L'amministratore del popolo
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Xi Jinping e la nuova Cina

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L'amministratore del popolo

Xi Jinping e la nuova Cina

About this book

Con un settore manifatturiero che sostiene l'intera economia globale e un esercito in crescita come nessun altro, la Cina è forse oggi il paese più potente del mondo. Tuttavia la nazione cinese, divisa tra modernità e tradizione, tra innovazione senza pari e fedeltà ai vecchi dettami comunisti, rappresenta ancora, per molti aspetti, un grande enigma. Con L'amministratore del popol o Kerry Brown ricostruisce la storia, le idee e il percorso politico di Xi Jinping, l'uomo che, partito dal basso, ha raggiunto oggi una fama pari solo a quella del "Grande Timoniere" Mao, coronata dalla riforma costituzionale con la quale l'Assemblea nazionale del Popolo gli ha spianato la strada verso la presidenza a vita. L'amministratore del popolo non è soltanto l'avvincente racconto della scalata al successo di Xi, dalla campagna cinese ai tavoli del potere, dalla carriera militare alla leadership mondiale, ma il primo tentativo di tracciare, partendo dal lucido affresco di una nazione che si propone al mondo come il nuovo modello a cui guardare, una vera e propria biografia del potere cinese.

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Capitolo 1

La storia di Xi
Nel luglio 2017 a Pechino è stato pubblicato un libro intitolato semplicemente Xi Jinping Tells Stories. Diviso in due parti, è una raccolta di novelle sul mondo in generale e sulla situazione interna alla Cina in particolare, e inizia con una favola presa in prestito da Mao Zedong, quella del vecchio sciocco e della montagna. Circolata a lungo durante l’èra maoista, narra di un vecchio che cercava di spostare una montagna per godere di un panorama migliore dalla sua casa. Il vecchio si impegnava nell’impresa soltanto con l’aiuto di alcuni secchi. La gente lo osservava e lo derideva dicendo che non era destinato ad avere successo. Ma il vecchio rispose semplicemente che, qualora lui non fosse riuscito a spostare tutta la terra, ci sarebbero riusciti i suoi figli, i figli dei suoi figli oppure i figli dei figli dei suoi figli.
Sotto il comando di Mao Zedong, il Partito comunista cinese (PCC) volle inculcare nella società quel tipo di resilienza, insistendo sul sacrificio personale. Fin dal principio, il grande progetto di svecchiamento di un Paese che aveva sofferto così tanto ed era rimasto molto arretrato ne divenne la missione prioritaria. Si trattava di una missione collegata alle varie fasi della leadership del partito dal 1949 in poi. Quanto alle altre storie contenute in Xi Jinping Tells Stories, Xi ha usato fonti straniere e attinto al ricco e sconfinato patrimonio della letteratura classica cinese. Nelle vesti di cantastorie in capo della nazione, Xi ha cercato di imitare la capacità di Mao di condensare racconti complessi in un formato semplice. Il finale della storia del vecchio e della montagna era davvero ispirante: commosso per la pazienza, la fiducia e la resilienza del vecchio, Dio apparve. Le montagne furono spostate. La giustizia ebbe la meglio.
Una delle storie più apprezzabili che Xi sta raccontando da quando è al potere è la sua storia personale. Un libro pubblicato nel 2017 tratta degli anni in cui egli visse in una caverna nella remota area dello Yan’an, nella provincia dello Shaanxi, altro parallelo con la vita di Mao. Il messaggio è semplice: Xi visse davvero in mezzo alla gente, sperimentò di persona le difficoltà della vita e, grazie a tutto ciò, si è guadagnato il diritto di parlare di quello che sta a cuore all’intero popolo cinese. Nel libro si fa riferimento a Xi con il soprannome di “imperatore contadino” in quanto, benché nato in una famiglia dell’élite, durante la Rivoluzione culturale fu mandato in campagna, dove visse privazioni e difficoltà. Lee Kuan Yew, il defunto leader di Singapore, si è spinto addirittura oltre e lo ha chiamato “il Nelson Mandela asiatico”, mentre la stampa straniera, riferendosi in modo iperbolico al periodo da lui vissuto all’inizio degli anni Settanta, lo chiama “allevatore di maiali”. Tutto ciò ha trasmesso l’idea che, in qualche modo, Xi si sia guadagnato il diritto di ricoprire l’alto incarico che ha oggi.
