Capitolo primo
Il movimento nazionale ucraino
Il nazionalismo ottocentesco
Il termine ânazioneâ cambiò radicalmente significato a seguito della rivoluzione francese. La democratizzazione ispirata dalla filosofia illuminista comportò che il potere politico non potesse piĂš basarsi solo su una presunta investitura divina dallâalto, ma anche su una dal basso, da parte del popolo e di una comunitĂ politica unitaria: la nazione. Allâinizio del 1800 nellâEuropa occidentale Stati come quello francese, inglese e spagnolo sembravano abbastanza coesi e omogenei: nei secoli precedenti le differenze religiose e linguistiche erano state spesso appianate da sanguinose guerre e rivolte di cui si fingeva di non avere memoria. Nel resto dâEuropa invece gli organismi statali erano o piccoli Stati regionali o grandi imperi multinazionali, che univano al proprio interno diverse nazioni. Il principio democratico e lâidea che lâumanitĂ fosse divisa in comunitĂ nazionali avanzarono a braccetto nel corso dellâOttocento: nacquero cosĂŹ i movimenti nazionali europei che lottavano per lâunitĂ , per la âliberazione dalla dominazione stranieraâ e per la costituzione di Stati-nazione. Similmente a quanto avveniva fra gli intellettuali italiani e polacchi, anche gli studiosi di storia, letteratura e tradizioni popolari dellâUcraina iniziarono a sostenere lâesistenza di una nazione ucraina, divisa fra due dominazioni straniere: lâImpero Russo e quello Austro-Ungarico.
Particolarmente importanti in questo processo furono gli scrittori e soprattutto gli storici, che si incaricarono del compito di rintracciare le origini della storia nazionale nei secoli passati, dimostrandone cosĂŹ la sua esistenza e il suo diritto a rivendicare lâindipendenza su un determinato territorio. Nello Stato multinazionale asburgico il nazionalismo ucraino fu parzialmente incoraggiato contro i polacchi, che erano piĂš ricchi e pericolosi degli ucraini, mentre nellâimpero zarista, che in quegli stessi anni vedeva la nascita del nazionalismo russo, fu presa la decisione di reprimere il movimento ucraino e la libertĂ di espressione. Furono vietate le pubblicazioni in lingua ucraina prima con la circolare Valuev (dal cognome del ministro degli interni, 1863) e successivamente con lâeditto di Ems (1876). La repressione colpĂŹ le associazioni culturali che promuovevano la cultura ucraina e le idee indipendentiste, come la Confraternita dei Santi Cirillo e Metodio, nella quale militava Taras Ĺ evÄenko (1814-1861). Ex servo affrancatosi grazie alle sue doti pittoriche e compositive, Ĺ evÄenko divenne celebre con la sua raccolta Kobzar (Il bardo), ispirata alla tradizione dei bardi ucraini, che cantano accompagnandosi con la kobza, uno strumento a corde simile a un liuto. Fra gli altri attivisti della confraternita vi fu anche lo storico Nikolaj Kostomarov (1817-1885), uno dei primi a sostenere la separatezza dei popoli ucraino e russo. Kostomarov aveva a lungo studiato la storia dei cosacchi ucraini: questi mitici contadini guerrieri erano nati nel XV secolo dallâopposizione allâavanzata polacca nelle steppe del fiume Dniprò, lungo il quale essi fondarono unâentitĂ politica indipendente, chiamata âetmanatoâ (dal nome del principe dei cosacchi, lâetmano). NellâOttocento i cosacchi furono scelti come progenitori dal movimento nazionale ucraino, che ne apprezzava le tante insurrezioni per lâindipendenza tanto contro i polacchi quanto contro i russi.
Quella cosacca fu idealizzata come una societĂ egualitaria e in parte democratica, contrapposta alla servitĂš della gleba che era stata introdotta solo dopo che la Russia riuscĂŹ a sottomettere i nobili cosacchi nel corso del 1700. Sebbene sia improprio considerare i cosacchi una nazione in senso moderno, le loro vicende si prestarono bene a questo tipo di idealizzazione romantica. Queste semplificazioni furono del resto proprie di qualsiasi narrativa nazionale del XIX secolo: basti pensare allâimportanza del mito della Roma antica per lâItalia.
