Charles de Foucauld
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Charles de Foucauld

1858-1916. Biografia

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Charles de Foucauld

1858-1916. Biografia

Informazioni su questo libro

Un ufficiale di cavalleria sempre pronto all'azione, un esploratore brillante, nonché scienziato, una vocazione ostinatamente ricercata, un'anima assetata di solitudine e di assoluto aperta all'universale, un eminente esperto del mondo tuareg, un prete dal sacerdozio atipico, desideroso di fraternità, ardente di fuoco missionario... Tanti aspetti si sovrappongono, si mescolano, si completano in Charles de Foucauld.
Questa biografia esaustiva, costruita a partire dai suoi scritti e dalle ricerche più recenti della causa di canonizzazione, restituisce gli avvenimenti di un'esistenza fuori dal comune. Ricca di dettagli inediti, fedele alle fonti, traccia un ritratto magnifico di questa personalità stupenda.
L'autore, per la sua conoscenza intima e ineguagliata dei documenti originali, ci consegna un'opera imprescindibile per scoprire il vero Charles de Foucauld.

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Capitolo VIII
Padre de Foucauld a Tamanrasset
dal 1914 al 1° dicembre 1916

Il ritorno di Charles a Tamanrasset il 22 novembre 1913 inaugura il suo più lungo soggiorno nell’Hoggar: tre anni di presenza continua nell’eremo sulla riva sinistra dell’uadi poi in quello sulla riva destra, interrotta solamente da una breve andata e ritorno all’Asekrem e un’altra a Tarahouahout. All’inizio del 1914 il suo progetto era di partire per la Francia nella primavera del 1915 per un lungo giro, così da far conoscere l’Unione dei fratelli e delle sorelle del Sacro Cuore di Gesù. In occasione di questo viaggio, voleva anche rivedere Beni Abbès per evitare di diventare «uno sconosciuto» e di perdere «il poco terreno guadagnato». Le circostanze sconvolgono il suo programma: non lascerà Tamanrasset. La sera del 1° dicembre 1916 finirà, solo in mezzo ai Tuareg, il pellegrinaggio del quale parla nel suo testamento del 1911, quella fine dell’esilio evocata nella speranza nell’ultimo capitolo del suo Regolamento e del Direttorio.

Ultimo ritratto

«Conservo una buona salute, sotto l’apparenza della vecchiaia: né denti, né capelli, barba molto grigia, innumerevoli rughe»: così si descrive Charles l’8 marzo 1916 all’amico Balthasar, del 4° Cacciatori d’Africa che, dopo quindici anni di pensione, ha ripreso servizio come medico militare. Di questo periodo 1914–1916 ci è giunta una sola foto di padre de Foucauld, una sola nota fino ad ora (foto 36). Ignoriamo la data e il luogo in cui è stata scattata, ma diversi indizi ci permettono di dire che è di un militare di passaggio, forse del medico militare Vermale, amante delle foto, durante uno dei suoi soggiorni a Tamanrasset nel 1914 o nel 1915, davanti alla casa degli ufficiali dove il Padre li incontrava volentieri. Questa foto molto espressiva di un uomo anziano, spesso analizzata, è più eloquente di qualsiasi commento. Ci permette di ricordare le principali direzioni in cui si investono, nell’unità, le forze mentali, intellettuali e affettive di questo spirito e di questo cuore, la cui ricca polivalenza suscita l’ammirazione di tutti quelli che lo frequentano a Tamanrasset.
foto in bianco e nero di Charles de Foucauld
36. Ultima fotografia conosciuta di padre de Foucauld. Tamanrasset, intorno al 1915.
Ora che non parla più, come agli inizi a Beni Abbès, del suo desiderio di essere considerato come «fratello universale», il suo viso e l’atteggiamento ci mostrano il desiderio di Charles di diventarlo, e ci dicono ugualmente che lo è diventato nel quotidiano. Spalle e braccia distese, è proprio la creatura che si dona ai Tuareg, ai militari francesi, alla sua famiglia, a tutti gli amici perché, vicini o lontani, tutti suoi fratelli in umanità, si consolidino ognuno nella propria via per essere sempre più efficaci. In un contesto che allora non poteva prevedere, mette in opera, a distanza di trent’anni, la chiamata personale avvertita durante la conversione nel 1886 e che descriveva così il «14 giugno 1896, nella festa di S. Basilio» alla fine del suo progetto della Congregazione dei Piccoli fratelli di Gesù:
Dopo l’amore appassionato di Nostro Signore, l’amore del Santo Sacramento, della preghiera, il nostro tratto distintivo, il nostro primo dovere è la carità verso il prossimo, uno spirito di misericordia, di compassione, di condiscendenza, di dolcezza, di pace infinite... Tutti i nostri sforzi tenderanno ad avere in noi e a mostrare a tutti la carità, la compassione, la tenerezza, la bontà infinita del nostro Divin Maestro807.
Qui ed ora, a Tamanrasset dal 1914 al 1916, incarnerà nella più grande spontaneità, senza le tensioni del passato, la potente fonte soprannaturale che alimenta la sua vera autorevolezza. Il 16 marzo 1898 l’abbé Huvelin gli aveva dato questo consiglio: «Spalancate il cuore per ricevere quello che Dio dona, avrete abbastanza occasioni per dispensarne» e, il 18 luglio 1899, lo aveva richiamato con questa osservazione di verità e di assoluto: «Il bene da fare? Facciamo del bene per quello che siamo, molto di più che con quello che diciamo... Facciamo del bene essendo di Dio, a Dio»808.