Questo riconoscimento formale degli antefatti della vita di Xi costituì una deroga decisiva per il partito. Il suo predecessore immediato Hu Jintao era un uomo arrivato dal nulla, una persona che in pubblico non ha mai fatto la minima allusione alla sua storia personale. Perfino il suo luogo di nascita è rimasto sconosciuto. Con Xi, il partito ha compiuto uno sforzo consapevole per sfruttare nel migliore dei modi la sua vicenda personale e usarla per dar vita a un legame più profondo tra il leader supremo e il popolo cinese.
Due sono le componenti della storia di sé che Xi racconta: la sua vicenda personale e quella dell’èra storica cinese nella quale ha vissuto. Xi trascorse i primi anni dell’infanzia in circostanze singolari, nel preludio e nella scia di quel periodo storico insolito e contorto meglio noto come Rivoluzione culturale. Quella fase complessa durata dieci anni resta fonte inesauribile di interesse per chi vive in Cina e fuori. A distanza di più di cinquant’anni, non esiste ancora un contesto interpretativo in grado di spiegarla, anche se coloro che la vissero il più delle volte si dimostrano incapaci di analizzare a fondo quel che accadde. La Rivoluzione culturale è considerata o una lotta di potere all’interno dell’élite andata a finire molto male, un’intuizione di Mao deragliata e andata fuori controllo, oppure un olocausto spirituale del popolo cinese dal significato molto profondo, che portò al crollo dei valori e delle opinioni riguardanti il mondo. Probabilmente, fu un misto di tutte queste cose.
L’esperienza che Xi fece di quel periodo è stata dominata da una lotta di potere tra le élite, lotta con la quale egli ebbe rapporti diretti a causa delle origini della sua famiglia. Xi è nato nel 1953 da Xi Zhongxun, un comandante militare intimo alleato di Mao Zedong dagli anni Trenta. Zhongxun era stato vicepremier responsabile della Cultura fino al 1961, quando rimase coinvolto in una polemica su alcuni commenti sfavorevoli riguardanti un romanzo pubblicato quell’anno. Finito sul versante sbagliato della controversia politica, fu messo agli arresti domiciliari ma evitò il carcere, a quanto pare grazie all’intervento diretto dello stesso Mao. Per quasi vent’anni, in seguito, rimase lontano dal potere, a tutti gli effetti in stato di detenzione. Si pensa che in quegli anni suo figlio Xi lo abbia visto soltanto in sporadiche occasioni.
Per Xi, secondo maschio di sette figli, gli anni all’inizio dell’adolescenza furono caratterizzati dal consueto mix di confusione e di straordinari cambiamenti personali. Nel 1966 alloggiò presso una scuola dell’élite vicina al complesso del comando centrale di Zhongnanhai, ma poco dopo fu mandato senza tante cerimonie nell’area di Yan’an nel nord della provincia dello Shaanxi, ed entrò a far parte di una squadra di lavoro. Sembra che in quel periodo sia entrato in contatto con Wang Qishan, un personaggio diventato più tardi leader al suo fianco. Ad ogni modo, in questo resoconto quel periodo è idealizzato: dalle testimonianze di storici e contemporanei che vissero in quegli anni risulta che in molti casi quella fu un’epoca traumatizzante e alienante. I bambini delle città, senza alcuna esperienza di vita in una realtà rurale e privi di una rete di conoscenze locali utili, furono mandati in zone nelle quali furono perlopiù incapaci di badare adeguatamente a loro stessi. Maltrattamenti e soprusi furono numerosi. Abbondano anche i resoconti di contadini risentiti che abitavano nelle campagne ed erano poco disposti a occuparsi di un così gran numero di persone, secondo loro viziate e inutili. Esiste addirittura una letteratura vera e propria fatta di testimonianze su quell’èra irripetibile della storia cinese nella quale il processo di urbanizzazione si invertì e, invece di espandersi, le città si restrinsero. Si chiama “letteratura delle cicatrici” o “delle ferite”.
