Luna: minaccia da Farside e altri racconti (Urania)
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Luna: minaccia da Farside e altri racconti (Urania)

  1. 208 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Luna: minaccia da Farside e altri racconti (Urania)

Informazioni su questo libro

LUNA: MINACCIA DA FARSIDE Una novella che ci riporta nel mondo dei Dragoni, i signori della celeberrima trilogia della Luna, ambientata qualche decennio prima dei fatti narrati in Luna nuova, nella città della famiglia Taiyang di Regina Sud. La società di Farside è pensata ad anello, in modo che nessuno sia lasciato solo, attraverso legami parentali e affettivi che creano gruppi familiari misti. Quattro giovani di una di queste famiglie si imbarcano in una spedizione verso il Mare della Tranquillità per vedere la prima orma lasciata sulla Luna da Kneel Strongarm e cercare di creare un legame con il nuovo membro del loro anello.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2022
eBook ISBN
9788835717645
Argomento
Literatura

LUNA: MINACCIA DA FARSIDE

Ci troviamo laggiù a Ipazia, ci resta una riserva di aria per soli trenta minuti e la madre di tutte le tempeste di radiazioni punta dritta su di noi.
No. Proviamo a ricominciare. Devo mettere l’aria alla fine? E quel “laggiù a Ipazia”? Devo aggiungere qualche piccolo dettaglio per essere più chiara, tipo: un chilometro sotto la superficie? La madre di tutte le tempeste di radiazioni punta dritta su di noi e ci resta una riserva di aria per soli trenta minuti. Ci restano solo trenta minuti di aria.
Così va meglio. Rende di più, sai, dun dunh dah. Kaya, la nostra facilitatrice teatrale del gruppo di studio, dice che si dovrebbe iniziare con un grande botto. Boom. Catturate l’attenzione, fate in mondo che esclamino: «Oh! E adesso che succede?».
Che cosa intendi dire? Comincia dall’inizio e lascia che tutto scorra nel modo più naturale? E la tensione, il ritmo della trama, una rivelazione e tutto il resto? Il dramma e il crescendo? Che cosa intendi dire, che non è importante quello che accade, ma quello che ti suscita? Dov’è il dramma? Dov’è l’eccitazione?
Okay, comincerò dall’inizio, ma la mia storia, a modo mio.
È odio a prima vista.
È Capodanno, a Regina del Sud, sulla piazza tra la Torre Taiyang e la Torre Osman. C’è una gran folla di reginiani, tutti con gli sguardi rivolti verso l’alto. È appena iniziata la corsa dei draghi.
Intendiamoci: non ho nulla contro Capodanno, ma in fondo cos’è veramente? Una marea di persone rumorose e stupide che insistono per avere contatti fisici indesiderati solo perché si passa da una data all’altra. Personalmente, preferisco Zhonqiu, la festa di metà autunno, ma nessuno dica che Cariad Corcoran non concede alle persone il diritto di festeggiare. Persino la corsa dei draghi. Che in realtà non sono draghi. I draghi non esistono. Eppure ci sono. Ma non volano. E non sono fatti di carta e nanostrati. Ma possono sputare fuoco, quando vogliono.
Ci sono draghi che corrono nel cielo, persone che ballano per le strade e io sto per incontrare il mio nuovo patrigno.
Capisci: già i matrimoni sono difficili. Ma i matrimoni anulari ormai rasentano una stupidità insopportabile. Ecco perché la gente li prova. Quando cresci in un nucleo familiare del genere non ti rendi mai conto di che cosa strana sia l’anello. Conosci solo la famiglia. Tutto succede in famiglia. Dal lato iz non mi è mai piaciuta Dolores, ma Andros sì, e molto, perciò ovviamente è stato quello il legame che si è interrotto. Vedevo che tra lui e Laine le cose non andavano da quasi un anno e se lo notava anche Kobe voleva dire che davvero non funzionavano più. Così è finita, Laine ha perduto un derecho-marito e io un derecho-padre senza consenso, mediazione, contratto o altro. Nulla.
Alla fine è stata una pura e semplice sostituzione nell’anello: esce Andros, entra Sicco. Matrimoni circolari: è come vivere in una telenovela. Tutti fanno qualcosa con tutti gli altri. Sicco era un docente dell’università, giunto da Farside per tenere un nuovo seminario di astronomia a Regina del Sud. Non sapevo nemmeno che Laine si vedeva con lui fino a quando lei non ha annunciato un nuovo meraviglioso contratto. Anno nuovo, derecho-famiglia nuova. Ma quando è stata consultata Cariad Corcoran?
