Secessione
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Secessione

Una prospettiva liberale

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Secessione

Una prospettiva liberale

About this book

La storia europea più recente ha visto attuarsi processi di secessione, con il crollo dei sistemi politici socialisti e la nascita (non sempre pacifica) di nuove entità politiche. Diverse aree dell'Europa occidentale – dalla Catalogna alla Scozia, dalle Fiandre al Veneto – sono toccate oggi da rivendicazioni che mettono in discussione i confini nazionali, ponendo la questione, cruciale, di chi (e come) possa definirli. Nicola Iannello e Carlo Lottieri illustrano le tesi liberali e libertarie in tema di diritto di secessione e nazione volontaria, evidenziando come si possa uscire dall'età delle sovranità assolutistiche e dei nazionalismi autoritari solo grazie a un radicale ripensamento delle categorie filosofico-politiche fondamentali. Per i due autori, è giunto il momento di comprendere che, in una società libera, le istituzioni sono legittime solo se godono realmente del consenso dei singoli che esse s'incaricano di servire. Oltre ai due saggi di Iannello e Lottieri, il volume propone una parte antologica, con testi di Thomas Jefferson, Ernest Renan, Ludwig von Mises, Robert McGee, Murray N. Rothbard e Hans-Hermann Hoppe.

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Information

Antologia

La Dichiarazione d’Indipendenza, redatta da Thomas Jefferson e poi parzialmente modificata in sede di approvazione, è stata tradotta da Luigi Marco Bassani.
La conferenza “Che cos’è una nazione” di Ernest Renan è stata tradotta da Carlo Lottieri.
I brani di Ludwig von Mises, tratti da Lo Stato onnipotente, sono stati tradotti da Nicola Iannello.
L’articolo Ripensare la secessione di Robert Mc Gee è stato tradotto da Antonio Francesco Gravina.
L’articolo Nazioni per consenso di Murray N. Rothbard è stato tradotto da Nicola Iannello.
L’articolo Centralizzazione e secessione di Hans-Hermann Hoppe è stato tradotto da Carlo Lottieri.

Thomas Jefferson

Dichiarazione d’indipendenza (1776)

