BALLATA
(DEL CONTE PROSCRITTO E RITORNATO){6}
«Vieni tu che sei bravo! Vecchio, entra!
Nella sala qui sotto, siamo soli al momento,
la porta la chiuderemo a chiave.
La madre, lei prega; il padre nella selva
i lupi è andato a cacciare.
Cantaci una favola, cantala più volte,
perché l’impariamo noi due fratelli!
Da tempo speriamo che venga un cantore» -
I bambini l’ascoltano così volentieri.
«Nello spavento notturno, nella paura nemica,
fugge dall’alta dimora, magnifica,
i tesori li ha nascosti sotterra.
Il conte via, in fretta, per la porticina,
nelle braccia cosa credete che tenga?
Cosa ripara, svelto, sotto il suo manto?
Cosa porta con tanta fretta in lontani paesi?
È la figlioletta, lei dorme intanto» -
I bambini l’ascoltano così volentieri.
«Si rischiara il mattino, il mondo è così grande,
in valli e in boschi si poteva abitare,
danno ristoro al cantore in ogni paese.
Cammina e stende la mano per inestimabile
tempo, la barba sempre più lunga gli cresce.
Ma cresce fra le sue braccia la bambina graziosa,
come sotto l’astro più favorevole,
protetta nel manto da vento e da pioggia» -
I bambini l’ascoltano così volentieri.
«E gli anni passano e passano intanto,
si stinge e si lacera il manto,
non poteva tenerla più avvolta.
Il padre la guarda, com’è raggiante!
Non domina più la sua gioia.
Così bella e nobile insieme gli appare,
germogliata da nobile ceppo,
come lo rende ricco, il caro padre!» -
I bambini l’ascoltano così volentieri.
«Ecco s’appressa un principe a cavallo,
all’offerta lei stende la mano:
l’obolo il principe le rifiuta.
Le afferra la mano così impetuoso:
questa voglio, grida, per tutta la vita!
Se tu, replica il vecchio, riconosci il tesoro,
e volentieri a principessa la elevi,
ti sia promessa in questo verde luogo!» -
I bambini l’ascoltano così volentieri.
«Li benedice il prete in luogo sacro;
di buon grado lei se ne va e suo malgrado,
dal padre staccarsi non vorrebbe.
Il vecchio ora qui ora là muove il passo,
sopporta con gioia le sue sofferenze.
Per anni così ho pensato la figlia, e forse
anche i nipotini in lontani paesi;
li benedico di giorno, li benedico di notte» -
I bambini l’ascoltano così volentieri.
Benedice i bambini; alla porta un fracasso,
è il padre, è lui! Fanno un balzo,
non possono nascondere il vecchio -
«Perché adeschi i bambini? Tu pitocco, tu pazzo!
Prendetelo, guardie di ferro!
Nel carcere più fondo portate l’insolente!»
Da lontano sente la madre, con passi lesti
viene, prega con parola lusinghevole -
I bambini l’ascoltano così volentieri.
Gli sgherri non toccano quell’uomo venerando,
madre e figli implorano con tanto garbo;
trangugia la rabbia truce il principe superbo,
la supplica finisce per indignarlo,
e di colpo rompe il silenzio:
«Tu razza abietta, di una genia d’accattoni;
che un firmamento di principi ottenebri!
Mi portate a rovina. È giusto che questo mi tocchi!» -
I bambini non l’ascoltano così volentieri.
Ancora con sguardo sovrano sta il vecchio,
le guardie di ferro si traggono indietro,
cresce solo la rabbia e il furore.
«La mia sorte di coniuge maledico da un pezzo,
sono questi ora i frutti dei fiori.
Si nega da sempre e si nega a ragione
che si apprenda la nobiltà vera;
l’accattona mi diede una genia di accattoni.» -
I bambini non l’ascoltano così volentieri.
«E se il marito, il padre, vi mette al bando,
spezza i legami più sacri da temerario,
venite dall’avo, dal padre!
Il mendico, così grigio e spogliato,
è in grado di aprirvi splendide strade.
È mio il castello! Ne facesti tua preda,
la tua schiatta mi cacciò in lontani paesi.
Preziosi sigilli ne dà nno conferma!» -
I bambini l’ascoltano così volentieri.
Lui torna, legittimo sovrano,
concede ai fedeli ogni bene sottratto:
«Io tolgo ai tesori i sigilli.»
Così il vecchio esclama con sguardo
benigno - «Proclamo per voi leggi miti.
Riprenditi, figlio! L’evento è felice,
si congiungono oggi astri benevoli:
la principessa ti diede una nobile stirpe» -
I bambini l’ascoltano così volentieri.
PARIA {7}
La preghiera del Paria
Grande Brahma, tu che reggi
ogni forza, e tutto emana
dal tuo seme, il giusto tu sei!
Tu null’altro che i bramani,
solamente i raja e i ricchi,
hai dunque generato?
O sei tu che hai creato
e le scimmie e i nostri simili?
Nobili non possiamo chiamarci:
tutte le nostre cose impure,
quello che è mortale per gli altri,
questo solo ci accresce e nutre.
Anche se gli uomini lo possono credere,
e ci danno il loro disprezzo,
tu devi stimarci lo stesso,
perché tutti puoi riprendere.
Dunque, signore, benedicimi come
tuo figlio, dopo questa supplica,
o lascia che qualcuno in mio nome
sorga e me pure a te congiunga.
Poiché tu hai elevato
una dea alle baiadere,
anche noi vogliamo udire,
per lodarti, un tale miracolo.
Leggenda
A prendere l’acqua va la pura
bella moglie dell’eccelso bramano,
l’onorato, irreprensibile,
di provata rettitudine.
Ogni giorno dal fiume sacro
attinge squisito ristoro -
ma dove sono brocca e secchio?
Lei non ne ha bisogno.
Con cuore ispirato, mani devote,
lei riduce l’onda in moto
in splendida sfera cristallina;
questa porta, lieto l’animo,
puro il costume, leggiadro l’incedere,
nella casa, davanti al marito.
Oggi viene la mattiniera
a pregare ai flutti del Gange,
si china verso lo specchio terso -
d’improvviso si rispecchia
dalle più alte volte del cielo,
di sorpresa, passando a volo,
la figura amabile fra tutte
dell’augusto giovane che il dio
ha creato dal petto eterno
nel pensiero primigenio del bello;
vedendolo, lei sente agitata,
da sentimenti che sconvolgono
la vita interiore più profonda;
vuole persistere nella visione,
se la rimuove, ecco ritorna;
e confusa lei tende ai flutti,
con trepida mano, per at...