1. LE MASSE
La gente non si lasciò distogliere dall’idea del fuoco, il Palazzo di Giustizia andò in fiamme, bruciò per ore, e in quelle ore la febbre salì, raggiunse il suo apice. Era una giornata caldissima, le fiamme non si vedevano, ma il cielo era rosso per un largo tratto, e si sentiva l’odore della carta bruciata, migliaia e migliaia di fascicoli dati alle fiamme. […] Era il fuoco l’elemento di coesione. Sentivi il fuoco, la sua presenza era schiacciante, anche laddove non riuscivi a vederlo lo avevi in mente, la forza di attrazione del fuoco e quella della massa facevano tutt’uno.
Canetti concepisce la storia come un campo di battaglia in cui si fronteggiano due forze psichiche, destinate a incarnarsi in altrettanti fenomeni sociali: ad aggiornare le nozioni freudiane di “principio di piacere” e di “pulsione di morte” sono, rispettivamente, la metamorfosi da una parte e l’“antimutamento” dall’altra. Il desiderio vitale che induce gli individui ad abbandonare il loro reciproco isolamento per unirsi in una massa si colloca agli antipodi della volontà di sopravvivenza che anima i vertici delle gerarchie sociali. Tale scontro può dare origine a tre scenari conflittuali, che contrappongono l’individuo e la massa, le masse e il potere e diversi tipi di massa fra loro.
Il conflitto tra masse e potere assume una visibilità storica solo intermittente, anzitutto perché nelle circostanze ordinarie della vita sociale le strutture di potere riescono a prevenire il coinvolgimento degli individui in una massa aperta e, in questo modo, a ovviare al rischio di venire contestate collettivamente dai subalterni (§ 1).
Quando tali misure preventive falliscono, però, il conflitto fra la massa e il potere si palesa in tutta la sua evidenza (§ 2). Questo scontro ha un carattere solo temporaneo, in quanto le masse non possono crescere e, contemporaneamente, durare all’infinito (§ 3). Tale impossibilità è all’origine del processo di istituzionalizzazione delle masse, che – pur di durare – rinunciano alla loro caratteristica più peculiare, la crescita, privilegiando la loro durata o contrapponendosi a un’altra massa. Non a caso, il potere si configura come il prodotto di masse che, pur di durare, hanno rinunciato alla loro naturale propensione a crescere.
Oltre a poter essere distinte in base alla prevalenza di una delle quattro qualità formali compresenti in ogni esemplare storico (crescita, concentrazione, uguaglianza e direzione), le masse possono essere differenziate a seconda della relativa dominante affettiva. In quest’ultimo caso, l’impulso distruttivo della massa non viene semplicemente contenuto o addomesticato (come nelle cosiddette masse chiuse, statiche e lente), ma può essere indirizzato contro singoli individui o intere masse nemiche, dando origine a masse aizzate, belliche, festive, del divieto e del rovesciamento (§ 4).
1. Un incipit spaesante
Descrivendo gli effetti della paura più caratteristica della condizione umana, il “timore di essere toccati dall’ignoto”, l’incipit di Massa e potere ...