Fisici tutti d’un pezzo
In principio il nulla esplose [1]
Sono in partenza per Roma, non di certo per la prima volta e non a causa di qualche evento culturale o per questioni turistiche, ma per un motivo del tutto speciale, l’inizio di un viaggio, nell’Annus Domini 2009 come avrebbero detto gli antichi, che si svilupperà girovagando per l’Italia e nel quale mi accingo ad assumere una triplice veste, da spettatore, da commentatore e da attore, andando alla ricerca di molte risposte che mi hanno sempre segnato internamente, in fin dei conti alla ricerca della ricerca stessa.
Non mi rendo conto di quello che troverò durante questo percorso che sto iniziando, penso che scoprirò il senso primo ed ultimo, solamente tramite tappe successive. Ho già in mente un programma di massima degli incontri, ho già fissato alcuni paletti fondamentali.
Per ora, ho scelto di iniziare, di compiere il primo passo.
E questo viaggio, per svariati motivi, non poteva che iniziare dalla città simbolo di questo paese, dalla capitale di questo Stato.
Un viaggio programmato in un anno, dieci incontri in dodici mesi, da questo maggio al maggio dell’anno prossimo.
Durante il breve volo - Milano-Roma è una tratta che passa quasi senza accorgersi - scorro rapidamente le carte che ho raccolto per preparare la prima tappa.
Ci sarebbero centinaia di argomenti da sviscerare, ma so già di avere a disposizione solamente una giornata, come del resto immagino che avrò anche per gli incontri successivi, e quindi dovrò focalizzare l’attenzione solo sugli aspetti determinanti e peculiari.
Non posso pensare di affrontare la totalità delle questioni in un incontro solamente; anche per questo ne ho scelte dieci, di giornate così. Per avere un quadro ben delineato, una serie di diversi punti di vista per meglio ordinare, innanzitutto nella mia mente, una realtà di una società complessa.
Penso che ritornare nella capitale abbia un alto valore simbolico per tutto ciò di cui discuterò in questo lungo giorno, andando alle radici italiane della conoscenza relativa alla fisica delle particelle e delle discipline ad essa contigue.
Come primo approccio e prima idea, non posso non considerare ciò che successe, dal punto di vista scientifico e storico, un’ottantina di anni fa e che vide un istituto di ricerca italiano al centro della comunità internazionale.
Non posso non pensare a quelli che sono diffusamente conosciuti come “i ragazzi di via Panisperna”, un gruppo di giovani fisici e chimici che fecero, allora, scoperte epocali e i cui nomi risuonano ancora come qualcosa di maestoso nell’immaginario collettivo, Fermi, Amaldi, Rasetti, Segrè, Pontecorvo, D’Agostino, Majorana. Un gruppo in cui i singoli hanno accresciuto la propria consapevolezza nei mezzi, grazie proprio al supporto degli altri e dell’ambiente circostante.
In questi anni, quasi un secolo di storia, molto è cambiato nel mondo e nella scienza, molto si è scoperto, i macchinari e le attrezzature sono diventati da un lato più sofisticati e precisi, ma dall’altro sicuramente più costosi ed elitari.
Però, a pensarci bene, proprio con quell’esperienza si è messa una pietra miliare della scienza contemporanea, una scienza concepita come lavoro di un gruppo di persone (e non come impegno di una singola mente) che collaborano in ambienti di ricerca stimolanti, ben finanziati e supportati; soprattutto un gruppo giovane, che ha in sé il dinamismo, e a volte l’utopia rivoluzionaria, tipici di quella età.
Tutti questi pensieri non fanno altro che aumentare la smania di questo incontro per vedere come, oggi, sia stata presa in carico questa pesante eredità, per capire quali sono gli ultimi sviluppi di un settore che ha sempre attirato la mia passione matematica e fisica.
Scendo rapidamente dall’aereo, dirigendomi verso l’uscita e il primo taxi disponibile.
Non è facile districarsi tra la folla di Fiumicino:
“Buongiorno, Università RomaTre. Grazie” sono le prime ed uniche parole che ho scambiato da quando sono partito di buon’ora da Milano.
In fondo, in questo primo faccia a faccia - e anche in quelli successivi a dire il vero - mi imbatterò in un “quasi-coetaneo”, una persona che, come me, ha vissuto gli eventi di questa fase storica alla mia medesima età.
Poche immagini mi tornano alla mente, pochi flash come gli occhi di un bambino che vide trionfare l’Italia ai Mondiali di calcio del 1982, o le speranze da fanciullo suscitate dal crollo del Muro di Berlino o la concretezza ormai dell’adulto di fronte ad una moneta europea che ha abbattuto frontiere economiche secolari.
Altri avranno visto questi eventi, ma in differenti età e le sensazioni saranno state di certo differenti. Qui invece si tratta di persone che hanno qualcosa in comune con la mia esperienza vissuta.
