Parole dell'umanesimo cristiano
eBook - ePub

Parole dell'umanesimo cristiano

  1. English
  2. ePUB (mobile friendly)
  3. Available on iOS & Android
eBook - ePub

Parole dell'umanesimo cristiano

About this book

Fede, speranza, amore, comunità, croce: le parole chiave di un nuovo umanesimo capace di rispondere alle sfide di oggi, nel segno di Gesù Cristo. In un cammino che dalle parole della vita quotidiana porta alla Parola della Bibbia. «È sempre stato vero che l'uomo non nasce fatto ma da fare; e che l'uomo si fa progressivamente nelle situazioni che vive, attraverso le posizioni che prende, le scelte che opera, i comportamenti concreti della sua vita di ogni giorno. […] Parlare di un nuovo umanesimo, dunque, sembra fare riferimento a una modalità nuova del farsi dell'uomo e a questa modalità nuova sembra corrispondere una trasformazione culturale della quale siamo testimoni e attori nello stesso tempo».

Frequently asked questions

Yes, you can cancel anytime from the Subscription tab in your account settings on the Perlego website. Your subscription will stay active until the end of your current billing period. Learn how to cancel your subscription.
At the moment all of our mobile-responsive ePub books are available to download via the app. Most of our PDFs are also available to download and we're working on making the final remaining ones downloadable now. Learn more here.
Perlego offers two plans: Essential and Complete
  • Essential is ideal for learners and professionals who enjoy exploring a wide range of subjects. Access the Essential Library with 800,000+ trusted titles and best-sellers across business, personal growth, and the humanities. Includes unlimited reading time and Standard Read Aloud voice.
  • Complete: Perfect for advanced learners and researchers needing full, unrestricted access. Unlock 1.4M+ books across hundreds of subjects, including academic and specialized titles. The Complete Plan also includes advanced features like Premium Read Aloud and Research Assistant.
Both plans are available with monthly, semester, or annual billing cycles.
We are an online textbook subscription service, where you can get access to an entire online library for less than the price of a single book per month. With over 1 million books across 1000+ topics, we’ve got you covered! Learn more here.
Look out for the read-aloud symbol on your next book to see if you can listen to it. The read-aloud tool reads text aloud for you, highlighting the text as it is being read. You can pause it, speed it up and slow it down. Learn more here.
Yes! You can use the Perlego app on both iOS or Android devices to read anytime, anywhere — even offline. Perfect for commutes or when you’re on the go.
Please note we cannot support devices running on iOS 13 and Android 7 or earlier. Learn more about using the app.
Yes, you can access Parole dell'umanesimo cristiano by Luciano Monari in PDF and/or ePUB format, as well as other popular books in Teologia e religione & Saggi sulla religione. We have over one million books available in our catalogue for you to explore.

Information

I

Le parole

Abbiamo imparato al catechismo cinque parole che richiamano, mi sembra, dimensioni essenziali della vita: fede, speranza, carità (amore), comunità, croce. Si vive sulla base di un dato, la vita stessa; nei confronti di questo dato si deve prendere posizione: qui nasce la fede. Si vive in funzione di un futuro diverso da attendere e da costruire; anche nei confronti del futuro si deve prendere posizione: qui nasce la speranza. L’esistenza concreta trasforma incessantemente il “dato” orientandolo verso il contenuto della speranza: è l’effetto dell’amore. Tutta questa ricchezza di esperienza viene vissuta concretamente nella società degli uomini, non mai separatamente dagli altri: di qui la necessità della comunità. Infine il cammino dell’uomo non è lineare, ma passa attraverso errori, deformazioni, cattiverie; da qui la necessità della croce come luogo di “redenzione” e superamento del male e ripresa del bene.