Documento sottoscritto il 4 luglio 17761

Quando, nel corso degli umani eventi, si rende necessario ad un popolo dissolvere quei vincoli politici che lo avevano legato ad un altro e assumere tra le altre potenze della terra quel posto distinto ed eguale cui ha diritto per legge naturale e divina, un giusto rispetto per le opinioni dell’umanità richiede che esso renda note le cause che lo spingono a tale passo.
Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per sé evidenti: che tutti gli uomini sono creati eguali e che il loro Creatore ha concesso loro alcuni diritti [connaturati e] inalienabili, fra i quali vi sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità; che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati i governi fra gli uomini, governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tenda a negare tali finalità, è diritto del popolo modificarla o abolirla e crearne una nuova, fondandola su quegli stessi principi e ordinando i suoi poteri nel modo che gli sembri più idoneo a garantire sicurezza e felicità. La prudenza, invero, consiglierà di non modificare per cause effimere e di poco conto governi da lungo tempo stabiliti; e conformemente a ciò l’esperienza ha dimostrato che gli uomini sono più disposti a sopportare, finché i mali sono tollerabili, che a farsi giustizia abolendo quelle forme di governo cui sono avvezzi. Ma quando una lunga serie di abusi e usurpazioni, [iniziata in un preciso momento e] invariabilmente diretta al medesimo scopo, svela il disegno di assoggettarli ad un dispotismo assoluto, è loro diritto e dovere abbattere un tale governo e procurarsi nuove garanzie per la loro sicurezza futura.
Tale è stata la paziente sopportazione di queste colonie; e tale è ora la necessità che le costringe a [dissolvere] (alterare) la loro precedente forma di governo. Il passato dell’attuale sovrano è contraddistinto da una serie di [incessanti] (ripetute) offese e usurpazioni, [tra le quali non si leva un solo fatto a contraddire l’uniforme tenore del resto, ma che hanno tutte], (tutte aventi) come obiettivo immediato l’instaurazione di una tirannia assoluta su questi Stati. A prova di ciò, esponiamo al giudizio di un mondo imparziale i fatti, [dei quali fa fede il nostro onore, mai macchiato da menzogne o falsità]
Egli ha rifiutato di dare il suo assenso alle leggi più utili e necessarie al bene pubblico.
Egli ha proibito ai suoi governatori di approvare leggi di urgente e assoluta importanza, a meno che la loro efficacia restasse sospesa fin quando non fosse stato ottenuto il suo assenso; e una volta così sospese, egli non le ha più degnate della minima considerazione.
Egli ha rifiutato di approvare altre leggi dirette all’ordinamento di vasti territori, a meno che la loro popolazione non avesse rinunciato al diritto di rappresentanza in seno al corpo legislativo, un diritto inestimabile per loro e temibile soltanto per i tiranni.
Egli ha convocato le assemblee popolari in luoghi inconsueti, scomodi e distanti dai loro archivi, al solo scopo di indurle ad accogliere delle misure da lui volute in modo da evitare ulteriori disagi.
Egli ha ripetutamente [e continuamente] dissolto le assemblee rappresentative colpevoli di essersi opposte con virile fermezza alle sue violazioni dei diritti del popolo.
Egli ha rifiutato a lungo di consentire che venissero elette nuove assemblee, di modo che i poteri legislativi, che non sono suscettibili di essere annullati, sono tornati ad essere esercitati direttamente dal popolo, mentre lo Stato restava nel frattempo esposto a tutti i pericoli dell’invasione dall’esterno e dei disordini all’interno.
Egli ha tentato di ostacolare il popolamento di questi Stati e per questa ragione ha intralciato l’approvazione di leggi per la naturalizzazione degli stranieri, rifiutando inoltre di promulgarne altre dirette a favorire la loro immigrazione in queste paese e rendendo più difficile la concessione di terre.
Egli ha [consentito che l’amministrazione della giustizia venisse a cessare totalmente in alcuni di questi Stati] (intralciato l’amministrazione della giustizia), rifiutando il suo assenso a leggi dirette a stabilire i poteri giudiziari.
Egli ha reso i [nostri] giudici dipendenti dal suo esclusivo arbitrio per quel che riguarda il loro mandato e l’importo e il pagamento dei loro stipendi.
Egli ha creato una moltitudine di nuove cariche [arrogandosene arbitrariamente il potere] e ha inviato in questo paese nugoli di funzionari per tormentare il nostro popolo e divorarne gli averi.
Egli ha mantenuto fra di noi, in tempo di pace, eserciti permanenti [e navi da guerra] senza il consenso dei nostri corpi legislativi.
Egli ha reso il potere militare indipendente dal potere civile e ad esso superiore.
Egli si è accordato con altri allo scopo di assoggettarci ad una giurisdizione estranea alla nostra costituzione e che le nostre leggi non riconoscono, dando il suo assenso alle loro presunte disposizioni legislative, dirette:
– ad acquartierare fra noi consistenti forze di truppe armate;
– a proteggere queste ultime, mediante processi fittizi, da ogni punizione per gli omicidi da loro eventualmente commessi a danno degli abitanti di questi Stati;
– ad interrompere il nostro commercio con tutte le parti del mondo;
– ad imporci tributi senza il nostro consenso;
– a privarci (in numerosi casi) del beneficio dell’essere giudicati da una giuria;
– a deportarci oltreoceano per essere giudicati per presunti crimini;
– ad abolire il sistema delle libere leggi inglesi in una provincia vicina, instaurandovi un governo arbitrario e ampliando le sue frontiere in modo da renderla all’istante un esempio e uno strumento atto ad introdurre lo stesso sistema assoluto in [questi Stati] (queste colonie);
– a privarci dei nostri statuti, ad abolire le nostre leggi più care e ad alterare le basi delle nostre forme di governo;
– a sospendere i nostri organi legislativi, dichiarandosi direttamente investito del potere di legiferare per noi in qualsiasi materia;
Egli ha abdicato al governo di questo paese, [ritirando i suoi governatori e dichiarando che non beneficiamo più della sua benevolenza e protezione] (ritirando la sua protezione e muovendoci guerra);
Egli ha saccheggiato i nostri mari, devastato le nostre coste, bruciato le nostre città e distrutto le vite della nostra gente;
