750 anni dalla nascita di Dante Alighieri [Apice 1/2016]
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750 anni dalla nascita di Dante Alighieri [Apice 1/2016]

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Il 10 novembre 1841, Giuseppe Mazzini inaugurava la scuola italiana elementare gratuita di Hatton Garden, Londra, con poche parole dedicate ai sessanta suonatori di organetto, venditori ambulanti, conduttori di scimmiette ammaestrate che aveva radunati insieme a rivoluzionari di ogni nazione e aristocratici inglesi, rivolgendosi ai presenti con queste parole: "i più tra loro ignorano il loro paese, la storia del popolo al quale appartengono, il nome dei Grandi che procacciarono nel passato alla Italia gloria e potenza. A testimonianze sì fatte, che si risponde?".Che cosa rispondiamo noi a questa domanda? Non siamo forse di fronte al rischio gravissimo – pur nel relativo benessere – di perdita della memoria, della nostra storia e della nostra cultura?Noi della Società Dante Alighieri – Società Nazionale la volevano chiamare i fondatori, in maggioranza mazziniani – rispondiamo riprendendo il cammino dei grandi anniversari della nostra cultura; cercando di celebrarli al meglio, raccogliendo attorno a noi persone colte, giovani, accademici, "traduttori" nei mezzi di comunicazione globali.Cominciamo con il nostro amato Durante degli Alighieri, perché il 750° anniversario della nascita è la premessa per una completa rilettura della sua poesia che ha forgiato un popolo, in un cammino ininterrotto che maturerà nel 2021 con il 700° della morte, a Ravenna, antica capitale imperiale.
[estratto dall'editoriale di Paolo Peluffo]