1. Fede

1.1. Iniziamo ricordando che la fede è dimensione originaria e imprescindibile dell’esistenza umana. Nasciamo in un mondo che esisteva prima di noi, che nel corso del tempo ha assunto una forma particolare, che ci impone certi limiti nel momento stesso in cui ci offre alcune possibilità. Nei confronti di questo mondo siamo costretti – lo vogliamo o no – a prendere una posizione: di accettazione o di rifiuto, di sospetto o di fiducia. Ora, questa posizione non può essere presa solo alla fine di un esame completo e spassionato dei dati perché un tale esame non è concretamente possibile; bisognerebbe trovarsi alla fine della storia e riuscire a conoscere tutto e il senso di tutto, il che non è nelle possibilità di un uomo. Non solo: io vivo oggi, debbo decidere e agire oggi. Qualunque tipo di decisione io prenda, suppone implicitamente una presa di posizione nei confronti della realtà; e questa presa di posizione non può che essere “di fede”, non dimostrabile razionalmente.
Come comportarsi allora? Se esiste ancora una famiglia umana, ciò significa che moltissimi degli uomini prima di noi, la stragrande maggioranza, ha dato almeno implicitamente un giudizio di fidabilità al mondo e alla vita. Ha detto che vale la pena vivere, che si può dare una fiducia previa al mondo e agli altri. Senza questo giudizio tutto l’edificio dell’esistenza umana non si sarebbe potuto edificare; se questo giudizio non venisse ripetuto, l’edificio sarebbe condannato a disgregarsi e crollare. Quando un uomo e una donna mettono al mondo un figlio, esprimono, almeno implicitamente, un giudizio sulla vita; dicono che vale la pena esistere; nonostante la vita sia accompagnata da fatica e dolore, nonostante abbia come conclusione «l’abisso orrido, immenso» della morte; nonostante tutto, la vita rimane un dono, un’esperienza positiva che giustifica la scelta di vivere e di trasmettere la vita.
Anzi, il fatto che prima l’evoluzione della specie, poi l’evoluzione culturale abbiano condotto a una vita sempre più ricca e complessa indica che l’ordinamento di questo mondo è favorevole alla vita e in particolare alla vita dell’uomo. Indipendentemente dal fatto che si possa parlare di finalismo, rimane sempre vero che il complesso degli eventi fisici, biologici, psicologici che sono attivi nel mondo ha condotto all’emergere della vita e tende a proteggere la vita. Anche questo è un motivo che inclina ad avere fiducia (fede) nel mondo.
Ancora: l’edificio della cultura umana è costruito sulla base della fede. Non sto parlando qui direttamente della fede in Dio, ma di quella fede (fiducia offerta) che è necessaria per lo sviluppo del pensiero e della società. Nessuno di noi può controllare tutto il complesso di conoscenze che costituiscono il suo patrimonio di idee. Se volessimo controllare tutto, ritorneremmo sempre agli inizi e non potremmo fare se non piccoli progressi: quel poco che so di fisica, di chimica, di biologia, l’ho imparato da qualcuno che me l’ha insegnato e a cui ho creduto, ho dato fiducia. L’edificio della conoscenza umana cresce solo su una base di fiducia. Lo stesso va detto della vita sociale. Mi muovo in un mondo che supera immensamente la mia capacità di controllo; se non avessi fiducia negli altri, una fiducia originaria, di fondo, rimarrei paralizzato, bloccato dalla paura degli altri che possono essere e a volte effettivamente sono un pericolo. Quando la fiducia negli altri si affievolisce o viene meno del tutto, l’economia va in crisi, la vita politica si corrompe, la società si frantuma, il progresso rischia di bloccarsi o addirittura di imboccare la strada del regresso.