Mai. Eppure ci si aspetta che io stia lì, tra il frastuono, odori di cucina e di corpi ammassati, con Kobe che guarda in alto i draghi e mi spiega in quel suo modo insopportabilmente ricco di particolari la differenza tra gli aquiloni dei Mackenzie e quelli dei Sun, e Jair fuori a comprarmi orzata al chiosco perché gliel’ho detto io, e lui ha sempre bisogno di qualcuno che gli faccia da guida in ogni cosa. Ci si aspetta che io stia lì, nel bel mezzo della festa di Capodanno, in attesa che Laine porti il suo nuovo derecho dal seminario. Per mano. «Hanno tutti finito l’orzata» dice Jair. Mi offre un bicchiere di carta pieno di granita chiara. «Ti ho portato uno yogurt gelato.»
Lascio che a parlare sia la mia faccia. Yogurt gelato? Mi hai portato uno yogurt gelato? Poi vedo che Jair non mi guarda e non si accorge che sono seccata, e Kobe non guarda in alto i draghi di Capodanno che ruzzolano e si attorcigliano intorno alle torri. Allora mi giro, seguo la direzione dei loro occhi e vedo da cosa sono attratti. Sta arrivando Laine, che fende la folla rumorosa e puzzolente e si tira dietro per una mano un individuo di mezza età, dal viso e dal cranio rasati, con un sorriso raggiante sul volto. Ma il mio sguardo si appunta su ciò che si trova all’estremità dell’altra mano di Laine.
Una figlia.
Porta con sé una figlia.
Dobbiamo essere rimasti tutti a bocca aperta, ne sono convinta.
Non si è mai parlato di una figlia, con nessuno di noi.
«Emer, Kobe, vi presento Sicco Sisay.» Perché Laine non riesce a metterselo in testa? Non mi piace essere chiamata Emer. Odio quel nome. Lo odio. «E questo è Jair, il figlio del mio iz.»
I lineamenti minuti di Jair si contraggono in un’espressione triste, fa un gesto della zampa dolorante con il suo artiglio-guanto. Laine: non riesci mai a farla giusta? Il neko del mio iz. È lui ad autoidentificarsi: ha gli stessi miei diritti.
«E lei è Sidibe.»
Sidibe Sisay. Alta, in perfetta forma e attillata, con top ascellare e pantaloni da cerimonia che sembrano strati di vernice sul corpo. Ha le tette. Piccole, ma pur sempre tette. Gliele vedo benissimo. E anche Jair e Kobe. Ciglia lunghe e occhi grandi, pelle liscia, morbida, perfetta, capelli raccolti in un grande cuneo sulla sommità della testa. Capelli che non potrò mai avere neanche tra un miliardo di anni, pelle che non è pallida e slavata e ha le lentiggini. E le tette.
«Chiudi la bocca, Jair» ordino. Ragazzi, davvero.
Sidibe Sisay mi porge una mano.
«Ola Emer» dice. «Buon anno.»
«Allora» dice Laine, attirando me e Kobe con un abbraccio familiare. «Sicco e Sidibe si trasferiscono da noi.»
La corsa dei draghi finisce, l’orologio passa da un orario a quello successivo e i cannoni sparacoriandoli sulle torri fanno fuoco e lanciano in aria ghirlande, fili d’argento e palloncini. La gente grida, fa grandi salti di gioia, si baciano tutti, anche Laine e Sicco, e io non riesco a guardare perché è tutto così disgustoso e stupido, non solo loro due, tutti quanti nella piazza. Perché festeggiate il nuovo anno, non sapete che non ci sarà un nuovo anno perché il mondo è appena finito?
Allora: che ne pensi di questo inizio?
Ascolta, la racconto a modo mio. Cioè in modo narrativo. Ne ricavo una storia.
È così che lo faccio, prendere o lasciare.
Cosa ho provato? Mi pare sia ovvio cosa ho provato.
Te lo sto dicendo cosa ho provato, solo che lo faccio a modo mio. Potresti leggerlo tra le righe, no? E sappi che non avevo nessuna intenzione di venire qui. Fra l’altro, la tua sedia ha uno strano odore. Tutta questa stanza ha uno strano odore, come se fosse stata appena stampata. E odio sentirlo, ma anche tu hai uno strano odore. Come se fossi stata appena stampata.
Allora, da due giorni anche per me è iniziato l’anno nuovo, il 2069, e tutti sanno di Sidibe Sisay. Non solo alla Torre Osman, non solo a Regina: tutti. Dal cratere Faustini allo Shackleton, dall’Amundsen al Palazzo della Luce eterna. Tutti. Se vado in rete, ne parlano tutti. Se vado all’hotshop, ne ridono tutti. Se vado al gruppo di studio, tutti chiedono: «Chi è, da dove viene, chi le fa i capelli, si trasferisce qui?».
