
- 209 pagine
- Italian
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L'ultima estate
Informazioni su questo libro
Da dove arriva la voce di Zeta? Apparentemente dal luogo più inabitabile e muto: la malattia, in quel punto estremo che toglie possibilità, respiro, futuro. Ma è solo apparenza: questa voce proviene dal nucleo più irriducibile e infuocato della vita. Che non tace, non cessa di guardare e amare. E anzi, comincia qualcosa: a scrivere.
È fragile l'equilibrio che genera queste pagine. Per Zeta qualsiasi gesto ora è enorme, la fatica non solo fisica è in ogni momento fatale. E i ricordi sono uno squarcio lacerante nella memoria di una vita tenacemente irregolare: la nascita fuori dal matrimonio della «bambina più amata del mondo», l'infanzia sotto le bombe, Venezia splendida e meschina, il primo disastro sentimentale e poi, ancora, Roma becera e vitale, l'esperienza della psicanalisi, l'avventura del femminismo, il cammino della malattia. E sempre la coriacea e gentile difesa della propria individualità, l'irrisione delle tribù e delle cliniche cui ha rifiutato di appartenere. Così la storia dei suoi settant'anni scorre laterale, vissuta intensamente ma mai accettata, come non fosse mai meritevole di piena identificazione. E la famiglia ridotta all'essenziale – il grande padre, la piccola madre, il marito e la figlia – mai un rifugio riconciliante. C'era lo spettacolo del mondo da scoprire, una sfuggente libertà da inseguire, una singolare autenticità da trovare. Con una lingua nitida, a tratti feroce, mai retorica, attraversata da una vena di sarcasmo che non concede nulla alla pietas, l'autrice affronta il più evitato degli argomenti: la sofferenza. Mai, lungo queste pagine, si può dimenticare che è malata, gravemente. Però basta uno spiraglio della finestra in cucina a far entrare un platano o un merlo. C'è una gatta fedele, indulgente, comprensiva. C'è una esistenza verso cui – Zeta non lo direbbe mai e certamente si rifiuta perfino di pensarlo – si può nutrire un orgoglio felice. Segnata com'era, ora finalmente appare bella. E piena di sogni, ricordi, fantasmi, di intelligenza. Non degenera: può sfidare il peso dei rimorsi del passato e l'orrore dei sintomi di oggi, ironicamente e fieramente: «Dicono che si nasca incendiari e si muoia pompieri. A me è successo il contrario: brucerei tutto, adesso». Lo fa in questo libro singolare: piccolo auto da fé e magnifico inno alla vita che era ed è.
Marino Sinibaldi
Domande frequenti
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Informazioni
Indice dei contenuti
- Presentazione
- Pagina di Copyright
- Frontespizio
- Dedica
- La notte bianca
- Sogno (ma forse no)
- «Torna piccina mia, torna dal tuo papà…»
- «Voglio offrirti una bambola rosa…»
- Gattamelata
- La guerra dei piccoli, la guerra dei grandi
- Inimicizie
- «Sua passion predominante è la giovin principiante»
- Qui si fabbricano angeli
- «A Mosca a Mosca!»
- Hänsel e Gretel nella casa della strega
- Se gli psicanalisti si depsicanalizzassero
- Nell’occhio del ciclone
- Un bicchiere di chinotto col ghiaccio
- Arrivano i monatti
- Neurologia, ninfa gentile
- Riabilitazioni, sperimentazioni, illusioni
- Viaggio intorno alla mia camera
- Corpo a corpo
- I consigli di Madame de La Palisse
- Il merlo bianco