Capitolo 1
L’insoddisfazione di Mr. Duncan. Partenza per il West.
Vicino a Cold Springs, nella contea di Lafayette, Missouri, viveva un tale Mr. Duncan, un forzuto boscaiolo emigrato col padre ai tempi in cui la valle del Mississippi era ancora una terra inospitale, abitata da bestie selvatiche e indiani ancor più selvaggi. Il nonno era un uomo dell’Est che si era rimboccato le maniche su diversi campi di battaglia, guadagnandosi in tal modo tanti acri di terreno coltivabile quanti aveva scelto di occuparne. Così almeno aveva raccontato, quando aveva lasciato la sua casa nell’Est, dopo che era stata dichiarata la pace in quello stato che allora si trovava ai confini della civiltà – l’Ohio. Qui il soldato aveva vissuto per vedere il deserto fiorire come una rosa, e quivi era morto, rimpiangendo che la malattia gli avesse impedito di sottrarsi al fragore del maglio e al ronzio della vita meccanizzata.
Il padre di Mr. Duncan, nel vigore dell’età adulta, aveva attraversato il Mississippi e si era stabilito a Cold Springs, una regione a quei tempi isolata dalla civiltà, com’era l’Ohio molti anni prima che l’uomo bianco mettesse piede ad ovest dei monti Alleghany. Aveva però vissuto abbastanza a lungo per sentire l’eco della prima locomotiva, e vedere il lusso, che con la sua influenza taciturna ma potente snaturava i figli e le figlie dei pionieri, finché l’uno non finiva per squagliarsi alla vista del pericolo e l’altra per sprecare le proprie mattinate fra pantofole e bigodini di carta.
Il tempo venne a riscuotere i conti e l’uomo morì; e fu così che suo figlio, il Mr. Duncan del nostro racconto, iniziò a volgere la propria attenzione al West, come prima di lui avevano fatto suo nonno e suo padre. Costui vent’anni prima aveva sposato la figlia di un cacciatore di pelli, e ora la sua famiglia era composta da quattro figli e due figlie, un figlio adottivo e suo cognato, Andy Howe, che aveva trascorso la vita a cacciare e far baratti con gli indiani.
Lewis, il figlio maggiore di diciannove anni, era ormai un uomo fatto in quanto a forza, misura e giudizio; freddo e veloce nelle emergenze, in condizioni ordinarie si curava unicamente del suo cane, della sua pistola e di suo zio, le cui dettagliate conoscenze su tutto ciò che riguardava la foresta lo avevano reso una sorta di oracolo vivente.
Edward, un ragazzo di diciassette anni, era appassionato e testardo, sebbene intrepido e generoso. Jane, di quindici, onnipresente sostenitrice ed aiutante della madre, era briosa, energica e coraggiosa. Martin, un dodicenne sempre in cerca di svaghi, era amante tanto del divertimento quanto dei guai. Anne, una timida bambina di dieci anni, era da tutti soprannominata “Baby” tranne che da Lewis, il quale, fra tutti, la capiva di più e la chiamava “cerbiatta”. Infine c’era il figlio adottivo, Sidney Young, un nobile giovanotto di diciotto anni i cui genitori erano morti affidandolo alla protezione di Mr. Duncan, il quale gli aveva riservato tante tenere attenzioni quante ne aveva riversate sugli altri suoi figli naturali.
Non dobbiamo dimenticarci di presentare il “Piccolo Bennie”, o per meglio dire, Benjamin, un ometto di otto anni, che già sapeva maneggiare arco e frecce, amo e canna da pesca, nonché pilotare la canoa con la destrezza di un piccolo indiano.
Questa era la famiglia di Mr. Duncan al momento in cui aveva deciso di avventurarsi nelle sconosciute regioni del West. Non ho padri ipocondriaci o madri aristocratiche da presentare al lettore, bensì un proprietario terriero robusto ed esuberante che si considerava nel fiore degli anni, benché quasi cinquantenne, e si vantava di non aver mai consultato un dottore o preso medicine in vita sua.
