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Come si ragiona in filosofia
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Il volume si articola in una serie di argomentazioni tese ad individuare, sulla scia del razionalismo critico, precisi criteri per la valutazione e la scelta di teorie filosofiche razionali che non si perdano nel mare della soggettivitĂ .
In questo orizzonte nascono anche utili considerazioni su come e perchĂŠ insegnare storia della filosofia.
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Information
Topic
PhilosophySubtopic
Philosophy History & TheoryNote
Capitolo primo
1 K.R. Popper, Logica della scoperta scientifica, tr. it., Einaudi, Torino 1970, p. 14.
2 Si veda, sempre di K.R. Popper, La demarcazione tra scienza e metafisica (saggio scritto nel gennaio 1955 per il volume The Philosophy of Rudolf Carnap, pubblicato successivamente nel 1964; rist. come cap. II in Id., Congetture e confutazioni, tr. it., il Mulino, Bologna, 1972, da cui cito: p. 432): ÂŤLa mia tesi, in poche parole, è questa. I ripetuti tentativi compiuti da Rudolf Carnap per mostrare che la demarcazione fra scienza e metafisica corrisponde alla distinzione fra senso e non-senso, sono falliti. La ragione è che il concetto positivistico di âsignificatoâ o âsensoâ (oppure di verificabilitĂ , o confermabilitĂ induttiva ecc.) non si presta al conseguimento di tale demarcazione â per il semplice fatto che la metafisica, pur non essendo scienza, non deve perciò essere priva di significatoÂť.
3 Id., Logica della scoperta scientifica, cit., p. 307.
4 Ibi, p. 40. Sullâargomento si veda, sempre di K.R. Popper, Miseria dello storicismo, tr. it., Feltrinelli, Milano, 1975, p. 37.
5 Id., Logica della scoperta scientifica, cit., p. 40.
6 Ibi, pp. 45-46. ÂŤIl principio di causalitĂ â scrive Popper â è lâasserzione che un qualsiasi evento può essere spiegato causalmente: può essere predetto sulla base di una deduzione. Lâasserzione sarĂ tautologica (analitica) o verterĂ sulla realtĂ (sarĂ sintetica) secondo il modo in cui, in questâasserzione, si interpreterĂ la parola âpuòâ. Infatti, se âpuòâ significa che è sempre logicamente possibile costruire una spiegazione causale, allora lâasserzione è tautologica, perchĂŠ, data una qualsiasi predizione, possiamo sempre trovare asserzioni e condizioni iniziali dalle quali è possibile derivare la predizione. (Se queste asserzioni universali siano state controllate e corroborate in altri casi è naturalmente tuttâaltra questione). Se però si intende che âpuòâ significhi che il mondo è governato da leggi rigorose, ed è costruito in modo che ogni evento specifico rappresenti il caso particolare di una regolaritĂ , o di una legge universale, allora lâasserzione è chiaramente sintetica. Ma in questo caso [...] non è falsificabile. Pertanto non adotterò nĂŠ respingerò il âprincipio di causalitĂ â, accontentandomi semplicemente di escluderlo dalla sfera della scienza come âmetafisicoâ. In ogni modo, proporrò una regola metodologica che corrisponde cosĂŹ strettamente al âprincipio di causalitĂ â che questâultimo potrebbe essere considerato come la versione metafisica di detta regola. Si tratta della semplice regola secondo la quale non dobbiamo abbandonare la ricerca di leggi universali e di sistemi coerenti di teorie, nĂŠ dobbiamo rinunciare ai nostri tentativi di spiegare causalmente qualunque tipo di evento che siamo in grado di descrivere. Questa regola guida il lavoro del ricercatore scientificoÂť. Cfr. anche a p. 271:ÂŤLa credenza nella causalità è metafisica. Non è nientâaltro che una tipica ipostatizzazione metafisica di una regola metodologica ben giustificata: la decisione dello scienziato di non abbandonare mai la ricerca delle leggiÂť.
