Prefazione
di Santino Spinelli
È solo con il cuore che si può veramente vedere.
Antoine de Saint-Exupéry
Dopo tante, assillanti e serrate insistenze da parte dell’autore ho ceduto, ho superato l’imbarazzo e mi appresto a fare la presentazione della sua opera.
La mia ritrosia nel non voler fare la prefazione del suo libro derivava non tanto dalla portata, dalla qualità e dal contenuto dell’opera che sono oltretutto rilevanti, quanto dal legame affettivo che mi lega indissolubilmente a lui: l’autore è mio figlio. Mesi e mesi di caparbia insistenza hanno fiaccato la mia resistenza.
La mia perplessità consisteva soprattutto nella mia capacità di essere imparziale e “distaccato”, professionale e non “coinvolto”. Un’ardua impresa.
Con queste premesse e con queste riflessioni interiori che esterno con sincerità, mi appresto a presentare il libro di Gennaro con la massima lucidità e obbiettività possibili. D’altra parte, come lui stesso mi ha ricordato più volte per convincermi, la trasmissione della cultura romaní è sempre avvenuta oralmente, di generazione in generazione, con il fondamentale ruolo dei genitori nei confronti dei figli. Una grande verità. Un dato ineccepibile. Pensiamo alla musica e alla sua trasmissione secolare da una generazione all’altra. Ecco, questo libro stabilisce un esempio di trasmissione culturale di padre in figlio da un punto di vista letterario che è meno tradizionale ma segue lo stesso criterio di quello musicale. Certamente, un cammino nuovo e originale nel mondo romanò ma a ben riflettere anche molto romanés nella sua essenzialità espressa non oralmente ma in forma scritta. Del resto, Gennaro è anche un violinista di fama internazionale che ha iniziato fin da giovanissimo a esibirsi su palcoscenici importanti collaborando, oltre che con l’Alexian Group, anche con l’Orchestra Europea per la Pace, l’Orchestra Sinfonica Gioacchino Rossini di Pesaro (di cui è stato più volte violino solista) ed è inserito nel progetto Romanò Simchà, la festa ebraica-Rom con Enrico Fink e l’Orchestra Multietnica di Arezzo. Quest’opera attesta che l’autore è maturo per un passaggio di consegne dell’impegno sociale, culturale e artistico a favore delle comunità romanés. Gennaro appartiene a quella classe media romaní che è sempre esistita in ogni epoca, fin dal primo apparire delle comunità romanés in Europa. Quindi una parte di Rom inclusi nella società ospitante ma spesso, come accade tutt’ora, costretti a “nascondersi” e a non rivelare le proprie origini e la propria appartenenza etnica per non subire discriminazioni o svantaggi sociali. Ci sono ancora oggi Rom di antico insediamento che sono fior di medici, ingegneri, sindacalisti, calciatori, avvocati, finanzieri, vigili urbani, imprenditori, dipendenti comunali, musicisti diplomati al Conservatorio, insegnanti e assicuratori, ma che non rivelano la loro vera identità. I Sinti italiani sono straordinari circensi e attivi giostrai, ma restano fin troppo spesso schiacciati sotto il peso dell’antiziganismo, il razzismo specifico per la popolazione romaní. Gennaro, al contrario, ha il coraggio di essere sé stesso pur sapendo di pagare uno scotto enorme, inevitabile in una società in cui il razzismo contro Rom e Sinti è ampiamente diffuso. Si paga per l’appartenenza etnica, non per reati commessi. Se sei un professionista Rom o Sinto hai meno opportunità e in ogni caso vali sempre meno rispetto a colleghi pur scarsamente dotati. Questa la regola imposta dall’alto, in ogni epoca. La storia e gli studi sulla popolazione romaní sono sempre stati fatti sulla parte emarginata delle comunità romanés. Quelle incluse non sono mai state prese in considerazione. Da qui una verità parziale e funzionale agli stereotipi che sono ancora in vigore. L’antiziganismo fa dunque parte di uno strabismo e di un retaggio culturale e politico che la società italiana si porta dietro dal Rinascimento. Anche gli studi umanistici e antropologici non hanno aiutato granché a migliorare la situazione: dai tempi di Martin Lutero, di Voltaire, di Grellmann, passando per Predari, Colocci, Lombroso, il periodo fascista, i centri studi specifici per le comunità romanés e i sedicenti “esperti”, non si è fatto altro che imporre uno sguardo strabico e parziale considerando Rom e Sinti più come “oggetto di studio” e come una “categoria speciale di persone” che come esseri umani, tanto che ancora oggi, nell’era della comunicazione, la storia, la lingua e la cultura romaní sono sconosciute alla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica. La visuale mistificante e perniciosa sul mondo romanò è rimasta salda ed è arrivata fino a oggi con tutti gli inevitabili pregiudizi.