Un ruolo centrale nella vicenda nazionale fu poi giocato dallo storico Mychajlo HruĹĄevsâkyj (1866-1934): dopo essersi laureato nel 1890 alla facoltĂ di Storia dellâuniversitĂ di KyĂŻv, egli si dedicò anima e corpo alla scrittura di unâimponente opera in dieci volumi, nella quale ricostruiva le vicende dei territori ucraini dallâantichitĂ fino allâOttocento. Nel 1894 divenne professore ordinario allâuniversitĂ di Leopoli, capitale della Galizia, allora parte dellâimpero austriaco. LĂŹ proseguĂŹ la sua attivitĂ scientifica e civile dando nuovo impulso alla SocietĂ Scientifica âĹ evÄenkoâ, che era stata fondata a Leopoli nel 1873 per celebrare il poeta e diffondere la lingua e la letteratura ucraine.
Nella Galizia austriaca il sentimento nazionale ucraino era assai piĂš diffuso nella popolazione anche grazie allâazione dei preti uniati cattolici. LâUcraina era stata cristianizzata dal principe Volodymyr I (958-1015) al tempo della Rusâ di KyĂŻv: la Rusâ era una federazione di principati commerciali che nel corso del medioevo dominò le terre delle attuali Ucraina e Russia. KyĂŻv cadde sotto il peso delle invasioni mongole e tatare nel 1240 e una serie di piccoli principati si divisero le terre ucraine. Lâespansione del regno polacco nel corso del 1500 portò con sĂŠ anche a un riavvicinamento della chiesa ortodossa al cattolicesimo: con lâUnione di Brest (1596) una parte del clero ucraino riconobbe lâautoritĂ del Papa ma mantenne il rito ortodosso, dando vita alla Chiesa uniate ucraina, che raccolse fedeli soprattutto nelle regioni ucraine occidentali. I preti uniati erano istruiti nei seminari italiani o austriaci, dove apprendevano anche le mode politiche occidentali, come il nazionalismo. Tornati come parroci nella Galizia austriaca, essi furono i piĂš importanti vettori di diffusione dellâidea nazionale ucraina, che, anche per questa ragione, è cosĂŹ radicata nelle regioni occidentali.
HruĹĄevsâkyj lasciò Leopoli dopo la rivoluzione del 1905: in Russia si stava avviando una democratizzazione dellâimpero che a molti sembrava sostanziale. Lo storico padre della nazione ucraina decise quindi di tornare a KyĂŻv per giocare un ruolo piĂš attivo nei tentativi di conquistare lâindipendenza nazionale.
Guerre e rivoluzioni
Lo scoppio della Prima guerra mondiale nel 1914 causò unâaccelerazione della disgregazione degli imperi russo e austro-ungarico: entrambi cercarono di utilizzare il fattore multinazionale contro lâaltro, ma il risultato fu che ambedue gli eserciti ressero molto male alle difficoltĂ della guerra e i soldati cercarono di ritornare a casa o di riordinarsi in formazioni autonome a sostegno delle nuove nazioni che sembravano emergere sullo scacchiere politico.
