
- 272 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Un uomo da evitare (I Romanzi Oro)
Informazioni su questo libro
Octavius Fitzroger, un ex ufficiale, si trova a Rothgar Abbey per le festività natalizie insieme al marchese di Ashart, suo amico. Lì Ash annuncia il proprio matrimonio con una donna che non è Damaris Myddleton, giovane ereditiera e sua promessa sposa. Prima che Damaris possa reagire in modo inappropriato, viene allontanata dalla scena da Fitz. Umiliata, la ragazza prova a fuggire, tuttavia quell'uomo le propone un'alternativa: fingere di flirtare con lui affinché tutti si convincano che il matrimonio annullato sia stato per lei un inconveniente dappoco. Ma presto Damaris dovrà lottare con tutte le sue forze per non cedere il cuore a un uomo tanto inadatto quanto irresistibile...
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Informazioni
eBook ISBN
97888357176691
Il giorno successivo, al primo sorgere dell’alba, una carrozza si allontanò da Rothgar Abbey alla massima velocità concessa dalla neve caduta durante la notte. Damaris pregava perché non rimanessero bloccati da una tormenta. Briggs, il cocchiere del suo tutore, aveva predetto che non sarebbero andati lontano e che la neve avrebbe impedito il viaggio, ma lei gli aveva dato parecchie ghinee che lo avevano convinto a partire.
Essere una delle donne più ricche d’Inghilterra doveva pur servire a qualcosa.
Forse il suo tutore l’avrebbe fatta inseguire. — Sarà un disastro, lo so — profetizzò Maisie, per la ventesima volta. La sua cameriera era giovane, grassoccia, semplice e di solito allegra, ma ora ogni linea del suo viso tondo sembrava curva all’ingiù. — Come facciamo ad arrivare a casa senza essere prese, signorina Damaris?
Damaris avrebbe urlato, ma Maisie poteva essere l’unica amica che le fosse rimasta. — Te l’ho detto. Ci basta arrivare alla strada per Londra e prendere una carrozza a noleggio per il Nord. Ho ventuno anni ormai. I Malloren non possono tirarmi giù da una carrozza pubblica.
Il cupo silenzio di Maisie sembrava dire: “Vorrei esserne sicura”.
Damaris covava lo stesso dubbio. I Malloren sembravano seguire solo la loro legge, e il suo tutore, lord Henry, era un tiranno.
Forse non si sarebbero preoccupati di lei e sarebbero stati felici di lasciarla andare via.
La carrozza ondeggiò alla curva che portava fuori dal parco di Rothgar Abbey. Probabilmente era un timore irrazionale, ma si sentì sollevata dal non essere più nella proprietà.
Cominciò a pensare al futuro. Avrebbe preso una carrozza pubblica a Farnham, poi un’altra a Londra e di lì per il Nord. Una volta di ritorno a Birch House... Le sue previsioni finivano lì. Non aveva la minima idea di cosa avrebbe fatto a quel punto. Si sarebbe ritrovata povera, perché il testamento di suo padre permetteva al tutore di sequestrarle il denaro se non avesse vissuto dove voleva lui e non avesse fatto quello che le diceva. L’avrebbe odiato, ma poteva sopravvivere con poco fino al compimento dei ventiquattro anni.
Un movimento colto con la coda dell’occhio la fece guardare a destra.
Un cavaliere passò come un fulmine davanti al finestrino. Bel cavallo. Bel cavaliere. Capelli biondi e scomposti che volavano nel vento.
“Fitzroger? No!”
Tagliò la strada alla carrozza, che si fermò sobbalzando. Il cocchiere chiese: — Problemi, signore?
La risposta giunse con la voce fredda che l’aveva tormentata per giorni. — Devo scambiare due parole con la signorina Myddleton.
Maisie gemette. Damaris avrebbe desiderato farlo. Invece di un mezzo per fuggire, adesso la carrozza sembrava una trappola.
Fitzroger si avvicinò al finestrino e guardò dentro. Vestiva sempre in modo semplice, ma adesso sembrava un vagabondo. I capelli gli ricadevano sulle spalle, aveva la camicia aperta sul collo e sotto la giacca blu non portava il panciotto.
