Negli occhi di Luna, i falò
eBook - ePub

Negli occhi di Luna, i falò

  1. 224 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Negli occhi di Luna, i falò

Informazioni su questo libro

Dopo alcuni anni trascorsi in America, Anguilla torna al paese della sua infanzia nelle Langhe. Il profumo dei tigli è sempre lo stesso, e anche le colline, le rive, le vigne, i boschi, sembrano gli stessi, come se fossero rimasti immobili ad aspettare un suo ritorno. Eppure a lui, che ormai è adolescente, sembra tutto diverso. Anguilla si sente invisibile. Agli occhi del padre, concentrato solo sullo studio e la carriera. E anche a quel paesaggio, che può godere solo dalla finestra nelle ore passate a recuperare una materia di scuola.
L'unica che riesce a vederlo - nonostante abbia perso proprio la vista -, che sa leggere i suoi desideri e ne intuisce il destino è la nonna. Ma poi arriva Luna, ragazza magica come la natura che abita. Tenendola per mano, alla luce di falò misteriosi, Anguilla si immergerà nel fiume, metafora di rinascita, e troverà il coraggio di trasformare la passione per i libri e la scrittura in vita. Un romanzo di formazione che percorre i temi, i luoghi, la lingua de La luna e i falò e ci conduce, in un gioco di continue citazioni, alla lettura di un grande classico della letteratura.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2022
Print ISBN
9788817162234
eBook ISBN
9788831808125
Capitolo 1

Chi può dire di che carne sono fatto?

È incredibile, stento ancora a credere che tu sia insufficiente proprio nella materia su cui io ho costruito tutto, tutto, tutto il mio lavoro, tutta la mia carriera, tutta la mia vita, non sembri nemmeno mio figlio, Non so ancora bene cosa desidero, papà, cosa voglio, quel che ho in fondo al cuore, Lo so io cosa vuoi, Chi può dire di che carne sono fatto, papà, io non lo so, Non dire sciocchezze, sei fatto della mia stessa identica carne, è ora che te lo metti bene in testa, È che mi piace di più leggere, papà, mi piacciono le storie, Sì bravo, quali storie, Le avventure sui mari, come quei libri di marinai che si consumano la vita a cercare di incrociare il cetaceo, a far volare i ramponi pesanti nel sole, a inseguire balene tra schiume di sangue e innalzarsi di code, Perché ripeti ’ste stupidaggini, chi ti ha dato quei libri, Nella casa in collina, in soffitta ce n’è una cassa piena, erano libri di nonno, ne ho preso qualcuno, Cosa te ne fai dei libri, non compriamo già il giornale, Ci leggo dentro, Hai solo perso il tempo che avresti dovuto dedicare a fare il tuo dovere, in America ho fatto fatica a mettere in piedi una succursale dello studio di progettazione, è stato un grande impegno, credimi, ma l’ho fatto per te, perché da grande lo prenda in mano tu, se però già adesso non ti applichi in matematica butti all’aria tutto, tutto il mio sforzo, tutto il tuo futuro, tutto quanto, tutto, Sì, papà, E poi spiegami cosa possono fare i libri, le storie, che nonna mi ha detto che le scrivi anche le storie, storielle per bambini, mi ha detto, ma a cosa serve, sono tutte fantasie, roba che non c’entra con la vita reale, Sì, papà, I progetti su cui costruire, quelli sì influiscono sulla realtà, la modificano, la migliorano, ma un libro o un racconto cosa può fare, sono solo parole, parole che nemmeno si vedono, si toccano, sono all’opposto della realtà che si vede, si tocca, dimmi alla fine che cosa hai ottenuto, Mi sono piaciuti, i libri, papà, mi hanno appassionato, e mi sono divertito a scrivere i racconti, Le parole non servono a niente, servono i fatti: non parole, gesti, non scrivere più, che con i libri finirai sotto un ponte, farai una brutta fine, Sì, papà, E comunque hai solo perso tempo con quei libri, con quelle storielle che scrivi, è stato inutile, che andavi già bene in italiano: il problema era la matematica e lo sapevi bene, Sì papà, Il problema erano i problemi di matematica che non hai saputo risolvere, Sì, lo so, Ora devi recuperare, ma è un vero peccato che tu non abbia dato il tuo meglio, Hai ragione, papà, Te lo devo dire, mi hai proprio deluso, Mi dispiace, papà, Ma si può recuperare, si deve recuperare, io ti aiuterò e so che ce la farai bene, Davvero lo pensi, Certo, sei mio figlio, vorrà pure dire qualcosa, Che cosa vuol dire, Che anche in questo mi assomigli, che sei fatto della mia stessa identica carne, Sì, papà, Però ci vuole impegno, quest’estate la passerai chiuso nella casa in collina a studiare per recuperare, che ci si prepara per tempo alla vita, si studia a testa bassa, gutta cavat lapidem, la goccia scava la roccia, nella vita ci vuole perseveranza, esercitazioni ogni giorno e arriverai a recuperare, Sì, papà, Nella vita ci vogliono sacrificio e rinuncia, incessanti, quest’estate farai solo quello, dovrai macerare per dare frutto, Sì, papà, Basta con i sogni, le fantasticherie, le colline, la luna, i falò, tutte le tue fesserie, Dicono che da qualche tempo nascano da soli questi falò in modo misterioso, dicono che non sono i contadini ad accenderli, dicono che è la terra, Ho detto basta con tutte queste superstizioni, Sì, papà, Non dovrai perdere un minuto, mi sono spiegato, dovrai sempre avere presente cos’è più importante per te, sempre, per cosa vale la pena spendere il tuo tempo quest’estate nella casa in collina: nessuna distrazione, dovrai pensare solo a recuperare, nient’altro, Sì papà, Me lo prometti, Te lo prometto.
Capitolo 2

