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Ad alta voce
Informazioni su questo libro
Leggere a alta voce vuol dire riscoprire un tesoro, rendere di nuovo anche fisicamente presenti quelle voci in mezzo a noi. E leggere a alta voce, in un gruppo, davanti al pubblico, vuol dire anche creare una comunità.
Dall'eco di Lina Bolzoni per Ad alta voce.
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Informazioni
Argomento
LetteraturaUNA RISPOSTA PER UN’ISTRUZIONE DI QUALITÀ, EQUA ED INCLUSIVA
di Irene D. M. Scierri
Se guardiamo al nostro sistema di istruzione e formazione il panorama che ci si presenta d’innanzi è tutt’altro che luminoso. I fattori che ne determinano le problematiche sono senz’altro complessi ma uno sguardo ad alcuni indicatori di qualità del sistema rende chiara la distanza che ci separa da uno dei traguardi fissati dall’Onu per uno sviluppo sostenibile: un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva per tutti.
UN’EMERGENZA EDUCATIVA CRONICA
Possiamo rilevare l’(in)efficacia del nostro sistema d’istruzione e formazione guardando innanzitutto a un paio di indicatori: la quota di studenti che abbandonano un dato percorso di studi e il risultato raggiunto durante e al termine del percorso di istruzione. Entrambi gli indici ci permettono di avere informazioni su uno stesso fenomeno: la dispersione scolastica; intesa non solo come fuoriuscita precoce dal sistema di istruzione-formazione ma anche come perdita di risorse, di apprendimenti, di potenzialità… con ricadute importanti anche e soprattutto a livello di sviluppo umano, oltre che economico e sociale.
Diamo quindi uno sguardo all’entità di studenti e di apprendimenti dispersi.
Le rilevazioni più recenti ci dicono che i numeri dell’abbandono scolastico in Italia sono ancora relativamente alti. A livello internazionale si parla di early leavers from education and training, attualmente il 13,5% della nostra popolazione scolastica (il traguardo posto dall’Ue per il 2020 è del 10%). Se all’abbandono aggiungiamo i fenomeni di irregolarità e di ripetenze otteniamo l’entità della dispersione in senso stretto, che è in vario modo stimabile intorno al 25-30% della popolazione studentesca delle scuole secondarie di secondo grado (Batini, Scierri 2019). Più arduo definire la perdita in termini di apprendimento e di potenzialità, è però possibile fare riferimento ai livelli di competenze raggiunti nelle rilevazioni nazionali e internazionali degli apprendimenti.
Le rilevazioni Pisa 2018 attestano che circa un quarto dei nostri studenti quindicenni sono low performers, non raggiungono cioè la soglia minima delle competenze giudicate indispensabili per potersi orientare negli studi, sul lavoro e nella vita in generale. Il traguardo fissato dall’Ue per il 2020 è il contenimento della fascia di low performers al 15%. Siamo ben lontani da questo traguardo.
Dalle rilevazioni Invalsi 2019 possiamo invece trarre informazioni sui livelli di competenze raggiunti al termine del secondo ciclo di istruzione: circa un terzo degli studenti non arriva al traguardo previsto nella comprensione di lettura, ancora più alta la percentuale di coloro che non raggiungono i livelli previsti per la competenza in matematica. La presenza di marcate differenze a livello regionale aggrava il quadro, facendo emergere un pesante problema di equità nell’istruzione.
Questi esiti sono del tutto sovrapponibili a quelli emersi dalla quasi totalità delle indagini condotte sui risultati del nostro sistema scolastico dal 1970 ad oggi. Gaetano Domenici (2019) a tal proposito parla di un “Fattore K”, una sorta di costante strutturale che parrebbe impedire la modificabilità del sistema scuola, per poi svelare come tale immodificabilità dei risultati sia più probabilmente da imputare alla sostanziale inefficacia delle riforme scolastiche susseguitesi negli ultimi 50 anni.
La qualità del nostro sistema di istruzione, nei termini dei risultati culturali in vario modo mancati, è dunque uno stato emergenziale che si protrae da decenni. Le risposte possibili, per migliorare questo stato di malessere cronico, non sono di semplice definizione né attuazione ma senza dubbio dovrebbero chiamare in causa il piano delle pratiche didattiche e valutative, della formazione dei docenti e, non da ultimo, quello del dialogo tra risultati della ricerca educativa e politiche educative.
COMPETENZA ALFABETICA FUNZIONALE COME LEVA PER IL SUCCESSO FORMATIVO
Il rapporto tra lettura e dispersione scolastica potrebbe non essere così immediato da cogliere, appare sicuramente più chiaro se tra i due termini ne inseriamo un terzo: il successo formativo, ovvero la piena realizzazione come persone. La lettura si configura, in questo senso, come una pratica capace di esercitare una funzione rilevante di supporto al successo formativo e all’empowerment delle persone (Scierri, Bartolucci, Salvato 2018).
Per meglio comprendere il ruolo essenziale della lettura ad alta voce nella pratica didattica occorre brevemente ricordare che la finalità del nostro sistema educativo e di istruzione è espressa nei termini del raggiungimento di otto competenze chiave funzionali all’esercizio attivo della cittadinanza e all’apprendimento permanente. Tra quest’ultime, la competenza alfabetica funzionale risulta trasversale all’apprendimento e qui...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Colophon
- ECO, di Lina Bolzoni
- CINQUE VICENDE PUBBLICHE E PRIVATE SULL’UTILITÀ DELLA LETTURA AD ALTA VOCE, di Federico Batini
- LEGGERE PER ANNODARE UN LEGAME, di Gaia Manzini
- IL TESTO IN SCENA: AD ALTA VOCE A RADIO3, di Lorenzo Pavolini
- UNA RISPOSTA PER UN’ISTRUZIONE DI QUALITÀ, EQUA ED INCLUSIVA, di Irene D. M. Scierri
- IL CROCEVIA DELLE ABILITÀ LINGUISTICHE, di Patrizia Sposetti