Damaris aprì il finestrino, ma solo per sporgersi e gridare: — Riparti, Briggs! — L’aria fredda le sferzò il viso. Briggs, che la peste lo cogliesse, non obbedì.
Fitzroger afferrò con la mano nuda il bordo del telaio del finestrino. Non poteva trattenere la carrozza con la forza bruta, ma quella mano imperiosa innervosì Damaris, impedendole di chiudere il vetro.
Mano nuda. Collo nudo. Testa nuda.
Sperò che morisse congelato. — Cosa desiderate, signore?
— Solo un attimo del vostro tempo, signorina Myddleton.
Saltò giù dal cavallo e chiamò il lacchè perché lo prendesse. Questo fece passare Damaris all’azione. Si sporse ancora di più e gridò: — Riparti, servo senza spina dorsale!
Poteva anche risparmiare il fiato. Malgrado la cifra esorbitante che gli aveva dato, al primo problema Briggs la stava abbandonando. Se avesse saputo guidare una carrozza, sarebbe salita a cassetta e avrebbe preso lei stessa le redini.
Il giovane lacchè, col suo cappotto di lana pesante, i guanti e il cappello, si occupò del cavallo. Fitzroger aprì la portiera, sorridendo: ma a Maisie, non a Damaris. — Torna alla casa, a cavallo con lui. Tra non molto riporterò la tua padrona.
— No, non lo farà. Maisie, non osare obbedirgli!
Invece Maisie, la traditrice, si mosse verso la portiera, e Damaris la prese per la gonna tentando di bloccarla. Fitzroger le diede un colpo secco sulla mano, facendogliela aprire, e liberò Maisie.
Damaris lo guardò con la bocca spalancata, la mano che ancora le bruciava. — Come osate?
Prese lo sportello per chiuderlo, ma l’uomo salì in carrozza e lo chiuse lui stesso. Si sedette di fronte a Damaris e si rivolse al lacchè attraverso il finestrino. — Porta a casa la cameriera e non aprire bocca su questa cosa.
— Sì, signore.
Damaris ardeva di furore. Cercò la pistola nella sacca accanto al sedile. Non sapeva nulla di armi, ma di sicuro bastava puntare e premere il grilletto.
Una mano ferma si chiuse sulle sue. Fitzroger non disse nulla, e lei di colpo fu incapace di muoversi. — Qualunque cosa abbiate da dire, signor Fitzroger, ditela e andatevene.
Lui si sporse fuori. — Muovi i cavalli, cocchiere, e falli girare.
Verso la casa. Damaris non voleva tornare, non poteva, ma non sapeva come impedirlo. Le lacrime la soffocavano, ma le inghiottì. Piangere sarebbe stata l’ultima goccia.
— Non volevate scappare sul serio, e lo sapete.
Gli rispose col silenzio.
— Come avete fatto a convincere i servi di lord Henry a portarvi via? La cosa mi incuriosisce.
— Ghinee — gli rispose seccamente. — Che io ho in abbondanza, e di cui voi, signore, mancate ampiamente.
— Mentre io ho un’abbondante conoscenza di questo mondo, che a voi manca.
Lo fulminò con uno sguardo. — Allora sapete che sono rovinata.
— No, ma questa stupida fuga potrebbe farlo.
Guardò altrove, nel vuoto. — Non sarò lì a saperlo.
Ma come poteva fuggire? Fitzroger sembrava un uomo indifferente a ragionamenti e lacrime, e, malgrado la sua evidente povertà, non lo credeva corruttibile.
— Avete l’animo di un combattente — le disse. — Ma un combattente deve conoscere il campo di battaglia. Scappare non serve, perché prima o poi dovrete incontrare di nuovo tutta quella gente. A meno che non vogliate vivere da eremita.
“Nel dubbio, attacca.” — Quello che andrebbe svergognato è Ashart. Doveva sposare me. Lo sapete.
— Doveva sposare i vostri soldi.