Una vita donata ai Tuareg

Ai testimoni che lo vedono sul posto, a tutti quelli che lo incontrano a Parigi o altrove, appare subito come totalmente donato ai Tuareg. Il servizio a questi fratelli ai quali ha voluto essere vicino è in lui permanente, sia per la loro vita quotidiana che per il loro progresso nella civilizzazione, senza dimenticare la loro apertura, un giorno, al Vangelo. Questo obiettivo, anche se ancora lontano, così come la sollecitudine nell’attualità di ogni istante, ci spiegano tutti i suoi impegni. Il servizio fraterno è la ragione profonda del suo programma, delle sue ore passate sui lavori linguistici, della sua tenacia nel tenersi al corrente delle situazioni locali, regione per regione, tribù per tribù, come se fosse presente, dei suoi sforzi continui per destare le coscienze cattoliche della Francia circa la loro responsabilità, delle sue molteplici iniziative presso coloro che possono aiutare la promozione dei suoi poveri vicini...
In una lettera inviata alla sorella il 26 aprile 1914, aggiunge un post scriptum: «Jeanne, in una lettera dello scorso autunno, mi chiedeva, da parte delle signorine Voisin, ciò che una francese dovrebbe sapere per essere utile alle donne tuareg. Troverai qui una breve nota che risponde alla domanda». Questa nota, che ha come titolo «Cosa serve ad una francese per fare del bene ai Tuareg?», è un esempio della preoccupazione di Charles per la vita della gente nei dettagli quotidiani; ci mostra la necessità, ai suoi occhi, di non andare nel Sahara senza una buona competenza domestica e le prime nozioni di pronto soccorso. Attento a tutto quello che è possibile per la cura e l’educazione delle persone, pone la sua attenzione sulle donne, poiché, dice, «conservatrici all’eccesso, sono recalcitranti davanti ad ogni nuovo lavoro»; vorrebbe parlare loro della medicina, delle vaccinazioni dei bambini, dell’accoglienza dei neonati abbandonati, dell’igiene, dell’importanza di imparare i lavori femminili per la cura degli animali da cortile, per il rammendo, i tessuti, il lavoro a maglia. In un «nota bene», propone, per «attirare» (altro modo di dire familiarizzare) i Tuareg che sono «allegri e bambini», l’uso dei mezzi audiovisivi: grammofono, stereoscopio, vérascope, anticipando di vent’anni il cinema all’aperto nei paesi e prefigurando le applicazioni ludiche degli smartphone odierni! Questa è la sua profonda convinzione: «Facciamo del bene solamente quando conosciamo e siamo conosciuti». Lui stesso è pronto a questa dedizione multiforme, e per tutto il tempo che vivrà. Questa confessione alla cugina Maria del 20 luglio 1914, quando saprà della morte dell’altra cugina Catherine de Flavigny, è significativa: «Non posso dire che desidero la morte; un tempo la desideravo; ora vedo tanto bene da fare, tante anime senza pastore, che vorrei soprattutto fare un po’ di bene e lavorare un po’ alla salvezza di queste povere anime; ma il buon Dio le ama più di me e non ha bisogno di me. Che sia fatta la sua volontà!».