Lâimpero zarista fu il primo a cedere sotto la spinta della rivoluzione liberal-democratica del febbraio 1917: mentre a Pietrogrado Kerenskij e Lenin si contendevano il potere, in Ucraina lâorgano piĂš influente era la Rada (âconsiglioâ, è lâequivalente ucraino del termine russo âsovietâ) centrale di KyĂŻv, dominata dalle forze del movimento nazionale ucraino, che erano principalmente di ispirazione socialista. KyĂŻv non dichiarò subito lâindipendenza, ma fece precise richieste per lâautonomia nazionale che si temeva non venisse garantita dal governo di Pietrogrado. Quando i bolscevichi di Lenin presero il potere in Russia, la Rada guidata da HruĹĄevsâkyj dichiarò lâindipendenza della Repubblica popolare ucraina (7 novembre 1917). Mosca non accettò lâindipendenza ucraina e prese a riorganizzare i comunisti ucraini, che erano diffusi soprattutto nelle regioni industrializzate dellâest (Charkiv, Ekaterinoslav oggi chiamata Dnipropetrovsâk e Juzovka oggi Donecâk). Lo scontro tra le due formazioni fu interrotto dallâoccupazione dellâUcraina da parte degli imperi centrali a seguito della pace di Brest-Litovsk firmata dai bolscevichi: con lâappoggio degli occupanti, che erano interessati alle risorse alimentari ucraine, prese il potere il tenente generale Pavlo Skoropadsâkyj. Di origini cosacche ma fino ad allora sordo al richiamo del nazionalismo ucraino, Skoropadsâkyi abbracciò lâidea di uno Stato nazionale solo alla sua salita al potere; il suo governo era unâoasi felice se comparato agli sconvolgimenti sociali della Russia bolscevica, ma lâeconomia del Paese era subordinata allâapprovvigionamento degli eserciti tedesco e austriaco che continuavano la guerra sugli altri fronti. A seguito della sconfitta di Vienna e Berlino nella guerra mondiale, lâUcraina tornò in uno stato di guerra civile. Lo scontro vedeva contrapporsi le forze nazionali ucraine guidate da Symon Petljura, i bolscevichi, i bianchi di Denikin e Wrangler e le forze anarchiche guidate dallâoperaio Nestor Machno.
Sarebbe troppo complicato e lungo seguire le alterne vicende della guerra civile in Ucraina, che si concluse con la vittoria finale dei bolscevichi sulle forze congiunte di Petljura e della neonata repubblica polacca. Ă invece fondamentale sottolineare che la forza decisiva in questo scontro fu quella dei contadini: essi costituivano la maggioranza assoluta della popolazione e determinarono con il proprio appoggio il successo di questa o di quellâaltra fazione. Il desiderio principale dei contadini era tornare a lavorare la terra autonomamente, senza interferenze da parte di organismi esterni o statali. Come ha illustrato Andrea Graziosi, il favore delle masse contadine fu in ultima istanza conquistato da Lenin, che con la NEP (Nuova politica economica) concedeva loro unâampia autonomia. La NEP costituiva certo una contraddizione della teoria politica dei bolscevichi, ma questa concessione di libertĂ e persino di forme di libero mercato fu ritenuta necessaria da Lenin per conquistare il favore dei contadini e per ridare fiato allâeconomia dopo le requisizioni forzate di derrate alimentari note come âcomunismo di guerraâ. Si trattava di un compromesso che era destinato a essere rivisto da parte dei comunisti, ma le masse contadine ucraine non immaginavano la provvisorietĂ della situazione.
Il movimento nazionale ucraino si era dimostrato troppo debole per imporsi: esso era forte soprattutto fra gli intellettuali e nella Galizia austriaca, dove era nata la Repubblica popolare ucraina occidentale poi riunita brevemente al resto del Paese nel dicembre 1918. Ma Petljura non seppe conquistare le masse contadine e finĂŹ addirittura per cedere la Galizia alla Polonia in cambio di unâinutile alleanza militare contro Mosca. La ragione stava nel fatto che le masse contadine, seppure parlassero prevalentemente ucraino, non erano ancora state ânazionalizzateâ, ovvero non si sentivano parte della nazione ucraina: se interpellati i contadini si definivano semplicemente come gente del posto e la loro prima preoccupazione era come sarebbero stati gestiti i campi e non lâistituzione di uno Stato-nazione. Per questo la campagna militare congiunta di Petljura e di PiĹsudski nel 1920 non fu in grado di mobilitare le masse e fu respinta dalle forze bolsceviche.
A favore dei bolscevichi si schierarono alla fine del conflitto anche gli ampi strati di popolazione ebraica: i nazionalisti ucraini avevano avuto buonissimi rapporti con gli ebrei, ai quali avevano riconosciuto piena cittadinanza. La Rada aveva persino creato un Commissariato agli affari delle nazionalitĂ , la cui guida fu affidata a un ebreo. Ciononostante molte forze armate della guerra civile ucraina, fra cui anche formazioni sotto il comando di Petljura, compirono azioni di persecuzione degli ebrei se non addirittura veri e propri pogrom. Anche le forze sotto il comando dellâanarchico Machno, che controllò lâUcraina centro-orientale fra il 1919 e il 1921, si macchiarono spesso di crimini contro le comunitĂ ebraiche. Gli ebrei quindi finirono per sostenere il potere che sembrava dare maggiori garanzie di sicurezza e in questo i nazionalisti ucraini furono nuovamente superati dal potere bolscevico, che sembrava voler integrare completamente gli ebrei nel nuovo Stato, senza badare alla loro nazionalitĂ .
