Ringraziamenti
La Divina Commedia, questo capolavoro dei capolavori, afferra e – al tempo stesso – pone uno spazio invalicabile fra l’autore e il lettore. Perciò è “inesauribile” ed ogni esegesi apre nuovi problemi.
In tale percorso, ho cercato di esporre con chiarezza non solo l’itinerarium mentis in Deum, ma alcune delle possibili interpretazioni di molti passi ambigui, tentando di spostarmi al tempo dell’Alighieri per spiegare anche i fatti a lui coevi e l’innesto di mitologia e testi sacri nella logica dantesca e del suo periodo.
Lo spazio concesso a una sinossi “critica” è sempre poco; il materiale è infinito. Spero soltanto, però, di essere riuscito a interessare i lettori all’approfondimento ulteriore di quello che Borges definisce “il massimo di tutte le letterature”, e di avere sottolineato l’inimitabile forza espressiva del Padre della civiltà contemporanea italiana, europea e non solo.
Questo manuale può essere di aiuto agli studenti, perché soprattutto a loro ho pensato scrivendolo, edotto dai lunghi anni di insegnamento, nonché dalle continue conferenze.
Voglio ringraziare, per aver pubblicato il libro, la Società Dante Alighieri e il suo Presidente Andrea Riccardi, al quale va intera la mia stima.
Mi onora l’attenzione del Vice Presidente Paolo Peluffo, per l’acume con cui ha saputo cogliere anche gli spunti meno “prevedibili” del mio testo; talvolta le parole non sono sufficienti a esprimere la gratitudine; e questo lo dico anche nel grazie particolare indirizzato al Segretario Generale della “Dante”, Alessandro Masi, il quale ha creduto nel mio lavoro fin da principio: lo stimolo da parte sua è stato fondamentale sotto ogni aspetto.
Durante il procedimento di sistemazione, ho avuto accanto Valeria Noli, precisa e perspicace “rilettrice”, con la quale sono stati possibili le correzioni e i confronti concordati su alcuni ripensamenti.
Andrea Ciarlariello ha seguito le operazioni di stampa del volume e valutato le proposte del grafico.
Esprimo un’anticipata riconoscenza ai lettori, di fronte ai quali mi pongo con quest’ umile speranza: che si ami sempre di più tale “miracolo” (il Poema Sacro) fin ora insuperato: e irripetibile.
Aldo Onorati
Prefazione di Paolo Peluffo
Canto per canto di Aldo Onorati è la prima nave che salpa dal nostro piccolo porto di Palazzo Firenze per affrontare la sfida della divulgazione della cultura italiana classica, componente fondante della nostra identità. Divulgare è un’avventura, ma in fondo anche un dovere, che vorremmo infinito, non finito, e dunque duraturo, una “enciclopedia infinita”, un’azione che non si ferma, in quanto necessaria trasmissione dei dati di generazione in generazione.
Divulgare vuol dire chiedere agli studiosi, agli accademici, agli intellettuali, ai sapienti, al maestri, agli insegnanti di offrire chiavi di lettura per tutti. E dunque i nostri sono, “manuali per tutti” ma senza perdere il contatto con l’alta cultura.
Divulgare non è tradire. Divulgare non è tradurre. È, al contrario, accogliere sulla nave tanti viaggiatori in più. Se noi non sentissimo più il dovere di divulgare, vorrebbe dire che la postdemocrazia, con il suo sottile autoritarismo, ha già vinto, vorrebbe dire che ci siamo già arresi alle identità frammentate, agli individui senza radici, scaraventati come vuole la divisione del lavoro capitalistico; in sintesi, ci saremmo già arresi a vivere in comunità spezzate e rese materia inerte.
Divulgare equivale a tentare di alimentare, rinnovare, le identità nazionali e questo, a sua volta, vuol dire resistere alla deriva oscura, fangosa, degradata del nostro tempo. È dunque una piccola, umile, azione eroica. Noi della Dante cercheremo di dare un contributo a questa opera di resistenza. E lo faremo divertendoci come Aldo Onorati in questo primo manuale che non poteva non essere dantesco, come dantesco è Onorati stesso, il primo dantista che mi abbia convinto che l’autore del gran rifiuto non fosse il povero monaco strappato alla preghiera e fatto papa, Celestino V, ma la gigantesca, sinistra figura di Ponzio Pilato, ovvero il potere romano.
Questa nuova prospettiva di divulgazione, in Italia, l’ha aperta Vittorio Sermonti che ci ha appassionato alla lettura continua della Commedia, con le sue coltissime, ma comprensibili esplicazioni, anch’esse canto per canto. Le generazioni del secolo XXI hanno avuto in Sermonti un percorso alternativo, potente, alto e colto, alla lettura spezzettata e interrotta delle note a piè di pagina della nostra giovinezza.
La Dante ha preceduto questo primo manuale con un’opera mai tentata da altri, ovvero un film di 21 ore di tutta la Divina Commedia: “In viaggio con Dante” di Lamberto Lambertini. Forse è più giusto dire che si tratta di 100 film di 12 minuti ognuno, per ogni canto. Ma il succo è che questi cento film accompagnano la lettura di ogni canto con un viaggio a tappe che si porta, o meglio, ci immerge in un luogo della nostra straordinaria Italia, un’Italia fragile e potente, l’Italia del lavoro degli uomini, delle arti e delle tecniche che stanno scomparendo, ma anche delle grandi opere, monumenti del passato, rovine, infrastrutture, città, treni, navi, macchine, arte contemporanea, luoghi misteriosi e quasi segreti. È una immersione nel fiume Lethe che si restituisce intera la nostra molteplice identità italiana nella sua ricchezza infinita, e nelle sue diffuse imperfezioni.
Leggere finalmente questa breve, ma allo stesso tempo monumentale sinossi critica di Onorati, ci consente di guardare il poema dantesco nel suo insieme, senza la sensazione di perdersi nella sua complessità.
Vedendola completa nei suoi tre cammini successivi, ebbene, la Commedia mi spaventa. Di fronte ad essa resta un senso di sgomento, che però non trae origine soltanto dalla sua grandezza: c’è qualcosa di più forte, di più arcano. Si tratta dell’ombra d’una sconosciuta disarmonia. È lo stesso sgomento che si prova vedendo da lontano, per la prima volta, il profilo isolato di Castel del Monte sulle colline brulle della Murgia. Che cosa è, davvero, Castel del Monte? Che cosa è, davvero, la Commedia? Sono domande più serie di quanto appaia a prima vista, perché continuiamo a non sapere esattamente e completamente che cosa siano questi due giganteschi monumenti. Sappiamo, peraltro, quanto discredito i dantisti abbiano riservato a Gabriele Rossetti e a Giovanni Pascoli per aver indugiato molto sui lati oscuri della Commedia.
Tuttavia è paradossale che l’Italia come nazione nasca da una costruzione di cui ci sfugge il senso compiuto. O forse siamo in presenza di un tratto profondo, strutturale, costitutivo della identità italiana, che è la sua natura tragica, più forte di ogni altro elemento superficiale e che segna la nostra stor...