Il modello americano di Hitler
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Il modello americano di Hitler

Gli Stati Uniti, la Germania nazista e le leggi razziali

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Il modello americano di Hitler

Gli Stati Uniti, la Germania nazista e le leggi razziali

Informazioni su questo libro

Il nazismo trionfava in Germania mentre negli Stati Uniti erano in vigore le "Jim Crow laws": le norme americane che regolavano l'oppressione razziale furono in qualche modo di ispirazione per i nazisti? La disturbante risposta è: sì. Ecco l'esito di questa dettagliata indagine sull'impatto americano nei confronti delle leggi di Norimberga, il nucleo della legislazione anti-ebraica articolata dal regime hitleriano. Confutando chi nega l'esistenza di legami tra il razzismo americano e quello tedesco, Whitman dimostra il rilevante e significativo interesse dei nazisti per le politiche razziali degli Stati Uniti. Come evidenziato, le leggi di Norimberga furono concepite in un'atmosfera di notevole attenzione rispetto ai precedenti offerti dalla legislazione statunitense, del resto già enunciata nelle lodi espresse nel "Mein Kampf" da Hitler. Ma se la segregazione implicata nel pacchetto Jim Crow era un aspetto apprezzato dai radicali nazisti, non fu l'elemento più importante. Piuttosto, le norme sulla cittadinanza e il divieto di matrimoni inter-razziali furono le maggiori derivazioni dal modello americano. Ironicamente, alcune delle pratiche americane che i nazisti rifiutarono erano considerate non troppo morbide, ma troppo crudeli. Indicando il legame innegabile tra legislazione razziale americana e politiche naziste, ecco uno studio che dimostra la terribile influenza del razzismo americano nel mondo.