Il libro scritto da Gennaro può essere considerato un “manuale introduttivo al mondo e alla cultura romaní”. Un libro utilissimo per chi vuol capire, senza attraversare arzigogolii e intellettualismi, un mondo complesso a cui si ricollega una cultura millenaria e variegata. È un libro che ha un grande pregio: la chiarezza. L’opera è divisa in capitoli, che sono veri e propri moduli. Ogni modulo presenta una specifica tematica e pone determinati quesiti a cui l’autore risponde in maniera appropriata. È un libro dunque didattico, funzionale all’obiettivo che si è prefisso di raggiungere: sfatare alcuni dei luoghi comuni che vigono sulle comunità romanés. Con un linguaggio accessibile e diretto spiega chi sono realmente Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals, al di là degli stereotipi imperanti. Presenta il mondo romanò nella sua prismaticità, con le sue sfaccettature e con le sue infinite comunità, simili eppur diverse. L’opera chiarisce e semplifica, in maniera esaustiva e su basi scientifiche, la complessità di un mondo transnazionale e paradigmatico a volte difficile da spiegare.
L’autore riesce a creare una forte empatia con il lettore stabilendo un rapporto franco, sentito e autentico. È un dono raro e prezioso. È la base essenziale per indurre all’ascolto e per iniziare un dialogo, necessario per riconoscersi come esseri umani con culture e valori certamente diversi ma con sentimenti, emozioni e sensibilità strettamente connessi allo stesso universo che si condivide. Quella dell’autore è una voce ricca di modulazioni e questo certamente coinvolge la curiosità e l’attenzione del lettore. Per riuscire a essere ascoltati, molto più importante del contenuto del discorso è il modo in cui lo si dice, il modo in cui la parola colora le varie affermazioni. Il libro, nella sua semplicità e schiettezza, ha una grande capacità comunicativa e si legge tutto d’un fiato. L’autore presenta al lettore tanti quesiti ma anche tante riflessioni su dati inoppugnabili con un linguaggio appropriato e corretto, analizzando e spiegando anche i singoli vocaboli, poiché ogni termine sottende un fine. Lo fa per smascherare tante bugie e tante mistificazioni sulla popolazione romaní che rimane fra le etnie meno conosciute e fra le più discriminate d’Europa. Verrebbe da dire che il libro “sbugiarda le bugie” attraverso un percorso di conoscenza. Smascherare le menzogne è un tema accattivante e intrigante per chiunque.