Questo viaggio è anche una sorta di spaccato generazionale, della “mia” generazione correlata ad un particolare momento storico e collocata in una situazione come quella attuale di questo paese.
Rileggo il curriculum di Davide Meloni, nei tratti iniziali molto simile al mio, diploma presso il liceo scientifico, ma due anni prima di me, una passione per la scienza e per la fisica che nel suo caso si è concretizzata in una laurea, proprio in fisica, alla Sapienza a Roma con una tesi sul Modello Standard e la Supersimmetria, il dottorato di ricerca in fisica dei neutrini, la posizione post-dottorato in Spagna e il conseguente rientro in Italia come assegnista di ricerca…
“Signore. Siamo arrivati. Quaranta euro, grazie” non mi ero nemmeno accorto di essere giunto a destinazione, tanto ero assorto nelle mie considerazioni.
Solo ora il cielo di Roma si palesa alla mia vista, sempre terso, come lo ritrovo ogni volta. È un maggio piacevole, è un’altra visione rispetto a ciò che mi sono lasciato alle spalle a Milano.
Nella mia personalissima visione, Roma ha il fascino di saper conciliare il moderno con la storia, la metropoli e i ritmi di una quotidianità vivibile.
Le indicazioni erano precise, trovo facilmente l’edificio descrittomi e l’ufficio preposto.
“Sai quale è stata la prima idea che mi è balenata in testa leggendo il tuo curriculum?” sbotto senza fare troppo caso alle reciproche presentazioni.
“Non riesco ad immaginarlo…”
“Facendo una rapida connessione tra fisica delle particelle, neutrini e il fatto che hai studiato e lavori a Roma, ho pensato a Fermi e ai suoi collaboratori”.
Davide è meravigliato dopo queste parole, anche se forse non è la prima volta che gli viene fatto notare questo parallelismo.
“Ma è quasi un’eresia! Quell’esperienza è di per sé irripetibile ed è per questo che è così entrata nella storia e poi i tempi sono cambiati, e di molto, bisogna guardare avanti, c’è così tanto da fare.” Forse ha ragione, ma quell’immagine rimarrà in me, come uno sfondo indistinto, per tutta la conversazione.
“Un’altra curiosità mi ha colpito, il fatto che sei passato da una tesi nel settore della fisica delle particelle agli studi sui neutrini, per i non addetti ai lavori questo cambiamento potrebbe sembrare minimo, invece sappiamo entrambi che si è trattato di nuova prospettiva lavorativa”.
A questa richiesta, noto un completo cambio di atteggiamento in Davide, il tono della voce si fa più profondo e sembra che il tempo non basti per poter racchiudere le sue sensazioni. Penso proprio di aver trovato la chiave di volta per iniziare un racconto di quanto è stato fatto nelle ricerche svolte, qui a Roma e in altri luoghi.
“Ero ancora studente di dottorato, lo ricordo bene come se fosse ieri, era il 2002, quello che fu definito l’annus mirabilis per la fisica del neutrino, almeno per quelli di origine solare.”
Non essendo coinvolto di persona in questo specifico settore, chiedo maggiori spiegazioni sul perché proprio quell’anno è stato considerato come pietra miliare.
“Nel 2002, ci furono una serie di scoperte fondamentali, soprattutto a livello sperimentale, proprio quelle che mancavano da anni e che diedero un enorme impulso allo studio teorico delle proprietà dei neutrini.”
Una pausa per ricordare quei fatti:
“Non ero molto esperto in fisica dei neutrini perché, come hai già potuto notare, la mia tesi di laurea era stata concepita in un settore differente. Nonostante i buoni risultati che avevo conseguito, il fermento, dovuto al susseguirsi delle scoperte, presente all’Università (allora studiavo a “La Sapienza”), mi indusse a lasciare la strada vecchia per questa nuova avventura”.
A fatica riesco ad interrompere questo discorso, facendo notare come si potrebbero vedere i segni di un’illuminazione quasi profetica.
“Dai, forse esageri, però in effetti è stato così. Non so se è stato dovuto alla semplice casualità degli eventi o ad una mia predisposizione già presente. Resta il fatto che, da allora, ho capito che questo sarebbe stato il mio campo di ricerca. Da quell’anno ho approfondito i miei studi in questo settore: si tratta di ricerche relativamente nuove, vi erano, e vi sono, molte cose da scoprire e da dire e un giovane studente o ricercatore, può veramente lasciare il proprio segno.”
La ricerca della novità e dell’inesplorato come grande polo attrattivo, addirittura da fare cambiare idea, abbandonando una strada conosciuta.
“E non hai mai avuto qualche rimpianto o qualche momento di difficoltà?” provo a controbattere.
“Rimpianto no, a dire il vero c’era molta apprensione all’inizio. Difatti, come è ben noto, in fisica, ed in particolar modo in questo settore, l’unico modo per farsi conoscere e farsi valere è quello di pubblicare il proprio lavoro sulle riviste specializzate e qualificate a livello internazionale, altrimenti nessuno conoscerà o apprezzerà il lavoro tuo e del tuo gruppo di appartenenza, eccetto i colleghi con cui sei quotidianamente in contatto!”