Secondo l’agiografia contemporanea della vita rurale di Xi, egli ottenne buoni risultati, riuscì a guadagnarsi il rispetto e l’ammirazione dei contadini tra i quali viveva e acquisì una profonda conoscenza delle condizioni di vita in una delle aree più arretrate del Paese. A prescindere che si tratti di una descrizione accurata o meno, senza dubbio quel periodo ebbe un impatto decisivo su di lui. Perfino Deng Xiaoping – esiliato in quello stesso periodo nelle campagne di Jiangxi per lavorare in una fabbrica di trattori, ma a un’età di gran lunga più avanzata di quella di Xi – fu profondamente trasformato dalle esperienze vissute in quella specie di comunità. La povertà di cui fu testimone a sessant’anni, dopo averne trascorsi più di quaranta a lavorare per il partito, fu per Deng la prova inconfutabile di come il comunismo in Cina avesse fallito in quello che si era ripromesso di ottenere: il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori agricoli. A circa trent’anni di distanza da quando il socialismo era diventato il sistema di governo del Paese, la popolazione delle aree rurali pativa ancora la fame, aveva un tenore di vita molto basso, e l’arretratezza della Cina in generale era sconvolgente. Per Deng quello fu un momento di profonda riflessione, e l’esperienza di quel periodo rimase sempre al centro dei cambiamenti radicali che egli promosse quando, morto Mao nel 1976, si trovò nella posizione giusta per proporli e sostenerli.
L’impatto di quello che Xi, più giovane e più inesperto, vide a Shaanxi fu diverso ma, in ogni caso, lasciò in lui un segno evidente. Nel 2017, pur elogiando la modernizzazione in corso della nazione, Xi ha affermato che entro il 2020 la povertà in Cina diventerà una cosa del passato. Tra i suoi viaggi nel Paese ci sono state numerose visite a quella che era stata la sua dimora rurale negli anni Settanta e ad altri villaggi simili. Il fatto che il periodo da lui trascorso in quella specie di comunità compaia così spesso e in primo piano nei resoconti ufficiali della sua vita è assai significativo. Sotto molti aspetti, Xi è l’unico degli ultimi leader cinesi da Deng in poi ad aver avuto un legame autentico, profondo e riconosciuto con le zone rurali, e il modo col quale egli fa uso di quell’esperienza cerca di convogliarne il concetto di fondo.
Come avvenne per molti altri giovani dell’èra della Rivoluzione culturale, mandati dai centri urbani nelle campagne, il periodo di “vita rustica” di Xi ebbe fine bruscamente, quasi come era iniziato, con il suo ritorno nella capitale alla metà degli anni Settanta per studiare ingegneria all’Università Tsinghua. In tutto quel periodo, l’apparato della pubblica istruzione si trovò in buona parte coinvolto e azzoppato da lotte intestine e tumulti politici. A Pechino le università erano diventate focolai di attivismo di sinistra e ribellione. Dopo la sua elezione, nel 2012, ci sono state alcune controversie su quanto fosse stata verosimile l’ammissione di Xi all’università dell’élite con sede a Pechino. A quei tempi, infatti, esisteva un rigido sistema di quote per i giovani mandati come lui nelle aree rurali; paradossalmente, il suo background familiare forse lo aiutò in un’epoca in cui l’appartenenza all’élite in genere era considerata alla stregua di uno stigma. Xi ha studiato ingegneria e questo, almeno dal punto di vista formale, ne ha fatto un tecnocrate.
Vale sicuramente la pena analizzare in dettaglio che cosa significò la Rivoluzione culturale per le persone che, come Xi, divennero maggiorenni quando il movimento di massa era al suo culmine e i cui anni della formazione furono in un certo senso offuscati dagli eventi che portarono a essa e dalle ripercussioni che ne seguirono. Nel 2016, durante il cinquantesimo anniversario della pubblicazione della Circolare del 16 maggio1 – in linea generale riconosciuta come l’inizio ufficiale di quelli che nel dibattito interno alla Cina si chiamano ancora i “dieci anni turbolenti” – l’unico episodio che contraddistinse gli eventi fu un editoriale pubblicato sul People Daily, il quotidiano del PCC. L’articolo deplorava, con parole semplici, la perdita di tempo e la devastazione provocate dal movimento. Questo è stato l’atteggiamento di default fin da quando, nel 1981, fu pubblicata la Risoluzione del partito sulla storia di quel periodo. Per Xi, citare in modo sporadico e schematico quel decennio era negativo. Per un leader accusato di frequente di essere maoista e di essere oggetto di un culto simile della personalità, è strano che Xi e i propagandisti di partito abbiano parlato così poco della sua esperienza diretta del maoismo. Xi non ha mai esibito traccia alcuna di nostalgia per quel periodo, anche se, sotto molti punti di vista, quegli anni – con l’adorazione in massa di un personaggio politico, la straordinaria mobilitazione di ampie fasce della società, e l’entusiasmo fugace, ma intenso e intossicante, che quel periodo ispirò – ebbero un’influenza enorme e decisiva su di lui.
