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Peccati e sentimenti (I Romanzi Oro)
- 288 pagine
- Italian
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Peccati e sentimenti (I Romanzi Oro)
Informazioni su questo libro
Prima di arrendersi a un noioso matrimonio che le garantisca una vita rispettabile, lady Eleanor intende vivere un'avventura. Tuttavia, suo fratello Sebastian, duca di Melbourne, non ha intenzione di lasciare che la sorella si scateni completamente e chiede al suo migliore amico, Valentine Corbett, marchese di Deverill, di tenere d'occhio la vivace ragazza. È proprio l'occasione che lei stava aspettando. Chi può fare al caso suo più di un affascinante e chiacchierato libertino? Purtroppo il seducente mascalzone sembra insolitamente determinato a comportarsi in modo onorevole. Ma Eleanor si dimostrerà presto una valente allieva nell'arte che lui conosce più di ogni altra: la seduzione...
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Informazioni
eBook ISBN
97888357176901
Valentine Corbett, il marchese di Deverill, sollevò il bicchiere. — Guai in vista — mormorò bevendo un sorso di whisky.
— Non da parte di mio marito — disse lady Lydia Franch, alzando la testa.
— No, lui sta ancora occhieggiando Genevieve DuMer. — Valentine riusciva a scorgere il profilo di lord Franch vicino all’ingresso della sala da gioco. L’attenzione dell’uomo era ancora fissa sul prosperoso seno della signorina DuMer, mentre chiacchieravano insieme.
— Quel deficiente. — Lydia abbassò nuovamente la testa.
Socchiudendo appena gli occhi, Valentine prese la nuca della viscontessa fra le mani, incoraggiando le sue cure. Lo sguardo, tuttavia, gli tornò sulla più significativa piccola scenetta che si stava svolgendo al di là delle tende.
Lydia si fermò nuovamente. — Allora quali guai ci sono in vista? — gli domandò.
— John Priestley sta offrendo a lady Eleanor Griffin un braccialetto di perle e lei gli sta consentendo di metterglielo al polso. I due sono in bella vista, davanti anche ai tre fratelli di lei. — Lui sospirò, rafforzando la presa sulla testa di Lydia, il cui pompino si stava facendo più energico. — Dubito che il duca di Melbourne approvi che sua sorella accetti un regalo da un uomo… soprattutto in pubblico e da un idiota che non ha un valore tale da potere ambire a diventare un pretendente.
Valentine piegò indietro la testa, meno interessato ai propri amici, mentre i movimenti della bocca di Lydia sul suo uccello cominciavano a produrre risultati. Anche se si permetteva di superare tutti i limiti, il marchese teneva sempre gli occhi bene aperti e l’attenzione fissa al di là dell’intimo nascondiglio. Non chiudeva mai gli occhi: con i giochi che gli piaceva giocare sarebbe stato sia stupido sia suicida.
Quando Lydia si raddrizzò, le consegnò il bicchiere di whisky. — Mi piace ballare il valzer con voi, mia cara — le disse, aiutandola a rimettersi in piedi.
— Già , ma a voi piace ballare con tutte, Valentine — replicò lei mentre lui si riabbottonava i calzoni.
— Fatto riguardo al quale sono sempre stato onesto.
— Una delle vostre poche qualità positive.
— Ho almeno due qualità positive — replicò lui. — E la tettona ha trovato un compagno di ballo, il che significa che Franch comincerà a cercare sua moglie.
— Già , miope com’è, ama avere qualcosa da occhieggiare da molto vicino. — Lei aggiustò l’oggetto dell’adorazione del marito, a malapena coperto. — Sarò alla soirée dei Beckwith giovedì — continuò Lydia. — Hanno un delizioso giardino tropicale.
— Con una illuminazione insufficiente, a quel che mi hanno detto. — Facendosi da parte, Valentine fece rientrare per prima lady Franch nella sala da ballo.
Si appoggiò per qualche istante contro una parete, osservando la scena che aveva inizialmente attirato la sua attenzione. Lady Eleanor Griffin si stava comportando da sciocca. Non solo aveva permesso a Priestley di metterle il braccialetto, ma adesso pareva incoraggiarlo danzando un valzer con lui. Valentine lanciò un’occhiata al fratello maggiore di Eleanor. Sebastian, il duca di Melbourne, stava continuando a conversare con lord Tomlin, ma Valentine lo conosceva abbastanza da sapere che non era affatto compiaciuto. Forse la serata aveva ancora in serbo qualche momento di interesse.
— Quello è pazzo.