Nel mio mestiere dunque sono il re

Bella estate.
Sì, proprio.
Proprio bella.
Bella estate, confinato a studiare qui nella casa in collina, anzi, peggio, a recuperare, come a recuperare qualcosa che ho perso, e in effetti ho perso.
È necessario, è per il mio bene, è come dice mio padre.
E so bene che la colpa è solo mia: quest’anno avrei dovuto dedicare più tempo alla matematica.
Accidenti.
Però anche il Barba, il prof più peloso della scuola, ci ha messo del suo.
Non voglio dire che ce l’abbia con me, ma nelle ultime settimane di scuola ha avuto un rigore troppo, troppo matematico.
Per il voto finale ha calcolato la media, ma ci sarebbero tanti altri modi: un problema si può affrontare come un’equazione da risolvere, con rigore logico, oppure si può svolgere come un tema, con rigore creativo.
Lo stesso problema, intendo.
Se io fossi un prof, il problema dell’insufficienza di un mio studente lo svolgerei come un tema, ecco: gli proporrei tante strade possibili, e magari un finale in cui vivono tutti felici e contenti.
Lui invece ha calcolato la media matematica.
Che cosa vuol dire?
Che il Barba è troppo prof di matematica, cioè lo è fino al midollo.
Anche mio padre calcola con rigore logico.
È proprio il suo lavoro: fa il progettista.
Ha uno studio di progettazione a Torino, lavora tanto, giorno e notte.
Così da dieci anni.
Lavorare stanca, dice, ma è servito investirci la vita: dopo dieci anni di sacrifici ora mio padre dice a testa alta: «Nel mio mestiere dunque sono il re. In dieci anni ho fatto tutto».
Lo dice spesso.
Re lo diventerò anch’io, grazie a papà, quando presto torneremo insieme in America.
Sarà dura abbandonare queste colline per sempre, rinunciare per sempre alla mia terra.
Però so che ha ragione lui, è quello il mio bene.
Il futuro è già là, in America, mi attende e già freme.
Re d’America.
Accidenti. Che prospettiva importante.
E così ora che, dopo questi anni americani e torinesi, sono tornato al paese dove ho trascorso le estati della mia infanzia, starò rinchiuso qui, nella casa in collina, a studiare, anzi, meglio, a recuperare.
Ce la farò: lo devo a me, a mio padre, a tutto quello che sta facendo per il mio bene, al mio futuro.
Ieri sono finite le scuole, e così già oggi mio padre ci ha accompagnati qui in auto, mamma e io.
Ha scaricato i bagagli ed è ripartito subito, ha il suo lavoro a Torino e le sue ferie d’agosto.
Ma ad agosto manca ancora tanto e così, intanto, noi staremo qui, io e mamma, con nonna.
Proprio adesso, che dopo anni sono tornato alle mie colline, non posso riviverle come sognavo, devo stare rinchiuso a fare i compiti.
Però le posso almeno vedere dalla finestra, con i sentieri che salgono tra le macchie selvagge d’alberi e i filari regolari delle vigne.
Sempre, ma più che mai questa volta, ritrovarmi davanti e in mezzo alle mie colline mi commuove nel profondo.
Ne studio il profilo, poi chiudo gli occhi e respiro l’odore fortissimo dei tigli.
Da qui posso sentire la campagna che trema del canto delle cicale.
E ricordo tutto, la vita meravigliata delle mie estati, qui.
In realtà le cicale non cantano come dicono le favole, me l’ha detto Luna chissà quanti anni fa, le cicale friniscono. Ero convinto che il loro canto venisse dallo sfregamento delle zampe, ma Luna mi ha detto che sono i grilli che fanno così, le cicale maschio invece, per farsi notare dalle femmine, fanno vibrare delle lamine sull’addome.
Mi sa che quest’estate le colline e le cicale le vivrò solo da questa finestra.
In fondo la colpa è solo mia.
Accidenti.
Mi ricordo che, quand’ero piccolo, proprio da questa finestra mi incantavo a osservarle, le colline.
Da qui capivo che nulla vi poteva accadere e vi trovavo un senso incrollabile di fiducia. Da allora questo senso di fiducia mi prende ogni volta che da un luogo chiuso do un’occhiata al cielo, alle piante, all’aria. È come se per un momento avessi dubitato dell’esistenza delle cose e quello sguardo mi rassicurasse.
Nonna mi dice sempre che la felicità è fatta di desiderio di infinito che un ostacolo – come la mia finestra, la siepe della poesia di Leopardi, una costa tutta coperta di prugnole, una collina che ha dietro un’altra collina e poi un’altra ancora e così via, il mare di cui non si vede la fine – ce lo fa desiderare ancora di più.
Una volta mi ha detto di un uomo che una semplice finestra di scala, spalancata sul cielo vuoto, mette in stato di grazia.
Nonna possiede una straordinaria potenza fantastica.
Forse, essendo diventata cieca, ora vede l’immagine assoluta delle cose.
Come accade da bambini.
Dopo aver sistemato la mia roba qui in camera, mi è venuta voglia di scendere in cucina per abbracciarla.
Quanti anni sono passati?
Ho preso con me il libro che devo leggere quest’estate per la prof di italiano.
Ho pensato che le avrebbe fatto piacere. Nonna era bibliotecaria, quando ancora ci vedeva.
Solo che passando davanti alla porta della camera da letto di mamma, l’ho sentita piangere.
Sono rimasto lì ad ascoltare per un po’.
Non smetteva.
Singhiozzava proprio.
Così sono entrato.

