Il dottor Cymbalus
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Il dottor Cymbalus

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Il dottor Cymbalus

Informazioni su questo libro

Abbandonato dalla fidanzata per un altro uomo e incapace di sopportare la sofferenza, il bel giovane William Usinger medita il suicidio. Ma l'amico Hermann Strauss, scienziato spregiudicato e convinto assertore dell'onnipotenza della scienza, gli prospetta la possibilità di sottoporsi a una operazione di alta chirurgia che lo renda per sempre insensibile ai sentimenti. Lo affida pertanto alle cure miracolose del dottor Cymbalus, "il più grande dei fisiologi viventi", il quale, dopo vari quanto inutili tentativi di dissuasione, accetta di eseguire l'intervento e sottopone Usinger a una dolorosa operazione chirurgica che, atrofizzandogli il cuore, sede privilegiata delle facoltà emotive, lo renderà "freddo e insensibile come il marmo". L'operazione sarà coronata da un apparente successo, ma le sue conseguenze nefaste non tarderanno a manifestarsi nella vita dello sventurato Unsiger.Pubblicato su La Nazione nell'ottobre 1867, "Il dottor Cymbalus" è il racconto di esordio di Luigi Capuana. Per molti versi esso ricorda il famoso "Frankenstein" di Mary Shelley (1816), ma vi si avvertono anche gli influssi di Hoffmann, di Poe e di Wells. Capuana sfrutta però l'elemento fantastico, cioè l'operazione che rende insensibili alle emozioni, per prendere posizione contro la scienza positivista, e se egli fa dire ai suoi personaggi a proposito del mefistofelico dottor Cymbalus: "– È dunque un Dio quest'uomo? – Uno scienziato; val quasi lo stesso", è solo per lasciar intravedere l'incapacità della presunta onnipotenza della scienza di fronte alle ineluttabili leggi della natura.