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«L’anguille di Bolsena e la vernaccia»: immagini, forme e sostanze del cibo in Dante
Di Giovanna Frosini*
Uno degli aspetti più straordinari della lingua di Dante è la poliedricità, la multiformità del suo volgare, che adopera tutti i registri della lingua e tutto lo spettro lessicale. È perciò uno degli aspetti più evidenti della Commedia la varietà delle soluzioni formali, in stretto rapporto con la varietà dei temi, delle situazioni, dei personaggi: è “il Dante della realtà” come lo chiamava Contini sulla scia di Auerbach.
Si tratta di un problema complesso, che si lega alle riflessioni di Dante sulla lingua, e in specie a ciò che Dante (o chi per lui, perché – com’è noto – la questione dell’autenticità del testo è assai dibattuta) scrive nell’Epistola XIII a Cangrande della Scala, dove la definizione stessa di commedia è legata al mezzo espressivo dimesso e umile, la loquela volgare usata anche dalle donnette: “locutio vulgaris, in qua et muliercule comunicant”: dunque, se non intendiamo male, l’uso del volgare, così che all’altezza dell’Epistola il concetto di comico verrebbe a identificarsi – come è stato autorevolmente sostenuto – col concetto stesso di lingua volgare.
Nella Commedia – un’opera che trascende (e per nostra fortuna) qualunque livello precedente delle riflessioni e della pratica di lingua volgare in Dante, con una evoluzione così profonda da lasciarci sempre sorpresi e ammirati – alle diverse situazioni corrispondono dunque, in rapporto mimetico, diversi livelli di espressione: le situazioni di più marcato realismo, presenti elettivamente nella prima cantica – ma non solo – impiegano un registro linguistico basso (“comico-elegiaco” secondo la scansione retorica medievale) che non rifugge – e anzi consapevolmente impiega – parole e locuzioni marcatamente popolari e vivissime.
Il cibo e il comico: Malebolge
Il primo esempio che scelgo è tratto dai canti di Malebolge, ed è uno dei non molti passi della Commedia in cui si fa esplicito riferimento al cibo.
I canti XXI-XXII dell’Inferno accolgono i barattieri, immersi nella pece vischiosa e bollente (“bollia là giuso una pegola spessa, | che ’nviscava la ripa d’ogne parte” Inf. XXI 17-18; “... non vedea in essa | mai che le bolle che ’l bollor levava” 19-20); se appena ne escono fuori, sono risospinti giù da diavoli armati di uncini. I due canti della “fossa quinta” sono condotti in modo singolare: qui abitano i diavoli come se li raffigurava la fantasia popolare (e tanta arte del Medioevo): neri, alati, con forche e uncini: “e vidi dietro a noi un diavol nero / correndo su per lo scoglio venire” XXI 29-30; “con l’ali aperte e sovra i piè leggero!” 33 (ripresa in stravolgimento infernale di Inf. V 83: “con l’ali alzate e ferme al dolce nido”). È dunque una bolgia grottesca, diavolesca e comica, in cui tutto lo sviluppo narrativo, ossia le immagini, il linguaggio, il dialogo, è impostato in chiave apertamente comico-elegiaca, con particolare riferimento al comico teatrale, che sfrutta a sua volta vari elementi topici del comico romanzo (ecco allora i diavoli, l’immagine culinaria, la scena del ponte, il turpe segnale dato da Barbariccia alla schiera dei suoi).
Una strenua attenzione stilistica anima questi canti, e in particolare il XXI (“Così di ponte in ponte, altro parlando / che la mia comedìa cantar non cura, / venimmo ...” 1-2, cui segue la mirabile similititudine dell’“arzanà de’ Viniziani”) per l’abbondanza di vocaboli grotteschi, coloriti e “petrosi”, le battute gergali, la lunga serie delle rime doppie e dure.
Veniamo dunque al passo che propongo di leggere:
Là giù ’l buttò, e per lo scoglio duro
si volse; e mai non fu mastino sciolto
con tanta fretta a seguitar lo furo.
Quel s’attuffò, e tornò su convolto;
ma i demon che del ponte avean coperchio,
gridar: “Qui non ha loco il Santo Volto!
qui si nuota altrimenti che nel Serchio!
Però, se tu non vuo’ di nostri graffi,
non far sopra la pegola soverchio”.
Poi l’addentar con più di cento raffi,
disser: “Coverto convien che qui balli,
sì che, se puoi, nascosamente accaffi”.
Non altrimenti i cuoci a’ lor vassalli
fanno attuffare in mezzo la caldaia
la carne con li uncin, perché non galli (43-57).
Qualche breve nota esegetica. Il peccatore è uno degli Anziani di Santa Zita, lucchese dunque, e barattiere, ossia un corrotto in pubblico ufficio: una colpa che per Dante ha una forte eco autobiografica, perché era st...

Table of contents

  1. Saluto del Presidente
  2. Editoriale
  3. La Divina Commedia, la miglior risposta agli interrogativi umani
  4. «Le genti del bel paese là dove ’l sì suona»
  5. Nel nome del padre (note su Carducci e la Società “Dante Alighieri”)
  6. Giorgio Manganelli e Dante come “classico degli enigmi”
  7. Il Paradiso, patria dei corpi e del contemporaneo
  8. Le indicazioni nella Divina Commedia
  9. Intervista a Mirko Volpi (filologo)
  10. Intervista a Francesco Muzzioli (critico letterario)
  11. Intervista a Marcello Carlino (filologo)
  12. Intervista a Valerio Magrelli (poeta e critico letterario)
  13. Intervista a Corrado Augias (giornalista e scrittore)
  14. Intervista a Marco Santagata (scrittore e critico letterario)
  15. «L’anguille di Bolsena e la vernaccia»: immagini, forme e sostanze del cibo in Dante
  16. Intervista a Eugenio Giani (Presidente della Società Dantesca Italiana)
  17. Intervista a Aldo Masullo (filosofo)
  18. Intervista a Piergiorgio Odifreddi (matematico)
  19. Intervista a Virgilio Sieni (coreografo)
  20. Pillole