Egli sta ora trasferendo grandi eserciti di mercenari stranieri destinati a portare a compimento l’opera di morte, di desolazione e di tirannia già cominciata in circostanze di crudeltà e di perfidia (raramente uguagliate anche nelle età più barbare e del tutto) indegne del capo di una nazione civile;
Egli ha costretto i nostri concittadini catturati sui mari a prendere le armi contro il loro paese e a divenire i giustizieri dei loro stessi amici e fratelli o a venire uccisi dalle loro mani;
Egli ha (fomentato insurrezioni entro i nostri confini e ha) cercato di far marciare contro gli abitanti delle nostre zone di frontiera gli spietati selvaggi Indiani, il cui ben noto metodo di guerra consiste nel massacro indiscriminato della gente di ogni età, sesso e condizione;
[Egli ha fomentato proditorie insurrezioni da parte dei nostri concittadini, allettandoli con il miraggio della confisca delle nostre proprietà;
Egli ha intrapreso una guerra crudele contro la stessa natura umana, violando i più sacri diritti alla vita e alla libertà dei membri di un popolo lontano che mai gli aveva recato offesa, facendoli catturare e trasportare in schiavitù in un altro emisfero o mandandoli incontro a una miserevole morte durante il trasporto. Questo piratesco metodo di guerra, obbrobrio delle potenze INFEDELI, è quello adottato dal CRISTIANO re d’Inghilterra. Deciso a conservare aperto un mercato in cui vendono e si comperano UOMINI, egli ha prostituito il suo diritto di veto al fine di votare al fallimento ogni tentativo di proibire o limitare per via legislativa questo esecrando commercio. E acciocché non mancasse a questo corteo di orrori nulla di infame, egli sta ora incitando proprio quella gente a prendere le armi contro di noi ed a guadagnarsi quella libertà di cui egli stesso li aveva privati, massacrando coloro in braccio ai quali egli stesso li aveva gettato; sdebitandosi così di anteriori crimini commessi contro le LIBERTÀ di un popolo, con crimini che egli incita a commettere contro le VITE di un altro].
Ad ogni stadio di questi soprusi noi abbiamo inviato petizioni, redatte nei termini più umili, chiedendo la riparazione dei torti subiti; le nostre ripetute preghiere non hanno ricevuto altra risposta che altrettante offese. Un sovrano il cui carattere è contraddistinto da tutto ciò che può valere a definire un tiranno, non ha diritto di governare un popolo (libero) [CHE VUOL ESSERE LIBERO]. [Le generazioni future potranno appena credere che la temerarietà di un solo uomo si sia avventurata, nel breve giro di dodici anni soltanto, in così numerosi atti di scoperta tirannia a danno di un popolo cresciuto e radicatosi in principi di libertà].
Non abbiamo trascurato i nostri fratelli inglesi. Li abbiamo avvertiti di volta in volta dei tentativi del loro corpo legislativo di estendere (ingiustificatamente) la propria giurisdizione (su di noi) [su questi Stati]. Abbiamo rammentato loro le circostanze della nostra emigrazione e del nostro insediamento qui, [nessuna delle quali potrebbe giustificare una così stravagante pretesa, giacché la colonizzazione di queste terre è stata realizzata a prezzo del nostro sangue e delle nostre sostanze, senza aiuto alcuno da parte della forze o della ricchezza della Gran Bretagna; e che nel dar vita alle nostre varie forme di governo, abbiamo adottato un sovrano comune, gettando in tal modo le basi della nostra perpetua alleanza e amicizia con essi; ma, se la storia ci insegna qualcosa, è che una sottomissione al loro Parlamento non fu prevista mai dalla nostra Costituzione, neppure in teoria]; e abbiamo fatto appello alla loro magnanimità e al loro innato senso di giustizia, [nonché] (e ci siamo richiamati) ai vincoli della nostra comunanza di sangue, affinché sconfessassero quei soprusi [verosimilmente destinati a] (che avrebbero finito inevitabilmente per) recidere i nostri rapporti e i nostri legami. Anch’essi tuttavia sono stati sordi alla voce della giustizia e del sangue, [e quando le loro leggi hanno concesso loro l’occasione di allontanare dal loro governo chi voleva turbare la nostra armonia, essi li hanno nuovamente eletti e li hanno rimandati al potere. In questo stesso momento, essi stanno consentendo al loro supremo magistrato di inviare in queste terre non solo soldati del nostro stesso sangue, ma anche mercenari stranieri e scozzesi al fine di invaderci e annientarci. Questi fatti hanno vibrato il colpo di grazia ad un affetto ormai agonizzante e uno spirito virile ci impone di rinunciare per sempre a questi insensibili fratelli. Dobbiamo sforzarci di dimenticare l’affetto che in passato provavamo per essi e considerarli come consideriamo il resto dell’umanità, nemici in guerra, amici in pace. Insieme avremmo potuto essere un popolo grande e libero; ma sembra che condividere grandezza e libertà sia al di sotto della loro dignità. Sia pur così, dato che lo vogliono; la strada che porta alla gloria ed alla felicità è aperta a noi pure; la percorreremo separatamente, e] (dobbiamo pertanto) piegarci alla necessità di dichiarare la nostra (eterna) separazione da essi (e di considerarli come consideriamo il resto dell’umanità, nemici in guerra e amici in pace).
Noi, pertanto, rappresentanti degli Stati Uniti d’America riuniti in Congresso generale, (appellandoci al Supremo Giudice dell’universo a testimone della rettitudine delle nostre intenzioni) in nome e per autorità del buon popolo di [questi Stati, neghiamo e respingiamo ogni fedeltà e soggezione ai re di Gran Bretagna e a chiunque altro cercasse in avvenire di rivendicarle in nome o per conto di quelli; sciogliamo e annulliamo tutti i vincoli politici che possono esser fin qui sussistiti fra noi e il popolo e il Parlamento di Gran Bretagna; e affermiamo e dichiariamo infine che queste colonie sono Stati liberi e indipendenti] (queste colonie, solennemente proclamiamo e dichiariamo che queste colonie unite sono e di diritto devono essere Stati liberi e indipendenti; che sono disciolte da ogni dovere di fedeltà verso la Corona britannica e che ogni vincolo politico fra di esse e lo Stato di Gran Bretagna è e dev’essere del tutto reciso) e che, in quanto Stati liberi e indipendenti, hanno pieno potere di muovere guerra, concludere la pace, stipulare alleanze, regolare il commercio e di compiere tutti quegli atti e quelle operazioni che degli Stati indipendenti possono di diritto compiere. E a sostegno della presente dichiarazione (con ferma fiducia nella protezione della divina provvidenza) noi ci offriamo reciprocamente in pegno le nostre vite, i nostri averi e il nostro sacro onore.

