I dieci millenni dimenticati che hanno cambiato la storia
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I dieci millenni dimenticati che hanno cambiato la storia

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I dieci millenni dimenticati che hanno cambiato la storia

Informazioni su questo libro

Per il 99% della sua storia, l'uomo è stato cacciatore, pescatore e raccoglitore. Dodicimila anni fa, gli uomini, poche centinaia di migliaia, erano nomadi, isolati in piccoli gruppi. Ora stanno per diventare nove miliardi e, quasi tutti sedentari, popolano la Terra. La società che hanno costruito è oggi molto diseguale, poiché circa l'1% di loro possiede la metà della ricchezza mondiale. Come siamo arrivati qui? Cosa è successo in questi dieci millenni, troppo spesso assenti nel nostro bagaglio culturale? Un'invenzione decisiva in molte parti del mondo: quella dell'agricoltura e dell'allevamento. Grazie ad essa, la popolazione umana è cresciuta rapidamente, ha preso il controllo del pianeta e ha eliminato un gran numero di specie biologiche. La continua espansione demografica ha portato alla creazione delle prime città, dei primi Stati e, infine, della scrittura e della storia. Questa "rivoluzione neolitica" ha visto l'introduzione di pratiche che esistono ancora oggi: lavoro, guerra e religione. Jean-Paul Demoule le esplora con il punto di vista dell'archeologo e dell'appassionato divulgatore, proponendo una nuova visione della preistoria e della nostra relazione con il mondo così com'è, o come potrebbe essere.

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Informazioni

GLOSSARIO

Area di Broca
Area del cervello situata nel lobo frontale dell’emisfero sinistro, che permette l’elaborazione del linguaggio. L’ha identificata il medico francese Paul Broca (1824-1880), mentre ricercava le cause dell’afasia.
Allée couverte
Monumenti megalitici (si veda megalite*) del III millennio a.C. diffusi in gran parte d’Europa. Erano costruiti con lastre di pietre di una ventina di metri di lunghezza e due metri di larghezza e vi si accedeva tramite una stretta apertura circolare. I morti della comunità, diverse decine, perfino centinaia, venivano a mano a mano deposti all’interno. Diversamente dai grandi monumenti di V e IV millennio, le allée couverte accolgono un numero maggiore di defunti, non sono ricoperti da un tumulo e contengono poche offerte funebri.
Australopitechi
Gli Australopitechi (in greco “scimmia del Sud”) comparirono progressivamente nella linea evolutiva dell’uomo circa quattro o cinque milioni di anni fa, nell’Africa orientale. Furono i primi a ricavare utensili dalla pietra. Pur assumendo la posizione eretta, erano ancora predisposti anatomicamente ad arrampicarsi sugli alberi. Il più celebre australopiteco è Lucy*. Due milioni di anni fa vennero sostituiti da Homo habilis ed erectus (si veda p. 244).
Bifacciale
Nome dato ad alcuni strumenti in pietra fabbricati dall’Homo erectus in Africa e successivamente in Eurasia. Questi utensili, di forma ovale o triangolare, sono i primi a essere simmetrici senza una ragione specifica e vengono fabbricati in modo curato, segno della nascita di un interesse per le forme estetiche, che potremmo chiamare design. Comparirono circa un milione e mezzo di anni fa e continuarono a essere costruiti anche nei secoli a venire: si ritrovano infatti presso gli uomini di Neanderthal (si veda p. 55).
Bronzo
Il bronzo è una lega di rame con stagno al 10% circa. Grazie a questa aggiunta, introdotta in Eurasia nel corso del II millennio a.C., si produce un materiale molto più resistente del rame, che permette di modellare nuove forme (ad esempio spade, corazze, gioielli complessi e perfino strumenti a fiato). Se in Eurasia il bronzo dà il nome all’Età del bronzo* e fin dal III millennio a.C. è utilizzato dalla Mesopotamia alla Cina, è invece molto poco diffuso in Africa e per nulla nell’America precolombiana, che conosce invece il rame. Viene progressivamente sostituito dal ferro, metallo ancora più resistente.