Oggi, quando ripensa a quel periodo, uno dei grandi dilemmi per il partito è il semplice ma sgradito fatto che la Rivoluzione culturale – quantomeno nel momento in cui avvenne – fu un movimento popolare che comportò il coinvolgimento attivo di milioni di giovani cinesi. Fu anche un periodo in cui la Cina, per l’unica volta nella sua lunga storia, fu unita da una fede, quella nel Pensiero di Mao Zedong. Pur rivelandosi un fallimento, quella fede lasciò una macchia indelebile nei ricordi della popolazione. Nel caso di Xi, per esempio, gli diede l’immagine mondiale di vittima, anziché di persecutore. E questo, nel suo caso, si è rivelato un bene. Significa che il ruolo di Xi è molto più complesso: più che un seguace accanito di Mao, egli ne è un sopravvissuto. La sua successiva dedizione nei confronti di Mao assume un significato ancora più intenso, se intesa come fedeltà a un personaggio simbolico e al creatore di un corpus di idee sul marxismo sinizzato considerate ancora adesso importanti. Per quanto riguarda Mao come persona, però, le cose sono molto più complicate. L’unico fatto noto al riguardo di Xi fu che suo padre, perlomeno, sopravvisse alla Rivoluzione culturale e fece ritorno alla fine degli anni Settanta durante l’èra della Redenzione di Deng Xiaoping. Da quel punto di vista, fu risparmiato. Molti suoi coetanei erano morti. Il figlio Xi rimase estraneo alla furia maoista, e assistette solo da lontano all’intenso divampare del fuoco al suo interno. Ciò deve aver avuto un impatto sconvolgente su di lui, e deve avergli ispirato una resilienza evidenziata ancora oggi nella sua biografia ufficiale. Gli dette anche la capacità di assistere con una certa impassibilità a feroci procedure, cosa che gli tornò assai utile più avanti, ad anni di distanza, quando avrebbe osservato la caduta dei suoi colleghi Bo Xilai e Zhou Yongkang. Mao fu il più grande maestro e il massimo attuatore dell’adagio politico secondo cui, nella politica cinese, chi vince prende tutto. Da questo punto di vista, e forse soltanto da questo, Xi è un maoista contemporaneo.
Nei leader politici occidentali di massimo livello osserviamo i segni del potere, circostanze che aiutano a metterne in luce le opinioni intime o la loro mancanza. Uno degli indizi principali è la scelta, effettuata all’inizio della loro carriera, del partito nel quale militare. Negli anni ci sono poi altri momenti decisivi nei quali effettuano scelte o tradiscono inclinazioni, convinzioni e idee. Nel sistema monopartitico cinese, per chi è interessato alla politica la scelta è elementare: entrare nel Partito comunista. La vera domanda è perché le persone abbiano voglia di occuparsi di politica, specialmente quelle che hanno un background comune a quello di Xi. I politici iscritti al PCC sembrano avere ben poca scelta nel loro agire. Tuttavia, grazie alla sua biografia siamo a conoscenza di due elementi fondamentali che dimostrano la libertà di pensiero di Xi. Il primo è semplicemente il numero dei tentativi, in tutto ben dieci, che egli fece per entrare nel partito prima di esserne finalmente accolto nel 1973. Il secondo è il cambiamento che egli operò agli inizi degli anni Ottanta, passando da una carriera nell’esercito a una nell’ambito civile. Ancora una volta, la sua scelta pare essere stata presa direttamente da lui. Dal 1978 al 1982 lavorò come segretario di Geng Biao, membro della commissione centrale militare e personaggio di spicco dell’esercito. Quell’esperienza di lavoro avrebbe dovuto lanciarlo verso una carriera stellare nelle forze armate, e invece egli imboccò la strada più lunga passando, dal 1982 in poi, attraverso l’amministrazione civile, quella provinciale e infine quella degli affari di partito. La sua scelta comportò ancora una volta lasciare Pechino e dirigersi nella provincia cinese, prima a Hebei, nei dintorni della capitale, e poi, dal 1985, nel Fujian. In Cina le carriere militari hanno sempre implicato prestigio e influenza, ma non hanno mai portato ad avere una reputazione politica di alto livello. Il fatto che Xi abbia scelto quella strada sembra lasciare intuire che, già a quei tempi, egli aveva la visione strategica di poter diventare un giorno un personaggio politico dell’élite. Di sicuro, la sua scelta trasmette l’idea di un interesse precipuo per la sfera politica e indica un certo grado di ambizione.
