Leggere i Grundrisse di Marx. Storia di una grande opera sul capitalismo
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I Grundrisse di Marx sono tutt'oggi l'analisi più vasta, profonda e insuperata del modo di produzione capitalistico. Se c'è rimasto qualcosa dell'opera di Marx, quel qualcosa è proprio l'analisi dei meccanismi di funzionamento del capitalismo. I Grundrisse sono il "laboratorio creativo" del lavoro di Marx sull'economia e del Capitale stesso. Trattandosi però di appunti sono di difficile approccio e di impervia navigazione. La loro lettura e comprensione è veramente una sfida anche per lo studioso di Marx. Per questa ragione Leggere i Grundrisse dell'economista russo, Vitaly Vygodsky, può essere una buona preparazione per affrontare questa sfida. Il testo di Vygodsky, pubblicato in italiano dalla Nuova Italia nel 1974, oggi è praticamente introvabile. E visto che Marx è tornato all'ordine del giorno, questa lettura, seppur iscritta in un'epoca determinata del marxismo, può diventare un importante lavoro di preparazione per chi ancora oggi desideri confrontarsi con il pensiero economico del filosofo di Treviri. E sono in molti.

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Come fu elaborato «Il Capitale»

È necessario conoscere la storia della genesi del Capitale? Le tappe principali. Perché è così interessante il periodo 1850-63? Il laboratorio creativo di Marx.
I libri, come gli uomini, hanno un loro destino, una loro biografia. Questo saggio intende seguire la storia del Capitale nel suo periodo culminante, che va dal 1850 al 1863. Sebbene in questi anni non fosse ancora apparso nessuno dei volumi del Capitale, tuttavia proprio in questo periodo Marx elaborò tutti gli elementi fondamentali della sua teoria economica. La storia del Capitale è in primo luogo la storia della genesi della teoria economica marxiana.
La storia della teoria economica di Marx è così drammatica e ricca di implicazioni che il suo studio è di interesse enorme, e non solo per lo specialista di storia del marxismo.
Ma perché si deve conoscere la storia della teoria economica di Marx? Non basta studiare questa teoria economica stessa, così come è esposta nei quattro libri del Capitale? La realtà è che è necessario conoscere questa storia, perché la teoria economica di Marx può essere correttamente compresa solo nel suo sviluppo, nel suo divenire. Altrimenti non si sfugge ad una appropriazione dogmatica, ossia deformata, falsa e superficiale, della teoria stessa.
Lo studio della storia del Capitale ci permette di fissare le seguenti tappe nelle quali Marx elaborò i singoli libri del Capitale: il manoscritto del terzo libro risale alla metà degli anni ’60; il manoscritto del quarto libro nacque agli inizi degli anni ’60; il primo libro apparve nel 1867, e il secondo libro Engels lo preparò per la stampa principalmente sulla base dei manoscritti marxiani degli anni ’70. Marx cioè scrisse Il Capitale in una certa misura in ordine inverso dal quarto libro al primo (sebbene il secondo libro «rimanga fuori» da questo schema). E noi vedremo che in realtà le cose andarono proprio in questo modo, e ci sforzeremo di mostrarne le cause. Per prima cosa facciamo notare che la conoscenza e la comprensione di questo fatto così importante per la storia del Capitale condiziona la stessa comprensione dei fondamenti del Capitale. La teoria economica di Marx si sviluppò in modo abbastanza tumultuoso. Il suo livello di sviluppo, il suo grado di maturità furono sostanzialmente differenti non solo negli anni ’40, ’50 e ’60, ma anche nell’ambito di ogni singolo decennio. Ciò si riflette anche nella terminologia usata da Marx.
Lo studio della storia del Capitale ci dà la possibilità di seguire il modo in cui Marx elaborò la sua teoria economica, scoprì le leggi del modo di produzione capitalistico, superò le carenze dell’economia politica borghese e rivoluzionò la scienza economica assumendo il punto di vista della classe operaia. Lo studio della teoria economica di Marx ci svela il suo metodo costruttivo e ci introduce nel suo laboratorio creativo. Dominare la metodologia marxiana della ricerca scientifica è il problema chiave per chi voglia appropriarsi in modo effettivamente costruttivo della teoria marxista-leninista e applicarla correttamente nella spiegazione dei fenomeni della vita della società umana nel nostro tempo.
Nell’Unione Sovietica si sono ampiamente e proficuamente occupati e si occupano della storia genetica della teoria economica marxiana W.W. Adoratskij, W.K. Bruslinskij, L.A. Leontiev, A.L. Reuel, D.I. Rosenberg ed altri studiosi. Negli ultimi anni anche gli studiosi della Repubblica Democratica Tedesca hanno indirizzato la loro attenzione alla genesi del Capitale.
È una storia abbastanza complicata, che suscita non poche polemiche tra coloro che la indagano, più che altro sulla periodizzazione scientifica di questa storia, sulla sua articolazione in singole tappe corrispondenti al livello che in ciascuna di esse Marx aveva raggiunto durante l’elaborazione della sua teoria economica. Riportiamo qui, a titolo esemplificativo, alcune periodizzazioni proposte dagli storici del marxismo nella Repubblica democratica tedesca[1].