L’autore prende per mano lettrice e lettore e li accompagna attraverso questo percorso senza imporre nulla, li persuade con la semplice forza del buonsenso e con fatti e dati incontrovertibili. Le pagine che scorrono rappresentano uno spazio ideale di dialogo, ben definito, che include l’opportunità di una crescita costruttiva attraverso una conoscenza delle situazioni e della realtà romaní, smontando preconcetti e cliché prestabiliti. Gennaro imprime all’opera il proprio carattere solare e questo aiuta molto nella comunicazione. È profondamente conscio di rappresentare un mondo e una cultura incompresi e filtrati solo attraverso stereotipi negativi. Il suo scopo è quello di sfatarli e si impegna in prima persona, mettendosi seriamente in gioco. Conosce verità che altri ignorano. Nonostante la sua giovane età, ha un’esperienza internazionale straordinaria. Si è preparato adeguatamente per il suo delicato ruolo di scrittore mettendo in atto le acquisizioni e le conoscenze di anni. L’opera nel suo insieme è un atto di responsabilità e allo stesso tempo un atto di profonda generosità. Un dono prezioso da parte dell’autore. Il suo libro rappresenta una mano tesa, un gesto distensivo e allo stesso tempo una sincera e leale apertura verso il mondo esterno, convinto di riuscire nell’impresa di far conoscere e di far superare certi luoghi comuni sulle comunità romanés. Si propone come Rom e come autore, con la sua consapevolezza e con il suo orgoglioso senso di appartenenza, e si propone soprattutto come soggetto di confronto, stabilendo un dialogo fecondo e vantaggioso con ogni singolo lettore. E l’interazione fra due persone è già di per sé una comunicazione importante. Una comunicazione purtroppo inesistente da secoli in termini positivi fra il mondo romanò e quello dei non-Rom. Tutt’al più qualche “esperto” ha fatto da mediatore con i propri limiti, con la propria visuale etnocentrica, con i propri interessi personali. Ma mai gli “esperti” nel corso della storia hanno migliorato le condizioni di vita delle comunità romanés, al contrario, spesso le hanno peggiorate, usando le loro particolari conoscenze a servizio delle istituzioni repressive. Addirittura, c’è chi ha elevato gli effetti devastanti della discriminazione su base etnica e delle politiche di emarginazione a modello culturale. Elucubrazioni lombrosiane. Un danno enorme per le comunità romanés che è sotto gli occhi di tutti ma spesso incomprensibile a chi non ha le informazioni giuste per capire. Allora viene in mente un famoso proverbio: chi fa da sé fa per tre. Da qui l’importanza di quest’opera e il linguaggio quasi discorsivo che l’autore ha utilizzato per evitare la frustrazione di non essere compreso. Le parole, le frasi, i periodi esprimono le emozioni più profonde e più vere, trasudano verità impellenti da far conoscere, verità negate da secoli e ancora oggi solo parzialmente rivelate. Nella sua semplicità è un’opera superlativa, poiché arriva al cuore prima che alla mente del lettore. Una maggiore comprensione porta a una migliore comunicazione, con vantaggi enormi per tutti. Ecco il grande pregio di quest’opera utile e necessaria. Dovrebbe essere presente sugli scaffali di tutte le biblioteche pubbliche e private e nelle scuole di ogni ordine e grado.
Da intellettuale, non posso far altro che complimentarmi con l’autore, figlio e discepolo. Gennaro, per le sue doti morali, per il suo senso civico, per il suo impegno, per il suo talento musicale e ora anche per le sue capacità letterarie rappresenta un patrimonio per tutti i Rom in Italia e nel mondo.
Da genitore, non posso che essere orgoglioso di un figlio all’altezza della situazione e del livello raggiunto tanto in campo musicale quanto in quello letterario.
Non mi resta che salutare cordialmente il lettore in lingua romaní, But baxt thaj sastipen (‘con tanta salute e fortuna/felicità’), e augurargli Lacho drabaripen (‘buona lettura’).
Introduzione
Benvenuti in questo percorso alla scoperta di ciò che realmente vi circonda, in una società che troppo spesso fa passare stereotipi e calugne per elementi culturali. Questo libro si fa strada attraverso gli innumerevoli luoghi comuni, gli stereotipi e le tante domande relativi alla cultura romaní, in un mondo dove tutti sanno già tutto, senza in realtà sapere nulla sui Rom e Sinti.
Questo libro nasce dalla volontà di diffondere una conoscenza di base della cultura, della storia e della società romaní partendo proprio dagli stereotipi e dalle convinzioni che si hanno in linea generale, per arrivare alle domande più comuni e le tante curiosità su questo popolo unico ma anche molto diversificato.
Per conoscere davvero una cultura, come prima cosa è necessario liberarsi dai pregiudizi su di essa, che è anche fra le cose più difficili da fare, perché spesso...