Bronzo (Età del)
Periodo che nell’Europa temperata si situa tra il 2200 a.C. e il 750 a.C. e succede al Calcolitico*. Per l’Europa orientale, Grecia compresa, è inizia invece dal 3500 a.C. circa. Il bronzo* propriamente detto, in realtà, inizia a essere prodotto solo 1700 a.C., preceduto da diverse leghe, a base ad esempio di arsenico, meno efficaci. L’Età del bronzo non costituisce un momento di rottura rispetto al Calcolitico e resta caratterizzata da villaggi organizzati in chiefdom*, a eccezione di Creta e della Grecia meridionale, che con la civiltà minoica* e micenea*, sperimentano le prime ed effimere società di tipo statale in Europa.
Calcolitico
Formato da chalkos (“rame” o “bronzo” in greco antico) e da lithos (“pietra”), il termine Calcolitico designa in teoria la fase intermedia in cui la pietra continua a essere utilizzata insieme al rame, di recente introduzione, ovvero quel periodo che in Europa si situa tra il 4500 a.C. e il 2200 a. C. circa. Ma più che l’aspetto tecnico, il Calcolitico vede soprattutto emergere in Europa i chiefdom, nel momento in cui tutto il continente è definitivamente colonizzato da agricoltori neolitici* e, di conseguenza, la popolazione è in continuo aumento. Questo fenomeno è accompagnato da una serie di progressi tecnici (metallurgia, estrazione mineraria su larga scala, trazione animale, aratro, ruota, eccetera) destinate ad accrescere la produzione.
Carnyx
Tromba in bronzo usata dai Celti in battaglia per spaventare il nemico. Poteva raggiungere i tre metri di altezza e veniva tenuta in verticale. Il padiglione comportava parti mobili. Noti soprattutto grazie a raffigurazioni (calderone di Gunderstrup) o frammenti, di recente i carnyx sono stati studiati più da vicino grazie al rinvenimento di sette esemplari nel bottino deposto presso il tempio di Tintignac in Nuova Aquitania.
Chiefdom
Sistema sociale contrassegnato dall’emergenza di capi in società di tipo rurale. Comparsi nel corso del Neolitico*, i chiefdom hanno in alcuni casi portato a società statali e urbane, mentre in altri si sono conservati fino alla colonizzazione europea.
Civiltà micenea
La civiltà micenea deve il suo nome alla città di Micene, nel Peloponneso nord-orientale, famosa grazie ai poemi omerici e identificata nel XIX secolo dall’archeologo tedesco Heinrich Schliemann. Verso la metà del II millennio a.C., emergono nel Peloponneso e nella Grecia centrale le prime città d’Europa continentale, (Micene, Pylos, Tebe, Tirinto, eccetera), grossi borghi fortificati, capitali di piccoli regni. Questa civiltà domina una parte del Mediterraneo orientale e assume il controllo della Creta minoica*, da cui trae la scrittura, la lineare A*, adattandola alla propria lingua, un greco arcaico, sotto forma di lineare B*. Queste società guerriere scompaiono verso il 1200 a.C., spazzate via dalla crisi che in quell’epoca colpisce il mondo mediterraneo orientale, dall’Egeo all’Egitto.
Civiltà minoica
Civiltà cretese durata dal 2700 a.C. al 1200 a.C., che rappresenta il primo fenomeno statale e urbano in Europa. Gli archeologi, tra cui Arthur Evans, l’hanno chiamata così dal nome del leggendario re Minosse, che fece costruire il labirinto e divenne in seguito uno dei giudici degli Inferi. Nell’isola di Creta si trovavano vari palazzi, di ispirazione vicino-orientale, che controllavano villaggi e campagne e commerciavano con tutto il Mediterraneo orientale. Varie isole, tra cui Santorini, dipendevano da questa civiltà. Gli edifici erano decorati con affreschi e al loro interno sono stati ritrovati vari oggetti di lusso. Il palazzo più famoso è quello di Cnosso, restaurato in modo molto invasivo da Arthur Evans. La complessità dell’economia richiese l’invenzione della prima scrittura europea, la lineare A*, scrittura sillabica non ancora decifrata. I palazzi subirono varie distruzioni, a causa di catastrofi naturali (sismi, maremoti) o aggressioni umane, e furono regolarmente ricostruiti, passando verso il 1500 a.C. sotto il controllo dei Micenei* della Grecia continentale. Questa brillante civiltà scomparve durante la crisi generale che colpì l’insieme del Mediterraneo orientale verso il 1200 a.C. (si veda la voce popoli del Mare*)
Crani sovramodellati
Nel Vicino Oriente, nell’VIII millennio, sopra alcuni crani viene modellato un viso in argilla, probabilmente somigliante a quello del defunto. Verosimilmente l’oggetto era esposto alla vista dei vivi, forse nel contesto di un culto degli antenati. Benché ne siano stati scoperti quasi un centinaio, il rituale resta però relativamente eccezionale.
