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Il tesoro di Francesco
Informazioni su questo libro
Francesco d'Assisi ci sorprende come sempre e ci indica la strada verso luoghi remoti, lontani dalle grandi rotte, per riscoprire proprio lì la possibilità di un credere nuovo, ricco anche oggi di vita e di futuro, da cercare come pellegrini nella notte.
«Questo volume raccoglie alcuni testi che fra Massimo Fusarelli, eletto Ministro Generale dell'Ordine dei frati minori nel luglio 2021, ha composto in occasioni diverse a partire dall'inizio del suo nuovo servizio.
In questi testi colpisce l'approccio di fondo che coniuga la fede e lo stare nel mondo, con una visione non intimista della fede e una visione credente del mondo.
Emerge un vissuto personale, colto con lucidità e offerto umilmente ai fratelli, come indicazione che non si radica nella teoria ma nel concreto dell'esperienza.
Questo tratto di testimonianza rende convincente la lettura di questi testi, che coniugano dottrina e lucidità critica con una fede incarnata e, perché no, con un pizzico di passione. Tale incrocio tra la fede e il mondo, tra la teoria e la prassi, tra la mente e il cuore, contraddistingue l'esperienza spirituale cristiana, che trova il suo riferimento essenziale nella benedetta umanità del Verbo fatto carne» (dalla Prefazione di fra Cesare Vaiani ofm).
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Informazioni
Editore
TS EdizioniAnno
2022eBook ISBN
9791254710975Argomento
Teologia e religionePrefazione
Questo volume raccoglie alcuni testi che fra Massimo Fusarelli, eletto Ministro Generale dell’Ordine dei frati minori nel luglio 2021, ha composto in occasioni diverse a partire dall’inizio del suo nuovo servizio.
TS Edizioni ha voluto riunire alcuni suoi interventi che, in maniera diversa, si riferiscono a Francesco d’Assisi e alla visione francescana del mondo, tema che evidentemente è centrale nel ministero di chi è posto a capo dell’Ordine dei frati minori; fra Massimo ha rivisto questa raccolta prima della sua pubblicazione.
In questi testi colpisce un approccio di fondo che coniuga la fede e lo stare nel mondo, con una visione non intimista della fede e una visione credente del mondo.
La fede di cui si parla è delineata con il binomio usato dallo stesso Francesco d’Assisi: «vedere e credere», dove il vedere richiama la fisicità della sua fede, immersa in un mondo da vedere e toccare, e il credere fa fare un passo oltre, riconoscendo in ogni realtà la presenza di Dio e portando al suo compimento il vedere, il toccare e il lasciarsi raggiungere. Questa fede che coniuga concretezza e sguardo contemplativo è ben consapevole di trovarsi in un mondo non credente, dove «la non credenza diventa estesa e trova spazio una spiritualità senza Dio, senza religione», ma coglie questa situazione come una opportunità e una sfida: «potrebbe essere l’ora favorevole per una fede più adulta e personale? Motivata in modo nuovo? L’ora per aprirci a una fede di fuoco, grazie a Colui che ci viene incontro con aspetto pacifico e amoroso? Ce ne sapremo lasciar ferire di nuovo…? (pp. 61-62)».
In una lucida sintesi, si uniscono l’amore a Cristo e al mondo, sulle tracce dell’amore di Francesco per un Dio che nel mondo si rivela prendendo carne: «essere appassionati di Cristo, mentre lo siamo del mondo, delle persone con cui siamo in cammino, dei poveri. Amare la realtà, perché in essa riconosciamo le tracce della presenza e della santa operazione dello Spirito del Signore, che mai si stanca (p. 128)».
Questa fede incarnata vive secondo i tratti fondamentali della spiritualità francescana, e molte volte ritorna la consapevolezza della centralità di un atteggiamento che non si appropria di nulla perché «il cuore della nostra vita di frati minori è vivere senza nulla di proprio, liberati cioè dalla presa esclusiva sulla nostra vita e sulla realtà, per riconoscere che tutto è dono e restituirlo a Lui con una vita umile e lieta, perché fiduciosa e abbandonata (p. 105)».
Questa esigente espropriazione personale non porta a prendere le distanze dal mondo e soprattutto non impedisce il rapporto con gli altri: vive anzi di una relazione di prossimità al fratello, soprattutto al fratello più bisognoso, che connota un approccio simile a quello che Francesco d’Assisi evoca nel proprio Testamento, ricordando anzitutto l’incontro con i lebbrosi. «Sin dall’inizio della sua conversione, il Poverello aveva oltrepassato la linea che lo separava dagli altri, soprattutto dai lebbrosi: dall’altro come estraneo all’altro come fratello e prossimo. E in questo passaggio, veramente pasquale, Francesco transita dal suo “io” al “tu che diventa noi”; dalla distanza spaventata alla prossimità che acquista fiducia. Ed è proprio questo tipo di passaggio a permettere al giovane Francesco di posare uno sguardo nuovo sul volto del Cristo di San Damiano, come pure, reciprocamente, lo sguardo al Crocifisso gli permetterà uno sguardo nuovo al volto dell’altro (pp. 21-22)».
Accanto al preponderante riferimento a Francesco d’Assisi, nelle pagine di fra Massimo emerge spesso il rimando a papa Francesco e ai suoi documenti, soprattutto le encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti, che declinano nell’oggi i tratti fondamentali della spiritualità francescana. Emerge in queste citazioni la sintonia verso un Papa che di Francesco d’Assisi ha voluto portare il nome ma che ancor più ha scelto di ispirare il proprio magistero all’esperienza cristiana del Poverello di Assisi. Soprattutto il tema dell’ecologia integrale, così consono all’esperienza francescana e all’insegnamento di papa Francesco, trova una sapiente presentazione.