Il professor Alfred Lemmnitz articola lo sviluppo della teoria di Marx in quattro tappe: dal 1843 al 1848-49, dal 1850 fino al 1860, dal 1861 al 1867 e dal 1868 al 1883.
A. Benary e H. Graul lo articolano in tre tappe: dal 1843 al 1846, dal 1847 al 1860 e dal 1861 al 1883.
Wolfgang Jahn infine propone questo schema: dal 1842 al 1846, dal 1847 al 1862, dal 1863 al 1867 e dal 1868 al 1895.
Come si vede, gli schemi proposti si differenziano sostanzialmente l’uno dall’altro, e noi aggiungiamo che nessuno di essi ci sembra pienamente accettabile.
Il criterio specifico che dovrebbe essere posto a base della periodizzazione della storia della teoria economica di Marx consiste, a nostro avviso, nel livello che Marx aveva raggiunto in ciascun dato periodo nella elaborazione della sua teoria, e prima di tutto della teoria del valore e del plusvalore. Perché vi sono differenze così grandi tra gli storici? Una particolarità del metodo creativo di Marx è consistita nel fatto che il suo lavoro nel campo dell’economia politica si è svolto sempre secondo due direttrici parallele: critica del capitalismo, in particolare critica delle teorie borghesi e piccolo-borghesi, e elaborazione della propria teoria economica. Nelle ricerche economiche marxiane l’adempimento di questi due compiti si fuse in un processo unitario. Questa peculiarità del metodo di ricerca di Marx si rispecchia anche nel duplice titolo che egli diede alla sua opera: Il Capitale. Critica dell’economia politica. In origine Marx: intendeva dare alla sua opera il titolo Critica dell’economia politica o Per la critica dell’economia politica. Nella lettera a Lassalle del 22 febbraio 1858 Marx caratterizza la sua opera con queste parole:
L’opera di cui anzitutto si tratta è una critica delle categorie economiche o, if you like, il sistema dell’economia borghese esposto criticamente[2].
È al tempo stesso esposizione del sistema e critica di esso attraverso l’esposizione.
In tale contesto non si può affatto ritenere fondata l’argomentazione di A. Benary e H. Graul secondo la quale Marx dal 1847 al 1860 superò criticamente l’economia politica borghese e negli anni 1861-83 elaborò l’economia politica marxista. Tentativi, come questo, di spezzettare il processo unitario in cui Marx elaborò la sua teoria economica portano a travisare il processo di sviluppo reale del marxismo.
Se noi mettiamo in risalto il periodo che va dal 1850 al 1863, è perché Marx proprio in questo periodo elaborò la sua teoria del valore e del plusvalore, nonché la sua teoria del profitto medio e del prezzo di produzione, che completava la teoria del plusvalore. Tutto ciò che Marx aveva realizzato nel campo dell’economia politica prima di questo periodo, negli anni dal 1843 al 1849, possiamo definirlo la preistoria della sua teoria economica.
Anzitutto, qualche cenno su questa preistoria. Gli anni Quaranta del xix secolo rappresentano una tappa importante nello sviluppo della teoria economica marxista. In questo periodo Marx e Engels elaborano la loro concezione dialettico-materialistica della storia nei Manoscritti economico-filosofici, La sacra famiglia, La situazione della classe operaia in Inghilterra, L’ideologia tedesca, La miseria della filosofia, Lavoro salariato e capitale, Discorso sulla questione del libero scambio, Manifesto del partito comunista e in altri scritti. Essi estesero il materialismo dialettico alla conoscenza della società umana. Dall’insieme dei rapporti sociali, essi misero in risalto i rapporti economici materiali, i rapporti di produzione che si formano indipendentemente dalla volontà e dalla coscienza degli uomini, come rapporti determinanti e originari, in antitesi ai rapporti ideologici che nascono passando attraverso la coscienza umana. I rapporti di produzione stessi sono determinati dal livello di sviluppo d...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Presentazione
  5. La chiave per comprendere il capitalismo di Giulio Sapelli
  6. 1 Come fu elaborato «Il Capitale»
  7. 2 Il punto di osservazione per l’analisi della società borghese
  8. 3 Una enorme congerie di fatti
  9. 4 La «forma economica di cellula» della società borghese
  10. 5 La scoperta del plusvalore
  11. 6 Perché il secondo quaderno di «Per la critica dell’economia politica» non fu pubblicato
  12. 7 Dal valore al prezzo di produzione
  13. 8 Il completamento della teoria del plusvalore
  14. 9 L’elaborazione della struttura del «Capitale»
  15. 10 La teoria economica di Marx e la classe operaia
  16. 11 Nel fuoco degli eventi storici della sua epoca
  17. Considerazioni sul saggio di Vygodsky di Cristina Pennavaja
  18. Lista delle opere citate
  19. Lista dei nomi e dei luoghi citati