
- 256 pagine
- Italian
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Informazioni su questo libro
Il fascismo è la vera e propria ossessione della sinistra. Non ci sono una sola campagna elettorale né un solo momento di dibattito pubblico che restino esenti da questo logoro evergreen. Ogni episodio, non importa se vero, verosimile, presunto, inventato, che possa essere funzionale a infilare a forza una metaforica camicia nera alla destra è immediatamente esaltato e ingigantito a sinistra. Ma quando invece (è accaduto proprio a Capezzone all'università La Sapienza di Roma) sono i collettivi di sinistra a tentare di conculcare con la violenza la libertà di parola altrui, allora scatta il riflesso di minimizzare-attenuare-smorzare. Ogni giorno siamo costretti a liti sul passato, su quel fardello che ci portiamo appresso dalla nascita della Repubblica e non ci accorgiamo di quanto sia pervasiva e pericolosa l'agenda progressista, quella che negli Stati Uniti chiamano woke, con le sue insidie di conformismo, omogeneizzazione, rifiuto della differenza - per paradosso - proprio da parte di chi ama alzare retoricamente la bandiera delle diversità.
Quello di Daniele Capezzone è un liberty speech sfrontato, che chiama in causa in modo esplicito gli avversari della sua visione e pure gli amici e gli alleati troppo timidi, o disorientati, o confusi sul senso stesso della battaglia da ingaggiare. È a suo modo un piccolo manifesto liberale e libertario, che non mancherà di suscitare polemiche e aspre reazioni.
Domande frequenti
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Informazioni
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Introduzione. Cari compagni (e cari neo-puritani), ci avete rotto i coglioni. Il vostro chiagni e fotti è insopportabile.
- 1. Si avvicina una campagna elettorale? Ecco l’evergreen: «Rischio fascismo».
- 2. La semina di odio non finisce mai (come gli “esami di antifascismo”). Dalla polarizzazione estrema al rischio di guerra civile semipermanente.
- 3. Doppio standard come metodo: “caso Capezzone” alla Sapienza vs “caso liceo Michelangiolo”. Non è “fascismo degli antifascisti”: questi sono comunisti in purezza.
- 4. Basta chiamare “fascismo” tutto quello che non piace ai nuovi autoproclamati partigiani (più spesso, “party-giani”). E intanto si irrobustisce un comprehensive assault contro la maggioranza.
- 5. Il nuovo pericolo woke: il conformismo, l’omogeneizzazione, il rifiuto della differenza (anche da parte di chi alza retoricamente la bandiera delle “diversità”). Neo-entrismo, pianificazione dirigista, marxismo culturale.
- 6. Il ruolo devastante della supercasta mediatica progressista. Faziosi, rosiconi, piagnoni, controproducenti. Lottizzazione? Se la fa la sinistra, è pluralismo. Se la fa la destra, è marcia sulla Rai.
- 7. La prima vittima sul campo? Il free speech. Ultime (anzi, penultime…) storie e tecniche di censura.
- 8. Più libertà di scelta scolastica. E una proposta radicale: defund censors!
- 9. La speranza Musk e l’occasione DeSantis (che rischia di essere sciupata). Cosa insegnano gli “incidenti” Ardern e Sturgeon. Il caso Farage.
- 10. La terribile eredità della stagione Covid: con l’arma della paura si può fare tutto? Un format pericolosamente replicabile, a partire dal talebanismo green.
- 11. Il Pd di Elly Schlein: quali errori il centrodestra non deve commettere. In palio grandi città e voto giovanile, non c’è da scherzare né da sottovalutare (per quanto si tratti di una sinistra strutturalmente minoritaria). Libertà vs dirittismo. Liberali e conservatori devono stare insieme.
- 12. Sveglia, centrodestra! Combattere! Contro i nuovi puritani servono freedom fighters liberalconservatori, sorridenti, non ideologici, non pallosi. Rompere la vecchia cappa, non pretendere di sostituirla con una cappetta alternativa.
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