1.2. In che modo la fede religiosa (fede-fiducia in Dio) contribuisce a mantenere o arricchire o modificare questo necessario patrimonio di fede? La fede religiosa è la risposta umana che accoglie con riconoscenza il dono originario e quindi immeritato dell’amore di Dio. Credere non significa solo affermare che Dio esiste, ma che Dio è credibile, fidabile; e siccome solo l’amore è credibile, si tratta di credere che Dio è amore; che quindi all’origine dell’esistenza del mondo e della mia personale esistenza nel mondo c’è l’amore di Dio. Sono chiamato a vivere e, fin dall’inizio, quando apro gli occhi su questo mondo magnifico e pauroso, mi trovo come dotazione di partenza l’amore di Dio, un amore che non è condizionato, che non dipende dai miei meriti ma solo dalla sua bontà e quindi non è aleatorio. Questo mi permette anzitutto di confermare la fiducia nel mondo e negli altri di cui abbiamo parlato sopra. Il mondo è propizio alla vita, certo, ma nel mondo ci sono numerose forze che sono ostili alla vita; gli altri, la società degli uomini è fidabile, certo, ma non poche volte accade che gli altri assumono il volto del nemico da cui debbo guardarmi. Dovessi contare solo sul mondo e sugli altri quali mi appaiono attraverso l’esperienza concreta, la mia fiducia sarebbe dubbiosa e sottomessa sempre a possibilità di smentita. Potrebbe sempre presentarsi l’occasione di dover dire: il mondo è propizio all’esistenza dell’uomo, ma non a me o non alla mia esistenza; il “destino” mi ha escluso dal banchetto gioioso della vita. Riconoscere all’origine di tutto l’amore del creatore, il “sì” originario di Dio alla creazione, permette di dare alla fede una base resistente, di metterla al sicuro rispetto a qualsiasi evento che possa accadere. Per quanto possa trattarsi di eventi negativi, non avranno mai l’ampiezza, l’altezza e la profondità dell’amore creativo di Dio; non saranno quindi mai in grado di scalzare del tutto la fiducia nell’amore di Dio; e fino a che rimane possibile credere in Dio, rimane possibile anche avere fiducia nel mondo, nella vita, nel prossimo, se non altro a motivo di Dio creatore.
Non solo: l’uomo che si trova la vita come un “dato” (se non come un “dono”) porta dentro di sé l’inquietudine di sentire la sua vita come ingiustificata e quindi insicura. Perché esisto invece di non esistere? La domanda assomiglia a quella famosa di Leibniz: «Perché esiste qualcosa invece che niente?» ma assume un colore personale e quindi una forza particolare: che cosa fa sì che io esista? Se sono solo il prodotto del caso, il caso potrebbe nello stesso modo cancellarmi senza che questo fatto abbia bisogno di motivazioni o spiegazioni. Se invece riesco a “giustificare” la mia vita, se riesco a tirarla fuori dalla sua contingenza originaria, se riesco a fondarla su un valore, allora la mia vita appare “giusta”, quindi sicura. Il valore è ciò che giustifica l’esistenza; desidero che la mia esistenza da “fatto” diventi “valore”. Molte delle scelte che l’uomo compie hanno la loro radice in questo bisogno/desiderio di giustificare la propria vita, di dare alla propria esistenza una base più solida del puro fatto di esistere riempiendola di comportamenti significativi; il successo, in tutte le sue molteplici forme, è la misura di questo valore aggiunto alla vita. Lo stipendio del manager, il numero di dischi venduti del cantante, le preferenze conquistate dal politico… sono importanti non solo per la ricchezza che mettono a disposizione, ma per la percezione di “valore” con cui confermano la dignità, il valore di una particolare esistenza. Ma se all’origine della mia vita riconosco l’amore di Dio, l’amore di Dio diventa la giustificazione più solida della mia vita. All’origine del fatto che io esisto (questo “io” va inteso nel senso collettivo dell’umanità e insieme nel senso individuale di ciascun singolo all’interno dell’umanità) ci sta il fatto che Dio ha detto: «Io voglio che tu esista». Dio è sorgente prima di ogni valore; quello che è voluto da Dio è, per ciò stesso, degno di esistere.
Questo mi libera dalla preoccupazione di dovermi “meritare” la vita e quindi anche dalla paura di non riuscire a meritarla; quale che sia la mia condizione, quali che siano stati i miei gesti, l’amore di Dio – che vuole che io viva – rimane fermo e costituisce una base solida permanente. Non ci sono bocce perse, di fronte all’amore di Dio: ci sono certo persone che debbono convertirsi, che debbono abbandonare le loro scelte di peccato (di morte); ma non ci sono persone che debbano dire: per me niente ha più senso, non c’è più niente da fare. Nella fede in Dio è operante una forza che può ricuperare e rigenerare la fiducia anche davanti alle prove più gravi della vita. Può accadere di sperimentare un tradimento e il tradimento potrebbe dissipare miseramente il nostro patrimonio di fiducia. La «fede in Dio» diventa allora sostegno della «fede nell’uomo». Nello stesso tempo essa si costituisce come criterio attraverso il quale posso discernere quali forme di “fede” siano corrette e quali invece abbiano bisogno di critica e di correzione o debbano addirittura essere rifiutate. Non ogni affermazione, non ogni azione è degna di fede, ma solo quelle che sono inseribili entro l’orizzonte della fede in un Dio creatore che ama il mondo creato.