Valentine guardò a sinistra. — Presumo vi riferiate a Priestley.
— Era già stato avvisato. — Appoggiato al fondo della sala, lord Charlemagne Griffin seguì con gli occhi grigio chiaro sua sorella e John Priestley.
— Allora dovrete attribuirgli qualche punto per il suo coraggio. — Valentine recuperò un altro bicchiere di whisky.
Lo sguardo grigio balenò nella sua direzione e tornò indietro. — Per totale stupidità .
— È solo un braccialetto, Charle. In una soirée che non vale nemmeno una nota a piè di pagina nelle rubriche della cronaca mondana.
— Un braccialetto al polso di mia sorella. — Charlemagne si raddrizzò. — Non mi interessa un fico dove siamo. Io l’ho buttato fuori a calci la settimana scorsa e Melbourne ha già mostrato i denti a quel cacciatore di dote. Eleanor lo sa benissimo.
Valentine guardò di nuovo i ballerini. Con i capelli scuri annodati in uno chignon sulla testa, l’aggraziata lady Eleanor Griffin pareva molto più composta del proprio compagno. Tuttavia i fratelli non avrebbero ucciso lei. Priestley poteva non essere altrettanto fortunato. — Forse vostra sorella sta mettendo in atto una piccola ribellione.
— Se così è, avrà vita breve.
Ridacchiando, Valentine scolò il whisky. — Complicazioni. Sono uno dei motivi per cui sono felice di non avere fratelli. Ci vediamo domani, eh?
Charlemagne annuì. — Melbourne mi ha detto che vi ha chiesto di passare.
Lanciando un’occhiata a Eleanor e Priestley, Valentine si diresse verso la porta. Poteva essere amico degli uomini della famiglia Griffin, ma l’idea di restare coinvolto nei loro problemi domestici gli faceva venire una gran voglia di trovarsi altrove. Soprattutto avendo sentito parlare di una bella partita al Society Club.
Mentre usciva, adocchiò alcune giovani signore che lo seguirono con lo sguardo. Ci era abituato e, facendo un bel sorriso alle ragazze, ne memorizzò i volti per eventuali futuri riferimenti. Non si poteva mai sapere se ci si fosse stancati di giocare a carte.
Eleanor Griffin aveva cominciato a notare nella propria vita uno schema che si ripeteva. Tutte le volte che passava una serata che avrebbe definito divertente, la mattina dopo si trovava a subire una paternale da uno, due o magari anche tutti e tre i fratelli su ciò che aveva fatto scorrettamente e sul fatto che avrebbe dovuto promettere di non farlo mai più. Come se lei non conoscesse già le regole e le conseguenze da pagare per averle infrante.
— Non ho intenzione di sprecare tempo a farvi una paternale se non mi ascoltate nemmeno — le disse il fratello numero uno.
Eleanor sospettava che Sebastian fosse autoritario in modo del tutto spontaneo; era stato elevato alla posizione di duca di Melbourne e patriarca della famiglia a soli diciassette anni e i successivi quindici non avevano fatto altro che renderlo ancora più arrogante e sicuro di sé di quando aveva cominciato.
A lei sembrò un proprio dovere farlo scendere di un paio di gradini o quantomeno rammentargli di essere umano. Eleanor si raddrizzò. — Bene. Allora vado nella sala della musica.
— Volevo dire che, se avessi avuto intenzione di parlare per il semplice scopo di udire la mia voce, avrei fatto un discorso in Parlamento.
— Vi ha mai detto nessuno che siete insopportabile, Sebastian?
Due occhi grigio scuro la fissarono. — Qualcuno deve dimostrare un po’ di dignità e decoro in questa famiglia. Voi non sembrate capace di farlo.
Lei sospirò. — Non vi stancate mai di considerarci il perfetto e onnipotente clan Griffin?
Il duca di Melbourne tamburellò le dita sulla scrivania. — Gli uomini non cercherebbero di donarvi dei gioielli se foste la sorella di un negoziante.
— I gioielli, Sebastian, non sono importanti. Tutti e tre voi sembrate entusiasti di scacciare via gli uomini da me, prima ancora che mi possano salutare.
— Scacciamo soltanto gli uomini sbagliati. — Sebastian si sporse in avanti. — E oggi i gioielli sono importanti.
— No, è solo…
— Vogliamo allora concentrarci sul vostro comportamento? Se volevate dimostrare che le vostre azioni possono provocare dei danni, ne sono già consapevole.
