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Il destino in fondo al cuore
Informazioni su questo libro
«Il tempo passa e noi invecchiamo: solamente il desiderio rimane giovane per sempre». In questa massima di Gandhi c'è il viaggio di saggezza che il lettore è invitato a intraprendere in questo libro.
Gandhi non fu solo l'eroe dell'indipendenza dell'India e della filosofia della non-violenza, fu anche una guida spirituale capace di orientare generazioni di uomini e donne in cerca di un posto nel mondo, di una strada significativa per la propria esistenza.
Nell'intimo di ogni essere umano abita quella Verità, quella Presenza, che chiede solo di essere cercata per indicare il sentiero giusto a ciascuno. Ecco spiegata l'insistenza sul mistero del rapporto fra vita e destino. Di qui la purezza e la linearità di pensiero che emerge da queste pagine nelle quali vibra quell'onestà morale e quel coraggio che solo la fede più profonda nel Divino riesce a generare.
A cura di Roberta Russo.
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Informazioni
Editore
TS EdizioniAnno
2022eBook ISBN
9791254710470Argomento
Teologia e religionePreambolo – La forza del cuore
«Forse non riuscirà. Forse fallirà, com’è fallito il Buddha, com’è fallito Cristo, nello sforzo di stornare gli uomini dalle loro iniquità; ma il mondo si ricorderà di lui come d’uno che ha fatto della propria vita una lezione per tutte le età future». Così il poeta indiano Rabindranath Tagore parlava del suo amico Gandhi in un’intervista del 1938, e fu proprio lui a conferirgli l’appellativo di Mahatma, “Grande Anima”.
Non si poteva trovare epiteto più appropriato per un uomo che non fu solo l’eroe dell’indipendenza dell’India e della lotta non violenta, ma una guida spirituale per tante generazioni di uomini e donne in cerca di un posto nel mondo, di una strada significativa per la propria esistenza.
Albert Einstein, in occasione del settantacinquesimo compleanno del leader indiano, scrisse: «Le epoche future stenteranno a credere che una simile creatura in carne e ossa abbia camminato su questa terra».
Il francese Albert Camus, Premio Nobel per la letteratura, lo indicò come «il più grande uomo della nostra epoca».
L’americano George Marshall, segretario di Stato americano e Premio Nobel per la pace, affermò senza di timore di essere smentito che «il Mahatma è stato portavoce dell’umanità intera».
* * *
L’impressione lasciata dal passaggio di Gandhi nella storia ha pochi termini di paragone nella vicenda dei popoli e delle civiltà, forse nessuno nell’èra moderna.
Il suo ruolo storico non si esaurisce nel fatto d’aver spinto il governo sudafricano ad abolire alcune discriminazioni razziali, né in quello d’aver strappato l’India al dominio britannico accelerandone i processi di liberazione, ma si esplica soprattutto nella filosofia che resse tutta la sua azione politica: l’aver puntato esclusivamente sulle forze interiori dell’uomo.
Alla politica si volse come a uno strumento di azione morale. Se ne lasciò irretire unicamente per la possibilità di esercitare un’influenza etica nel mondo: «Se pare che io mi occupi di politica, è solo perché oggi essa ci avvolge come le spire di un serpente... Voglio educare questo serpente» (dal settimanale Young India, 27 maggio 1925).
Attraverso la filigrana delle questioni sociali contingenti, lo sguardo gandhiano mirava oltre, all’affermazione di valori supremi e incontrovertibili: «Devo confessare che l’autopurificazione dell’uomo mi sta molto più a cuore della cosiddetta attività politica» (dal settimanale Young India, 7 maggio 1925).
In questa prospettiva universale, il Mahatma non si stancò mai di predicare l’ascolto del cuore per distinguere le aspirazioni autentiche da quelle illusorie o indotte dal mondo esterno: «Non già nel seguire la strada battuta, ma nel trovare a tentoni il proprio sentiero e nel seguirlo coraggiosamente, consiste la vera libertà» (Satyagraha in South Africa, Madras 1928).
Siamo dunque chiamati a riconoscere il nostro vero desiderio – quello più autentico e profondo – per vivere un’avventura coraggiosa, unica e originale. Nell’intimo di ogni essere umano abita quella Verità, quella Presenza divina, che chiede solo di essere cercata per indicare il cammino a ciascuno. Gandhi ci invita interrogare il cuore per non fallire l’unico obiettivo che può dare unità ai poveri frammenti delle nostre piccole vite. Solo chi sa scrutare la propria interiorità trova la via, la verità e il segreto di una vita pienamente realizzata – pur attraversando fatiche, sofferenze e difficoltà.
Ecco spiegata, allora, l’insistenza del maestro, nei suoi discorsi e negli scritti, sul mistero del rapporto fra vita e destino: «Fino a che punto l’uomo è libero? ...e fino a che punto è una creatura delle circostanze? Fino a che punto agisce il libero arbitrio? ...e dove entra in scena il fato? Tutto questo per me è un mistero, e rimarrà per sempre un mistero (The Story of My Experiments with Truth, Ahmedabad 1922-28).
Sulla ruota della vita (il filatoio gandhiano – Charkha) corre il filo del destino che porta gioia e dolore. Buio e luce sono inevitabili. Surya (il Sole) e Chandra (la Luna) – antiche divinità dell’induismo – si rincorrono sul telaio del tempo e non s’incontrano mai; entrano nella simbologia gandhiana a segnare la ciclicità delle stagioni e della Storia. Il significato ultimo del nostro stare al mondo si gioca tutto nell’incontro fatidico fra i due volti dell’esistenza: quello solare e lieto con quello lunare e melanconico.
E quale destino individuò per sé Mohandas Karamchand Gandhi? «Mi professo un appassionato cercatore della Verità, la quale non è altro che un sinonimo di Dio. È nel corso di tale ricerca che ho scoperto la non-violenza. La sua divulgazione è la missione della mia vita. Non ho altri interessi che lo svolgimento di questo compito» (dal settimanale Harijan, 6 luglio 1940).
Quando l’attentatore gli sparò, Gandhi cadde invocando il nome di Dio: «He Ram». Dieci anni prima, in una conversazione fedelmente trascritta dal suo segretario personale Pyarelal, aveva detto di avere continuamente il nome di Dio sulle labbra: «Una persona che ha rinunciato alla violenza – affermava con passione – dovrebbe pronunciare il nome di Dio a ogni respiro» (Pyarelal Nayyar, The Last Phase). E il Mahatma lo faceva da più di venti anni, tanto che ora il nome si ripeteva da sé, anche durante il sonno.
* * *
La purezza e la linearità di pensiero che emerge da queste pagine antologiche – molte inedite per l’Italia e attinte ai 100 volumi dell’opera omnia a cura della GandhiServe Foundation – fa risaltare quel coraggio dei propri desideri che solo la fede più profonda nel Divino riesce a generare.
Sono schegge fulminanti di un gigante dell’umanità che non ha mai smesso di farsi domande e di cercare la costruzione del bene. Parole che ancora oggi hanno molto da dire a chi si sente stanco, disorientato, affamato di senso.
«Il tempo passa e noi invecchiamo: solo il desiderio rimane giovane per sempre». In questa massima gandhiana c’è il viaggio di saggezza che il lettore è invitato a intraprendere per scovare, nel proprio mondo interiore, la sua più cocente a...
Indice dei contenuti
- Preambolo – La forza del cuore