La linea fragile
eBook - ePub

La linea fragile

9788863574517

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La linea fragile

9788863574517

Informazioni su questo libro

Una buona parte delle cause dell'erosione costiera e dell'urbanizzazione dei litorali è legata al turismo. Ma d'estate, mentre si prende il sole e si fa il bagno tra un cruciverba e una sessione di aquagym, è più semplice fingere che vada tutto bene.Un'inchiesta sull'unico confine da difendere in Italia: quello dei maltrattati litorali, vittime del turismo di massa, dell'abuso edilizio e della distruzione ecologica da parte di una classe politica impreparata e indifferente.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a La linea fragile di Alex Giuzio in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Scienze sociali e Sociologia. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

La linea fragile - Uno sguardo ecologista alle coste italiane

Introduzione. Fragili e perturbate

Le coste sono il primo approdo delle conseguenze del riscaldamento globale, un ambiente labile ed esposto all’innalzamento del livello del mare e ai mutamenti del clima. E sono anche le aree in cui l’umanità a partire dal ventesimo secolo ha preferito stanziarsi, facendole diventare luoghi a elevata concentrazione di impatto antropico. Sia a livello ecologico che economico, le coste sono territori ricchi di valore: per la loro biodiversità, ma anche per gli interessi del capitalismo in gioco in vari settori (turismo, industria, porti, pesca, eccetera). Bene pubblico per eccellenza, ecosistema delicato e prezioso, la costa è una “linea fragile” di transizione e di confine, dove gli esseri umani trovano la liberatoria apertura dell’orizzonte e del mare e dove tuttavia hanno agito per chiuderla, occuparla e deturparla, sottoponendo i litorali a innumerevoli perturbazioni1 che ne hanno compromesso l’equilibrio in modo irrimediabile.
In un paese come l’Italia, penisola circondata da 7.458 chilometri di coste2 (siamo il quindicesimo Stato del mondo per l’estensione dei propri litorali e il quarto in Europa dopo Norvegia, Grecia e Regno Unito), raccontare questo ambiente è dunque importante – perché fa parte del nostro paesaggio identitario e perché da come sarà preservato o distrutto dipende il futuro di milioni di esseri umani – e al contempo complesso: farlo significa infatti attraversare tanti discorsi sulla nostra società, su temi diversi e distanti tra loro ma che sono legati dallo stesso luogo in cui hanno origine. Lungo le coste, ecologia ed economia si intrecciano in modo inscindibile: perché è questo specifico ambiente a permettere lo sviluppo di certi settori (come il turismo balneare, la cui esistenza è basata sulle spiagge, o le industrie e la logistica, che hanno bisogno del mare da sfruttare come attracco e discarica) e perché sono questi stessi settori a distruggere l’ambiente in cui si sono stanziati, inquinandolo e cementificandolo nonostante dipendano dalla sua esistenza (ma questa è la solita vecchia storia del capitalismo mondofago).
Il problema principale delle coste italiane, da cui dipendono tutti gli altri, è che questo ambiente è sempre stato gestito e amministrato in modo frammentario e settoriale: qualsiasi decisione viene presa per un interesse particolare (una singola struttura, una specifica attività, una determinata linea politica), gli aspetti economici e turistici prevalgono su quelli ambientali e urbanistici (peggiorando così le condizioni già strutturalmente fragili dei litorali) e soprattutto le competenze sono in gran parte demandate agli enti locali (con ogni amministrazione comunale che decide per conto proprio, senza tenere conto del territorio limitrofo). Manca, in sostanza, una visione olistica della fascia costiera che sia in grado di gestire e far gestire questo delicato ambiente con un approccio ecologista3: l’installazione di quella piattaforma offshore provocherà la scomparsa della spiaggia antistante? La costruzione di un nuovo porto manderà in erosione il litorale adiacente? L’edificazione di un grande albergo vista mare soffocherà il paesaggio? Finché invece si continuerà a permettere di perturbare la costa senza calcolare gli effetti che ogni singola azione su questo delicato ambiente ha nel raggio di venti-trenta chilometri, i litorali italiani saranno sempre vittime della perversione umana che è arrivata a distruggerli, come vedremo nelle pagine che seguono. Raccontare l’origine, le conseguenze e le contraddizioni di fenomeni come il turismo balneare, l’erosione costiera, gli abusi edilizi, la proliferazione dei porti e della ferrovia sulla spiaggia, le concessioni demaniali marittime e le estrazioni offshore è un tentativo di fare un ritratto delle coste italiane nella loro complessità con l’auspicio di diffondere la consapevolezza degli irrimediabili mutamenti provocati dall’uomo, ormai così radicati che il nostro sguardo si è abituato al peggio.