Ernest Renan

Che cos’è una nazione? (1882)

Conferenza tenuta alla Sorbona l’11 marzo 1882

Quella che mi propongo di analizzare insieme a voi è un’idea, che è del tutto chiara in apparenza, ma che facilmente può essere gravemente fraintesa. Le forme della società umana sono quanto mai differenti. Vi sono grandi agglomerati di uomini come la Cina, l’Egitto e l’antichissima Babilonia; tribù come quelle degli Ebrei e degli Arabi; città come Atene e Sparta; unioni di paesi diversi come l’Impero carolingio; comunità senza patria, tenute insieme dal vincolo religioso, come quelle degli Israeliti e dei Parsi; nazioni come la Francia, l’Inghilterra e la maggior parte delle moderne entità autonome europee; confederazioni come quelle della Svizzera e dell’America; parentele come quelle determinate dalla razza, o meglio dalla lingua, tra i vari gruppi di Germani e i vari gruppi di Slavi; tutte queste sono forme di raggruppamento che esistono o sono esistite, e che non si possono confondere le une con le altre senza andare incontro a gravissimi inconvenienti. All’epoca della Rivoluzione francese si pensava che le istituzioni di piccole città indipendenti come Sparta e Roma potessero adeguarsi alle nostre grandi nazioni di trenta o quaranta milioni di anime. Ai giorni nostri viene commesso un errore più grave: si confonde la razza con la nazione e si attribuisce ai gruppi etnici o meglio linguistici una sovranità del tutto analoga a quella dei popoli realmente esistenti. Cerchiamo di essere meno imprecisi in questioni tanto difficili, nelle quali la più piccola confusione sul significato delle parole, all’inizio del ragionamento, può produrre – alla fine – gli errori più funesti. Quanto ci accingiamo a compiere è delicato; si tratta quasi di una vivisezione; stiamo per trattare i vivi come in genere vengono trattati i morti. Faremo ricorso alla più assoluta freddezza e imparzialità.

I

A partire dal crollo dell...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Sommario
  5. Carlo Lottieri: Stato moderno, ordinamenti democratici e aspirazioni indipendentiste. Una difesa liberale del dret a decidir
  6. Nicola Iannello: Libero individuo in libera comunità
  7. Antologia