi avevano tirato un po’ giù le coperte e si erano messi a gridare e a gesticolare.
Il commendator Trapassi si vide steso laggiù, nel letto (la forte miopia gli aveva fino a quel momento impedito di distinguere il volto cadaverico tra il biancore delle lenzuola) e i due congiunti che lo palpavano e lo scuotevano con gesti disperati.
A tutta prima lo sdoppiamento del suo essere gli apparve uno dei tanti strani e macabri scherzi che il delirio in quegli ultimi giorni gli aveva spesso giocato. Adesso la presenza concreta della consorte e del figlio, le loro voci e i loro rumori lo convinsero che non stava delirando, era dunque solamente l’anima di sé stesso!
Questa fu per il commendator Trapassi la constatazione della propria morte.
In verità mi sono espresso impropriamente. La constatazione di morte la fecero i suoi familiari, per i quali la triste realtà era quel corpo privo di vita. Il commendator Trapassi invece non avvertì alcuna interruzione nel suo essere. Notò solamente che aveva cambiato consistenza (era diventato aeriforme) e che non c’era più alcun legame con quel corpo, che egli contemplava laggiù come altro da sé, una specie di fantoccio che gli assomigliava. Piuttosto, provò compassione per il dolore della moglie e del figlio, che non si accorgevano di lui, aderente al soffitto. Li chiamò per nome, con tenerezza: «Martina! Tonino! Sono qui…».
Ma essi non lo udirono e continuarono ad agitarsi accanto al cadavere. Ripeté l’invito a voce più alta, quasi gridando. Non udirono nemmeno quella volta.
Allora il commendator Trapassi dovette riconoscere tale primo inconveniente nell’essere morto: egli vedeva e sentiva come sempre, ma non era più in grado di farsi vedere e sentire.
Trattenuto dalla pietà per i suoi cari, indugiò ancora un poco a osservarli e ascoltarli. Fece allora una seconda esperienza che, come la prima, non gli riuscì affatto piacevole. Udiva la moglie e il figlio esprimersi in una forma di linguaggio caotica e illogica, con un accavallarsi di concetti spesso incoerenti e contrastanti.
In un primo momento gli venne il dubbio che il dolore della sua morte avesse dato loro di volta il cervello. Ma ciò era smentito dai gesti e dal comportamento in genere, che apparivano perfettamente normali. Solo uno sforzo di ragionamento gli permise di capire che la colpa era sua, non dei familiari, se il loro parlare sembrava così poco chiaro. Egli stava fruendo, senza sapersene però servire utilmente, di un importante privilegio delle anime dei defunti: quello di poter udire tanto le parole che vengono pronunciate dai viventi, quanto i pensieri che restano inespressi nella loro mente. Pur ponendo la massima attenzione, non gli riusciva di sceverare ciò che era probabile fosse detto ad alta voce e ciò che verosimilmente veniva invece taciuto. Per esempio, certi apprezzamenti di natura piuttosto intima che il figlio fece sui suoi organi genitali, appena il cadavere fu tutto denudato. Senza dubbio non potevano essere pronunciati con le labbra, alla presenza della madre. Ma di molte altre frasi il commendator Trapassi non era in grado di riconoscere con sicurezza se venivano tradotte in suoni o se rimanevano allo stato di pensiero. Nei discorsi della moglie si mescolavano espressioni di cordoglio per la sua morte e di rammarico per certi abiti che occorreva tingere di nero. Erano inframmezzate da smorfie di disgusto per il lezzo che già si propagava per la stanza e segni di stanchezza. Ma anche da desideri (espressi o sottintesi?) di mettersi a sedere, anzi di sdraiarsi, ma non (per carità , che orrore!) sul letto matrimoniale in cui era giaciuto il morto. A intervalli affioravano nomi di uomini che il commendator Trapassi non conosceva. Erano, questi, amici da invitare ai funerali, oppure probabili pretendenti per un prossimo matrimonio, che la moglie già passava in rassegna, o ex amanti che adesso, in uno slancio di pentimento alla presenza del caro estinto, le tornavano alla memoria?
Non era nemmeno questo un privilegio vantaggioso per le anime dei defunti, dovette convenire il commendator Trapassi. Nel giro di pochi minuti, ascoltando i pensieri della moglie e del figlio, così come le parole pronunciate ad alta voce, che se fosse stato vivo gli avrebbero certamente taciute, venne a conoscere certe relazioni affettive e di interesse che legavano a lui i due congiunti. Erano più cose spiacevoli di quante ne avesse sospettate in tanti anni di convivenza.
Scuotendo il capo con disappunto, l’anima del commendator Trapassi decise di abbandonare la moglie e il figlio ai loro problemi e proseguire per la via che il fato gli aveva ormai assegnata. Con un poderoso colpo di reni riuscì finalmente a staccarsi dal soffitto, infilò la finestra (passando senza difficoltà attraverso i vetri) e si lanciò nel vuoto.
Ebbe un breve mancamento di fiato, simile a quello che deve provare il suicida nell’atto di buttarsi dal quinto piano, poi, notando che l’asfalto della strada anziché venirgli incontro andava sempre più allontanandosi, l’anima del commendator Trapassi riprese la sua respirazione regolare. Superati i tetti della città , per vincere una lieve sensazione di nausea provocata dalle vertigini, chiuse gli occhi e si lasciò sollevare nel vuoto dell’atmosfera.
Il volo del commendator Trapassi dalla finestra di casa sua fino agli estremi limiti del cielo non presentò eventi degni di nota. Per ore e ore attraversò strati di nuvole e zone di cielo limpido, spazi interminabili di oscurità totale e regioni di aria rarefatta. Percorse infine un oceano di chiarore sempre più abbagliante… Non incontrò niente e nessuno.
Da principio si sentiva felice ed eroico come un astronauta in viaggio verso un piane...
Indice dei contenuti
- Frontespizio
- Colophon
- Capo desiderato e prove di allegria
- RACCONTI DI VIAGGI GEOGRAFIE STORIE E COSE
- Cento anni di lontananza
- La peste, la lebbra e l’ignoranza
- A Timbuctù
- A Troia
- Un viaggio nella vita di Pompei
- Il cane Fritz Von Grossweislich
- A Prayaga-Allahabad
- A Rabat
- Il martire e il pellegrino
- Ozzio
- Un altro pianeta
- A Santorini
- Un viaggio all’altro mondo
- Lisbona: la saudade e il fado
- La sapienza del ciliegio
- Il diamante maledetto
- A titolo postumo
- Mille e una notte di viaggi
- Sulle ali del mito. Viaggio nella Grecia Antica
- Per la Via Lattea
- Un viaggio mai finito in Nepal
- Il lago Rosa
- A Orvieto
- A Epidauro
- Una festa del fuoco
- Il Tempio d’oro di Varanasi
- A Gorée, l’isola da cui partivano gli schiavi
- In Sicilia
- Ad Agra – il Taj Mahal
- Viaggio col Coronavirus
- La dea vivente del Nepal
- A Paestum
- Dal Tibet al Nepal
- Smarrimento
- Il lago Trasimeno. Racconto di un massacro
- Viaggiare in tempo di pandemia
- Alla cascata delle Marmore
- Kronos e Kairos
- Muro lucano. Una pagina interminabile di storia
- Viaggio filosofico fra le parole
- A ottant’anni
- Biografie
- Collana Zig Zag
- Ebook disponibili