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Informazioni

Anno
2022
Print ISBN
9788861026209
eBook ISBN
9788861029231
Argomento
History

LETTURE CONSIGLIATE

Non può esistere un singolo elenco inopinabile di letture consigliate sulla Germania nazista. Tuttavia, è difficile contestare il fatto che il lavoro di Ian Kershaw sia un ottimo punto di partenza per un approfondimento in lingua inglese. Per il periodo discusso in questo libro il suo Hitler, 1889-1936: Hubris (New York, Norton, 1999; trad. it.: Hitler, 1889-1936, Milano, Bompiani, 2003) è un ottimo esempio di erudizione accessibile, basata su giudizi attenti e su una profonda conoscenza delle fonti, degli eventi e del dibattito. Per un’ampia cronaca in lingua inglese della nascita delle Leggi di Norimberga, i lettori possono rivolgersi a Peter Longerich, Holocaust: The Nazi Persecution and Murder of the Jews, Oxford, Oxford University Press, 2010).
L’interesse dei nazisti per il diritto americano andrebbe visto sullo sfondo più ampio della fascinazione europea, alternata a ribrezzo, per la cultura americana. Il libro di Victoria de Grazia, Irresistible Empire: America’s Advance through Twentieth-Century Europe, (Cambridge - Massachusetts), Harvard University Press, 2005; trad. it. L’ impero irresistibile: la società dei consumi americana alla conquista del mondo, Torino, Einaudi, 2006) ne offre un racconto magistrale. The Shock of America: Europe and the Challenge of the Century di David Ellwood (New York, Oxford University Press, 2012) è uno studio di ampio respiro, centrato sulle risposte europee alla cultura e all’economia americane di fronte all’ascesa dell’America al livello di grande potenza globale, mentre il lavoro di Adam Tooze, The Deluge: The Great War, America and the Remaking of the Global Order, 1916-1931 (New York, Penguin, 2014) è una profonda indagine sulle relazioni internazionali. Le diverse correnti intellettuali dei primi decenni del ventesimo secolo sono il tema di un’indispensabile e illuminante studio di Daniel Rodgers, Atlantic Crossings: Social Politics in a Progressive Age, Cambridge (Massachusetts), Harvard University Press, 1998.
Gran parte della letteratura sulle influenze americane all’estero si occupa di cultura popolare e consumismo americano, o delle innovazioni industriali di Henry Ford e Frederick Winslow Taylor. In anni più recenti, tuttavia, gli storici hanno cominciato a dedicare sempre più interesse al ruolo delle politiche razziali e dell’eugenetica americana sul palcoscenico mondiale. Lo studio di Marilyn Lake e Henry Reynolds, Drawing the Global Colour Line: White Men’s Countries and the International Challenge of Racial Equality, (Cambridge, Cambridge University Press, 2008), con il suo focus sul mondo anglofono, è eccellente. Le legislazione sull’immigrazione su base razziale è il tema del lavoro di David Scott Fitzgerald e David Cook-Martin, Culling the Masses: The Democratic Origins of Racist Immigration Policy in the Americas (Cambridge (Massachusetts), Harvard University Press, 2014). Questi libri chiariscono come l’America non fosse soltanto un’icona culturale ed economica, ma anche un faro internazionale delle politiche su base razziale fra la fine del diciannovesimo e gli inizi del ventesimo secolo.
Per quanto riguarda l’influenza americana in particolare sulla Germania, il libro di Stefan Kühl, The Nazi Connection: Eugenics, American Racism, and German National Socialism (New York, Oxford University Press, 1994) rimane un testo fondamentale sull’interesse nazista per l’eugenetica americana. La fascinazione tedesca per la conquista americana del West è stata raccontata da diversi storici tedeschi. Per un resoconto energico e riferimenti a ulteriore letteratura, vedi Carroll P. Kakel, The American West and the Nazi East: a Comparative and Interpretive Perspective (New York, Palgrave Macmillan, 2011). Per altri aspetti dell’atteggiamento tedesco nei confronti dell’America, troviamo molti spunti di grande acume nei saggi di Philipp Gassert e Detlef Junker contenuti in Transatlantic Images and Perceptions: Germany and America since 1776 (a cura di David E. Barclay e Elisabeth Glaser-Schmidt, New York, Cambridge University Press, 1997), e in Mary Nolan, Visions of Modernity: American Business and the Modernization of Germany, New York, Oxford University Press, 1994). Il libro di Jens-Uwe Guettel, German Expansionism, Imperial Liberalism, and the United States, 1776-1945 (Cambridge, Cambridge University Press, 2012) presenta valide ricerche sul periodo pre-nazista, ma secondo me è meno affidabile per quanto riguarda il periodo nazista.
I paralleli fra le politiche razziali naziste e l’America di Jim Crow sono discussi in due studi importanti: Johnpeter Horst Grill e Robert L. Jenkins, “The Nazis and the American South in the 1930s: A Mirror Image?”, in Journal of Southern History, 1992, 58, n. 4 (Novembre), pp. 667-694, e George Fredrickson, Racism: A Short History, (Princeton, Princeton University Press, 2002. Trad. it. Breve Storia del Razzismo, Roma, Donzelli, 2002). Grill e Jenkins hanno cercato di valutare il livello di supporto del Sud degli Stati Uniti per Hitler. Stephen H. Norwood, The Third Reich in the Ivory Tower (Cambridge e New York, Cambridge University Press, 2009) ha investigato il supporto per i nazisti fra i maggiori intellettuali americani.
Alcune delle questioni più complesse sollevate dalla ricerca contenuta in questo libro hanno a che vedere con l’interpretazione del New Deal e di movimenti americani come il Progressismo e il Realismo Giuridico. Cosa possiamo dire del rapporto fra gli Stati Uniti degli anni ’20 e dei primi anni ’30 coi terribili regimi che emersero nell’Europa centrale e meridionale? Quello di John P. Diggins, Mussolini and Fascism: The View from America, (Princeton, Princeton University Press, 1972) è stato un lavoro pioneristico su una questione scomoda, vale a dire il fatto che all’inizio del New Deal gli americani dedicarono grande interesse ai modelli proposti dal governo dell’Italia fascista. Il mio personale contributo a questo argomento è presentato in James Q. Whitman, “Of Corporatism, Fascism and the First New Deal”, in American Journal of Comparative Law, 1991, 39, pp. 747-778. I paralleli fra stili di governo e approcci alla Grande Depressione nel New Deal e nella Germania nazista sono analizzati in John Garraty, “The New Deal, National Socialism, and the Great Depression”, in American Historical Review, 1973, 78, pp. 907-944, e Wolfgang Schivelbusch, Three New Deals: Reflections on Roosevelt’s America, Mussolini’s Italy, and Hitler’s Germany, 1933-1939, traduzione di Jefferson Chase, New York, Metropolitan, 2006 (trad. it. 3 New Deal, Milano, Tropea, 2008). Questi studi non vanno presi come denigrazione del New Deal. Nessuno studioso serio definirebbe mai gli Stati Uniti dei primi anni ’30 “fascisti”. Tuttavia, mi sembra corretto osservare come la ricerca abbia mostrato che ci furono paralleli fra l’America e l’Europa che sollevano questioni a cui non è facile rispondere in maniera del tutto soddisfacente.
Altre domande scomode sono state sollevate da Ira Katznelson in due libri molto discussi, che sottolineano l’alleanza politica fra i riformatori del New Deal e i razzisti del Partito Democratico nel Sud: Fear Itself: The New Deal and the Origins of Our Time (New York, Liveright, 2013), e When Affirmative Action Was White: An Untold History of Racial Inequality in Twentieth-Century America, (New York, Norton, 2005). Allo stesso tempo, diversi storici hanno insistito sull’importanza del “razzismo scientifico” e dell’eugene...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione
  2. Introduzione
  3. I. La creazione della bandiera e del cittadino nazista
  4. II. Per proteggere il sangue e l’onore nazista
  5. Conclusioni. L’America attraverso gli occhi dei nazisti
  6. Ringraziamenti
  7. Letture consigliate