Nonostante le simpatie suscitate, soprattutto nel corpo diplomatico inglese, la delegazione ucraina a Versailles non fu mai accreditata alla conferenza di pace, che ignorò le richieste di costituire uno Stato ucraino in un territorio che comunque era sotto il controllo di Mosca. I sostenitori dellâindipendenza ucraina si videro perciò costretti a lasciare la parte del Paese sotto il controllo dei bolscevichi e a vivere in esilio in altri Paesi europei o in America. La Galizia assieme a Leopoli entrò invece a far parte della rinata repubblica polacca.
La politica nazionale sovietica e il Holodomor
La costruzione del primo Stato nazionale ucraino fu cosĂŹ opera del potere internazionalista e comunista dei bolscevichi. Secondo la teoria marxista le nazioni erano parte della sovrastruttura messa in campo dalla borghesia per dividere e dominare la classe lavoratrice. Quando prese il potere, Lenin si rese presto conto che lâimpero russo rischiava di disgregarsi in tanti Stati nazionali. Egli teorizzò che in una situazione di imperialismo come quella zarista, nella quale una nazione â quella russa â aveva svolto un ruolo di dominazione sulle altre, le singole rivoluzioni nazionali fossero portatrici di valori progressisti e socialisti. Il compito del potere bolscevico non era perciò quello di opporsi a tali movimenti, ma di supportarli e di aiutarli a fondersi nella grande rivoluzione sociale comunista. Assieme alla NEP Lenin varò unâimportante politica di indigenizzazione e radicamento sul territorio del potere bolscevico, chiamata korenizacija: al fine di integrare le rivoluzioni nazionali che coinvolgevano tutte le periferie dellâimpero, il nuovo Stato socialista sarebbe nato come una federazione di repubbliche nazionali che avrebbero sostenuto e diffuso le differenti culture nazionali. Nella societĂ socialista le nazioni sarebbero scomparse fondendosi in unâunica entitĂ , ma Lenin pose questo momento in un futuro non preciso, creando cosĂŹ una seconda contraddizione interna al regime bolscevico. Fino a che Stalin non fu in grado di assumere il controllo su tutto il Paese, cosa che avvenne fra la fine degli anni â20 e lâinizio dei â30, la politica di indigenizzazione fu perseguita con successo, portando a una ucrainizzaizone della repubblica ucraina fondata dai bolscevichi nel 1921.
In Ucraina la figura maggiormente coinvolta nel processo di ucrainizzazione fu quella del commissario allâeducazione: questa carica fu ricoperta prima dal socialista-rivoluzionario Oleksandr Ĺ umsâkyj (1924-1927) e successivamente dal suo oppositore bolscevico Mykola Skrypnyk (1927-1933). Nonostante il secondo avesse accusato il primo di essere troppo nazionalista, entrambi furono decisivi per la costruzione di un sistema scolastico in ucraino che alfabetizzò pressochĂŠ lâintera popolazione, fondarono una Accademia delle scienze nazionale e istituzionalizzarono la lingua ucraina, della quale furono pubblicati i primi dizionari e le prime grammatiche ufficiali dopo i divieti zaristi. Il numero di chi parlava ucraino aumentò anche nelle cittĂ dellâest, solitamente abitate da operai russi trasferitisi per lavorare nelle industrie e nelle miniere.
Lâascesa di Stalin al potere andò però a turbare questo equilibrio: convinto dellâinevitabilitĂ della guerra con il capitalismo, Stalin era deciso a sfruttare le risorse agrarie sovietiche per procurarsi i fondi necessari allâindustrializzazione forzata del Paese, indispensabile in caso di conflitto. Mentre gli stessi comunisti ucraini pensavano di poter conquistare maggiore indipendenza da Mosca, Stalin decise una centralizzazione completa, che partiva dallâeliminazione della NEP e dalla creazione di grandi aziende agricole collettive (i kolkhozy e i sovkhozy). Nel 1928 fu l...