1.3. La fede in Gesù Cristo specifica la fede nell’amore di Dio manifestando questo amore (l’amore di Dio) in termini umani e quindi comprensibili nel modo più chiaro possibile. Di Gesù è detto che «è passato facendo del bene e sanando tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo [cioè tutti coloro che erano schiavi della potenza del male] perché Dio era con lui» (At 10,38). Con queste parole san Pietro fa riferimento anzitutto ai miracoli di Gesù. Sono miracoli, quindi gesti operati da un potere sovrumano; ma sono soprattutto azioni di bene, che generano vita, che migliorano la condizione concreta delle persone (malati, lebbrosi). Nella vita di Gesù è operante un dinamismo che tende al bene dell’uomo, alla guarigione, alla integrità della vita. Da questo viene la fiducia che gli uomini, i malati, i peccatori esprimono nei confronti di Gesù. Ma siccome Gesù è il rivelatore del Padre, la “fidabilità” di Gesù è la forma umana, visibile, della “fidabilità” di Dio. Chi è Dio? posso fidarmi di lui? posso credere che s’interessi di me, che mi ami? La conoscenza di Gesù mi permette di rispondere a queste domande in modo positivo: Gesù è passato «facendo del bene», quindi amando; è quindi degno di fiducia. Dio, il Padre, ha mandato Gesù Cristo e gli ha affidato la missione che Gesù ha concretamente compiuto. Quindi il Padre è sorgente di amore, è degno di fiducia.
La riflessione diventa definitiva quando si prende in considerazione la passione e morte di Gesù e la si interpreta come atto di amore. Così, di fatto, l’ha interpretata lui stesso nell’ultima cena quando ha offerto la sua vita ai discepoli nel segno di un pane spezzato e di un calice di vino versato: «è il mio corpo [consegnato] per voi […] è il mio sangue [versato] per voi […]». La morte è evento totale (perché a chi muore non rimane più nulla per sé) e definitivo (perché dalla morte non c’è ritorno); essa (la morte) sigilla l’esistenza dell’uomo in una forma precisa, non più modificabile. Se la morte viene vissuta come atto di amore, l’atto di amore acquista una valenza definitiva, non è più sottomesso a cambiamenti o a smentite. Mentre tutte le altre scelte ammettono lo spazio per un ripensamento, almeno mentale, la scelta di dare la vita è senza ritorno, non ammette nessuna modifica ulteriore. Se in Gesù è rivelato il volto misterioso di Dio, dobbiamo dire senza esitazioni che Dio è amore; ormai non c’è più spazio per immagini o eventi che possano cambiare quella immagine misteriosa ma eloquente di amore che è il crocifisso.
C’è altro ancora: la risurrezione di Gesù afferma che l’amore di Dio è onnipotente perché si è rivelato come vittorioso anche nei confronti della morte. La morte si presenta, nel mondo, come la forza assoluta che vince e cancella una dopo l’altra tutte le altre potenze mondane; appare come esito ultimo di tutto, capace di relativizzare tutto. Risuscitando Gesù dai morti, Dio ha posto un atto di sovranità sulla morte e quindi, nello stesso tempo, ha manifestato la forza vittoriosa dell’amore. In Gesù risorto, tutta la sua esistenza umana diventa rivelatrice del mistero di Dio e culmina nel dono di sé come mistero ultimo delle cose.
Ne viene come conseguenza che credere nel Dio di Gesù Cristo significa credere nell’amore oblativo come la rivelazione più piena dell’amore insondabile di Dio e quindi come la cifra fondamentale della chiamata del mondo all’esistenza. Se l’esistenza stessa del mondo può fondare una fiducia originaria nella realtà, se la fede in Dio può dare a questa fiducia un volto personale e motivare quindi un senso reale di responsabilità, la fede nel Dio di Gesù Cristo dà al volto di Dio la forma dell’amore oblativo e quindi permette all’uomo (a ogni singolo uomo) di dire: «Mi ha amato e ha dato se stesso per me». Non c’è realtà che possa fondare più solidamente la scelta di fede dell’uomo.