Attivo con i militari

L’interesse che ha per le attività dei militari francesi, alle prese sovente con i problemi locali, è un’ulteriore prova, se necessario, dell’investimento totale e «universale» del loro Padre de Foucauld verso tutti e ciascuno dei suoi «fratelli».
Sempre d’accordo con Laperrine, che aveva come obiettivo la «familiarizzazione», Charles continua a vedervi la prima missione dell’esercito presso i Tuareg. Così si tiene frequentemente in contatto con le autorità dell’Annesso di In Salah e con il Gruppo mobile dell’Hoggar di Forte Motylinski. Segue gli spostamenti degli ufficiali e delle unità attraverso il paese. Desidera per i responsabili la formazione più sicura, quella che è data da una lunga esperienza sul posto. Siccome giudica presto le competenze, le buone volontà, il savoir‐faire disinteressato, non vorrebbe vedere in questo compito che i migliori. Secondo lo spirito del suo tempo, mette spontaneamente la difficile missione dell’esercito, missione di una Francia civilizzatrice, in connessione con la propria e, se si è interrogato sulla mescolanza di modi di fare tra i soldati e i preti, si rimette a Dio perché la luce illumini gli spiriti809.
Dopo la sua morte, alcuni accuseranno: questo francese mascherato da prete non era che una spia al servizio degli occupanti. Per lui, non c’è nessuna ambiguità; le sue preoccupazioni sono altrove e la sua cooperazione con i militari è naturale, visto che compiono azioni umanitarie in questo immenso settore da conoscere e organizzare. Immerso negli affari grandi o piccoli delle persone e della collettività, va avanti seguendo la propria coscienza e il proprio dovere, senza duplicità, senza sottintesi, più o meno segreti o furbi, nel suggerire ordini da trasmettere, operazioni o azioni politico‐militari da iniziare. Essere un agente segreto per lui è essere una sentinella, è agire per stabilire la giustizia e la pace, in vista della buona condotta della società e dello sviluppo di «ogni essere umano», nel rispetto della parola data, la difesa delle cause giuste, l’attenzione ai più poveri, la preparazione di un avvenire pacifico, e questo implica primariamente la sparizione delle razzie, il diventare sedentari, la costruzione di strade e dei mezzi di comunicazione ecc., tutte prospettive che esigono, per un miglior servizio, relazioni di fiducia e di scambio con i militari e la buona analisi delle molteplici informazioni ricevute.
Con i soldati e gli ufficiali cattolici, padre de Foucauld ha sempre il comportamento di un cappellano militare che sa proporre ad alcuni i sacramenti, che assicura ai depressi dei dialoghi riconfortanti, che distribuisce largamente dei libri formativi. Un esempio: «Grazie di Cristiana che può fare molto bene ai miei giovani di passaggio, per il suo tema di fondo, la sua forma e il nome dell’autore. Molte grazie» dice nella lettera del 17 marzo 1914 a Marie de Bondy. Due mesi più tardi, il 15 maggio, nel suo Diario si legge: «Il soldato arrivato ieri sera riparte per Motylinski alle 9 del mattino, gli ho affidato il grammofono e Cristiana per il sig. de la Roche»810.

Affettuoso con i suoi

Contemporaneamente alle sue attività in favore dei Tuareg e al naturale sostegno ai militari francesi, non cessa mai la presenza affettuosa verso la sua famiglia e così pure le relazioni con i numerosi amici. La posta è il grande mezzo per raggiungere ognuno e ognuna nella sua personalità e nel suo divenire.
Segue le nuove generazioni nell’età degli studi e dell’orientamento professionale. Circa i Blic, si interessa molto del primo impiego da ingegnere di suo nipote Maurice a Marsiglia e della carriera dei marinai, Charles e Édouard, spesso in mare. Nella lettera del 26 aprile 1914 alla sorella, ne aggiunge una per la nipote Denise che si prepara a fare un tentativo di vita religiosa presso le Suore Ausiliatrici del Purgatorio a Jersey, dove si trovavano il postulandato e noviziato. L’aiuterà nel suo discernimento fino al giorno in cui dovrà rinunciare al suo progetto a causa della salute: lo zio Charles saprà allora, nelle sue lettere del Natale 1915 e del gennaio 1916, condurla alla vocazione profonda di ogni essere umano e al cammino spirituale della sequela di Gesù nell’obbedienza alla Volontà di Dio. ...

Indice dei contenuti

  1. Menù
  2. Charles de Foucauld
  3. Dedica
  4. Epigrafe
  5. Prefazione
  6. Introduzione
  7. Piano generale della biografia
  8. Avvertenza
  9. Prima parte Charles de Foucauld dal 1858 al 1890
  10. Capitolo I Bambino e studente 1858–1876
  11. Capitolo II Militare e civile 1876–1890
  12. Seconda parte Charles de Foucauld dal 1890 al 1900
  13. Capitolo I Monaco trappista 1890–1897
  14. Capitolo II Eremita domestico 1897–1900
  15. Terza parte Charles de Foucauld dal 1901 al 1916
  16. Capitolo I Prete nel 1901 per l’Africa del Nord
  17. Capitolo II Fratel Charles di Gesù a Beni Abbès dal 1901 al 1903
  18. Capitolo III Fratel Charles di Gesù nel Sud algerino dal 1904 al 1905
  19. Capitolo IV Fratel Charles di Gesù fra i Tuareg dal 1905 al 1907
  20. Capitolo V Padre de Foucauld a Tamanrasset dal 1907 al 1909
  21. Capitolo VI Padre de Foucauld a Tamanrasset dal 1909 al 1911
  22. Capitolo VII Padre de Foucauld a Tamanrasset dal 1911 al 1913
  23. Capitolo VIII Padre de Foucauld a Tamanrasset dal 1914 al 1° dicembre 1916
  24. Note finali
  25. Ringraziamenti
  26. Cronologia
  27. Nota sulle popolazioni e tribù citate nel testo
  28. Fonti
  29. Indice dei nomi
  30. Condividi
  31. Informazioni sull’autore
  32. Indice
  33. Colophon
  34. Informazioni Effatà Editrice