Entropia antropocentrica
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Entropia antropocentrica

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Entropia antropocentrica

Informazioni su questo libro

Monotematica?
Lo so, lo so... sono noiosa anche a me stessa... ma se continuiamo a giocare d'azzardo, così come facciamo, la catastrofe sarà inevitabile.
E intanto c'è la guerra anche in Europa... che dite?
Basterà incrociare le dita?
La fortuna non c'entra ci vorrebbe tanta intelligenza...
mi sa che abbiamo perso il suo indirizzo da un bel po'...
Non riusciamo ad imparare mai niente dai nostri errori?

Domande frequenti

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Informazioni

BRUNELLO
Mio zio Brunello aveva un carattere mite e riflessivo. Finito l’obbligo scolastico (a quel tempo la quinta elementare) era divenuto apprendista intagliatore in una bottega di Via Maggio, una delle tante strade, allora come oggi, degli antiquari di Firenze. Amava i libri, leggeva molto ed arrivò ad avere una sua convinzione. Diceva:
– “Gesù Cristo è stato il primo socialista”
Così “la gente” lo tacciò di blasfemia diffondendo la calunnia d’una sua presunta pazzia. Egli ne soffriva molto, divenne sempre più introverso e solitario e questo non fece altro che aggravare il suo disagio e le maldicenze altrui.
Gli piaceva ascoltare la radio, una Magnadyne (vecchio cimelio d’antiquariato o, forse, è meglio dire di modernariato ormai) che ancora abbiamo, ed aveva un amico speciale: un topolino tettaiolo che aveva preso l’abitudine di avvicinarglisi e che, sedutosi vicino al suo braccio posato sul bracciolo della poltrona, con atteggiamento attento faceva sembrare le notizie che la radio trasmetteva interessassero molto anche a lui. Gli animali capiscono con chi hanno a che fare, riconoscono gli umani capaci di rispetto e convivenza da quelli che, come prima immediata reazione, prima uccidono e poi si domandano: Cos’era?
Credo possa essere considerato strano come aneddoto ma penso che sia esplicativo del carattere dell’uomo che era mio zio.
Un malaugurato giorno il suo principale, a seguito d’una stupida disputa con conseguente scommessa, che si rivelò poi criminale, lo sfidò a bere una bottiglia di cognac nel più breve tempo possibile. Naturalmente, con i suoi cinquant’anni, il titolare lo fece con giudizio.
L’impeto della gioventù ed una malintesa possibilità di rivalsa, d’affermazione di se stesso e del proprio valore, lo spinse a commettere la sciocchezza che gli avrebbe rovinata la vita e l’avrebbe condotto a cercare la morte a soli ventisei anni dopo un lunghissimo calvario. Egli bevve l’intera bottiglia di liquore in un pomeriggio.
L’eccessiva concentrazione nel sangue di alcool ad altissima gradazione gli procurò delle ustioni alla corteccia celebrale (questa fu la diagnosi allora) ed egli era attanagliato da un dolore terrificante che lo spingeva a battere la testa nel muro, a cercare scampo nell’incoscienza.
Fu creduto matto davvero (– E l’è da manicomio, sente le voci, urla, impreca, sbatte la testa ni’ muro: è pazzo. Speriamo ‘un sia pericoloso! – La calunnia e la carità cristiana, sempre all’opera, lo sospinsero nella più disperata solitudine) e lo ricoverarono davvero al manicomio di S. Salvi dove, per “curarlo”, adottarono dei metodi che oggi non esiteremmo a proclamare tortura.
Elettro–choc, camicia di forza, isolamento in camera di contenzione ma, sopra tutto, la cancellazione del suo essere uomo e del diritto, in quanto tale, al rispetto.
Era bellissimo: alto, biondo, tratti maschi ma regolari, occhi verdi ed una carattere dolcissimo, premuroso e sensibile. Vittima predestinata?
Mia nonna Tetta (diminutivo di Antonietta) visse quel periodo straziata dal dolore nel vedere quel suo figliolo trattato come una bestia, nudo in pieno inverno in un locale sotterraneo dove sui muri scorreva l’umidità. I suoi racconti avevano il carattere dei racconti noir–horror ed io, nell’ascoltarla, mi chiedevo:
– Come può essere vero?
Andava tutti i giorni a trovarlo. Negli ultimi periodi di… mi verrebbe da dire di detenzione al posto di ricovero ma tant’è, venivano considerati periodi di ricovero, si verificò la degenza in contemporanea anche del padre di Brunello (mio nonno Ugo) il quale, epilettico com’era e già vecchio ormai, non più in grado di provvedere a se stesso, era stato portato lì “raccattato” da un’ambulanza durante una improvvisa crisi d’epilessia che l’aveva sorpreso per strada. Era caduto e qualche passante aveva pensato bene di chiamare in aiuto la Misericordia. Come malattia veniva chiamata volgarmente “il mal sottile” (denominazione dettata dalla nostra ignoranza ed anche da quella dell’allora arretrata medicina incapace di giusta diagnosi. Noi popolani la denominavamo erroneamente come l’altra malattia, la così detta tisi o, più precisamente, la tubercolosi che mieteva tante vittime per malnutrizione e inadeguatezza del riscaldamento delle abitazioni) ma tutto era fuorché sottile, infatti era gravemente invalidante.
All’epoca non esistevano ancora cure adeguate.
Così la povera donna si trovò ad accudire due degenti nello stesso tempo e credo che adoperare per lei la definizione di “ecce donna” (come disse Ponzio Pilato “ecce Homo” nel mostrare il corpo torturato di Gesù Cristo alla folla) le sia dovuto e non possa essere considerata assolutamente un’esagerazione.
Un giorno portarono anche me in visita all’ora del passo e ne ho un ricordo non solo indelebile ma angoscioso. Aperta una prima porta all’inizio di un corridoio arrivammo davanti ad un’altra porta mentre quella precedente si era richiusa dopo il nostro passaggio sbattuta con gran fracasso e tintinnar di chiavi, anche questa seconda porta si aprì e si richiuse dietro le nostre spalle come la prima e così di seguito per almeno cinque o sei volte.
Così io m’immaginavo la così detta “gabbia”, la galera a vita.
Non potevo fare a meno di pensare:
“Cos’ha fatto di così terribile mio zio? Perché è qui dentro? Lui è buonissimo, non ha mai fatto niente di male. Perché è rinchiuso come un delinquente? Ha ragione la nonna Tetta a disperarsi. Dobbiamo riuscire a fare qualcosa per impedire che lo zio stia qui.”
Quando finalmente arrivammo da lui ci guardò con dolce, mansueta mestizia e non proferì parola.
Zio Brunello è stato il mio primo ingenuo amore.
Si è impietrito dentro di me quell’attimo ed ogni volta che lo rivivo l’amore urla, ulula, piange, si dimena disperandosi e tutto si fa nero in una dissolvenza basita.
Si andò a far visita anche a nonno Ugo.
Altre porte, altri cancelli, altre chiavi e lo trovammo in uno stanzone dove c’erano tanti letti.
La parete frontale alla porta era costituita per gran parte da una vetrata che in quel momento, colpita da un sole deciso, abbagliava.
Senza lenzuola né coperte egli giaceva, adagiato sul fianco destro, su di un materasso di vegetale; le mani giunte, come per pregare, sotto la guancia; il corpo rannicchiato in posizione fetale come un bimbo, povero vecchio, fisicamente consunto, rassegnato e stanco di lottare. Solo gli occhi, che aprì un momento per guardarci vigile ma estraniato, ci mostrarono il leone che ancora albergava in lui perché ruggirono fiammeggianti di derisione e di cattiveria. Ci fecero intuire quanto fosse ancora viva la persona che era imprigionata in quel mucchietto di pelle ed ossa. Ci riconobbe ma non ci salutò: rifiutato e deriso, disprezzato dal mondo indifferente egli lo r...

Indice dei contenuti

  1. SVEGLIA!!!!!!!!!
  2. PATRIA
  3. IO RACCONTO 2009
  4. LA STORIA
  5. NOVELLA D’UN RAGGIO DI SOLE 2010
  6. UNA SCELTA DI CLASSE
  7. SOGNO DI PIENA ESTATE
  8. GIRO MONDO
  9. LA SIGNORA TIRIBILLI
  10. SOCIETÀ
  11. BRUNELLO
  12. CANDELA
  13. PIETAS
  14. LE DIVERSE FACCE DELLA LIBERTÀ