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Informazioni

Anno
2020
eBook ISBN
9788835800170
Argomento
Letteratura
Categoria
Classici

Il dottor Cymbalus

Da due anni Hermann Strauss lavorava assiduamente a un Nuovo sistema della natura; ma quel giorno la sua meditazione era stata troppo intensa. Perduto nella immensità d’un problema d’altissima metafisica, aveva finito coll’addormentarsi; e russava da più di un’ora quando fu bruscamente svegliato da un insistente picchiare all’uscio.
– Avanti! – borbottò, sbadigliando e stirandosi sulla poltrona.
Comparve una gran cuffia dov’era affogata una grinzosa testa di vecchia.
– C’è un giovane che desidera parlarle – biascicò la cuffia.
– Passi – rispose Hermann. – Chi diavolo può essere?
E aveva appena terminato di pensar questa domanda, che un bel giovane, alto di statura, biondo, pallido e in abito da viaggio, si presentava sulla soglia.
– William Usinger!
I due amici si abbracciarono affettuosamente.
– Sei arrivato oggi stesso?
– Si; e ripartirò domani. Ho bisogno di te.
– Son qua. Ma siedi; fumiamo una pipa.
– Grazie.
L’Usinger posò sul tavolino un grosso piego sigillato.
– Vo in America – egli disse; – lontanetto, è vero?
– Ci metterai un po’ di più ad arrivare. Infine si va in capo al mondo e si ritorna.
– Si può anche non tornare...
– Certamente, quando si trova da star bene... Ah! È il tuo viaggio di nozze! – esclamò Hermann picchiandosi con la mano su la fronte e spalancando gli occhi cerulei sotto le sue lenti da miope.
Il silenzio di William lo sorprese.
– Hai già sposato?
– No. Ma parliamo di cose serie. Sono qui per un affare di grave interesse.
– Non sei sposo?
– No – replicò William seccamente.
– O dunque?
– Parto per l’America.
– Ma che cosa è accaduto’?
– Una cosa semplicissima: Ida sposa un altro.
– Tu l’abbandoni? Tu che mi scrivevi di amarla tanto?
– È lei che preferisce di sposare un francese.
– Francese per giunta! – esclamò Hermann dando un fortissimo pugno sul tavolino.
– Oh, per me val lo stesso, quando l’amato non son più io!
– Povero William! Tu vuoi dimenticare, tu vuoi.....
– T’inganni. Due donne non mi usciranno mai dal cuore: mia madre e lei!
– A proposito, e tua madre?
– Non ha voluto ricevermi.
– Nemmeno per farsi vedere, per farsi adorare in silenzio?
William scosse il capo tristamente.
– Tua madre dev’essere un’altra!
– È lei! Ne ho in mano le irrefragabili prove.
– Povero William!
– Mi sento vecchio, decrepito a venticinque anni. Senza famiglia, senz’affetti, senza speranze, senz’illusioni, che più ci faccio fra voi?
– Hai ragione. Va’ in America: abbandona questa vecchia Europa che casca a pezzi da ogni parte. Va’ in America. Buon viaggio! Là potrai presto rifarti il cuore. Buon viaggio!.... Ma è triste doversi dire addio forse per sempre!
– Ed ecco il motivo della mia visita – disse William molto commosso. – Questo plico sigillato contiene alcune carte importanti e le mie ultime volontà.
– Le tue ultime volontà?
– Riguardo a quel che lascio in Europa – soggiunse l’Usinger sorridendo. – Per l’esecuzione del mio testamento non bisogna aspettare la mia morte. Appena imbarcato, intendo non esser più vivo per nessuno di qui, cioè fra tre o quattro giorni. Non ammattirai; te lo avverto perchè tu non stia in pensiero. Ho venduto tutto. Questo plico contiene, in biglietti, in obbligazioni, in cambiali, quas’intiera la somma che ne ho ricavata.
– E pel tuo viaggio? Pel tuo avvenire?
– Non dubitare, ci ho pensato. Accetti?
– Ma di cuore!
Hermann avea le lacrime agli occhi. William, pallidissimo, faceva grandi sforzi per contenersi.
– Hermann – disse l’Usinger dopo alcuni momenti di silenzio; – promettimi di non aprire questo plico prima di quando ti ho detto!
– Anche più tardi, mio caro, se così ti fa piacere. Io già l’ho con me che non tento di distoglierti dalla tua trista risoluzione. Trattienti almeno un paio di giorni!
– Non posso, ho molte faccende da sbrigare. Volevo anzi, per far più presto, spedirti il plico con la posta; ma poi mutai pensiero. Ho voluto abbracciarti prima di lasciare l’Europa.
– Grazie, caro William! Mi hai fatto proprio piacere. Dove sei tu alloggiato?
– Alla Blaue Stern.
– Verrò a trovarti. Staremo insieme fino a stasera.
Quando Hermann Strauss rimase solo, accese la sua grande pipa, si calcò sulla fronte il berretto di pelle di volpe, incrociò le braccia e stette assorto, lungamente, cogli occhi fissi sul busto di Hegel collocato lì in faccia.
A un tratto si riscosse, si precipitò sul plico, ne ruppe i sigilli, prese il solo foglio scritto ch’esso conteneva, e, prima di averne letto mezza pagina, cacciò un urlo.
– Che io arrivi a tempo! Che io arrivi a tempo! – balbettava scappando fuori di casa.
II.
La Blaue Stern era situata al punto opposto della città.
Hermann attraversò una viuzza, svoltò una cantonata, sboccò in una piazzetta, infilò due altre straducole contorte ed oscure, uscì nella via principale, e poi tirò diritto, correndo affannosamente, senza curarsi che la gente si fermasse a guardarlo. Giunto al portone dell’albergo non avea più fiato.
– William Usinger? – domandò al portinaio mezzo appisolato nel suo stambugino.
Il portinaio si scosse, si strofinò gli occhi e, guardandolo in viso, chiamò:
– Resi!
Comparve una donna sui trent’anni una vera paesana, grassa, bionda, untuosa. Il portinaio accennò ad Hermann che parlasse con lei.
– William Usinger è in casa? – replicò Hermann che sembrava sui carboni accesi.
– Glielo dirò sùbito.
E sparì dietro l’uscio da cui era sbucata.
Quei minuti di aspettazione parvero un secolo ad Hermann. Finalmente la Resi venne a dire che l’Usinger era andato fuori di buona ora e non era più tornato.
– Le sue valigie sono ancora qui! – domandò Hermann agitatissimo.
– Non ha valigie.
– Dovrà pagare il suo conto.....
– L’ha saldato.
– Dove trovarlo? Come raggiungerlo a tempo?
Hermann pestava coi piedi, si strizzava le mani, bestemmiava, guardando indeciso di qua e di là; quando eccoti l’Usinger.
– Ah! – urlò Hermann, correndogli addosso come se quello avesse tentanto di scappare.
– Hai aperto la busta! – disse William con piglio severo.
– Sì!
Hermann per precauzione lo teneva sempre pel vestito.
Montarono le scale, silenziosi. Entrati in camera, William buttò in un canto il suo berretto da viaggio e si lasciò cadere sopra una poltrona. Hermann rimase in piedi innanzi a lui.
– Hai perduto il cervello?
Lo rimproverava affettuosamente.
– Può darsi. Ma così che credi di fare?
– Il mio dovere d’amico.
– Un dovere inutile.
– William!
– Vorresti persuadermi di amare la vita dopo tutto quello che tu sai? C’è forse il mezzo di strapparsi il cuore dal petto e non morire? Hai tu il modo di rendermi freddo e insensibile come ...

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