2. Speranza

2.1. L’uomo non vive solo di ciò che ha e sta facendo; la sua esistenza è cambiamento permanente, apertura illimitata verso un futuro che sta davanti a lui. Con l’immaginazione egli anticipa il futuro, con il desiderio vi si proietta incontro, con la ragione definisce i passi che possono condurlo progressivamente verso la meta. E quando ha raggiunto una meta desiderata, ha già in cuore altri desideri, altri traguardi. Tutto questo intendiamo dire quando affermiamo che la speranza è dimensione essenziale della vita dell’uomo. I diversi contenuti della speranza, le mete che l’uomo si propone, motivano sacrificio, studio, impegno, slancio; fanno recuperare energia nonostante le delusioni, dopo i possibili fallimenti. Insomma, la speranza è atteggiamento essenziale nella vita dell’uomo e definisce il suo rapporto con il futuro come apertura fiduciosa.
Ma in che cosa l’uomo può davvero sperare? Ed entro quali ambiti deve contenere i suoi sogni, i suoi desideri? I contenuti concreti degli atti di speranza sono davvero infiniti e può sembrare impossibile ricondurli a unità. Dalla speranza di soddisfare i bisogni vitali (cibo, salute, abitazione…) a quella di costruire una vita sociale che funziona (economia, diritto, cultura), a quella di vedere rispettata la propria dignità e riconosciuti i propri diritti. Che poi ciascuno si costruisca un suo sistema di oggetti concreti da sperare; che questi sistemi varino da cultura a cultura, da classe a classe, da persona a persona, è anche questo oggetto di semplice constatazione. Si può ricondurre a unità questa varietà a volte contraddittoria?
La risposta essenziale suona pressappoco così: posso e devo sperare di poter diventare “umano” in tutte le dimensioni della mia esperienza: nei pensieri, nei sentimenti, nelle decisioni, nelle azioni, nei progetti. Umano nella esperienza personale e umano nella società degli uomini a cui appartengo e alla quale debbo contribuire con le mie capacità. Umano nelle scelte che faccio e nelle rinunce che accetto. L’uomo nasce come promessa e speranza; non nasce già fatto, ma come soggetto chiamato a crescere fisicamente, psicologicamente, culturalmente, socialmente, eticamente, religiosamente…; non nasce determinato nel suo cammino, ma aperto alla costruzione di sé attraverso una crescente responsabilità personale. È sulla possib...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Sommario
  5. I. Le parole
  6. II. La Parola
  7. III. Conclusione
  8. Indice dei passi bliblici