Un mare di gente in una fisarmonica

Viste dal cielo, le spiagge stracolme del Mediterraneo appaiono per quello che sono: fabbriche per la produzione di corpi abbronzati
Turismo di massa e usura del mondo (Rudolphe Christin)
È osservandole dall’alto che le impronte del turismo di massa nelle località costiere emergono in tutta la loro brutalità: maniacali file parallele di ombrelloni che contrastano con la naturale irregolarità della linea di battigia, orde di persone in costume che camminano, nuotano, ballano e prendono il sole, palazzoni di cemento che sovrastano e soffocano i pochi pini marittimi superstiti, porti e scogliere artificiali che alterano il profilo della spiaggia compromesso dalla sua antropizzazione. Satelliti, droni ed elicotteri hanno permesso ai fotografi di documentare un impatto che, prima ancora di essere ambientale, è stato soprattutto estetico: nelle immagini aeree di Gray Malin (Italian Geometric) e Bernhard Lang (Aerial Views) gli stabilimenti balneari diventano perturbanti astrazioni geometriche della virale invasione umana nel mondo; in quelle di Olivo Barbieri in Adriatic Sea (Staged) Dancing People i turisti che fanno aquagym compongono idiote coreografie dell’assurdo, mentre nella Beach series di Massimo Vitali le spiagge affollate si trasformano in agghiaccianti non-luoghi (ma l’orrore va sempre visto da vicino, quindi per completare la rassegna si consiglia di guardare anche gli scatti di Martin Parr in Vita da spiaggia). D’altronde tutta l’arte è ecologista, come afferma il filosofo Timothy Morton4, e in questi casi è riuscita a comprendere e rappresentare il pesante impatto antropico sulle coste (ma non solo l’arte: per esempio nella poderosa ricerca di Edoardo Zanchini e Michele Manigrasso Vista mare, composta da centinaia di confronti satellitari tra gli anni Ottanta e oggi, emergono le conseguenze distruttive della conquista urbana della “prima fila” che negli ultimi trent’anni ha radicalmente trasformato i paesaggi costieri).
Il turismo balneare è un fenomeno nato nell’Ottocento come pratica salutista, prima in Gran Bretagna e poi in Italia: nei primi stabilimenti (sorti a Livorno nel 1781, a Viareggio nel 1827 e a Rimini nel 1843) le persone si recavano vestite per respirare l’aria di mare e farvi il bagno per ragioni di benessere5. Ma è il regime fascista a influenzare l’esplosione del fenomeno, con la costruzione delle colonie marine e con Benito Mussolini in persona a fare da testimonial delle ferie al mare6: il boom delle vacanze di massa nelle spiagge italiane avvenuto negli anni Sessanta è dunque un’eredità diretta del duce, ed è a partire dagli anni Ottanta che il fenomeno è diventato davvero distruttivo, quando cioè è iniziata (e non ancora finita) la frenetica costruzione di alberghi, stabilimenti balneari ed edifici residenziali che hanno trasformato le località costiere italiane. Ma se i flussi turistici sono temporanei (nei mesi estivi le nostre località costiere, in cui già si concentra il 30% della popolazione italiana, aumentano da due a dieci volte i loro abitanti7), le strutture costruite per accoglierli sono permanenti: di conseguenza, la densità di edifici lungo la fascia entro i 300 metri dal mare è doppia rispetto alla media del resto della penisola8 e soprattutto è stata costruita senza alcuna pianificazione né lungimiranza, poiché lo Stato ha sempre demandato la gestione delle coste ai piani regionali e comunali che hanno dato priorità alle esigenze del turismo di massa anziché a quelle di un ambiente molto delicato.