All’ultima domanda posso rispondere.
Sì.
Sicco Sisay ha assunto dei costruttori per abbattere una parete tra il nostro appartamento e quello accanto. Così saremo una grande famiglia felice!
La sensazione di malessere che avverto all’intestino non dipende dalla violazione della nostra adorabile casetta (anche se in realtà è così: definisco quell’orribile ampliamento il Pugno nell’Occhio). Il fatto è che ha tutta l’aria di cambiamento permanente. Ha tutta l’aria di matrimonio felice, contratti e Sidibe Sisay che diventa per sempre mia derecha.
Devi capire questo: ci sono delle regole. Non so che tipo di brutte cose fanno all’università, ma questa è Regina del Sud, Regina della Luna, abbiamo delle regole su quello che è accettabile, tra cui non è compresa la libertà di girandolare per le camere di un appartamento altrui (quale effettivamente è, Pugno nell’Occhio o no) in top sportivo e pantaloncini scandalosamente corti. Ci sono dei ragazzi qui, capito?
Quindi: sono trascorsi cinque giorni dall’invasione di Sisay e Kobe non ha chiuso la bocca un solo istante. Gli dico che è imbarazzante. Non per lui: non capisce l’imbarazzo. È imbarazzante per me, come gli ho insegnato a capire. Senza risultato. La sua bocca resta aperta, a prendere polvere. Alla fine gli dico che lo fa sembrare stupido. Non a lui o a me: a lei. Eppure continua ad aggirarsi intorno allo spazio condiviso tra Corcoran Castle e il Pugno nell’Occhio, in attesa che Sidibe passi di lì, sorridendole, standole troppo vicino, facendole troppe domande. Gli affido qualche commissione da sbrigare per me. Viaggi alla stampante, la ricerca in rete di mode che potrebbero piacermi, preparare il mio materiale per il gruppo di studio. Kobe dev’essere tenuto occupato.
E tra le regole è compreso più che mai bada ai fatti tuoi. Perché non hai diritto, Sidibe Sisay, non hai nessun diritto di irrompere nel mio appartamento e dirmi in faccia: «Tu maltratti quel ragazzo».
«Scusa» dico. Così, sull’offeso. «Scusa? Che ragazzo?»
«Kobe. Lo mandi a sbrigare di continuo delle commissioni per te e non lo ringrazi mai, o qualcosa del genere.»
Al che le dico: «Cerca di capire». E le spiego molto lentamente che faccio tutto questo proprio per lei, perché Kobe si attacca e non va via, ha problemi di comportamento, è fatto così, perciò dovrebbe ringraziarmi, anziché urlarmi contro.
«Dovresti mostrargli rispetto» dice Sidibe, poi se ne va passando per il Pugno nell’Occhio e stavolta sono io che rimango a bocca aperta senza dire una parola.
E poi c’è Jair. Oh, Jair. Che vergogna. Vergogna. Dopo il suo primo saluto la notte di Capodanno, è collassato come una specie di materia superdensa e bighellona per l’appartamento cercando in continuazione di scivolare nell’orlo del campo visivo di Sidibe. Si gioca la carta della kawaii, l’amabilità. Lei si siede negli angoli con le ginocchia tirate al petto. Lui si accuccia sulle sporgenze, con gli artiglio-guanti tra i piedi. Si rannicchia sui lettini. Guarda fuori dalle finestre con l’aria lunatica e sensibile. Ha un ciuffo di capelli che gli cade sempre sull’occhio destro. Mi piace come neko, lo è da quasi un anno e ce la mette tutta, anche se Dolores si rifiuta di permettergli un’operazione alle orecchie: diventerebbe troppo felino.
Questo è l’inferno. Sono all’inferno. E per quanto ho capito dalla mia ricerca, il problema dell’inferno è che hai fatto qualcosa per meritarlo.
E questo è peggio dell’inferno.
Cariad. Se proprio dobbiamo farlo, chiamami così.
Si tratta di una mediazione, vero? Tutto è mediazione. Persino la terapia.
Cariad. Ho scelto il nome circa tre lune fa. C’è voluto parecchio per farmi chiamare così da tutti. Ho dovuto mettere in giro la voce, darmi un po’ da fare.
Cariad. Significa qualcosa di bello in una lingua celtica.
Cariad. Dillo.
Cariad. No. Non Cariad. Cariad.
Bene.
Voglio dire: che razza di nome è Emer? Eee-muh. Sembra un puntino doloroso sulla cute. Con un’estremità rossa che dive...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Premessa. di Franco Forte
  4. Introduzione. di Elisa Giudici
  5. Luna: minaccia da Farside
  6. Il Quinto Dragone
  7. Caduta
  8. LA STORIA DEL PREMIO URANIA. I VINCITORI 2000-2002. di Mauro Gaffo
  9. Copyright