Cultura archeologica/cultura materiale
Tradizionalmente viene definita “cultura archeologica” un insieme omogeneo di caratteristiche materiali, quali i tipi di utensili, le decorazioni e le forme delle ceramiche, l’architettura, le pratiche funerarie, ovvero la “cultura materiale”, diffuse in un dato spazio in una determinata epoca. Di solito si suppone che dietro a tale omogeneità ci fosse un gruppo etnico coerente, con la propria lingua, le proprie credenze, il proprio sistema sociale. L’etnoarcheologia*, che ha la possibilità di confrontare queste due categorie di dati, materiali e immateriali, mostra che in alcuni casi esiste una coincidenza, ma non sempre: etnie diverse possono condividere la stessa cultura materiale, mentre all’interno di un’unica etnia possono riscontrarsi culture materiali diverse. In ogni caso le culture archeologiche permettono, almeno in un primo tempo, di situare nel tempo e nello spazio i reperti archeologici.
Cultura della ceramica campaniforme
Fenomeno culturale ancora poco conosciuto che si manifesta tra il 2600 e il 2200 a.C. circa attraverso la diffusione in parte d’Europa di vasi a forma di campana rovesciata. In inglese si parla di Bell Beaker e in tedesco di Glockenbecher. Ceramiche di forma molto simile si ritrovano in aree non contigue, dal Portogallo alla Danimarca, dalle Isole Britanniche all’Ungheria, spesso associate a produzioni locali. I defunti maschi sono sepolti con arco e frecce, pugnali in rame e bracciale da arciere. Gli insediamenti sono mal conosciuti. Sono state formulate molte ipotesi sull’origine di questa cultura (diffusione di un popolo, di una religione, di fabbri o solo di un tipo di bene di lusso, eccetera) e sulla sua provenienza geografica (Penisola Iberica o Europa nord-occidentale, o entrambe), senza trovare un accordo unanime.
Cultura della ceramica cardiale
Si tratta della corrente migratoria neolitica* che, nel corso del VI millennio, diffonde agricoltura e allevamento lungo tutte le coste settentrionali del Mediterraneo, dalla Grecia alla Penisola Iberica. Alcuni siti sono noti anche in Marocco. Viene così chiamata dal nome scientifico del cardo comune (cardium edule), perché le ceramiche sono spesso decorate imprimendo sull’argilla fresca queste conchiglie. Non si tratta di una migrazione massiccia, ma piuttosto di un’avanzata a piccoli passi lungo le coste, con piroghe in legno. Gli insediamenti sono poco conosciuti. Dalle coste, il Neolitico si estenderà nell’entroterra (si veda p. 33).
Cultura della ceramica cordata
Vasto insieme culturale che, all’inizio del III millennio, si estende dalla Russia fino alla Francia orientale ed è caratterizzato da ceramiche decorate tramite impressione di corde (da qui il nome di ceramica cordata) e l’utilizzo di asce in pietra un tempo designate come “asce da battaglia”, in passato si parlava di “popolo delle asce da battaglia” (si veda p. 149). I morti vengono sepolti in posizione fetale, le donne sul fianco sinistro, gli uomini su quello destro e i personaggi più importanti sotto piccoli tumuli di terra. Gli insediamenti sono poco conosciuti e alcuni studiosi hanno ipotizzato uno stile di vita nomadico. Alcune analisi genetiche preliminari fanno provenire parte di questa popolazione dall’Europa sud-orientale, ma verosimilmente non era un insieme omogeneo. Si tratta di un fenomeno complesso, che include probabilmente meticciati culturali.