La signora Duncan, a quarantacinque anni, aveva i capelli lucenti, senza un solo filo argentato in testa, mentre il suo passo era ancora elastico e gli occhi vitali come quando era ragazza. Le guance erano certo meno piene di prima, ma il suo contegno da matrona e la gentilezza di madre ne compensavano ampiamente la mancanza. Si trattava di due esemplari genuini di un uomo e una donna che nessun pericolo o vicissitudine avrebbe potuto scoraggiare, che nessuna prova avrebbe potuto distogliere dal cammino stabilito, o dalla giusta inclinazione. Mr. Duncan sapeva bene che l’impegno che aveva preso non era di quelli da sottoscrivere senza pensarci, o senza una dovuta preparazione. La sua abitudine a trovarsi quotidianamente fra i pericoli della vita di frontiera, fin dalla più tenera età, glielo aveva insegnato molto chiaramente, e gli aveva anche insegnato ad amare la foresta sconfinata, le affascinanti cascate, e l’assoluta quiete che indietreggiava all’avanzare del progresso.
“Questo non è posto per me” era solito dire, quando udiva di una qualche novità che nelle vicinanze aveva rimpiazzato le vecchie tradizioni. Ma quando finalmente uno dei suoi luoghi preferiti presso un corso d’acqua fu occupato, gli alberi abbattuti, e il ruscello deviato, per un momento egli sembrò incapace di reagire; il suo sguardo vagò con aria interrogativa da un membro all’altro della famiglia, e alla fine si posò su Howe, come se si aspettasse che fosse proprio lui a suggerire il modo di fronteggiare questo ennesimo cambiamento.
“Non si può fare, Duncan” disse il cacciatore, intuendo la domanda inespressa. “Siamo in trappola. Non lo vedi che siamo circondati?”
“Se solo avessero scelto un altro posto per quest’altro negozio… emporio, o comunque tu lo voglia chiamare, avrei provato a sopportarlo. Ma quel posto no; così è troppo.”
“E il buon giorno si vede dal mattino. Gli ispettori edili passeranno qui vicino a tracciare il percorso dei binari, domani” disse Lewis.
“Una cosa del genere io non la vedrò mai” disse Mr. Duncan. “Il mondo è abbastanza grande per tutti. Forse è un bene che ci sia un rinnovamento generale della manifattura e del commercio, ma proprio non riesco ad apprezzarla; sono più che disposto a ritirarmi nelle foreste per lasciare spazio a chi ne è capace”.
Non bisogna dedurre che Mr. Duncan fosse un analfabeta. Al contrario, era sempre bene informato circa tutti i principali eventi, ed era stato istruito su svariati autori, sia antichi che moderni. Aveva attentamente instillato nei suoi figli l’amore per la verità e la virtù, per la gioia e per la nobiltà che essi conferiscono, nonché il disprezzo per il vizio, una cosa troppo contaminante per abbandonarvisi coi pensieri o con l’azione. Questo amore per la vita nella foresta era divenuto parte del suo essere più intimo e ormai non poteva più essere felice in mezzo alla popolazione che rapidamente gli cresceva intorno; non più di quanto lo sarebbe un dandy di Broadway nel fitto della giungla. Del resto era persino stato deprivato del suo personalissimo territorio di pesca, a causa della distruzione degli alberi che un tempo avevano ombreggiato il ruscello con i loro giganteschi rami arcuati, intrecciandosi in modo così compatto da renderlo impenetrabile al sole di mezzogiorno. Si era pertanto stancato della sua casa, e sospirava pensando alle foreste che ancora c’erano ad ovest. Prima che arrivasse la civiltà, aveva avuto tutta la libertà di dedicarsi ai suoi vecchi passatempi venatori; sotto i colpi del suo fucile di fiducia erano caduti tanti cervi, e prede ancor più nobili, che adescate dalla quiete erano venute a dissetarsi al ruscello, inconsapevoli del pericolo al quale si stavano avvicinando. Per lungo tempo Mr. Duncan aveva considerato quel posto come il suo, fino a ritenerlo essenziale alla propria felicità, non per un diritto derivante dall’acquisto, bensì per usufrutto, del quale egli aveva pienamente goduto per così tanti anni.