Negli anni trascorsi nella provincia del Fujian, sulla costa sudorientale, sarebbe stato davvero difficile immaginare Xi destinato a Pechino e alla leadership centrale. Fujian era una delle province maggiormente rivolte verso l’esterno, e stava iniziando a prendere accordi con le aziende di Taiwan a causa della sua vicinanza con la fiorente economia capitalista, tecnologicamente avanzata, dell’isola indipendente de facto. I sedici anni che Xi vi trascorse dal 1985 costituiscono l’ossatura portante della sua carriera prima della leadership centrale. Fu lì che sposò Peng Liyuan, famosa cantante e tenente generale nell’Esercito popolare di liberazione. Peng divenne la sua seconda moglie: il suo primo matrimonio si era concluso con un divorzio, quando la moglie si era trasferita nel Regno Unito per assumere un ruolo diplomatico e accompagnare suo padre. Peng è un personaggio di primo piano nell’evoluzione di Xi: prima di tutto perché fino al 2007 il profilo della consorte era decisamente più elevato del suo (Peng è stata per molti anni la star della televisione centrale cinese per le celebrazioni del Capodanno), e in secondo luogo perché il matrimonio con lei dimostrò che Xi era diventato a tutti gli effetti un membro dell’élite del Paese. Dal 2007, Peng è sembrata esercitare sempre più spesso una forte influenza sul marito, dietro le quinte. Forse, per la prima volta dai tempi di Mao, è stata la moglie di un leader supremo alla quale è stato accordato un ruolo pubblico di grande rilievo. In ogni caso, a differenza della moglie di Mao, la demagoga e attivista di sinistra Jiang Qing,2 il ruolo di Peng è stato assai più positivo.
L’ultimo incarico di Xi nel Fujian, dal 2000 al 2002, fu quello di governatore. In precedenza, alla fine degli anni Novanta, aveva completato un dottorato in legge all’Università Tsinghua presso il Dipartimento di studi sul marxismo e il leninismo. Era anche uscito indenne da uno dei più clamorosi scandali per corruzione, scoppiato quando Lai Changxing, un uomo d’affari del Fujian, nell’ambito di un traffico clandestino di denaro per svariati milioni di dollari, riuscì pressoché da solo a corrompere ogni leader importante del posto con contanti, favori sessuali o altri incentivi. Le ricadute dello scandalo costrinsero Lai a scappare in Canada (prima di esserne estradato circa dieci anni dopo e di finire di nuovo in Cina), e a mettere in riga un’intera generazione di leader con sede nel Fujian. In base alla biografia ufficiale di Xi, e alle dichiarazioni che egli rilasciò all’epoca, sembra che sia riuscito a sottrarsi a tutte le trappole che gli tesero. Ed ecco un dato interessante: l’area prosperò per buona parte degli anni che egli vi rimase, rendendo gli incentivi pressoché irresistibili per i leader delle élite e le loro reti personali. Anche in questo caso potremmo chiederci se fu un’ambizione spiccata a portare Xi a essere molto prudente circa il suo coinvolgimento con le reti d’affari. Di sicuro, si esprimeva come se fosse una persona che aveva ben chiara in mente la distinzione tra il partito come entità politica e il mondo commerciale che si stava sviluppando tutto attorno a esso. Ancor più significativo, forse, è il fatto che Xi riuscì a mantenere i suoi familiari più stretti alla larga dagli intrighi delle imprese locali. Le sue sorelle e il fratello maggiore non furono coinvolti da nessuna delle grandi aziende presenti nelle zone in cui lavorarono. Si tratta di qualcosa che gli altri leader dell’élite si sono rivelati incapaci di fare o non hanno voluto fare (dopotutto, i legami di famiglia, in una società orientata verso le reti familiari, sono i più difficili ai quali resistere), e che ha portato alla rovina di molti di loro.
La prima promozione importante arrivò per Xi nel 2002, quando fu mandato nella dinamica provincia dello Zhejiang, lungo la costa, dove per cinque anni prestò servizio nella carica più alta del partito. Pi...

Table of contents

  1. Indice
  2. Ringraziamenti
  3. Introduzione
  4. Capitolo 1
  5. Capitolo 2
  6. Capitolo 3
  7. Capitolo 4
  8. Capitolo 5
  9. Capitolo 6
  10. Postscriptum
  11. Letture consigliate