
L'eredità di un giudice
Trent'anni in nome di mio fratello Giovanni
- 144 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
Informazioni su questo libro
È il 23 maggio 1992 quando, lungo l'autostrada che da Trapani porta a Palermo, la mafia uccide il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani con una carica di cinque quintali di tritolo. Un attentato efferato e vile che scuote l'intero Paese e s'imprime nella memoria collettiva, travolta appena due mesi più tardi dal ripetersi di quel tragico copione in via D'Amelio, quando a perdere la vita sono il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta.
Per anni la rabbia e l'indignazione per il sangue sparso dalla mafia erano durate soltanto il tempo dei funerali. Dopo la strage di Capaci, invece, qualcosa cambia. Nel Paese, e soprattutto a Palermo. La rabbia diventa pretesa di giustizia, il lutto necessità di testimonianza. Nessuno può più rimanere indifferente. Né le istituzioni, né i cittadini. È l'inizio di quella metamorfosi culturale, morale e delle coscienze che Giovanni Falcone riteneva indispensabile per poter combattere la mafia su larga scala.
Ma non solo: è anche l'inizio del viaggio di una donna che sceglie di tramutare il proprio dolore privato in testimonianza universale. Dalla morte del fratello, infatti, Maria Falcone ha dedicato instancabilmente la sua vita all'affermazione dei valori della legalità e dell'antimafia nella società, e in particolare tra i giovani.
Oggi, a trent'anni dalla strage, ricorda il fratello e si racconta: quei terribili giorni, la voglia di reagire, l'instancabile impegno e l'attivismo per promuovere una cultura della legalità. E riflette su come siano cambiati da allora la lotta alla mafia e il nostro Paese. Una testimonianza sincera e tenace che fonde la storia personale con una delle pagine più tragiche della nostra storia recente.
Domande frequenti
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Informazioni
Indice
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- L’eredità di un giudice
- 23 maggio 1992
- Le piccole mani di mio fratello
- Trentatré centesimi di secondo
- L’addio sotto la pioggia
- La promessa di Paolo
- Una terribile estate
- Un’altra esplosione
- La rabbia dei palermitani
- La scelta dell’impegno
- Per amore di verità
- Un progetto da costruire
- La Fondazione
- Il valore dell’impegno
- La paura
- È possibile il perdono?
- «La mafia è bella»
- La mia ragione di vita
- Il pericolo della normalità
- I viaggi della legalità
- Educare alla legalità
- Tra i banchi dell’aula bunker
- Su e giù per l’Italia
- La lettera della signorache non poteva riposare
- I professionisti dell’antimafia
- «Non hai capito che parla di me?»
- Un cambio di passo
- Palermo si colora di bianco
- Una memoria difficile
- Contro l’ingiustizia
- La scomunica alla mafia
- Fare le cose
- Un grande statista
- Il boss dei due mondi
- Una nuova tappa della guerra a Cosa nostra
- Le sorti del maxiprocesso
- Un coro di critiche
- Un uomo scomodo
- Sulla soglia delle stanze istituzionali
- Un membro occulto del pool antimafia
- Una visione d’insieme
- Lo Stato comincia a fare sul serio
- Nuove leggi
- Dietro le sbarre
- Ergastolo
- L’eredità di un giudice
- Una lotta su scala globale
- La mafia non ha vinto
- Ringraziamenti
- Copyright