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. 1. Chi può dire di che carne sono fatto?
  4. 2. Nel mio mestiere dunque sono il re
  5. 3. Soltanto, m’ero accorto, non sapevo più di saperla
  6. 4. A questo trionfo manca la carne, manca il sangue, manca la vita
  7. 5. Era qui che mi vantavo del mio soprannome di Anguilla
  8. 6. Vedendo quelle colline ho detto: «Sono a casa!»
  9. 7. Un paese vuol dire non essere soli
  10. 8. Un paese ci vuole, non fosse per il gusto di andarsene via
  11. 9. La luna, bisogna crederci per forza
  12. 10. Chi sa perché mai si fanno questi fuochi
  13. 11. Mi fece davvero spavento
  14. 12. Ossa e vestiti, nient’altro
  15. 13. Da quanto tempo non andavo più scalzo?
  16. 14. Andiamo attraverso, questi sono i tuoi paesi
  17. 15. Lo sguardo raccolto
  18. 16. Tuo padre sei tu
  19. 17. Se tu non la cimenti, neanche la vipera ti morde
  20. 18. Uno vuol fare, essere qualcosa, decidersi
  21. 19. Ci prendevamo a sassate
  22. 20. A me questi romanzi piacevano
  23. 21. Un ragazzo che viene al mondo storpiato così… che ci sta a fare?
  24. 22. Le cose bisogna capirle
  25. 23. È un’acqua tiepida, che sa di terra
  26. 24. Non vuoi mica andarci scalzo
  27. 25. Correndo sull’asfalto coi tacchetti
  28. 26. For C. Ripeness is all
  29. 27. Sembrava che ridesse, e stava invece attento
  30. 28. Andando per la strada del Salto nel vuoto
  31. 29. Un corpo che vive
  32. 30. Mi pareva di sapere anche i sogni che faceva la notte
  33. 31. Sbucato da sotto i noccioli o dall’orecchio della nostra capra
  34. 32. Dentro il sangue della notte
  35. 33. Il mio mestiere è trasformare tutto in “poesia”
  36. 34. Come tutti i fenomeni vitali
  37. 35. È nostro ciò che abbiamo posseduto da sempre
  38. 36. Potevo guardare e amare ogni cosa
  39. 37. Gli umori si svegliano
  40. 38. La luna e i falò
  41. 39. Ho dato poesia agli uomini
  42. 40. Un evento unico, assoluto
  43. 41. Il mio più alto trionfo
  44. Postfazione
  45. Copyright