Farsi strada non è mai facile…idea fuggevole.
“Quindi da un lato vi è la preoccupazione di non essere visibili, ma dall’altro c’è sicuramente il timore che le nostre idee fossero le stesse di altri gruppi di lavoro sparsi in giro per il mondo e che potevano precederci nella pubblicazione di qualcosa di importante. È già capitato spesso in passato e sono timori tutt’altro che infondati. Insomma, anche nella fisica di base, c’è parecchia concorrenza!”
Rilevo che la concorrenza esiste come forma estrema di competizione tra gli esseri umani, deve essere qualcosa di innato in noi.
Nella scienza e nella fisica vi è sempre stata concorrenza, anche il gruppo di Fermi pubblicò alcuni dati pur dando un’interpretazione sbagliata degli stessi, proprio per paura che qualcun altro potesse precederli.
Se poi penso allo sport, lì vi è la massima competizione possibile, basta dire che un record nasce già per essere battuto.
L’ufficio di Davide è inserito tra molti altri, il numero di ricercatori e professori è molto cospicuo, d’altronde siamo nella città più popolosa d’Italia.
“Però abbiamo avuto una buona idea, innovativa, che nessun altro aveva avuto in precedenza. Abbiamo messo nero su bianco queste nostre considerazioni e la pubblicazione, non solo è stata accettata dalla rivista Nuclear Physics, ma fu talmente apprezzata da produrre un invito ad una conferenza internazionale a Londra, una conferenza che coinvolgeva scienziati provenienti da ogni dove e coinvolti nel mondo della fisica sperimentale e in quello della fisica teorica.”
Per dare maggiore peso a questa descrizione, Davide mima esattamente le diverse fasi, la scrittura dell’articolo, l’accettazione dello stesso, l’invito alla conferenza, i preparativi. Tutto il locale del suo ufficio è partecipe di questo ricordo, ogni minimo spazio diventa il luogo dove sono state concepite le idee.
“Avevo già partecipato a parecchie conferenze in Europa, a volte avevo pure fatto un intervento, ma era la prima circostanza in una ribalta così importante. Non ti dico l’emozione mista all’agitazione, penso di avere imparato a memoria gli argomenti del mio seminario! Oltretutto, in una normale conferenza, non si espone solamente la propria idea, ma vi è una parte di dialogo e confronto ed avevo quasi angoscia delle domande che ne sarebbero potute scaturire. Insomma, terminai tutto con largo anticipo! Devo dire che è stata una grande esperienza.”
Ciò che mi sta comunicando, anche senza usare le parole, ma solamente attraverso l’atteggiamento e la gestualità, è di grande sollievo per i miei scopi.
Ho trovato un primo e notevole punto di svolta sul quale costruire una riflessione di massima.
L’immagine che spesso si ha, dall’esterno, degli scienziati è quella di persone rintanate nei propri laboratori ad eseguire esperimenti tanto complessi quanto inutili e soprattutto di persone con scarsa propensione alle relazioni sociali; ed è, ovviamente, un’immagine del tutto distorta della realtà.
Basterebbe l’esempio di Davide e questo passaggio per smentire la faziosità di questa visione.
Provo a descrivere questa sensazione a Davide, a fargli comprendere come si debba mettere in evidenza quello che invece è la contingenza reale e vedo che mi segue al volo.
“Ma quali topi di laboratorio! Ho trascorso, come molti altri, periodi piuttosto lunghi di specializzazione all’estero, in particolare per ben due anni sono stato a Granada con posizione post-dottorato, facendo capolino in Spagna almeno un’altra dozzina di volte tra convegni ed esperienze di docenza universitaria, oltre a molte conferenze seguite o visite presso centri di ricerca in Grecia, Svizzera, Francia, Germania, Svezia, Stati Uniti ed ovviamente in Italia.”
E, parlando di ognuno di questi luoghi, indica l’ubicazione sulla mappa mondiale che è appesa alla parete di fronte alla scrivania.
Esploratore non solo di teorie fisiche all’avanguardia, ma anche di luoghi.
“Il ricercatore moderno è sempre di più un cervello in circolazione!” e così dicendo faccio mia un’osservazione fattami mesi fa da un funzionario dell’Unione Europea in cui sottolineava come sia sbagliato parlare di “fuga dei cervelli”; almeno in ambito continentale, bisognerebbe pensare in termini globali ed avere la convinzione della necessità della circolazione dei talenti.
“Certo, attualmente fare il fisico dei neutrini o delle particelle vuol dire lavorare in una comunità quanto meno europea con svariate possibilità di mobilità all’esterno dell’Italia, confrontandosi con differenti culture ed approcci al medesimo problema.”
Qualche istante di pausa, un collega di Davide interrompe il nostro discorso per avere una...