7 Ibi, p. 293.
8 K.R. Popper, La ricerca non ha fine, tr. it., Armando, Roma 19973, p. 24. Tale espressione, soggiunge Popper, ÂŤnon passò nei miei scritti pubblicati prima del 1958, benchĂŠ sia lâargomento principale dellâultimo capitolo del Postscript (in bozze incolonnate fin dal 1957). Io â dice ancora Popper â misi il Postscript a disposizione dei miei colleghi e il professor Lakatos riconosce che quelli che egli chiama âprogrammi di ricerca scientificiâ sono nella tradizione di quelli che io descrivevo come âprogrammi di ricerca metafisiciâ (âmetafisiciâ perchĂŠ ânon-falsificabiliâ)Âť (Ibi, p. 242). E programmi di ricerca invece che, piĂš semplicemente, teorie, per la ragione che ÂŤincorporano, insieme a una visione dei problemi piĂš urgenti, unâidea generale di quella che potrebbe apparire una soluzione soddisfacente ad essi. Essi possono venire descritti come fisica speculativa, o forse come anticipazioni speculative di teorie fisiche controllabiliÂť (K.R. Popper, Poscritto alla logica della scoperta scientifica. III: La teoria dei quanti e lo scisma nella fisica, tr. it., il Saggiatore, Milano 1984, p. 169). Lâuniverso blocco di Parmenide; lâatomismo; la teoria del mondo come meccanismo ad orologeria (Hobbes, Descartes, Boyle); i campi di forze (Faraday, Maxwell); la teoria del campo unificato (Riemann, Einstein, SchrĂśdinger); lâinterpretazione statistica della teoria dei quanti (Born): sono questi alcuni esempi di programmi di ricerca metafisici addotti da Popper nellâEpilogo metafisico del terzo volume del Poscritto (Ibi, pp. 169-172). Cfr., sullâargomento, ancora K.R. Popper: a) Logica della scoperta scientifica, cit., pp. 307-308; b) Poscritto alla logica della scoperta scientifica, I, cit., pp. 205-209; c) La ricerca non ha fine, cit., pp. 165-168; e pp. 184-198 â dove è il darwinismo a venir considerato da Popper come un programma di ricerca metafisico.
9 Id., La ricerca non ha fine, cit., p. 139.
10 Cfr. ibidem.
11 Ibidem. Di seguito: ÂŤCosĂŹ fece anche il povero Segretario, come risulta dalle minute in cui riferisce sullâincidente, aggiungendo in calce alla pagina: âQuesta è la formula dâinvito al ClubâÂť.
12 Ibi, pp. 139-140. Cfr. anche Id., SocietĂ aperta, universo aperto, tr. it., Borla, Roma 1984, pp. 49-51.
13 Id., La ricerca non ha fine, cit., p. 140. T.E. Burke contesta lâidea di una troppo marcata differenza tra la concezione della filosofia sostenuta da Popper e lâidea di filosofia sostenuta da Wittgenstein. Cfr. T.E. Burke, The Philosophy of Popper, Manchester University Press, Manchester 1983, pp. 23-36. Sulla influenza non positiva che la filosofia del secondo Wittgenstein avrebbe avuto sui critici di Popper â come Kuhn e Feyerabend â si consulti G. Radnitzky, Entre Wittgenstein et Popper, Vrin, Paris 1987, p. 168 ss.
14 K.R. Popper, La ricerca non ha fine, cit., p. 140.
15 Ibidem.
16 Ibidem.
17 Ibidem.
18 Cfr. D. Edmonds - J. Eidinow, La lite di Cambridge, tr. it., Garzanti, Milano 2002.
19 Ibi, p. 190.
20 Ibi, p. 195.
21 Ibi, p. 216.
22 Ibi, pp. 216-217.
23 Ibi, p. 218.
24 Ibi, pp. 218-219.
25 Ibi, p. 220.
26 Ibidem.
27 Ibidem.
28 Ibi, p. 221. E a p. 224: dopo che Wittgenstein ebbe abbandonato la sala, si sviluppò un âdibattito esplorativoâ fra Popper e i discepoli di Wittgenstein: ÂŤPeter Geach, per esempio, cercò di incastrare Popper chiedendogli se gli esperimenti condotti da sir Henry Cavendish potessero essere a ragione definiti scienza. Cavendish, famoso soprattutto per essere lo scopritore dellâidrogeno e di altri gas, era un ricercatore talmente incline alla segretezza che in casa aveva fatto costruire una seconda scala per la servitĂš, in modo da poter evitare ogni contatto. Si dice che in vita sua abbia pronunciato meno parole di un monaco trappista. Popper sosteneva che una teoria si potesse definire scientifica soltanto se falsificabile e aperta allâesame. Alla domanda di Geach, la risposta di Popper fu semplicemente: âNoâÂť.
29 B. Russell, La mia vita in filosofia, tr. it., Longanesi, Milano 1962, p. 304.
30 Id., Ritratti a memoria, tr. it., Longanesi, Milano 1958, p. 207.
31 Cfr. ibi...
Table of contents
- Copertina
- Colophon
- Introduzione: PerchĂŠ e come studiare storia della filosofia
- La logica del ragionamento filosofico
- Teorie filosofiche criticabili e criticate
- Indice dei nomi
- Sommario
- Note