Gli interventi raccolti in questo volume sono connotati anche dal riferimento a circostanze precise, che spesso sono opportunamente indicate in una breve nota all’inizio dei testi. Il legame a contesti e situazioni concrete aggiunge ai testi il gusto della vita vissuta, senza impedire che parlino a ogni lettore. Tale legame con la vita emerge anche nel carattere di testimonianza che connota molti di questi testi, perché in essi si trovano elementi significativi a proposito di Francesco d’Assisi, ma anche significative tracce di chi ne parla. Proprio tal modo di proporre un argomento, in casa cristiana, prende il nome di testimonianza ed è tipico dell’annuncio del vangelo: parlando di Cristo lascio trapelare poco o molto anche di me, se non altro per il fuoco e la passione con cui ne parlo, e parlando di me non posso evitare di fare riferimento a Cristo, per il posto centrale che egli occupa nella mia vita.
Così capita anche a fra Massimo, che talvolta si lascia sfuggire qualche tratto autobiografico; lo ha fatto, ad esempio, rivolgendosi ai giovani confratelli che emettevano per la prima volta la loro professione religiosa, e non a caso ha usato il linguaggio della testimonianza: «Dio non ha paura delle nostre infedeltà, perché ci conosce e ci ama. Piuttosto si arresta dinanzi alla nostra autosufficienza, alla superbia della vita che ci fa ostinare nel cercare da soli la felicità. Sa sedersi e attenderci, Lui sa quando suona l’ora del ritorno a Lui, di incrociare di nuovo il suo sguardo. Posso testimoniarvi che quello sguardo si può perdere di vista lungo il cammino e cercare altro altrove. Posso anche dirvi, però, che giunge l’ora in cui quello sguardo cerca ancora il nostro, e con noi quello di tanti, e vince resistenze e paure, autosufficienze e peccati. Lo crediamo, ci fidiamo, ci consegniamo ancora una volta a questo Amore ostinato e invincibile. E in quello sguardo cambia il nostro sguardo verso il mondo, le persone, il creato, la realtà. Le creature diventano fratelli e sorelle, non nemici, da amare e servire con umiltà (pp. 100-101)».
Emerge dunque anche un vissuto personale, colto con lucidità e offerto umilmente ai fratelli, come indicazione che non si radica nella teoria ma nel concreto dell’esperienza, prospettando tuttavia un cammino che non è solo resoconto autobiografico ma itinerario cristiano, segnato da quella spiritualità fraterna che è tipica dell’esperienza francescana: «Se all’inizio anch’io ho colto soprattutto l’aspetto individuale della scelta religiosa, col tempo ho imparato ad aprirmi all’incontro con persone in condizioni di bisogno, vulnerabili, e da qui a relazioni nuove, anche con i miei frati (p. 110)».
È anche questo tratto di testimonianza che rende convincente la lettura di questi testi, che coniugano dottrina e lucidità critica con una fede incarnata e, perché no, con un pizzico di passione. Tale incrocio tra la fede e il mondo, tra la teoria e la prassi, tra la mente e il cuore, contraddistingue l’esperienza spirituale cristiana, che trova il suo riferimento essenziale nella benedetta umanità del Verbo fatto carne.
Una tale esperienza spirituale che si fa testimonianza emerge anche, a tratti in queste pagine, e le rende una raccomandabile lettura.
Grazie a TS Edizioni per questa iniziativa e grazie anche all’autore di queste pagine.
Fra Cesare Vaiani ofm
“Conforme al Signore”. Francesco e la via della sequela
amorosa di Cristo
La Porziuncola. Un luogo abitato da tanti angeli1
Voi vi siete accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell’aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele (Ebrei 12,22-24).
Risuona la parola potente della lettera gli Ebrei, che annuncia ai cristiani venuti dalla fede dei padri che nella carne del Signore Gesù Cristo abbiamo un’alleanza nuova, l’esperienza di una gioia senza paragoni, una salvezza che ci raggiunge in modo integrale.
Un annuncio enorme, che non va solo letto nella contrapposizione tra antica e nuova alleanza, quanto piuttosto nella novità inaudita che l’evento Gesù Cristo porta nel rapporto tra Dio e l’uomo. Certo Lui è il compimento dell’umano desiderio e del lungo cammino di Israele e lo esprime al meglio. E questo perché è una novità quella di Dio, quella insuperabile, quella definitiva.
Ci mettiamo idealmente davanti alla piccola cappella che Francesco ha amato e nella quale ha vissuto l’inizio della sua vita evangelica, prima da solo e poi con i suoi fratelli. In un certo senso noi frati minori qui ci accostiamo alla città del Dio vivente, dove Francesco ha potuto cogliere la parola decisiva della sua vocazione e cominciare a metterla in pratica, con grande Letizia.
Perché? Perché aveva scoperto ciò che voleva, ciò che bramava con tutto il cuore. Il dono della fede e dell’alleanza non è mai estraneo all’attesa del desiderio dell’uomo, li compie in un modo nuovo, inaudito, inaspettato anche per il desiderio umano più alto. Dio ci sorprende sempre!
Tornare allora a questa cappella, a nome di tutti gli oltre 12.000 frati sparsi nel mondo, significa tornare alla sorgente, alla radice, al cuore, alla Madre.
Mi viene in mente nella preghiera il salmo 86, che dà voce a questa gioia:
Le sue fondamenta sono sui monti santi;
il Signore ama le porte di...
Indice dei contenuti
- Prefazione