La società senza dolore
Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite
Byung-chul Han, Simone Aglan-Buttazzi
- 96 pages
- Italian
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La società senza dolore
Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite
Byung-chul Han, Simone Aglan-Buttazzi
About This Book
Byung-Chul Han, tra i pensatori piú importanti e piú letti dei nostri tempi, affronta con stile nitido e conciso una delle fratture al cuore della società di oggi: la paura del dolore.Il mondo contemporaneo è terrorizzato dalla sofferenza. La paura del dolore è cosí pervasiva e diffusa da spingerci a rinunciare persino alla libertà pur di non doverlo affrontare. Il rischio, secondo Han, è chiuderci in una rassicurante finta sicurezza che si trasforma in una gabbia, perché è solo attraverso il dolore che ci si apre al mondo. E l'attuale pandemia, argomenta il filosofo tedesco-coreano, con la cautela di cui ha ammantato le nostre vite, è sintomo di una condizione che la precede: il rifiuto collettivo della nostra fragilità. Una rimozione che dobbiamo imparare a superare. Attingendo ai grandi del pensiero del Novecento, Han ci costringe, con questo saggio cristallino e tagliente come una scheggia di vetro, a mettere in discussione le nostre certezze. E nel farlo ci consegna nuovi e piú efficaci strumenti per leggere la realtà e la società che ci circondano.«Han è un ottimo candidato a essere il filosofo della nostra epoca».
Los Angeles Times «Il filosofo tedesco piú letto nel mondo».
El País «Uno dei piú importanti filosofi contemporanei».
Avvenire «La punta di diamante di una nuova, accessibile filosofia tedesca».
The Guardian «Dovremmo essere grati per l'audacia con cui Byung-chul Han cerca di ritrarre un mondo la cui complessità rischia ogni giorno di sopraffarci».
Der Spiegel
Frequently asked questions
Information
Ontologia del dolore
Un saggio, Sul dolore, che non tratta mai e in nessun modo del dolore stesso; che non chiede della sua essenza. La dignità di interrogazione della domanda non mostra mai sé stessa poiché, in conseguenza dell’atteggiamento normativo dell’oggettivazione del dolore, non può affatto essere colpita dal segreto del dolore1.
Il dolore è una di quelle chiavi che servono ad aprire non solo i segreti dell’animo ma il mondo stesso. Quando ci si avvicina a quei punti in cui l’uomo si mostra all’altezza del dolore, o superiore a esso, si accede alle sorgenti della sua forza e al mistero che si nasconde dietro il suo potere. Dimmi il tuo rapporto con il dolore e ti dirò chi sei!2
Sofferenze enormi serpeggiano e dilagano sulla Terra, e la marea della sofferenza continua a salire, eppure l’essenza del dolore si cela. […] Ovunque ci tormentano innumerevoli e incommensurabili sofferenze. Noi però siamo privi di dolore, non siamo traspropriati nell’essenza del dolore4.
L’uomo rimane disposto (ge-stimmt) a ciò da cui la sua essenza viene predisposta (be-stimmt). Nella pre-disposizione (Be-Stimmung) l’uomo viene colpito e chiamato da una voce (Stimme) che suona tanto piú pura, quanto piú senza suono essa risuona attraverso ciò che è sonoro7.
Sennonché quanto piú gioiosa è la gioia, tanto piú pura è la tristezza che in essa si nasconde. Quanto piú profonda la tristezza, tanto piú forte la gioia, che è in essa, fa udire il suo richiamo. Tristezza e gioia si intrecciano. Il gioco che accorda l’una all’altra, avvicinando ciò che è lontano e allontanando ciò che è vicino, è il dolore. Per questo entrambe, la gioia piú alta e la tristezza piú profonda, sono, ciascuna a modo proprio, dolorose. Il dolore però tocca l’animo dei mortali in guisa che questo deriva da quello – dal dolore – la sua gravità. Quest’ultima mantiene i mortali – nonostante ogni loro vacillare – nella quiete del loro essere vero. L’«animo» che corrisponde al dolore, l’animo effettivamente improntato dal e al dolore, è la gravezza15.
La Terra fa […] infrangere contro di sé ogni tentativo di invaderla. La terra ribalta in disastro ogni pervasività puramente calcolatrice. Quest’ultima può anche assumere ai propri occhi la parvenza di un dominio e di un progresso nella figura di oggettualizzazione tecnico-scientifica della natura, ma un tale dominio rimane pur sempre un’impotenza del volere. La terra appare apertamente illucata in quanto terra solo là dove viene guardata e salvaguardata, avverata e verecondita come la essenzialmente indischiudibile, come quella che retrocede davanti a ogni disclusione, e cioè si mantiene costantemente occlusa […]. La terra è la essenzialmente occludentesi16.