Per Mr. Duncan la soluzione era dunque trasferirsi. Assecondato dalla sua famiglia, aveva venduto la fattoria e sistemato gli affari, e il 10 maggio del 1836 si era ritenuto adeguatamente pronto per affrontare l’avventura nei territori selvaggi del West. Tre carri da pioniere contenevano tutti i loro beni trasportabili, trascinati ciascuno da tre gioghi di buoi tenaci. Il primo carro conteneva provviste e verdure, semi e grano da piantare, assieme ad altri strumenti da cucina. Il secondo trasportava i mobili indispensabili alla famiglia, sotto i quali era stata riposta una grande quantità di assi, tela da tenda, teloni di ricambio pronti all’uso, e poi lenzuola, cordame, e così via discorrendo. Il mezzo avrebbe poi anche fatto da casa per Mr. e Mrs. Duncan, e per le ragazze. Il terzo carro era stipato di attrezzi da agricoltore e da carpentiere, conteneva le armi e le munizioni ed era destinato ad Andy Howe e ai ragazzi. Due cavalli sellati, cinque muli e tre vacche da latte, assieme a sei feroci cani da caccia veloci come antilocapre, rappresentavano infine tutto il bestiame a loro disposizione.
Così preparata, la famiglia disse felicemente addio alla sua vecchia dimora per trovarne una più congeniale. Parlo di un addio felice perché di certo i membri adulti della famiglia se ne andavano di propria volontà, mentre quelli più piccoli, trascinati dalla fretta dei preparativi, non ebbero tempo di pensare e forse neppure sapevano dei pericoli in cui si sarebbero imbattuti. I giovani sono sempre ottimisti, e loro avevano imparato dai più grandi a considerare la foresta liberata dagli indiani come dei Campi Elisi di questo nostro mondo.
Da allora, l’ondata migratoria continua ad avanzare verso occidente. Tre secoli fa le colonie del Massachusetts e della Virginia erano il West degli europei, tremila miglia al di là dell’Oceano Atlantico. Erano stati coraggiosi d’animo e forti di cuore, coloro che avevano osato andarvi. Un secolo dopo, la Pennsylvania e New York erano la frontiera; l’ondata non si era arrestata. Ancora cento anni più tardi il flusso aveva lambito gli Alleghany e correva giù lungo la valle del Mississippi, dividendosi in migliaia di anonimi rivoletti, serpeggiando e mormorando per i rilievi accidentati e le ondulate pianure. Il peso stesso di quel mormorio era ciò che aveva dato vita al West: il West esisteva ancora. E ora dov’è? Non nella valle del Mississippi, ma nella solidità della Montagne Rocciose. Quella parte che sulle cartine troviamo indicata col termine “Sconosciuta”. Una valle situata fra le montagne, soleggiata e lussureggiante come quelle dei sogni di un poeta, ma sorvegliata da gente guidata dalla disperazione. Questo è, oggi, il West.
Capitolo 2
Il Viaggio. L’accampamento. Caccia ai bisonti. Anne ed Edward si perdono. Scoperta di un antico fortino. Lotta con un lupo. Si rifugiano su un albero. Salvataggio da parte di Howe e Lewis. Ritornano all’accampamento.
Mr. Duncan scelse la rotta dei commercianti per l’Oregon perché sapeva che era quella che con maggiori probabilità lo avrebbe condotto al paradiso dei suoi sogni. La strada gli era familiare poiché l’aveva percorsa più di una volta, qualche anno prima. Per Andy Howe ogni pietra, albero e fiume era come il viso di un amico, tanto spesso li aveva incontrati. La signora Duncan non aveva avuto alcun timore quando erano entrati nella foresta. Aveva sentito la descrizione di quelle scene e di quei luoghi così spesso da riconoscere i posti che attraversavano e, dalla completa sicurezza del carro, in compagnia del marito e del fratello, l’unica sua preoccupazione era di far sentire la famiglia comoda e protetta, per quanto le circostanze lo permettessero, naturalmente.
Nessun incidente degno di nota aveva fino a quel punto disturbato il loro viaggio. Non rientrava nella politica di Mr. Duncan stancare fin dall’inizio il suo gruppo con lunghe, faticose marce; ma da generale e marito capace qual era, sapeva mostrare la propria forza in caso di emergenza. La strada era scorrevole e livellata, e si snodava per lo più fra sconfinate praterie che si estendevano a perdita d’occhio.
Il quinto giorno entrarono nel Kansas, e il territorio iniziò a farsi più impervio. Incrociarono il loro primo bisonte e Lewis ebbe la fortuna di ucciderlo al primo colpo. Con l’aiuto di Howe, l’animale venne tagliato a pezzi e le parti più pregiate furono portate all’accampamento. Quella sera prepararono una cena a dir poco deliziosa. Le bistecche fumanti, accompagnate da tortini di carne, burro, formaggio, l...