— Per l’amor del cielo, Sebastian, non avete idea…
— Allora parliamo del fatto che avete intenzionalmente cercato di crearmi dei problemi. Oggi, comunque, rifletteremo su ciò che avete fatto. Volete promettermi che non accetterete più nulla da nessun uomo in pubblico? Soprattutto da gente in cerca di fortuna che finge di non essere interessata alla vostra dote?
A volte Eleanor avrebbe voluto mettersi a gridare forte… anche se suo fratello aveva ragione, cosa che succedeva sorprendentemente spesso, considerando che, di solito, lui non si preoccupava nemmeno di capire perché lei agisse come agiva. Che avesse torto o ragione, tuttavia, non aveva bisogno di parlarle come se fosse stata una bambina deficiente. — D’accordo. Accetterò regali solo da uomini, cacciatori di dote o meno, in privato.
L’espressione di lui non cambiò. Solo i suoi occhi si fecero più gelidi, ma fu sufficiente. Sebastian aveva una miccia lunga, prima di esplodere, ma era di nuovo arrivato quasi alla fine.
Si alzò lentamente, costringendo lei a sollevare lo sguardo per continuare a fissarlo. — Il nome e la reputazione dei Griffin sono stati impeccabili per ottocento anni. Questo fatto non cambierà finché sarò io al comando della famiglia.
— Lo so, Seb…
— Se non volete passare a Londra la Stagione dei debutti, posso fare in modo che Charlemagne vi accompagni a Melbourne Park.
Il battito cardiaco di lei accelerò davanti a quella minaccia. Cielo, la Stagione era appena cominciata e Melbourne Park era nello sperduto Devon. — Charle non lo farebbe.
Lui inarcò un sopracciglio. — Sì, invece. — Il duca si sporse in avanti. — Non giocherei a questo gioco se fossi in voi, Eleanor. Perderete.
Con un cupo brontolio, lei tirò fuori della tasca il braccialetto. Non le piacevano nemmeno le perle, ma era stato romantico che il visconte Priestley gliele avesse messe al polso, soprattutto quando gli era stato praticamente sempre impedito di avvicinarsi a lei. Doveva ammirare il coraggio di John, qualsiasi fossero le sue motivazioni. — Bene. Rispeditelo indietro, allora. Non sia mai che un gentiluomo possa apprezzarmi a sufficienza da regalarmi qualcosa.
Quantomeno Eleanor era riuscita ad avere l’ultima parola. Si diresse impettita verso la porta dello studio e la aprì con aria sdegnosa.
— Un vero gentiluomo non avrebbe rischiato di provocare uno scandalo dandovi un regalo nel bel mezzo di una sala da ballo affollata. Sarebbe venuto da me chiedendomi il permesso di farvi visita. In ogni caso, lord Priestley non riceverà mai tale permesso — terminò Sebastian.
Afferrando la maniglia della porta, Eleanor trasse un profondo respiro. — Glielo avevate già detto.
— Allora non doveva darvi assolutamente nulla.
La questione era conclusa. Lei avrebbe semplicemente dovuto darsi al bere. — Andrò in un convento — esclamò. — Almeno lì non mi aspetterò di trovare degli uomini che mi fanno visita.
— Non mi tentate, Nell.
Aha! Le sarebbe piaciuto che lui ci avesse provato. — Arrivederci, Vostra Grazia. Devo farvi inviare un contadino da decapitare?
— No, grazie.
L’unica cosa peggiore di quando Sebastian la trattava come una bambina era il fatto che riuscisse a farla sentire come una bambina. Era chiaro che lei sapeva che accettare gioielli in pubblico era sconveniente; se i suoi fratelli non avessero sempre allontanato perentoriamente lord Priestley da lei, non avrebbe mai accettato nulla da quell’uomo. La sera prima, tuttavia, era sembrato l’unico modo per dimostrare ai tiranni che non potevano controllare completamente ogni aspetto della sua vita.
Solo che, evidentemente, potevano farlo. Tenerle lontani pretendenti che loro trovavano inaccettabili era una cosa ma, ora che lei aveva passato il ventunesimo compleanno, cominciava a chiedersi cosa sarebbe successo quando avessero deciso di trovargliene uno adeguato. Per quello che ne sapeva lei, avevano già in mente svariati noiosi partiti. Persone che avrebbero chiaramente riconosciuto la superiorità e l’autorità dei maschi Griffin. Persone che non avrebbero mess...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- PECCATI E SENTIMENTI
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
- 6
- 7
- 8
- 9
- 10
- 11
- 12
- 13
- 14
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- 16
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- 20
- 21
- 22
- Copyright