Sentire la cruda verità faceva male, ma Damaris lo guardò negli occhi. — Un giusto scambio. La mia ricchezza per il suo titolo. Non sopravvivrà, senza.
— Un penny risparmiato è un penny guadagnato.
Lei fece una risata amara. — Sta pensando di fare economie? Ashart? Quello con bottoni di diamanti e splendidi cavalli?
— Avete ragione, lo ammetto, ma ciò che è fatto è fatto. Adesso, quello che conta è il vostro futuro.
— Non svenderò la mia fortuna per niente di meno, signore, se è questo il vostro piano.
Se la verità lo feriva, lo nascondeva bene. — Non ho aspirazioni così superiori alla mia condizione. Pensate a me come a sir Galaad, signorina Myddleton, che corre a salvare la damigella per motivi nobili e puri.
— Io non ho bisogno di essere salvata. Solo di avere il permesso di fare a modo mio.
— A modo vostro? Se ieri non vi avessi fermata...
— Fermata! Ne porto ancora i lividi. — Tutto quell’orribile disastro le tornò in mente come se stesse accadendo proprio in quel momento. — Vi prego, lasciatemi andare. Vi prego! Sto tornando alla mia vecchia casa. Sarò al sicuro.
Le prese le mani. Damaris cercò di liberarle, ma sembrava che la forza l’avesse abbandonata, e la sua vista era annebbiata dalle lacrime.
— Se scappate, il vostro pessimo comportamento sarà ricordato per sempre dalla gente. Tornate, apparite di buon umore, e tutti dubiteranno di quello che avete fatto. Sarà scolpito nella vostra mente, ma per gli altri è solo la parte di un dramma affascinante, e per molti eravate voi la parte offesa. Possiamo riportarvi a questo, alla simpatia della gente.
Lei liberò di scatto le mani. — Questo forse per una creatura degna di pietà, abbandonata perché tutti i suoi gioielli e le ricchezze non compensano un viso insignificante, le maniere goffe e una nascita inferiore.
Si bloccò, incapace di credere di aver appena rivelato a quell’uomo la sua segreta vergogna; poi si coprì il volto con le mani.
Fitzroger le si sedette accanto e le spostò delicatamente le mani. — Implorate dei complimenti, signorina Myddleton?
Damaris dovette guardarlo, ma non riusciva quasi a pensare, col suo corpo improvvisamente tanto vicino nello spazio limitato del sedile della carrozza. Aveva trascorso gran parte della vita in un mondo senza uomini, senza gli effetti del loro stretto contatto. Adesso quell’uomo premeva contro la sua gamba e un braccio, e la sua mano calda e forte avvolgeva le sue.
— Non potete gareggiare in bellezza con Genova Smith — le disse. — Poche possono farlo. Ma bruttina, no. Nelle vostre maniere non ho visto nulla di sbagliato, tranne quando vi siete lasciata dominare dalla rabbia per il comportamento di Ashart. Tornate con me. Prometto di stare dalla vostra parte, di fare in modo che tutto si risolva come desiderate.
Il suo tono e le sue parole le fecero tremare i nervi, indebolendo la sua volontà. Era possibile?
— Come posso? Cosa dovrò fare?
— Affrontarli e sorridere.
Le si seccò la bocca, ma Damaris riconobbe la seconda opportunità per cui aveva pregato quella notte. Non era sicura che le fosse possibile riacquistare credito, ma doveva cogliere l’occasione, se non altro per dimostrare a se stessa che non era una vigliacca e nemmeno una sciocca.
La logica non eliminava la paura, però, e per parlare dovette lottare contro la gola secca. — Benissimo, tornerò e mostrerò un viso allegro. Ma vi terrò legato alla vostra promessa. Mi sosterrete?
Il suo sorriso fu notevolmente dolce. — Lo farò.
Doveva avere messo gli occhi sul suo patri...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- UN UOMO DA EVITARE
- Prologo
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
- 6
- 7
- 8
- 9
- 10
- 11
- 12
- 13
- 14
- 15
- 16
- 17
- 18
- 19
- 20
- 21
- 22
- 23
- Epilogo
- Copyright