Si può raffigurare la peculiarità di questi luoghi con l’immagine di una fisarmonica che nei mesi di sole si apre per fare spazio a un mare di gente, per poi chiudersi in una specie di letargo non appena arriva il freddo. Affollatissimi parchi di divertimento d’estate e città fantasma d’inverno, le prime ventisette località balneari italiane9 contano in media 2.471 posti letto per 1.000 abitanti contro i 680 posti letto per 1.000 abitanti delle altre località turistiche italiane, e soprattutto questi posti letto sono ben 829 per chilometro quadrato contro i 76 delle altre destinazioni turistiche non balneari. Ancora, nei Comuni turistici italiani si registrano in media 47 presenze di ospiti per ciascun residente, mentre a ciascun abitante delle maggiori località balneari corrispondono 171 turisti: il dato, se messo in relazione alla superficie comunale, parla di una media di 6.958 presenze per ogni chilometro quadrato nei territori turistici italiani, che schizza a 74.716 per chilometro quadrato se si considerano solo le prime ventisette località turistiche balneari10. A soffrire di tale condizione sono in primis gli stessi amministratori e cittadini delle località balneari, tanto che i sindaci delle principali città turistiche costiere italiane nel 2018 hanno costituito il network “G20s” per discutere dei problemi comuni, commissionare studi statistici e lanciare continui appelli al governo, dal momento che la distribuzione delle dotazioni finanziarie agli enti locali viene calcolata in base alla popolazione stabile residente e non a quella temporanea, la quale tuttavia influisce sulla domanda di servizi pubblici come ospedali, trasporti e presidi di forze dell’ordine, produce rifiuti e determina molti altri costi e oneri che spesso sfuggono alla fiscalità locale11. Ma non si può negare che tutti questi problemi sono ampiamente compensati dagli importanti introiti economici portati ogni anno dai turisti, che rendono le casse delle località balneari e dei loro residenti stabili più ricche della media.
Tale apporto di denaro, tuttavia, viene speso per mantenere le città turistiche costiere pulite, pittoresche, animate e sempre in ordine, ma non per investire in politiche ecologiste al fine di tutelare le coste. Nonostante l’esistenza del turismo balneare sia basata sulla spiaggia, questo bene naturale e pubblico è stato stravolto negli anni senza criterio né ritegno. E così, negli ultimi decenni la tendenza è stata quella di un accentuato arretramento generale della linea di costa: oltre il 50% dei litorali italiani è oggi in erosione12 e le strategie per affrontare il problema si sono sempre concentrate sull’eliminare il sintomo (cioè aggiungere sabbia attraverso ripascimenti o costruire scogliere per proteggere la costa, appunto con i soldi portati dai turisti) anziché le molte cause antropiche, che vanno da problemi immensi come il riscaldamento globale a scelte particolari come le concessioni per l’estrazione offshore di idrocarburi o la costruzione di binari ferroviari lungo le coste, di cui parleremo meglio nei prossimi capitoli.
Una buona parte delle cause dell’erosione costiera e dell’urbanizzazione dei litorali è insomma legata alle conseguenze del turismo di massa, che ha necessità di strutture, infrastrutture e mezzi di trasporto per poter esistere; ed è proprio nella gestione della difesa delle coste che si nota la scarsa lungimiranza dei governi nazionali e locali, i quali davanti all’inevitabilità del problema, anziché ragionare di piani di arretramento gestito, interruzione delle cause antropiche dell’erosione e conversione e decementificazione delle attività turistico-balneari, si sono sempre concentrati a conservare una situazione a misura di turista, limitandosi a ributtare ogni inverno la sabbia perduta per far trovare la spiaggia pronta per la stagione...

Indice dei contenuti

  1. La linea fragile - Uno sguardo ecologista alle coste italiane