Cultura della ceramica lineare
Nome della cultura archeologica* diffusa tra le prime comunità di agricoltori dell’Europa temperata, dal Mar Nero all’Atlantico e dalle Alpi al Baltico, tra il 5500 a.C. e il 4900 a.C. circa. Rappresenta l’estensione verso nord degli agricoltori dei Balcani, a loro volta originari del Vicino Oriente. Il suo nome (Bandkeramik in tedesco, in francese viene definita anche Rubané) deriva dalle decorazioni geometriche incise sull’argilla dei vasi prima della cottura. Nei villaggi vengono costruite grandi case collettive, che possono raggiungere anche i quarantacinque metri di lunghezza. Il fenomeno si suddivide in seguito in un certo numero di entità culturali regionali (si veda p. 33).
Cultura natufiana
Cultura di cacciatori-raccoglitori del Vicino Oriente che si estendeva dall’Egitto settentrionale alla Turchia meridionale tra il 12.000 a.C. e 9500 a.C. circa. Prende il nome da Uadi el-Natuf, un piccolo corso d’acqua in Cisgiordania. I suoi membri intrapresero un processo di sedentarizzazione e misero in atto operazioni propedeutiche alla domesticazione* di animali e piante. Avevano addomesticato il cane e si dedicavano al raccolto intensivo di grano e orzo selvaggi.
Domesticazione
Processo volto a controllare animali e piante a lungo termine per assicurarsi la loro permanente disponibilità, principalmente per l’alimentazione, ma anche per il lavoro (trazione, trasporto), per i prodotti derivati (uova, latte, lana eccetera) o per missioni specifiche (caccia, guerra, svago, eccetera). Nel corso delle generazioni produce modifiche identificabili dai biologi e dai genetisti. Gli animali e le piante scelti a tal fine e il loro utilizzo variano a seconda dei continenti. Il processo non viene effettuato in un’unica volta ma è il risultato di lunghi periodi di frequentazione tra uomini, piante e animali. Non implica per forza la sedentarizzazione, infatti esistono anche allevatori nomadi, ad esempio in alcune società tradizionali dell’Asia centrale o dell’Africa.
Età della pietra levigata
Nel XIX secolo si parlava di un’Età della pietra levigata per designare il Neolitico*, in opposizione all’Età della pietra scheggiata* che indicava invece il Paleolitico*, poiché le asce in pietra levigata, utilizzate per abbattere gli alberi e lavorare il legno, sono caratteristiche di questo periodo. La levigatura dovrebbe infatti rendere la pietra più resistente all’urto. Ma, prima di subire questo procedimento, la pietra deve in ogni caso essere tagliata (si veda pietra scheggiata*). L’oggetto tecnico è quindi solo un epifenomeno del Neolitico, che deve essere definito attraverso il suo sistema di produzione, basato su agricoltura e allevamento, anche perché alcune popolazioni di cacciatori-raccoglitori, ad esempio in Australia quarantamila anni fa, hanno costruito asce levigate, le più antiche a noi note (si veda p. 149).
Età della pietra scheggiata
Per fabbricare un oggetto in pietra bisogna innanzitutto sgrossare la materia prima percuotendola con un oggetto duro, di solito in pietra o in corno di cervo. L’antica denominazione usata per designare il paleolitico*, Età della pietra scheggiata, in opposizione all’Età della pietra levigata*, non è quindi particolarmente sensato, perché in qualsiasi epoca bisogna compiere questa operazione prima di un’eventuale levigatura.
Era glaciale (o glaciazione)
L’era quaternaria, l’ul...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. I. Chi ha inventato l’agricoltura (e l’allevamento)?
  3. II. Chi ha inventato le case e i villaggi?
  4. III. Chi ha inventato gli utensili, il metallo e la ruota (e il lavoro)?
  5. IV. Chi ha inventato gli dei (e Dio)?
  6. V. Chi ha inventato l’arte (e il design)?
  7. VI. Chi ha inventato i capi (e la servitù volontaria)?
  8. VII. Chi ha inventato la guerra (e le stragi)?
  9. VIII. Chi ha inventato le tombe e i cimiteri?
  10. IX. Chi ha inventato la dominazione maschile?
  11. X. Chi ha inventato le migrazioni (e gli immigrati)?
  12. XI. Chi ha inventato i popoli, le etnie e le nazioni?
  13. Conclusioni. I motivi dell’omissione
  14. Annessi
  15. Glossario
  16. Bibliografia